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L'Esercito del Popolo marciò in forza contro Astindarg. Erano due reggimenti di fanteria con reparti di cavalieri e di artiglieria. Un imponente schieramento di forze che si allungava sulla strada principale per quattro sterbs. La guarnigione di Astindarg era composta soltanto da due Squadre di Guardie della Madre. Ma il generale Garth desiderava impressionare il nemico. Lui e John cavalcavano alla testa delle truppe, ricevevano informazioni dagli esploratori mandati in avanscoperta, e davano istruzioni alle truppe che li seguivano.
A circa mezz'ora di marcia dalla città, videro uno degli esploratori avanzare a galoppo sfrenato verso di loro.
– Vengo dalla collina che domina Astindarg – annunciò salutando rapidamente – e ho visto tutta la città in fiamme.
Il generale diede l'ordine di fermare la colonna, poi lui e John seguirono l'esploratore verso il punto di osservazione.
– È in cima a questa collina. Si può vedere perfettamente.
Quando raggiunsero la cresta del monte, il soldato indicò la città che si stendeva ai piedi dell'altro versante.
– Vedete? Sta bruciando.
Il generale e John si fermarono.
Fu John a osservare la strana particolarità delle fiamme che bruciavano la città.
– Guardate – disse rivolto al generale – non è tutta in fiamme. Sembra che la linea del fuoco tagli la città in due, da destra a sinistra. – Indicò con la mano il percorso delle fiamme, ma quando raggiunse l'estremità della linea alla sua sinistra s'irrigidì col dito puntato verso la periferia, e cominciò a imprecare in una lingua che il generale non conosceva.
– Cos'è? – domandò senza staccare gli occhi dal punto che John gli stava indicando. Era un grande oggetto scintillante, fermo al centro di un prato poco fuori la città. – In nome della Madre, cos'è?
– Una astronave – rispose John – con buoni cinque anni di anticipo.
– Una cosa?
– Sentite, fate venire tutta l'artiglieria pesante e tutta la cavalleria di cui potete disporre, nel minor tempo possibile. Vi spiegherò mentre aspettiamo. Sembra proprio che si debba combattere una vera battaglia.
Il pilota dell'astronave raggiunse la cabina in cui si trovavano i quattro passeggeri.
– Siamo atterrati – annunciò.
– Me ne sono accorto – rispose uno dei quattro. – E mi sono anche accorto che abbiamo distrutto una città.
Il pilota lo fissò con rabbia.
– Sono abituato ad atterrare su piste di cemento. Se mi aveste detto dove eravamo diretti, anziché tener tutto segreto e farmi cambiare rotta all'ultimo minuto, io vi avrei consigliato di scegliere un altro pilota. Uno abituato ad atterrare su terreni di minore consistenza: un pilota della Flotta, per esempio. Per loro è una cosa normale.
Il passeggero fece una smorfia.
– Vi abbiamo già spiegato che siamo un comitato investigativo speciale inviato dal senatore Walsh. Dobbiamo accettare una violazione di contatto commessa dalla Flotta. Pensate che avremmo potuto usare tranquillamente una delle loro astronavi?
– Mi sembra – osservò il pilota – che anche noi stiamo commettendo la stessa violazione.
– Vi abbiamo però già diverse volte informato che facciamo parte di un comitato speciale – rispose il passeggero con impazienza. – La situazione è completamente diversa.
– Oh, capisco. Voi Conservatori avete fatto le leggi, quindi siete nel pieno diritto di infrangerle. Logico e semplice. Perché non ci avevo pensato? – Il pilota fece una smorfia come avesse in bocca un cibo di sapore sgradevole. – Bene, immagino che voi eroi, vorrete uscire per scoprire se gli indigeni vi accoglierebbero a braccia aperte. Temo però si siano seccati del fatto di vedersi distruggere la città.
Fece un cenno di saluto e rientrò in cabina di pilotaggio.
I quattro importanti incaricati, uscirono dall'astronave. Ma nessun abitante della città venne loro incontro.
– Non sembrano molto sorpresi, Stepan – disse uno di loro. – Quasi che l'atterraggio di un'astronave sia una cosa normale.
Stepan, il capo del gruppo, si girò verso il compagno che aveva parlato.
– Potrebbe essere che in questo momento si trovino tutti impegnati a spegnere l'incendio e che non pensino di venirci incontro per fraternizzare.
Alain abbassò la testa mortificato, e Stepan osservò il paesaggio che si stendeva intorno alla città.
Da dietro la collina giunse uno strano rumore, poi si sparse nell'aria un ronzio cupo.
Alain fissò Stepan allarmato.
– Sembra un generatore.
– Potrebbe essere qualcosa del genere – ammise Stepan con cautela.
Dalla cresta della collina partì una lingua di fiamma che tagliò la punta della loro astronave.
– Che diavolo... – balbettò Stepan.
Un'infinità d'uomini in groppa a una specie di dinosauri in miniatura scese, lancia in resta, il versante della collina. Gli uomini gridavano, gli animali facevano "gronch", e i terrestri rimasero paralizzati, più dalla sorpresa, come spiegarono in seguito, che non dal terrore.
Fu una vittoria senza spargimento di sangue.