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Il Terran Beaver era giunto sulla Luna, alla Base Navale della Federazione, venticinque giorni prima che John Harlen incontrasse il dottor Jellfte su Lyff. I nastri di bordo del Beaver vennero introdotti nel Calcolatore Principale, per le necessarie analisi, mezz'ora dopo l'arrivo dell'astronave. Alla macchina occorse un'altra mezz'ora per collegare l'avventura del Beaver con tutto ciò che era accaduto negli ultimi mille anni circa di storia della Federazione. Le conclusioni del Calcolatore vennero rilasciate all'incisione cinque ore prima che all'equipaggio venisse dato il permesso di scendere dall'astronave, e Ritch Haln fu una delle ultime persone, in tutto il sistema, a sapere che la sua esperienza era stata la scintilla esplosiva della Prima Guerra Intergalattica.

L'ammiraglio di Flotta Edvalt Bellman, invece, fu la prima persona a saperlo, dato che il Calcolatore Principale riferiva le notizie direttamente a lui. Lui poi trasmise i rapporti al Parlamento. Tutti. Tranne un fascicolo contrassegnato CONFIDENZIALE/URGENTE, che fece conoscere soltanto alle tre persone con cui s'incontrò quel tardo pomeriggio.

– Abbiamo dieci anni di tempo – disse passeggiando nervosamente avanti e indietro per tutta la lunghezza del suo piccolo ufficio.

I tre giovani ufficiali con cui stava parlando si guardarono confusi.

– Dieci anni? Quale sarebbe il problema?

Aveva parlato Ansgar Sorenstein, il più giovane dei tre, un reporter quasi sconosciuto fino a quel pomeriggio.

– Il problema – disse Bellman solennemente – è che ne avremmo bisogno di quindici. – Si fermò dietro la scrivania per consultare ancora una volta il rapporto confidenziale del CP. – Sì – continuò alla fine –

quindici anni. Vi rendete conto che in questo momento la nostra flotta militare è composta di sole undici astronavi?

Dopo un attimo di silenzio, Bellman riprese a parlare.

– Non sappiamo chi siano gli esseri che ci attaccano. Però sappiamo parecchie cose sul loro conto. Sappiamo, per esempio, che amano la guerra. Tra l'altro, prima sparano, e poi fanno le domande. È quello che è capitato al Beaver e, stando al Calcolatore Principale, è quello anche che è capitato alle ventiquattro astronavi da pattuglia da noi perse negli ultimi cinque anni. Il Beaver sarebbe stato la venticinquesima. Però era armato e ha potuto difendersi. Le armi del nemico valgono quanto le nostre. I nastri di bordo del Beaver lo confermano. Però questo nemico si sta preparando alla guerra da un periodo di tempo che non possiamo minimamente immaginare.

Pindar Smith alzò una mano.

– Signore?

– Sì?

– Io penso – disse Smith, alzandosi – che con quello che sappiamo sul nemico non dovremmo avere difficoltà nel prepararci. Dopo tutto, dieci anni sono un bel periodo di tempo.

– C'è solo una cosa che non va – disse John Harlen. – Loro ci hanno conosciuti cinque anni prima.

Smith si mise a sedere e l'ammiraglio Bellman riprese la parola.

– Questa è soltanto una parte del problema. L'altra si riferisce al fatto che devono già avere adottato una economia di guerra. Senza dubbio hanno cominciato a rinforzare gli armamenti dal giorno in cui hanno scoperto la nostra esistenza. A noi, per iniziare la stessa operazione, occorrono almeno due anni.

– Il prezzo della pace – borbottò John Harlen.

Discussero sul problema per circa mezz'ora, ma, durante tutto il tempo, l'ammiraglio Bellman rimase più che altro a osservare. Gli piaceva lo spettacolo offerto dai tre ufficiali. Harlen, Smith e Sorenstein erano l'orgoglio del Corpo Sintesisti, specialisti cioè in qualsiasi cosa, e Bellman aveva la certezza che sarebbero riusciti a trovare la soluzione, se ce ne fosse stata una, al problema che aveva formulato.

John Harlen era un poeta, e, come tale, aveva ottenuto discreti successi.

Ma era anche un esperto ingegnere, aveva la laurea in matematica, ed esercitava altresì, di tanto in tanto, la professione di psicologo.

Ansgar Sorenstein, il giornalista, aveva soltanto ventiquattro anni, ma era già laureato in fisica, musica, antropologia e chimica organica. A sentir lui, lavorava nel campo dell'informazione nastrografica per suo piacere personale.

Pindar Smith era un uomo d'affari. La "Pindar Ltd.", la ditta che lui aveva fondato e che dirigeva, trattava tessili, prodotti agricoli e metalli non ferrosi. Smith stesso era uno specialista in questi campi, e s'intendeva anche di elettronica e di storia. I suoi due hobby, abbastanza logici, erano la stampa e la fantascienza. Li aveva combinati, e da undici anni pubblicava con discreto successo la rivista "Fantascienza del Futuro e Teorie", della quale era anche direttore, redattore e scrittore, sotto una incredibile varietà di pseudonimi.

– Bene – disse Bellman alla fine, interrompendo i loro discorsi. – Mi sembra che abbiate compresa la situazione. Ora forse vi piacerebbe sapere in che modo c'entrate voi in tutto questo, no?

– È abbastanza ovvio – disse John Harlen. – Noi siamo membri del Corpo Sintesisti, chiaro? Può essere una coincidenza, ma credo che stiate pensando di scatenare una qualche specie di operazione eterodossa. Il Calcolatore Principale non perde tempo con le coincidenze, vero?

Sapevamo cosa si doveva fare, fin dal momento in cui siamo entrati. Ora ci serve soltanto di sapere qualche altro dettaglio. Quale subdola mossa avete intenzione di fare?

Bellman si rese conto, in quel momento, di saper ancora arrossire.

– Il Calcolatore Principale ha un piano...

– Un piano illegale, immagino – interruppe Sorenstein.

– Si tratta sempre di qualche piano illegale – soggiunse Smith. – Ricordo ancora come abbiamo agito sul pianeta Maury... quando è stato necessario rubare il...

– Signori! – esclamò Bellman rifiutandosi di provare imbarazzo a tutte le chiacchiere dei Sintesisti. I tre ufficiali si azzittirono. – Grazie. La missione riguarda il pianeta Lyff.

– Lo sospettavo – mormorò Smith. – Un'altra violazione.

Bellman non gli fece caso.

– Il pianeta Lyff è il primo territorio contro cui gli stranieri, con tutta probabilità, vorranno sferrare il loro attacco. Secondo il Calcolatore...

– Ma, signore – interruppe Sorenstein – Lyff non fa parte della Federazione.

– Ne farà parte. Posso continuare?

– Certo. Non badate a me.

– Vi ringrazio, tenente Sorenstein. – Poi, Bellman rimase in silenzio per consultare ancora una volta il rapporto. – Sì – disse alla fine – il pianeta Lyff è abitato da una razza che presumiamo sia discendente dai pionieri che effettuarono un primo tentativo di colonizzazione. Noi non abbiamo documenti che stabiliscano come questa gente possa essere arrivata sul pianeta, né quando. Ad ogni modo, per raggiungere il livello di cultura attuale, devono aver impiegato dai millecinquecento ai duemila anni. Poi, sul pianeta non esistono altri mammiferi. Anche in mancanza d'altro questa può essere ritenuta una prova conclusiva.

Bellman prese inconsciamente il tono del vecchio professore e fece un rapido sommario della politica della Federazione nei confronti di Lyff.

– Dodici anni fa, il Dipartimento Sorveglianza e Relazioni ha mandato su Lyff un suo agente. Dai suoi rapporti abbiamo saputo soltanto che gli abitanti del pianeta sono esseri umani. Ma questa era una cosa che già sapevamo.

Il Calcolatore Principale aveva dei piani su Lyff.

– Si presume, come ho detto prima, che il primo grande attacco del nemico verrà sferrato contro Lyff, fra circa dieci anni. La Federazione non avrà forze sufficienti per difendere il pianeta, così voi avete l'incarico di preparare Lyff a difendersi. Chiaro?

– Vorrei farvi alcune domande, signore.

– Dite pure, John.

– Primo: quanti uomini parteciperanno alla missione?

– Voi tre, più il dottore che già si trova sul pianeta.

– Quattro uomini? Be', a che punto si trova Lyff? Voglio dire, quante unità comprende la loro flotta di astronavi? Che armi hanno? E...

– Stop. Vedo che non mi sono spiegato con molta chiarezza. La cultura lyffana potrebbe essere definita a uno stato di pre-tecnica. Senza aiuti, ai lyffani sarebbero necessari ancora cento anni prima di poter produrre un motore a combustione interna.

– Capisco. E cosa dovremmo fare?

– Dal motore a combustione interna ai voli spaziali occorrono di solito dagli ottanta ai centoventicinque anni. Vostro compito è quello di ridurre il periodo di sviluppo a meno di dieci anni. Possibilmente, voi dovreste far questo senza distruggere l'economia del paese. Il Calcolatore Principale dice che avete probabilità di successo per un cinquanta per cento.

Personalmente credo... – Fu interrotto dallo squillo acuto di un campanello. – Ah! È pronta la vostra astronave. Partirete con la vecchia Andrew Blake. Impiegherete ventiquattro giorni per il viaggio, e in questo periodo avrete tutto il tempo di studiare la vostra missione. Vi auguro buona fortuna e un buon viaggio, signori.

Bellman era un astronauta alla vecchia maniera.