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Il Comitato Anti-Cospirazione aveva ormai quasi un anno di vita e contava un numero di oltre cinquemila aderenti. L'operazione principale era in pieno svolgimento, e ogni giorno, dall'alba al tramonto, squadre di giovani pattugliavano le strade di Lyffdarg alla ricerca dei cospiratori.
Prima o poi una di queste pattuglie avrebbe finito con l'incontrare Hurd o John. Tuttavia le descrizioni che Tchornyo aveva fatto degli assassini riducevano al minimo la possibilità di poterli riconoscere.
Quando si verificò l'incontro, avvenne poco lontano dal palazzo di re Osgard, il giorno in cui John e Hurd erano andati a sollecitare l'aiuto del sovrano.
Fu Tchornyo in persona a riconoscerli.
– Eccoli – gridò. E dato che la disciplina dei giovani non era ferrea, il suo grido creò una certa confusione: quel tanto che bastò per dare a John e a Hurd un certo vantaggio.
– Chi? – domandò Gardnyen.
– Gli assassini, figlio di un dalber. Gli assassini! Eccoli!
– Dove?
– Davanti a te, idiota. Prendeteli!
John e Hurd girarono un angolo e cominciarono a correre.
Dopo una decina di passi sentirono i giovani lanciarsi all'inseguimento, come un branco di dalber groncheggianti.
– Da questa parte – gridò una voce, forse quella di Tchornyo.
– Dolce Madre di Tutto – borbottò John. – Questa volta ci prendono.
– Non ancora – rispose Hurd. – Seguimi.
Si trovavano in una strada buia, tortuosa, e attraversata da una infinità di vie laterali. Il vecchio quartiere della città era stato costruito in modo da somigliare quasi a un labirinto. Ma Hurd lo conosceva alla perfezione, per averlo abitato quando aveva svolto l'attività di criminale.
Come girarono l'angolo di una casa, sentirono alle loro spalle uno schianto seguito da un sibilo.
– Hanno le pistole – osservò John con tranquillità.
– Pistole?
– Sì. Dovevamo inventarle per la polizia del telegrafo, ma pare che qualcuno ci abbia preceduto. Smith e la sua maledetta dinamite. Sei sicuro di sapere dove stiamo andando?
– Certo. Ho degli amici da queste parti.
La caccia si stava facendo rumorosa, e lungo la via videro accendersi la luce a diverse finestre.
– Eccoli! – gridò Tchornyo. Si sentirono altre due esplosioni, e quasi tutte le luci si spensero. Nessuno voleva immischiarsi in qualche guaio.
Hurd e John girarono un altro angolo, percorsero correndo un vicolo, scavalcarono una staccionata, e si trovarono in una strada laterale.
– Questo dovrebbe disorientare i nostri rumorosi inseguitori – disse Hurd. – E ora vediamo se la Sorellina Panja ci può ospitare in casa sua.
– Chi è questa Panja?
Stavano camminando lentamente lungo un vicolo del tutto identico a quello che si erano lasciati alle spalle. Ma in quel quartiere tutte le strade sembravano identiche.
– È una della Piccole Sorelle – spiegò Hurd. – Non lavora più molto perché sta diventando vecchia, ma conosce il quartiere alla perfezione. E
ha molta influenza. Può perfino corrompere le Guardie della Madre, cosa importantissima in un quartiere dalla luce rossa. Vive in una casa dietro l'angolo... Oooh!
Come svoltarono l'angolo videro Tchornyo che guidava mezza squadra in una perquisizione di ogni casa della via.
– Ah! – gridò. – Eccoli! Gli assassini!
I tre componenti della pattuglia saltarono su John e Hurd cominciando a sferrare pugni all'impazzata, colpendoli quasi lo stesso numero di volte che si colpivano tra di loro. Tchornyo rimase al centro del vicolo e lancio un segnale, soffiando in una specie di corno da caccia. Tutte le luci delle finestre si accesero, dei volti si affacciarono sulla strada, poi tutte le luci tornarono a spegnersi, quasi nello stesso istante. Era il modo di comportarsi degli abitanti di quel quartiere.
Gli uomini del Comitato Anti-Cospirazione avevano molto da imparare sulla lotta, e John e Hurd furono due maestri ideali. Prima che Tchornyo finisse la fantasia per corno, John aveva insegnato a uno degli assalitori che non bisognava colpire dall'alto. Il giovane rimase steso, privo di sensi, sul lurido selciato della strada, mentre intorno continuava la lotta.
– Assassini! – sibilò Tchornyo da lontano. Poi attaccò una nuova suonata per corno.
Lavorando in coppia, John e Hurd fecero in modo di convincere un altro giovane assalitore che i coltelli sono cose disdicevoli. Non si lasciò sfuggire un solo gemito. Era troppo occupato a sanguinare. Il terzo giovane, vedendo il prezzo pagato dai compagni per la lezione, si diede a fuga precipitosa gridando aiuto.
Invece di occuparsi di Tchornyo, cosa che avrebbero potuto fare, John e Hurd ripresero a correre lanciandosi nella direzione opposta.
E Tchornyo rimase in mezzo alla strada a suonare il corno.
Quando furono a circa mezzo isolato, Hurd e John sentirono degli spari alle loro spalle.
– Non hanno perso tempo – ansimò John. Ma Hurd non volle sprecare fiato per rispondere.
Girarono a caso. Due volte a destra e una volta a sinistra. Poi altre due volte a destra e una a sinistra, addentrandosi nel profondo del quartiere malfamato di Lyff. Alle loro spalle, gli uomini del comitato si trovavano a circa mezzo isolato di distanza, continuamente incitati dal suono del corno di Tchornyo.
Nessun abitante del quartiere, neppure il più losco o più timido, avrebbe potuto fingere di ignorare la caccia all'uomo che si stava svolgendo. Se le note del corno non erano state sufficienti a riempire le strade di uomini, gli spari, i primi che si udivano a Lyffdarg, ottennero lo scopo.
Alle spalle di John e di Hurd, gli inseguitori si facevano sempre più numerosi.
Girarono un angolo per continuare la fuga in una strada più ampia e illuminata. Dopo qualche secondo anche gli inseguitori raggiunsero lo stesso angolo, e si fermarono perplessi. La strada era deserta.
– Seguitemi – sussurrò una voce leggermente rauca. L'oscurità era completa e a John parve quasi di sentirla penetrare sotto la pelle.
– Vieni – bisbigliò Hurd.
Sembrava di essere in una lunga galleria dal pavimento ricoperto di paglia. Erano entrati nella prima porta che avevano trovato aperta, senza avere neppure il tempo di osservare l'edificio in cui pensavano di trovare rifugio. John non era per niente soddisfatto della situazione, ma Hurd, più pratico di bassifondi, sembrava disposto a seguire senza discutere la voce rauca.
Mentre avanzavano, gli occhi di John tentarono di abituarsi al passaggio dalla luce al buio; ma l'oscurità era completa. Le pupille si spalancarono, solo per convincere John che in quel luogo non esisteva la minima illuminazione. Dopo aver camminato per circa quindici minuti, la loro guida aprì una porta e il raggio di luce che li investì, anche se prodotto dalla semplice fiamma di una candela, riuscì quasi ad accecare John.
Scoprirono di esser stati guidati da una giovane donna.
– Eccoli, Madre – annunciò. – Quando ho aperto la porta, li stavano per prendere.
Dalla stanza rispose una voce squillante.
– Ti hanno vista farli entrare?
– No, mamma – rispose la ragazza. – Ho guardato la strada da una parte e dall'altra, mamma. Ma nessuno mi stava osservando.
– Molto bene. Ora puoi andare a letto. – La voce squillante cambiava continuamente di tono, come fosse fatta delle note di una melodia. –
Perché non entrate, ragazzi?
La proprietaria della deliziosa voce era la più grassa donna che a John fosse mai capitato di vedere. Giaceva, sparsa, su un vecchio letto dal quale non si sarebbe potuto alzare senza un aiuto. Tranne i piccoli movimenti della bocca quando parlava, e il saettare degli occhi avanti e indietro, avanti e indietro, il corpo rimase assolutamente senza movimenti.
– Non abbiate paura – disse con la sua voce melodiosa. – Ero bella come ogni altra sorellina, ai giorni della mia giovinezza. Vi abituerete al mio aspetto.
Hurd sapeva come ci si doveva comportare.
– Buona sera, Madre – salutò con cortesia. – Mi chiamo Hurd, e questo è il mio amico John.
– Non c'è bisogno di chiamarmi Madre, giovanotto. Soltanto le ragazze lo fanno. Serve a tenerle in un certo stato di soggezione. Ho sentito che eravate nei guai, vero?
Non c'era bisogno di rispondere, naturalmente, e subito la donna riprese a parlare.
– Il piccolo Tchornyo e i suoi amici sono veramente testardi. Hanno una sola idea, ma non sanno con esattezza di che si tratti. Molto pericolosi. Voi però non abbiate paura. Vi salveremo.
Era troppo per John.
– Fantastico – esclamò. – Vorrei soltanto sapere chi siete.
– Siamo le Piccole Aiutanti della Madre – rispose la donna abbozzando un sorriso orribile.
Tchornyo non riuscì a evitarlo.
Tutta quanta Lyff venne a sapere della cospirazione, il suo comitato divenne improvvisamente un elemento di grande importanza, e lui, Tchornyo Gar-Spolnyen Hiirlte, passò come eroe nazionale. Quasi una cosa da non credere. I suoi sogni di megalomane non avevano mai raggiunto il punto di incontro con la realtà. Gli venne perfino affidata una carica onoraria nelle Guardie della Madre.
La cosa più importante, a ogni modo, fu il fatto che ormai tutti credevano nella cospirazione; lui non veniva più considerato uno zimbello, e la minaccia che aveva inventata per gioco, si era trasformata in un terrore collettivo. L'impegno che dedicava alla caccia degli assassini aveva raggiunto l'aspetto della frenesia religiosa.
Il suo orgoglio e la sua posizione avrebbero sofferto, se fosse venuto a sapere di essere stato il responsabile della fuga degli assassini dalla città.
Ma fu proprio così. Il giorno in cui John e Hurd lasciarono Lyffdarg, lui, Tchornyo, si trovava in servizio d'ispezione alla porta principale. Fu lui a concedere loro il benestare di uscita.
In verità non fu proprio tutta sua trascuratezza. In quel momento pensava di concedere il visto d'uscita a Madre Balnya e a due Piccole Sorelle che si dovevano recare al Tempio di Prymilbos.
A venticinque sterbs dalla città, il carro si fermò.
– Dovete scendere – disse l'enorme donna.
C'era una piccola folla in attesa. Erano per lo più uomini rozzamente vestiti e dall'aspetto di contadini; c'erano anche uomini altrettanto rozzamente vestiti ma che nemmeno la più fertile immaginazione avrebbe potuto scambiare per contadini.
– L'Esercito del Popolo – annunciò la donna con una fierezza che annullò il suo abituale cinismo e l'aspetto malandato delle persone in attesa.
John e Hurd, muovendosi a disagio negli abiti femminili che indossavano, scesero dal carro.
– Ehi, Madre Balnya – gridò uno degli uomini. – Che razza di soldati sono? Non vogliamo sorelline.
– Ridete pure – gridò la donna in risposta. – Queste sorelline sono i più abili soldati che mi sia mai capitato di vedere.
Il coro di risate degli uomini imbarazzò Hurd più degli abiti femminili che stava indossando. John invece non ci fece assolutamente caso. No, vi era qualcos'altro che lo preoccupava maggiormente.
– Vi ringrazio, Madre Balnya – disse con cortesia, approfittando delle risate per parlare alla donna. – Non appena sarò di nuovo in città cercherò di ripagare quanto avete fatto per noi.
Nella voce della donna, quando rispose, c'era un tono di strana simpatia.
– Non ve lo ha detto mai nessuno? – domandò. – Voi non potrete più fare ritorno in città. L'Esercito del Popolo non ve lo permetterà e non sarebbe una cosa prudente. Ricordatelo. Non ha importanza ciò che può accadere. Voi non potrete fare ritorno.
Poi il carro girò e fece ritorno verso Lyffdarg, sollevando una nuvola di polvere. Alla fine, anche John aveva trovato un motivo di disagio.