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– Secondo me – disse Harlen – Hurd ci può essere utile. Se non altro conosce perfettamente la città e l'ambiente sia dei nobili che dei bassifondi.

Ha un'ottima educazione e sa trattare nel modo dovuto anche i "comuni".

Ha combattuto al mio fianco, e conosce ormai troppe cose compromettenti per lasciarlo andare indisturbato.

Era il mattino dopo l'avventura nel vicolo, e la Squadra Speciale L-2 si trovava riunita nell'ufficio del dottor Jellfte per decidere il destino di Hurd Gar-Olnyn Saarlip.

Hurd se ne stava seduto in cucina, completamente ignaro che nell'ufficio stavano parlando di lui. Aveva rinunciato a capire quella strana gente.

Erano pazzi, non c'era dubbio. Tutti quanti. Anche John, il suo buon amico dal nome tanto strano, al cui fianco aveva lottato e ucciso (Madre proteggici!) due superbi nobili. Sì, anche John era pazzo. Proprio così.

"Federazione" "Terra" "Nastri educativi"! Bah! Metà delle parole che gli era capitato di ascoltare non avevano senso alcuno. Sembravano discorsi di bambini. Erano decisamente pazzi. Tutti.

– Ma, John – osservò Pindar Smith con la sua solita logica – come possiamo avere fiducia in quest'uomo? Non è che un criminale, anche se parla in rima e in metrica. Cosa gli impedisce di tradirci, se a qualche nobile viene in mente di mettere una taglia sulle nostre teste?

– Via, Pin – interruppe Ansgar, il giornalista. – Dimostri di non aver studiato la loro civiltà. Cosa facevi, durante il viaggio, mentre noi eravamo nelle cabine ipnotiche?

Smith rimase in silenzio.

– Dobbiamo ricordare – continuò Sorenstein – che questo indigeno, amico di John, ha ucciso due nobili, lasciandone fuggire un terzo.

Fece una breve pausa, poi riprese a parlare.

– Secondo la teologia lyffana, tutti i nobili sono delegati dalla Madre a fungere da Padri, in un modo o nell'altro. Chiunque, a meno che non sia un nobile di grado più alto, offenda uno di loro commette un'eresia, e gli viene inflitta la pena di morte... qualcosa che loro chiamano Furia della Madre. Uccidere un nobile è sacrilegio, e per questo delitto esiste una pena speciale. La chiamano la Lunga Morte, perché avviene dopo un intero mese di torture. Questo Hurd ne ha uccisi due: due insigni nobili, con tanto di barba lunga fino al loro sacro ombelico. John è stato testimonio alla scena.

– Esatto – confermò Jellfte. – Uccidere un nobile è sacrilegio –

soggiunse poi col tono di chi ne fosse veramente convinto. – Saarlip sarebbe pronto a uccidersi, piuttosto che perdere l'amicizia del tenente Harlen.

Proprio in quel momento un'intera Squadra Armata di Guardie della Madre stava marciando per le vie di Lyffdarg. Tchornyo Gar-Spolnyen Hiirlte, Primogenito ed Erede di Spoln Gar-Tchornyen Hiirlte, Granduca di Lyff e Futuro Padrino della Corporazione dei Fabbricanti di Stoffe, per non menzionare diversi altri titoli di grande importanza, marciava alla testa della Squadra. Dietro, veniva un accolito della Corporazione dei Banditori.

Un grande cerchio di silenzio circondava la squadra in marcia e, in questo cerchio, ad ogni angolo di via, l'accolito leggeva il suo bando.

– Tutti gli abitanti di Lyff debbono prestare attenzione! Tutti gli abitanti di Lyff debbono prestare attenzione! La mia voce è quella del Misterioso Nome della Madre. L'Odio della Madre si riversa su due uomini sconosciuti, di misera nascita, che la notte scorsa hanno vigliaccamente ucciso a tradimento i nobili figli di due nobili famiglie.

"Si vuole ora una penitenza di sei giorni.

"Nella città di Lyff non si dovranno vendere né carne, né vino, né birra.

Non si dovranno suonare musiche, né potranno echeggiare risa. Questo, per non incorrere nei Provvedimenti Disciplinari della Madre.

"Ogni uomo di Lyffdarg dovrà recarsi ogni giorno al Tempio e innalzare preghiere. Questo, per non incorrere nei Provvedimenti Disciplinari della Madre.

"Per sei giorni, i cancelli della città rimarranno chiusi. Nessuno potrà entrare o uscire dalla città, fino al termine del periodo di penitenza.

Questo, per non incorrere nei Provvedimenti Disciplinari della Madre.

"Tutti gli abitanti di Lyff facciano la massima attenzione. Parlo nel Misterioso Nome della Madre. La Collera della Madre si è riversata sui sacrileghi assassini, e a loro verrà inflitta la Lunga Morte. Per loro non ci sarà luogo di conforto ultraterreno.

"Ascoltate! In Nome della Madre. Chiunque consegni questi uomini ai Rappresentanti della Madre, uno solo o tutti e due, verrà investito di un grado nobiliare e gli verranno conferite ricchezze. Ma chi vorrà dare asilo agli assassini, subirà la loro stessa sorte. Così è stato deciso. Nel Misterioso Nome della Madre, ho detto."

Poi la Squadra Armata e il cerchio di silenzio si mossero. E lungo il cammino, Tchornyo, che nei circoli dei nobili veniva ormai chiamato "Il Superstite", scrutava la folla dei Lyffani, pronto a lanciare l'allarme, nel fortunato caso gli fosse capitato di vedere uno dei suoi nemici della notte.

– D'accordo – disse Smith – questo ladruncolo sarà la nostra prima recluta. Ma, dobbiamo dirgli tutto?

Nonostante la vigorosa opposizione di Smith, alla fine decisero di mettere Hurd al corrente di tutto. Soprattutto era però necessario fargli capire la situazione.

– Non deve essere una semplice guida – disse Harlen. – Dobbiamo arruolarlo, dargli un comando, e farlo partecipe di ogni nostro progetto. In caso contrario, non riusciremmo a usare in modo efficace tutte le sue cognizioni ed esperienze. Ci dovrà sempre dire tutto quello che pensa sia necessario farci sapere. Ed è per questa esigenza che noi lo dobbiamo informare di quanto... Mio Dio, mi è venuto in mente un piccolo particolare.

Sorenstein fu il solo a comprendere, e sorrise. Gli altri fecero all'unisono l'identica domanda.

– Quale?

Fu il giornalista a rispondere al posto di John.

– Hurd – disse – diventerà probabilmente l'unico uomo che ci sarà possibile arruolare su tutto Lyff.

L'unica futura recluta di Lyff stava in quel momento rimpinzandosi nella cucina del dottore. Hurd non aveva più visto una simile quantità di cibo dal giorno della morte del vecchio barone che lo aveva ospitato, e, dal momento che sapeva di doverlo seguire entro breve tempo, non si era limitato a guardare i numerosi piatti straripanti di cibi appetitosi. Quando John Harlen venne a chiamarlo, Hurd aveva ingerito una tale quantità di alimenti, sufficiente a soddisfare una famiglia di contadini per un'intera settimana. Sazio, pigro, deliziosamente felice, il poeta era pronto ad accettare qualsiasi destino riservatogli dalla Madre.

– Hurd, vecchio mio – disse John – vorremmo parlarti.

Hurd ruttò soddisfatto, poi si alzò per seguire l'amico terrestre attraverso l'atrio.

I matti, come Hurd li considerava, sedevano su delle poltrone disposte in cerchio attorno a un alto sgabello di legno. Le poltrone si trovavano nell'ombra, lo sgabello invece era illuminato da un forte raggio di luce.

Hurd si sentì a disagio, e immediatamente ricordò la camera di confessione del Tempio. Una volta, quando ancora veniva considerato uomo ossequiente alle leggi e rispettabile poeta, era stato sottoposto all'interrogatorio. Un'esperienza che non era mai riuscito a dimenticare, anche se i sacerdoti avevano usato ogni precauzione possibile per non lasciargli segni sul corpo, e se, alla fine, si erano scusati, era stato peggio dello stesso Lieve Provvedimento Disciplinare della Madre. In definitiva, quello si era ridotto a una semplice fustigazione.

– Prego, mettetevi a sedere sullo sgabello – disse una voce dall'oscurità.

Non era quella di John, e solo la Madre poteva sapere di chi fosse.

Muovendosi lentamente, per l'inconsueto peso che trasportava nello stomaco, Hurd si arrampicò sullo sgabello.

– Hurd Gar-Olnyn Saarlip – disse un'altra voce – risponde a verità l'accusa di aver ucciso due nobili in un vicolo oscuro di Lyff? Rispondete sì o no.

– Be' – fece Hurd a disagio – i fatti della scorsa notte possono anche riassumersi nel modo da voi detto, immagino. Sì. – Provava un nervosismo che non riusciva a comprendere, avrebbe voluto trovarsi in un qualsiasi altro posto.

– Hurd Gar-Olnyn Saarlip, assassino di nobili – disse una voce più profonda delle trombe del Giudizio Universale: quella del dottore, con tutta probabilità – vi siete per caso scordato che io, Tarn Gar-Terrayen Jellfte, sono Duca di Lyff?

Tutto ciò che Hurd aveva mangiato gli si rivoltò nello stomaco.

– Vostro Onore – balbettò. – Giuro che il mio è stato un grave errore.

Uno sbaglio causato dall'oscurità. Mi è sembrato fossero due nati-comuni.

Due ladri che assalivano Lord John, col favore dell'oscurità, mio Reverendissimo Duca, Sire. Io ho voluto prestargli aiuto... – La poetica implorazione di Hurd si perse nel silenzio. Seduto immobile sull'alto sgabello violentemente illuminato, Hurd era scosso da brividi di freddo, ma sudava di terrore, in attesa che le Guardie della Madre lo venissero ad arrestare.

Il silenzio si allungò, si allungò, si allungò, e alla fine, proprio nel momento in cui i nervi di Hurd stavano per cedere, nella sala risuonò una voce. Hurd, sentendola, provò quel tanto di felicità che la situazione gli concedeva. Pur sapendo di aver ormai poco da perdere, odiava il pensiero di crollare di fronte a quegli strani uomini. Non riusciva a immaginare un modo dignitoso di farlo.

La voce era quella di John.

– Calmati, vecchio mio – disse con cortesia. – Non abbiamo alcuna intenzione di farti arrestare.

Hurd scoppiò in vergognosi singhiozzi di gratitudine, ma John finse di non accorgersene e continuò tranquillamente a parlare.

– Volevamo soltanto ricordarti in quale posizione ti trovi. Ad ogni modo non devi aver paura. Ora vogliamo spiegarti alcune cose per farti comprendere quello che sta accadendo. Pensi di poter seguire alcune semplici spiegazioni?

Hurd si asciugò le lacrime, poi fermò la mascella e fece un cenno affermativo.

– Bene – disse John con un tono di sollievo. – Parla tu per primo Ansgar.

Ansgar Sorenstein parlò con voce chiara e con grande lentezza.

Sembrava una voce ipnotica, e Hurd comprese che al suono di quelle parole, gli sarebbe stato facile addormentarsi.

– Lyff – disse Ansgar – è il quarto di undici pianeti che si muovono in corsa ellittica attorno all'Occhio della Madre. L'Occhio della Madre è una stella, simile alla maggior parte delle stelle che si possono veder brillare in un cielo notturno. L'Occhio della Madre sembra molto più brillante di tutte le altre stelle per il semplice motivo che si trova molto vicina a Lyff. In verità ci sono stelle assai più brillanti dell'Occhio della Madre. Ma sono molto lontane da Lyff, tanto da dover calcolare ed esprimere la loro distanza nel numero degli anni che la loro luce impiega a raggiungere Lyff.

E, anche in questo modo, si raggiungono delle cifre spaventosamente alte.

Ci sono milioni e milioni di stelle simili, e attorno ad esse girano in orbite ellittiche migliaia e migliaia di pianeti paragonabili a Lyff.

Diede a Hurd venti minuti di lezione di astronomia, e la mente del poeta fu sottoposta a uno sforzo che mai aveva sopportato prima di allora e fu fatta lavorare fino a che non ebbe compreso cosa fosse una galassia. Hurd giunse fino al punto di scordarsi delle paure personali, per lasciarsi trasportare, quasi con religione, al concetto dell'universo fisico.

– E infine – concluse Sorenstein – a una distanza spaventosa, tanto da non poterne scorgere la luce, c'è un astro che noi abbiamo chiamato Sole.

È molto simile all'Occhio della Madre e alla maggior parte delle stelle. Sei pianeti girano attorno al Sole esattamente come Lyff gira intorno all'Occhio della Madre. Tra questi pianeti, il terzo, noi lo abbiamo chiamato Terra. È un pianeta perfettamente identico a Lyff. Noi ci chiamiamo terrestri, come voi vi chiamate lyffani, e siamo venuti dal nostro pianeta fino a voi.

Una lunga pausa consentì a Hurd di assimilare tutto quanto gli era stato detto; e tutti poterono scorgere sul suo volto un'espressione di stupore e di meraviglia.

– Hai capito ciò che Ansgar ha detto? – domandò John con calma.

Hurd rispose dopo qualche altro istante di silenzio.

– Sì, ho capito – assicurò. – È una cosa stupenda. Nel "Libro di Garth Gar-Muyen Garth", che contiene le Leggi della Madre, stanno scritte molte strane cose, difficili da capire. Ora però tutto mi risulta chiaro. Il Sacro Garth ha descritto il luogo di conforto che la Madre ha creato per i suoi figli. Lo ha chiamato il Terzo Mondo, la Meraviglia, la Nostra Terra Promessa.

– Bene – fece John. – In questo momento però non è il caso di fare della teologia. Tocca a te, Pin.

Pindar Smith tossicchiò imbarazzato, poi cominciò.

– Dunque, duemilacinquecento anni terrestri fa, oppure, se preferite, circa trenta generazioni lyffane addietro, la vita sulla Terra era molto simile a quella che si svolge sul vostro pianeta in questo momento. I mezzi di trasporto praticamente non esistevano, e un viaggio di dieci chilometri rappresentava un'avventura. Non esistevano macchine, e quelle che avevano inventate erano per lo più degli strumenti musicali. Le comunicazioni tra luoghi molto lontani avvenivano attraverso la scrittura che, però, doveva sempre dipendere dagli, incerti mezzi di trasporto che esistevano in quel periodo.

"Le malattie spazzavano, incontrollate, il pianeta, grandi ondate epidemiche uccidevano o mutilavano milioni di persone. Il territorio era diviso in molte piccole nazioni, e quasi tutte passavano il loro tempo a combattersi. Soltanto poche persone godevano di grandi ricchezze; quasi tutti gli altri erano estremamente poveri e venivano uccisi dalla fame, in numero pressoché identico a quelli che morivano per malattia.

"Questo, in seguito, venne chiamato il Periodo Barocco. Nei secoli seguenti molte persone continuarono a considerarlo il periodo d'oro della Terra, ma non per il fatto che vi si fosse goduto benessere, vi fosse stata una rinascita intellettuale, o per tutte le altre cose che si presumono esistere in un periodo d'oro, ma in parte per il fatto che, in ogni età della storia, esistono sempre uomini inclini a pensare che il periodo precedente sia stato quello ideale; e, in parte, per il fatto che le forze in grado di portare la Terra alla posizione attuale, sono state sviluppate durante il Periodo Barocco. Le idee erano venute durante i secoli precedenti, ma in quel periodo, finalmente, l'uomo ha pensato di trasformare in azioni il cumulo di pensieri. Lo spirito dell'invenzione e la sintesi trovarono il loro , vigore proprio in quegli anni".

Smith parlò con voce secca, fermandosi di tanto in tanto per tossicchiare. Illustrò la storia della Terra dai giorni di Federico il Grande e del leggendario J. S. Bach fino al presente, in termini di invenzione (il trasformare le idee in oggetti e in fatti), e di sintesi (l'unione di idee apparentemente slegate per produrre nuove idee e invenzioni). Hurd ascoltò attentamente, ma diverse volte rimase confuso.

– Questa è in parte la ragione per cui, noi terrestri, ci troviamo su Lyff –

concluse Pindar Smith. – Il vostro mondo è ancora barocco, e noi abbiamo l'ordine di guidarvi attraverso i duemilacinquecento anni di nostro progresso. E questo, in meno di dieci anni.

Questa volta John parlò dopo una pausa più breve della precedente.

– Tutto chiaro – domandò con un leggero accento di dubbio.

– Ho paura di no – rispose Hurd. – La storia della Terra disorienta molto di più di ciò che mi avete detto sulle galassie.

I terrestri scoppiarono a ridere rumorosamente, e ciò rese ancora maggiore l'imbarazzo di Hurd.

– Va tutto bene, Hurd – assicurò John alla fine. – Sono convinto che anche Pindar non ha perfettamente capito ciò che ti ha raccontato. Non appena avrai imparato a leggere il terrano, ti presterò alcuni libri che ti potranno essere di aiuto. Ora tocca al dottor Jellfte. Siete pronto?

Il dottore parlò con voce energica e profonda. Descrisse lo sviluppo dei mezzi di trasporto dal tiro a quattro del periodo barocco, alle astronavi iperspaziali dei loro giorni. Parlando, il dottore descrisse anche l'evoluzione della Federazione Terrestre. Non fu confusionario quanto Smith, tuttavia Hurd sperò che il suo buon amico John potesse prestargli anche qualche libro sulla storia dei mezzi di trasporto.

Mentre il dottore parlava, la Squadra Armata, dopo aver percorso tutti i quartieri della cittì, tranne quello dei nobili, fece ritorno al Tempio, luogo in cui erano di stanza le Guardie. L'accolito della Corporazione dei Banditori aveva fatto l'ultimo dei suoi sei annunci con voce rauca e sibilante a sgomento degli abitanti di Lyff, obbligati dalla Legge della Madre a conoscere e obbedire a ogni proclama, fossero stati presenti, o meno, alla lettura del bando.

Tchornyo Gar-Spolnyen Hiirlte, Figlio Primogenito eccetera, era stanco e irritato. Aveva trascorsa tutta la maledetta giornata a scrutare i "comuni"

e, logicamente, i "comuni" lo avevano scrutato alla stessa maniera. Non che gli importasse essere osservato. Come nobile lyffano, era di una straordinaria bellezza. Lo sapeva, e non provava certo contrarietà nel vedere che altri potevano rendersene conto. Era alto due braccia e mezzo, con il corpo di una snellezza imperiale. Come quasi tutti i Lyffani, aveva i capelli biondi, quasi bianchi; ma i suoi erano più lunghi, più fini, più puliti e più ben pettinati, per il semplice fatto che poteva concedere maggior tempo alla loro cura di quanto non potessero fare gli altri lyffani. E la sua barba era vera, non finta come quella di Gar-lyn, quel povero idiota morto, smanceroso figlio di un dalber!... La sua barba era della identica tinta dei capelli e gli scendeva maestosa fino alla cintura, un buon mezzo dito più lunga della più lunga barba dei suoi amici. Tchornyo sperava che l'onore del mento rimanesse di moda per parecchio tempo ancora. Ne era fiero, e tremava al pensiero di doversela un giorno tagliare.

In quel momento, però, barba e capelli erano opachi, sporchi della polvere accumulata durante la giornata di marcia spesa a guardare contadini. Polvere! Santa Madre! I capelli erano veramente lerci! E resi pesanti dal velo che li ricopriva. Tchornyo considerò che sarebbe stata necessaria una violenta raffica di vento per farli ondeggiare. La Madre doveva colpire quegli sporchi assassini! E gli sporchi comuni, anche. E la loro maledetta polvere.

Con gli occhi azzurri che lanciavano gelidi lampi, Tchornyo Gar-Spolnyen Hiirlte saltò in groppa al suo dalber di razza, e si lanciò verso casa a una velocità che costituiva un pericolo per tutti i pedoni che incontrava lungo la strada. Doveva partecipare alla riunione di preghiere del crepuscolo ma, prima, era assolutamente necessario trovare il tempo per lavare i suoi benedetti capelli. Maledizione e morte a quegli assassini esecratori della Madre!

La storia sui mezzi di trasporto fatta dal dottor Jellfte fu seguita da una discussione tenuta da Pindar Smith, sulla produzione di quali macchine si poteva considerare pronta la cultura di Lyff.

– Molto importanti – disse – possono essere gli utensili agricoli.

Migliorie agli aratri, alle zappe, ai rastrelli, alle vanghe e alle falci possono facilmente essere introdotte la prossima primavera, senza sollevare notevoli mutamenti nella economia del paese... L'agricoltura, prima di introdurre innovazioni maggiori, deve produrre molto di più e non limitarsi al semplice fabbisogno alimentare. Non si possono impiantare industrie senza avere un surplus agricolo, indispensabile per sostenerle. Non si possono – proseguì sogghignando – costringere gli operai di una fabbrica a mangiare il ferro che producono. Smith aveva detto le ultime parole con un accento che nessuno dei suoi amici gli aveva mai sentito usare.

Evidentemente pensava di aver parlato con l'intonazione di un americano del sud, del ventesimo secolo. Ma era stato soltanto un modo di parlare bislacco, e niente affatto convincente.

– Ti ringrazio, Pin – si affrettò a dire John Harlen quando vide che Smith stava per lanciarsi in una discussione comparativa sulle tecniche di tempra del metallo. – Cosa sei riuscito a capire di quanto ti è stato detto ora, Hurd?

– Quasi tutto, amico John. Penso almeno. Non ho afferrato l'idea delle macchine, ma i principi sono abbastanza chiari.

John non riuscì a nascondere la sua ammirazione.

– Mi stupisci, Hurd – disse con calore. – Sei rimasto seduto su quello sgabello per due ore e mezzo, ti abbiamo sommerso con una catena di informazioni che ti dovevano essere assolutamente inconcepibili, con una quantità di dati senza dubbio nuovi, e hai fatto in modo di capire quasi tutto ciò che abbiamo detto. Devi sapere che la maggior parte dei terrestri, io compreso, dopo il trattamento che ti abbiamo riservato, si sarebbero trovati con tutti i circuiti sovraccarichi e le valvole rotte. Penso che nessuno di noi sarebbe stato in grado di assorbire nozioni del tutto nuove per più di un'ora di tempo. Tu invece continui a startene tranquillamente seduto, e sei ancora pronto a prestarci orecchio.

– Ma, io non sono del tutto impreparato. "Il Libro di Garth..."

– D'accordo, vecchio. Abbiamo quasi finito. Altre due piccole lezioni, poi andremo tutti quanti a mangiare. Tocca ancora al dottor Jellfte.

– Grazie – disse il dottore, e Hurd notò che la voce cavernosa del nobile era amichevole, non minacciosa. Con la morte del suo vecchio padrone aveva cessato di considerare la possibilità dell'esistenza di altri blasonati cordiali.

– Dodici anni fa il Dipartimento di Sorveglianza e di Contatti della Federazione Terrestre mi ha mandato su Lyff. Avevo l'incarico di osservare la cultura lyffana e influenzarne lo sviluppo in modo da potere eventualmente, nel futuro, incorporare il pianeta nella Federazione, con il minimo disagio possibile per il popolo. In quel periodo, era considerato un progetto a lunghissima scadenza, e io non pensavo di poter vivere abbastanza per portarlo a compimento.

"La politica della Federazione ha sempre evitato contatti scoperti con le diverse culture. L'esperienza ci ha mostrato che i rapporti immediati portavano sempre alla distruzione delle culture inferiori. Alla Federazione rimaneva poi lo sporco e ingrato compito di riportare l'intera popolazione di un pianeta allo stato di cultura nel quale si trovava il giorno in cui era iniziata la nuova relazione. Per questo motivo, la Federazione ha limitato i contatti diretti a quelle civiltà che avevano già sviluppati i viaggi nello spazio. Una civiltà capace di costruire le astronavi non si distrugge, se viene a sapere del superiore progresso della Federazione Terrestre. Pare che esista una specie di equazione tra voli spaziali e maturità culturale. È

una equazione che non regge alle analisi della logica, ma fino a questo momento, nella pratica ha portato sempre a conclusioni positive.

"Però, quando viene scoperto un pianeta abitato, la Federazione manda agenti segreti, come me, con l'incarico di accelerare la maturazione della cultura indigena. Se queste parole non vi suonano del tutto chiare, non abbiate timore, Hurd. Il tenente Harlen vi darà poi delucidazioni maggiori.

"Io mi sono sforzato di accelerare la maturazione lyffana introducendo, gradualmente, concetti medici molto avanzati. La formula era abbastanza semplice. Il miglioramento della medicina porta a una mortalità inferiore, a un incremento nelle nascite, a una vita più lunga e, alla fine, a una sovrappopolazione. Tutto ciò, specialmente la quantità di individui, contribuisce a rendere più rapidi i progressi nella cultura... o a scatenare delle guerre conducendo al suicidio culturale. La seconda possibilità è rara, e può comunque esser sempre controllata dalla Federazione. La mia aspirazione era quella di fondare, alla fine, una scuola medica e trasformarla, in seguito, in una accademia delle scienze. La Squadra Speciale ha distrutto, improvvisamente, ogni mio progetto.

"Secondo la linea da me studiata, Lyff sarebbe giunto ai voli spaziali in circa duecento anni. Un periodo di tempo incredibilmente breve per cose del genere. Ora il tenente Harlen e i suoi compagni hanno l'incarico di portarvi a volare nello spazio in meno di dieci anni. Ora lui stesso vi dirà il perché, vi esporrà i loro piani."

John Harlen si alzò, fu l'unico a farlo, e raggiunse il cerchio di luce in cui si trovava Hurd.

– Pare – disse cupo – che la Federazione non sia più sola nella Galassia.

"La Federazione è una società libera e pacifica di esseri intelligenti. È

stata chiamata Federazione Terrestre per il semplice fatto che sono stati i terrestri a promuoverla. La maggior parte delle razze aderenti non hanno il più lontano aspetto umanoide, il che, Hurd, significa che non somigliano minimamente né a te né a me. Non voglio neppur tentare di descriverti l'aspetto degli individui di queste razze; comunque, ti capiterà un giorno d'incontrarne qualcuno. Ci sono soltanto pochissime razze umanoidi somiglianti a noi, ma hanno caratteristiche che le distinguono in modo preciso.

"Ora però la questione dell'umano o non umano non ha nessuna importanza. La cosa essenziale è che tutti questi strani tipi di razze possono comunicare tra loro, lavorare e vivere in armonia. I contatti con nuove razze intelligenti hanno sempre portato alla comunicazione. Ci sono stati dei problemi, è vero, ma nessuno di gravità tale da non poter essere risolto.

"Ora, nella galassia è comparsa una nuova razza, e soltanto la Madre può sapere da dove sia comparsa. Sappiamo che sono esseri intelligenti e che conoscono il volo spaziale. Questo, per il semplice fatto che abbiamo incontrato una loro astronave nello spazio; ma non conosciamo altro. Non hanno voluto comunicare, e non hanno permesso contatti. Hanno sparato a vista, per uccidere o essere uccisi. Non ci è mai capitato d'incontrare una razza simile e, di conseguenza, dobbiamo in un certo senso agire d'intuito.

Anche se, in casi simili, non è il modo migliore di comportarsi.

"L'unica altra cosa a nostra conoscenza è che questi stranieri agiscono nella nostra galassia, e che fra circa dieci anni, speriamo sia qualcuno di più, giungeranno nelle vicinanze di Lyff. Ignoriamo cosa vorranno fare una volta raggiunto il pianeta, ma ci sembra provino un gusto particolare nell'uccidere."

Ci fu una nuova lunga pausa per lasciare che Hurd assimilasse le nuove informazioni, e John passeggiò avanti e indietro nel cerchio di luce. Alla fine Hurd si lasciò sfuggire un profondo sospiro.

– Sembra che questi stranieri non siano delle persone molto a modo.

– Proprio così – disse John. – Ecco perché siamo venuti con il tremendo programma di sviluppare la vostra civiltà in dieci anni. Dobbiamo avere una flotta da guerra prima che gli stranieri arrivino. E per averla a disposizione, la miglior cosa da fare è costruirla direttamente su Lyff.

Naturalmente, sarà necessario operare molti cambiamenti nel modo di vivere lyffano. Ma i Calcolatori del nostro pianeta affermano che il programma sarà attuato. Voi lyffani avrete quindi la possibilità di difendervi e di unirvi alla Federazione.

– Mi sembrano le parole di un commesso viaggiatore, amico John. Nella Strada dei Mercanti ho sentito dire le stesse cose centinaia di volte. Cosa accadrà se il piano non funziona?

– Be'... – John rimase incerto. Non si aspettava da Hurd una domanda tanto sottile. – Già – proseguì con decisione – se il programma fallisce... –

Fece una pausa per dare maggior rilievo alle sue parole – Lyff verrà distrutto. O dai lyffani, o dagli stranieri. Con molta probabilità da tutti e due.

Ci fu un altro silenzio. L'Occhio della Madre stava tramontando, e in tutte le vie della città uomini frettolosi si stavano avviando verso il Tempio per la penitenza. Allo scopo di poter ospitare tutti gli abitanti di Lyffdarg, le suppliche sarebbero state innalzate nell'ampio anfiteatro normalmente adibito per i Grandi Festivals di primavera e d'autunno. Soltanto un cancello era aperto, e i lyffani lo varcavano sei alla volta. Poi tutti si sparpagliavano nell'arena per raggiungere i posti riservati ai loro quartieri e presentarsi al loro sacerdote.

Tchornyo Gar-Spolnyen Hiirlte, coi capelli ancora umidi e i nervi ancora a pezzi, stava osservando l'arrivo dei fedeli da uno scomodo balconcino proprio sopra il cancello. Era stanco e seccato di dover continuamente guardare degli sporchi comuni. Il suo onorevole padre, Spoln Gar-Tchornyen Hiirlte, gli era accanto per dargli il suo appoggio morale. La nuova Squadra di Guardie della Madre, schierata al fianco del cancello, poteva dare invece un genere di sostegno molto più materiale.

– Sei sicuro di poterli riconoscere? – domandò il vecchio Hiirlte con ansia.

– Ho un buon naso, padre. Certo, li posso riconoscere. Non dimenticherò mai quelle torve facce comuni.

Hiirlte Senior interruppe la conversazione, perché il tono del figlio era stato arrogante.

– Ora, vecchio mio – disse John con calma – siamo arrivati al punto cruciale della faccenda. Vuoi unirti a noi?

– Unirmi a voi?

– Sì.

– Cosa intendete per "unione"?

– Far parte della Squadra Speciale L-2, far parte della Federazione Navale, diventare automaticamente il primo lyffano che si unisce a noi, essere al corrente di tutti i nostri progetti e aiutarci a spingere Lyff verso l'era spaziale, e anche morire con noi, se si fallisce.

Hurd si alzò, per la prima volta dopo esser rimasto seduto immobile per tre ore. Girò lentamente lo sguardo nell'ombra, cercando di immaginare quei volti che non poteva vedere. E alla fine parlò.

– In parole povere, voi mi state chiedendo di aiutarvi a infrangere il mio mondo, portare alla rovina tutte quelle cose che ho conosciute negli anni della mia vita. Volete il mio aiuto per distruggere la civiltà che mi ha creato. Volete farmi tradire la mia razza, la mia nazione, il mio pianeta. Ho vissuto per venticinque anni su questa terra, e l'amo più della mia stessa vita... Certo che mi unisco a voi. Perché avete atteso tanto a chiederlo?

La cerimonia dell'arruolamento fu semplice ma suggestiva. Alla fine promisero di dare a Hurd, non appena avesse imparato a leggere la lingua terrana, il libro di quella Costituzione che aveva giurato di seguire fedelmente. Poi la Squadra Speciale L-2 e l'unico arruolato andarono a mangiare. Era stata un'ottima giornata.