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Il padre

«Perché quest’uomo non ha le calze ai piedi?». L’ispettore ce l’ha con il sergente che sta scortando Henry nella stanza.

«Ho già detto al mio avvocato che non voglio aspettare che mi diano delle calze. Voglio solo farla finita qui». Henry si siede accanto al suo rappresentante legale.

L’ispettore dichiara, perché resti agli atti, che Henry Ballard non ha avuto niente da ridire sul fatto di essere interrogato a piedi scalzi, ma mette in chiaro nel tono e nell’espressione che quel particolare lo lascia del tutto indifferente.

«Dunque ha controllato ciò che le ho detto?»

«Le domande le faccio io, signor Ballard».

Henry si morde il labbro inferiore mentre l’ispettore dà una scorsa ai due fogli che ha davanti a sé. Henry, che si sforza di leggere sottosopra, riesce a individuare solo il nome da cui deduce che hanno effettivamente controllato il suo nuovo alibi.

April.

«Allora… sua moglie sa della sua relazione?»

«No». Henry non aggiunge che con Barbara è ormai arrivato all’ultimatum. Ha avuto una stupida sbandata quando le figlie erano piccole, quando Barbara sembrava più interessata ad Anna e Jenny e alle loro amichette che in lui. Non è stata una cosa seria e lo rimpiange profondamente. Quando Barbara lo ha scoperto, gli ha concesso una seconda possibilità ma ha anche affermato che sarebbe stata la prima e l’ultima: se avesse sgarrato di nuovo non gliel’avrebbe perdonata.

«E lei pensa che sua moglie sia disposta a credere a questa scemenza di lei che dorme in macchina, signor Ballard?»

«Non lo so, ma preferirei davvero che non sapesse di April…».

«Ci posso scommettere, ma finora abbiamo avuto tre versioni della sua storia. E io sto sprecando tempo prezioso. È proprio necessario che le ricordi che si tratta di un’inchiesta seria?»

«Come si permette». Henry si alza in piedi e la sua sedia fa un gran baccano stridendo sul pavimento di piastrelle.

«Si sieda!».

Henry non lo ascolta. «Mia figlia è ancora scomparsa. È passato un anno intero e voi ancora non avete la più pallida idea di cosa le sia successo. Vi lasciate scappare i due indiziati principali fin dal principio, poi lei viene a dire a me che mi devo ricordare che è un affare serio».

L’avvocato gli posa una mano sul braccio, segnalandogli con l’altra di tornare a sedersi, ma Henry è fuori di sé. Ne ha abbastanza di tanta inettitudine.

«Se ci avesse detto la verità fin da subito, signor Ballard, avremmo potuto evitare di buttar via tutto questo tempo. E adesso si sieda, per favore».

Finalmente Henry ubbidisce. «Allora… April vi ha parlato? Ha rilasciato una dichiarazione?». Gli suona strano pronunciare il suo nome a voce alta davanti ad altre persone. Non gli piace pensare alla polizia che va in giro a rimestare. Occhi e orecchie indiscreti.

«Sì. Ha confermato la sua ultima versione. Anche se sembra che chiedere alle donne della sua vita di mentire per lei sia un’abitudine. Prima lo ha chiesto a sua moglie, ovviamente».

«Barbara non c’entra niente in tutto questo. Le ho detto che non volevo che la polizia sapesse che mi ero ubriacato fino a quel punto. Che avevo intenzione di tornare a casa in macchina e che sono stato costretto a dormire lì».

«E lei ci ha creduto davvero?».

Henry si guarda i piedi scalzi e pensa che forse ha sbagliato a rinunciare alle calze. Aveva creduto che ormai lo avrebbero lasciato andare. Perché altre domande? Secondo la legge avevano solo un’ora a disposizione per incriminarlo di qualcosa, altrimenti avrebbero dovuto lasciarlo libero.

«Non c’è bisogno che le ricordi, signor Ballard, che posso accusarla di disturbo della quiete o di comportamento minaccioso».

«Se mi sono alterato così tanto al fienile è stato solo perché volevo parlare a Melanie Sanders. Gliel’ho detto».

«E perché proprio Melanie Sanders?». Il suo tono dice più delle parole.

Henry cerca di leggere il messaggio negli occhi dell’ispettore e trova segnali che gli raccomandano molta prudenza.

«Ho trovato che mi sento a mio agio con lei, nient’altro. È stata brava con la mia famiglia, sia lei sia Cathy, l’ufficiale di collegamento».

«Bene. Però è in permesso, come le ho spiegato. E il responsabile di questo caso sono io».

Nel silenzio si sente il fruscio delle sue scartoffie. Alla fine interviene l’avvocato.

«Be’, se è tutto qui e ha avuto conferma delle spiegazioni che le ha dato il signor Ballard, devo chiedere che venga rilasciato. È stato un momento molto stressante ed è necessario che torni dalla sua famiglia».

L’ispettore dà l’impressione di soppesare quelle parole, quando la porta si apre all’improvviso.

«E adesso cosa c’è? Niente a che fare con le calze, spero».

Il sergente va a bisbigliargli all’orecchio. Allora l’espressione dell’ispettore cambia completamente, dopodiché Henry lo ascolta perplesso annunciare, perché venga messo agli atti dal registratore, che sta lasciando la stanza ed è costretto a sospendere l’interrogatorio per qualche minuto.

«Cosa succede?», chiede Henry al suo avvocato, che può solo stringersi nelle spalle.

L’ispettore resta via solo per poco prima di tornare a prelevare la giacca dalla spalliera della sedia e annunciare che Henry viene al momento rilasciato senza incriminazioni, ma che la polizia si riserva il diritto di fare nuovi accertamenti e potrebbe aver bisogno di parlargli di nuovo.

Poi l’ispettore fa un lungo respiro, fissando Henry negli occhi. Lo informa quindi che c’è stato uno “sviluppo inatteso” nell’indagine in corso. Il suo tono è diverso, guardingo. Dice che Henry verrà riaccompagnato a casa e che gli verranno date ulteriori delucidazioni durante il tragitto.

Ora Henry è completamente confuso. Aveva in mente di chiamare Barbara sperando che non fosse trapelato nulla della sua scappatella con April e che fosse perciò disposta ad andare a prenderlo. Perché mai la polizia gli sta offrendo un servizio taxi? Guarda le facce dei presenti in un’atmosfera decisamente diversa.

«Ma cosa c’è? Cos’è successo?»

«Glielo diranno in macchina, signor Ballard».