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L’investigatore privato

Quando il sergente Melanie Sanders entra nel bar e dà un’occhiata all’orologio, Matthew sta costruendo piccole piramidi con le bustine di zucchero. Non è mai stato capace di tenere le mani ferme. È una cosa che fa impazzire Sal. Al momento la sfida che si è imposto è di avere tre piramidi integre nello stesso momento. Appena ne crolla una, deve averne fatta una nuova prima di cercare di riparare quella vecchia.

Il tavolo è un po’ traballante, e ciò contribuisce all’incertezza dell’operazione e Matthew si sta divertendo così tanto che quando si rende conto di dover smettere prova una ridicola, infantile fitta di delusione.

«Scusa se ti disturbo di domenica, Mel». Si alza e la bacia su una guancia cercando di non guardare le piramidi che crollano con il movimento del tavolino.

«Niente di grave. Per la verità sto lavorando». Mel sta guardando le bustine sparse sul tavolo.

«All’amministrazione avanzano improvvisamente dei soldi nel fondo per gli straordinari?». Matthew raccoglie i detriti del suo cantiere e ripone le bustine nel recipiente d’acciaio al centro della superficie tirata a lucido.

«No. È arrivato da Londra l’ispettore Genio Incompreso, quello che sta lavorando sul caso che ha così misteriosamente attirato il tuo interesse». Alza un braccio per chiamare la cameriera e allunga l’occhio dietro il bancone prima di ordinare un cappuccino.

«Allora lo hai preso in simpatia».

Melanie fa una smorfia e gli mostra la lingua.

Matthew sente che sta sorridendo. È bello vedere Mel. All’accademia era tra i pochi poliziotti che si rifiutavano come lui di bere caffè istantaneo. Il primo giorno era arrivata con una piccola caffettiera. Li avevano bersagliati di insulti amichevoli. Quando lavoravano insieme, Mel aveva una app nel telefonino che le indicava i caffè più vicini con vere macchine per l’espresso. La loro colazione perfetta era sandwich di patatine fritte e un buon caffè italiano.

Matthew la guarda e si rende conto di quanto gli manca. Non solo lavorare con lei. Lavorare nella polizia. Lo spirito di squadra, di collaborazione. Questo.

«Allora, Matt, ora mi dici cosa c’è veramente sotto perché non ho molto tempo». Adesso ha sgranato gli occhi. «L’ispettore è venuto a sentire di nuovo i Ballard. Qualcosa di nuovo dopo l’appello in TV, immagino. Ancora non mi riferiscono molto, ovviamente, ma dopo che ci siamo parlati vado dritto da loro con l’ufficiale di collegamento. Che succede? Adesso mi serve davvero sapere perché te ne stai interessando, Matt».

Matt si guarda intorno, poi si toglie di tasca due buste trasparenti, in ciascuna delle quali ci sono un biglietto e una busta.

Melanie le gira per leggere il messaggio sui biglietti e corruga la fronte prima di chiedergli spiegazioni con uno sguardo.

«Sono stati spediti a Ella Longfield, la teste del treno. Quella con il negozio di fiori. È stata lei a tirarmi dentro. Aveva già ricevuto due altri biglietti come questi che purtroppo ha buttato via. I timbri sono diversi. Liskeard. Dorset. E Londra».

«E non ha pensato di venire da noi?»

«Credimi, Mel, è ciò che le ho detto io, fin da subito. Ma sembrava convinta che a spedirglieli fosse stata Barbara Ballard, la madre di Anna. E non voleva che finisse nei guai. Si sente in colpa».

Melanie fa un lungo sospiro mentre arriva la cameriera con il suo caffè.

«Sei recidivo. Questi, avresti dovuto consegnarli immediatamente».

«Sei ingiusta. È il mio mestiere adesso, Mel. E come ho detto, se non avessi persuaso Ella, adesso non li avresti nemmeno tu. Comunque. Sappiamo tutti e due che è più facile che si tratti di uno sciacallo piuttosto che di una vera pista».

«È questo che ti suggerisce l’intuito, Matt? Uno sciacallo? L’hanno presa parecchio di mira nei social media dopo che si è saputo chi era».

«Già… un mezzo scivolone, eh?». Matthew la osserva con attenzione mentre lei gira nuovamente le buste per controllare il retro.

«Non sappiamo davvero come ci sia sfuggita l’informazione, Matt. Sul serio. Ma al piano di sopra c’è chi ha alzato la voce. L’addetto stampa è incavolato. Comunque ci siamo dati molto da fare per rintracciare chi l’attaccava in rete. Per rassicurarla. Cercare di farci perdonare. Ma l’impressione generale era che si trattasse soprattutto di troll o ragazzi. Forse i compagni di scuola di Anna. Spiacevole, ma niente di significativo o che riguardi l’inchiesta. E nemmeno i due tizi del treno».

«Dunque, secondo te, anche i biglietti rientrano nella categoria. Qualche balordo che cerca di spaventarla».

«Non so. Qui c’è parecchio impegno». Sta esaminando più attentamente i biglietti. «Dubito che ci siano delle impronte ma ci proveremo lo stesso. Se ci sono, le controlliamo. Ma è probabilmente uno svitato che non c’entra niente. Sentiamo, ti ascolto. Perché questa Ella pensa che possa essere la madre?».

Matthew le dice della gita di Ella in Cornovaglia. Della lite.

«E non ha pensato di raccontarci neanche questo. Fantastico».

«Io non credo che sia la madre. Le ho parlato, Mel».

«Gesù, Matt. La nostra è un’indagine ancora in corso…».

«E come continuo a dirti, se non fosse per me, questi biglietti non ti verrebbero mai consegnati».

Melanie intinge il dito nella schiuma del suo caffè. «Non mi piace l’idea di dover spiegare questa cosa all’ispettore Genio Incompreso. Hai ragione. È quasi certamente un troll qualsiasi, ma non gli andrà giù di non esserne informato».

«Allora, qual è il suo problema? Di questo ispettore? Non mi sembra che abbiano fatto molta strada».

«È una rottura. Pieno di sé, dimostra sì e no dodici anni. Pazienza se fosse almeno un po’ competente, ma ha la testa altrove, sta dietro a un nuovo caso di omicidio a Soho. Come se non bastasse, tutte le volte che vengono qui, lui mi usa come il suo chauffeur personale. Anche se non si fanno vedere molto da queste parti».

«E tu potresti restare un po’ sul vago quando consegni questi biglietti? Per venirmi incontro».

«Tener fuori il tuo nome, intendi?».

Matthew inclina la testa e fa occhi da cucciolo.

«So di essere un disco rotto, ma avresti dovuto rimanere nella polizia, Matthew. Lo sai. Lo so anch’io, perciò non farmi il santerello».

Matthew non risponde. Melanie è una delle poche persone che conosce il vero motivo per cui ha lasciato la polizia.

«Avanti, sputa fuori quello che sai. Che impressione ti ha fatto la madre, Matt? L’ufficiale di collegamento dice che è a posto».

«Sono d’accordo. Non credo che sia stata lei. Non si è mai contraddetta. Ho parlato di posta spiacevole e lei ha sempre parlato di lettere, non di biglietti. Ma qualcosa che non mi convince c’è, Mel».

«Cioè?»

«Ha finto di voler chiamare il marito. Ma dal linguaggio del corpo si capiva che in realtà non lo voleva tra i piedi. Un po’ strano…».

Melanie socchiude di nuovo gli occhi.

«Allora come siamo messi con i genitori? Sono stati veramente depennati dalla lista, tutti e due? E che riscontri ci sono stati dall’appello in TV? Niente di promettente?»

«Guarda, perché non parliamo invece di te che stai per diventare papà? Molto più interessante».