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La testimone
Non mi sono mai illusa.
Ho sempre saputo come sarebbe stata questa settimana. Da una parte l’aspettavo con ansia: la debole speranza che grazie all’anniversario l’inchiesta riprendesse slancio. Ma dall’altra parte, terrore puro. La gente che mi guarda di nuovo in quel modo. Quella donna. Ti ricordi? Quella che non ha detto niente. Sul treno. Ti ricordi? Quando è scomparsa quella ragazza? Oddio, ma è già passato un anno?
Ma io la desidero ancora, la ricostruzione su Crimecatchers. È necessaria per la famiglia. Quella povera madre. Ma non voglio averci niente a che fare di persona.
Si capisce, no? Intendiamoci, non ho niente in contrario se si rivolgono a me. Anche se Tony ha dato fuori di matto quando ne ha parlato con la polizia per telefono, non credeva che avessero tanta faccia tosta.
Vi siete fatti scappare il suo nome. Così l’avete gettata in pasto al pubblico, e adesso pensate che abbia voglia di partecipare al vostro programma in TV…
Lui continua a ripetere che l’hanno fatto apposta, a comunicare il mio nome alla stampa. Non abbiamo nessuna prova e io, a essere sincera, non saprei sbilanciarmi. Però non sopporto l’idea che tutti tirino di nuovo fuori questa storia. E ci sguazzino di nuovo dentro. Giudicandomi. Odiandomi.
Tutti i clienti abituali al mio negozio che mi guardano in quel modo un po’ strano. Evitando accuratamente di parlarne.
La versione ufficiale dell’ufficio stampa della polizia è che non c’è stata nessuna fuga di notizie: hanno semplicemente riferito a un paio di giornalisti che il testimone che si trovava sul treno stava andando a una conferenza. Ma devono aver spiegato di che conferenza si trattava, altrimenti come hanno fatto i media a scoprire che sono una fiorista? Vai a sapere. Qualcuno del branco dei ficcanaso è andato a spulciare i vari convegni e workshop di floricoltura, hanno tirato fuori i delegati del Devon e Cornovaglia e sono arrivati sulla soglia di casa nostra.
Mi vengono ancora i brividi, a ripensarci.
Chiaro che se fossi stata più scaltra non avrebbero potuto averne conferma. Se mi fossi finta stupita, come se non sapessi niente, avrebbero mollato. Ma non l’ho fatto. Quello che ho dichiarato io, e so che suonerà da perfetta idiota, ma ciò che ho detto in preda alla confusione più totale, sulla porta di casa, è stato: Chi vi ha dato il mio nome?
Cosa diamine ti è saltato in testa, è la prima cosa che mi ha detto Tony. Gesù, Ella. Ti sei consegnata su un piatto d’argento.
Ma non l’ho fatto, non proprio. Non ho lasciato entrare nessun giornalista. Non ho fatto nessuna dichiarazione, lo giuro, però loro mi hanno fotografato lo stesso e hanno preso a telefonare e telefonare, e ancora telefonare finché abbiamo dovuto cambiare numero.
Vessazione, l’ha chiamata Tony. Non è già stata perseguitata abbastanza? Che Dio lo benedica. Il mio caro, carissimo marito.
Poi si è messa veramente male. Cose orribili sui social media. Finché abbiamo dovuto chiudere il negozio per un po’.
Ma giungiamo al punto. Per quanto sia orrenda tutta questa storia, non sono ancora sicura di esserne fuori. Non l’hanno mai trovata, quella povera ragazza così bella. Molto probabilmente è morta, quasi certamente è morta, anche se da ciò che si dice in giro sua madre si aggrappa alla speranza che sia viva.
E come biasimarla? Lo farei anch’io.
L’ufficiale di collegamento di Crimecatchers mi ha detto che per lo speciale di questa sera la signora Ballard ha rilasciato un’intervista davvero straziante. Non so se ce la faccio a guardarla. Per tutto l’anno non ha fatto che raccogliere informazioni su ragazze scomparse che sono riapparse a distanza di anni. Sapete, quelle rapite da qualche squilibrato, passate attraverso un lavaggio del cervello e poi scappate. Hanno dovuto tagliare tutto questo dall’intervista, a quanto pare, perché non si accorda con la posizione presa dalla polizia. È ovvio che secondo loro Anna è quasi sicuramente morta. Si tratta di trovare un assassino, non di scovare un mezzo matto con una ragazza in cantina.
Hanno avuto il buon cuore di lasciare tutti i racconti della signora Ballard su Anna da piccola. Tutte le sue speranze, i suoi sogni. Sembra che sia il genere di cose che spinge la gente a telefonare per dare nuove informazioni. Ma l’obiettivo è trovare i due uomini. Trovare il cadavere, immagino. Mi viene freddo a pensarci…
Ed è qui che Tony si arrabbia davvero. Secondo lui, se la polizia non fosse stata così lenta nel diffondere l’ordine di ricerca di Karl e Antony dopo la mia segnalazione, forse non avrebbero fatto in tempo a dileguarsi. Probabilmente scappando all’estero.
Da quel che ho capito io, il ritardo c’entra qualcosa con Sarah. La polizia ha assunto un atteggiamento diplomatico, ma facendo due più due mi sembra che all’inizio la ragazza abbia negato di averli incontrati. I due sul treno. Ha detto che me l’ero inventato io. È stato solo dopo aver visionato le registrazioni delle telecamere di sorveglianza, e ne hanno trovate un paio in cui li si vedono scendere dal treno insieme, e poi davanti alla stazione, che la polizia ha diffuso le loro foto. Troppo tardi.
Ma ovviamente quello è il momento in cui tutto va storto e l’intera storia si ritorce contro di me.
Se avessi dato l’allarme telefonando subito. Se mi fossi fatta avanti. Se mi fossi intromessa.
Non devi pensarlo. Non puoi caricarti il mondo intero sulle spalle. Non hai fatto niente di sbagliato. Niente, Ella. Sono stati quei due. Non tu. Non puoi continuare a prendertela con te stessa.
Non posso, Tony?
E adesso non sono la sola.
Il primo biglietto è arrivato qualche giorno fa.
Quando l’ho letto, lì per lì sono rimasta tanto scossa da dover correre in bagno. Ho vomitato.
Non so spiegarmi perché ho provato tanta paura. Lo choc, immagino, perché all’inizio mi è sembrato così minaccioso, così maledettamente cattivo. Ma poi, quando infine mi sono calmata e ci ho pensato bene, ho capito chi l’ha mandato. Allora ho provato un misto di sollievo e terribile rimorso. Perché, se devo essere onesta fino in fondo, probabilmente me lo merito.
È solo rabbia. Non una vera minaccia, diciamo piuttosto una fustigata.
Quel primo biglietto era in una busta. Un cartoncino nero con le lettere ritagliate da una rivista.
Perché non l’hai aiutata?
Proprio come si vede nei telefilm, e neanche molto ben fatto. A toccarlo era ancora appiccicoso.
Sono stata una stupida, l’ho stracciato e l’ho buttato nel cestino perché non volevo che Tony lo vedesse. Sapevo che avrebbe telefonato alla polizia e non volevo. Così sarebbero tornati. Sarebbero tornati i giornalisti. Tutto quel casino, di nuovo.
Mi ci è voluto un po’ per arrivarci. All’inizio ho pensato che potesse essere uno dei tanti balordi, ma poi, aspetta un minuto, mi sono detta, la tele non ha ancora trasmesso il servizio sull’anniversario.
La verità è che questa storia è stata dimenticata. Fino al programma di questa sera nessuno ci ha più pensato. È così che funziona, ecco perché per la polizia è tanto difficile. Un momento sono tutti lì che ne parlano, e un momento dopo tutti dimenticano.
Poi oggi è arrivato un altro biglietto. Sempre nero con un messaggio che fa più male.
Carogna… come fai a dormire?
Così adesso lo vedo con più chiarezza. È tutta colpa mia. È una ritorsione, e non solo per ciò che non ho fatto per Anna, ma per essere andata laggiù d’estate.
Ora so benissimo chi mi manda i biglietti…