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Il padre

Henry ha visto arrivare la macchina mentre si trovava nel campo più alto ed esposto della fattoria a controllare le pecore. Lassù tira molto vento e si è chiuso il giaccone fin sotto il mento, senza mai staccare gli occhi dalla casa sottostante.

Questa parte della sua proprietà ha sempre rappresentato un problema logistico. Difficile accedervi se non con un quad e Henry ha sempre avuto rapporti complicati con il quad su terreni accidentati. Barbara non ha idea di quante volte abbia rischiato di capottare. Lassù, sul pendio più ripido, una volta ha temuto seriamente che quello stupido coso lanciato a tutta velocità stesse per rovesciarsi. Due ruote si erano staccate da terra e aveva sentito la macchina inclinarsi sotto di sé, il peso spostarsi dalla parte sbagliata. È precisamente come te lo dicono. Un flash nella mente: come se la caveranno, quando lui non ci sarà più?

Sente di nuovo l’eco nella testa. La voce di Anna.

Mi fai schifo…

Era stato tale lo spavento sul quad, che quel giorno era andato subito nel suo studio di fianco allo stanzino delle scarpe a modificare la sua assicurazione sulla vita su Internet. Cosa che più tardi aveva scatenato un tremendo diverbio con Barbara.

«Non possiamo spendere di più per l’assicurazione, Henry. Si può sapere perché l’hai fatto? Non puoi essere così paranoico».

Aveva promesso di cancellare i premi extra mentre segretamente si chiedeva se non dovesse accettare l’offerta che gli aveva fatto il vicino di acquistare i campi più difficilmente accessibili, che invece sarebbero stati perfetti per il suo bestiame. Ma era una questione di orgoglio. Fingeva ancora di essere un vero imprenditore agricolo, e non un operatore turistico.

Ora è fermo a guardare la macchina che se ne va. È chiaro che il guidatore è preoccupato, non si fida della strada che porta alla loro fattoria, procede adagio. No. Henry ha deciso che non darà in affitto né venderà altra terra di quella che suo nonno e suo padre hanno tanto faticato per procurarsi. E pazienza se era l’attività turistica a fare la parte del leone sulla carta. Gli appartamenti per le vacanze. Il camping. Dentro di sé, è ancora un allevatore. E così è lì che pensa alle sue poche pecore e ai suoi manzi e anche al premio dell’assicurazione sulla vita che non ha ridotto. Non ha riconosciuto l’uomo che è stato da loro. Alto e snello, ma troppo lontano per vederlo in faccia. Per un momento Henry pensa che possa essere stato un poliziotto e prova la ormai familiare scarica di adrenalina.

È passato un anno, e a differenza di sua moglie Henry non si aspetta che Anna venga ritrovata viva.

Guarda Barbara uscire sulla soglia di casa ad assicurarsi che il visitatore se ne sia andato.

Sta pensando che forse farebbe meglio a scendere e vedere un po’ cosa sta succedendo, quando sente belare dietro di sé. Due delle sue pecore sono scivolate su uno strato di fango fino in fondo al campo, pericolosamente vicino al ruscello. Dannazione. Dovrà andar giù. Incoraggiarle a risalire a un livello più sicuro.

La manovra su quel terreno così cedevole lo impegna più a lungo di quanto avrebbe voluto.

Stupide pecore. Senza cervello.

Chiama Sammy che ha la coda tra le gambe. Neanche al cane piace quel campo, ora lo sta guardando come se fosse impazzito. Cosa ci facciamo quassù? Di solito non ci vieni con il quad?

Con l’aiuto di Sammy riesce alla fine a convincere le due pecore sbandate e il resto del gregge a risalire la china. Quando sono lassù, le spinge attraverso il cancello di un campo attiguo che, sebbene sia povero d’erba, è un posto più sicuro dove lasciarle per la notte. Chiude il cancello, richiama Sammy al suo fianco e riprende finalmente il sentiero di casa.

Si chiama Primrose Lane. Era la passione di Anna quand’era piccola, per via delle siepi alte e dei fiori selvatici, di cui raccoglieva sempre dei mazzolini.

Facciamo a chi arriva primo, papà.

Ascoltando questa eco più gradita, Henry chiude gli occhi e per un momento resta immobile. La rivede nel suo piumino rosa, con il suo berretto rosa con il pompon e i suoi guantini rosa. Dài, papà. Facciamo a gara fino a casa. Con il mazzolino di primule stretto tra le dita.

Solo quando sente Sammy che gli struscia il muso sulla gamba riapre gli occhi.

Okay, vecchio mio. È tutto a posto. Accarezza la testa del cane, fa un bel respiro e s’incammina verso casa.

Quando arriva, Barbara è rientrata.

Si toglie gli stivali nello stanzino e ordina al collie che è tutto inzaccherato di non muoversi.

«Allora, chi è venuto?».

Barbara esce dalla cucina asciugandosi le mani nel grembiule e la sua faccia è cinerea.

«Un investigatore privato».

«Cosa diavolo ci fa qui un investigatore privato?»

«Dice che Ella, quella del negozio di fiori, riceve dei brutti messaggi».

«Sai che novità».

«No. Non quelle cose da social media. Lettere vere e proprie, o qualcosa del genere. A casa. Brutta storia».

«E noi che cosa c’entriamo?»

«Questo investigatore privato pensa che possa essere stata io a spedirle».

«Ti ha accusata?»

«Non esplicitamente, ma era sottinteso. Come se mi stesse facendo un favore. Mi ha avvertito di smettere».

Henry socchiude gli occhi e non dice niente.

«E prima che tu me lo chieda, no, non sono stata io. Anche se non posso far finta che m’importi qualcosa di chi gliele manda».

«Be’, spero che tu gli abbia detto di non farsi più vivo. Credi che dovremmo sentire Cathy? O la polizia di Londra? Riferire a loro?»

«No. Non serve. Gli ho intimato di non tornare. Lui mi ha assicurato che alla polizia ci pensa lui».

«E tu non gli hai detto nient’altro. Niente di sciocco, Barbara. Su di me?».

Lei lo squadra. Uno sguardo fisso. Freddo.

Henry sente aumentare le pulsazioni.

«No, Henry. Non ho detto niente di sciocco… su di te».

Henry si siede sul vecchio inginocchiatoio che serve da appoggio nello stanzino delle scarpe.

«Jenny è a casa?»

«Non ancora. È andata in città. Vuole una giacca nuova per la veglia. Qualcosa di caldo ed elegante».

Henry ha chiarito alla perfezione fin dall’inizio come la pensa sulla veglia. Non è un uomo religioso. L’idea è stata del parroco. Candele e preghiere per sottolineare la ricorrenza di un anno. Era stata fissata per giovedì, a un anno esatto. Ma dopo che è stata confermata la ricostruzione nel programma in TV, hanno deciso di rimandare a sabato. Più comodo anche per la gente, nel fine settimana.

Barbara solleva il mento. «La madre di Sarah spera che possiamo sospendere la veglia finché Sarah non starà abbastanza bene da esserci, ma io le ho risposto che non era una buona idea, che sua figlia deve pensare solo a stare meglio. Credo che sia giusto lasciare le cose come abbiamo programmato».

«E credi ancora che sia una buona idea? La veglia?»

«Non lo so, Henry. Ma la gente è stata gentile e sembra che tutti vogliano fare comunque qualcosa. E verrà qualcuno dal giornale a fare una foto che aiuterà a mantenere il caso sotto gli occhi del pubblico. Cathy dice che è un bene. Mantenerlo sotto gli occhi del pubblico».

«E Sarah? Sostiene ancora che è stato un incidente? Le pillole».

Nessuno si fa un’overdose per sbaglio, pensa Henry. Cerca di provare più compassione per Sarah, ma scopre di non riuscirci.