Scena bonus da Cameron e Maya
Cameron
Maya Jacobs era la mia vita. Il mio mondo. Nel giro di qualche ora sarebbe diventata anche mia moglie.
L’avevo portata ovunque con me… per anni. Eravamo stati separati dalla guerra, avevamo sofferto l’uno lontano dall’altra. Poi, come per miracolo, la ritrovai. Finalmente stavamo insieme, prossimi a raggiungere la tappa successiva nella nostra relazione.
Ma c’era qualcosa che non andava. Lo sentivo.
Quella sera avrei dovuto passarla con Darren. Uscire con i ragazzi a divertirci. Ma nulla poteva tenermi distante da lei. Mio fratello a un certo punto smise di provarci.
Sapevo che qualcosa non andava ed ero deciso a scoprirlo prima che ci giurassimo amore eterno il giorno dopo.
Bussai alla porta della nostra suite presidenziale.
Aspettai qualche secondo ma nessuno rispose, così l’aprii. L’aria dell’oceano soffiò su di me, gonfiando le tende del balcone. Entrai e attraversai la stanza. Il cielo era blu notte. Soltanto il bagliore della luna illuminava i flutti dell’oceano.
Oltre le alte arcate vidi Maya rannicchiata su un divanetto di vimini, con una sciarpa leggera sulle spalle. Mi guardò stupita. I suoi capelli biondi fluttuavano al vento.
«Cam. Cosa ci fai qui?»
«Volevo vederti».
«Ma non potevamo vederci prima di domani, come vuole la tradizione».
«Lo so, ma non mi importa». Mi sembrava impossibile passare anche una sola notte senza di lei.
«Neanche a me, in realtà», disse sottovoce. «Sono felice che tu sia qui. Mi sei mancato».
Mi sedetti accanto a lei e la presi per mano. Non trascorrevamo una notte separati da quando le avevo chiesto di sposarmi, alcuni mesi prima. Da allora sperai che non ci fosse più motivo per non dormire insieme. Perché iniziare proprio quella notte?
Restammo seduti in silenzio per un po’. Si appoggiò a me, ascoltammo il rumore rilassante dell’oceano.
«Come ti senti se pensi a domani?».
Abbassò lo sguardo verso le nostre dita intrecciate. «Sono pronta. Un po’ tesa, credo, perché c’è tutta la tua famiglia. Ma se ogni cosa andrà secondo i piani, sarà una giornata meravigliosa».
Passai un dito lungo la linea della sua mano, poi gliela strinsi.
«Maya…».
Sollevò il capo, pareva assorta mentre mi guardava con i suoi occhi castani. «Cosa c’è?»
«Ti conosco, Maya, c’è qualcosa che non va. Sento un macigno sullo stomaco, non riesco a pensare ad altro. Voglio che domani sia un giorno perfetto per te, ma non posso farcela se non mi dici cosa ti preoccupa. È per tua madre?».
Mi fissò un attimo, prima di voltarsi all’orizzonte. «No. Insomma, mi manca, certo. Avrei tanto voluto che fosse qui, più di ogni altra cosa. Ma quando ci penso provo tanta felicità per avere te e i nostri amici, siete diventati la mia famiglia».
«E allora cosa c’è?».
Sospirò, fu allora che capii che il mio istinto non sbagliava. Quel macigno diventava sempre più grande.
«Piccola, dimmi. Di qualunque problema si tratti, lo risolveremo. È quello che ti ho promesso, giusto? Insieme affronteremo tutto».
Le posai una mano sulla guancia, costringendola a guardarmi. Aveva gli occhi lucidi, ma non sembravano tristi. Mi afferrò la mano e se la portò sulla parte bassa del ventre.
Il cuore iniziò a battermi in una maniera insolita. Restammo a fissarci negli occhi, e per un istante smisi di respirare.
«Maya». Pronunciai il suo nome come fosse una preghiera.
Aveva la mascella serrata, gli occhi spalancati, in attesa della mia reazione.
«Sei incinta?».
Annuì, poi deglutì. «Ti prego, non ti arrabbiare».
Sentii diecimila trombe risuonare da lontano. Non potei nascondere un sorriso talmente grande da farmi male. La tirai su e la strinsi forte a me.
Mentre la abbracciavo inalai il suo dolce profumo, godetti di quel corpo caldo. «Non sono arrabbiato. Sono così felice che riesco a malapena a respirare. È una notizia fantastica».
«Temevo di aver rovinato tutto», sussurrò. Sentivo il suo respiro delicato sull’orecchio.
Le posai di nuovo la mano sulla guancia affinché mi guardasse. «Questo è, senza alcun dubbio, il regalo di nozze più bello che potessi farmi».
Mi rivolse un sorriso carico di dolcezza, e in quel frangente il mio amore per lei invase ogni cellula del mio corpo. Desideravo la sua felicità più della mia. Vivevo per il suo sorriso, e per le lacrime di gioia che le restarono aggrappate agli angoli degli occhi.
Ero pronto a promettere di renderla felice ogni giorno della sua vita.
«Stiamo per avere un bambino». Dissi quelle parole a voce alta perché stentavo ancora a crederci.
Mi baciò con delicatezza, un gesto tenero che si sposava alla perfezione con quel momento magnifico. Le toccai la pancia. Il mio cuore fu sul punto di esplodere per tutte le emozioni provate. Pensare che il nostro bambino stesse crescendo dentro di lei era qualcosa di incredibile, una sensazione più forte di qualunque altra.
«È parte di te e di me», sussurrai contro le sue labbra.
«È parte di te e di me», ripeté.
Carico di un’energia che sembrava troppa da contenere, la baciai con passione. Mi abbracciò stretto. La cinsi, la accarezzai, la coccolai. La mia bellissima Maya.
Quando ci staccammo eravamo ormai senza fiato.
«Non voglio andarmene», dissi.
Mi passò le dita fra i capelli. «Allora resta».
Da lontano sentimmo qualcuno ululare. Guardai giù dal balcone, sulla spiaggia. Riconobbi la sagoma di Darren. Stava entrando nudo nell’oceano. Un istante dopo vidi Vanessa che lo seguiva con addosso soltanto le mutandine.
Non riuscii a trattenere una risata. «Non credo di avere altra scelta. A quanto pare, la stanza di Darren sarà occupata questa sera».
Maya seguì il mio sguardo. «Spero che non rimanga scottata».
Le presi il mento per farla voltare. «Forse l’amore è nell’aria, e noi non dovremmo preoccuparcene».
Sospirò e rilassò le spalle. «Hai ragione. Sarà meglio concedergli il beneficio del dubbio. Dopotutto, sta per diventare mio cognato».
«Spesso si comporta da grandissimo stronzo, dunque non me la prendo se non ti fidi di lui».
Si mise a giocherellare con i miei capelli e inclinò la testa. «Credi che meriti una donna come Vanessa?»
«Forse no. Ma ogni volta che parla di lei sembra una persona diversa. Dammi pure del matto, ma secondo me potrebbero avere una possibilità».
«Lo spero».
Strofinò le labbra sulle mie, passandovi sopra la lingua. Tutti i pensieri su quel matto di mio fratello e la sua bellissima conquista svanirono. Sentii il calore del corpo di Maya sotto le mani, la sua reazione appena le passai le mani lungo le cosce, sulla pelle morbida.
«Domani ci aspetta una giornata impegnativa», mormorò.
«Devo andare via?».
Anche se avevo pronunciato quelle parole, sapevo bene che non sarei mai riuscito ad allontanarmi da lei. Dovevo farla mia. Quella notte, e quella dopo, così come ogni giorno della nostra vita.
Scosse il capo. «No. Non provarci neanche».