Capitolo sei
Vanessa
Trascorsi la notte di sesso allo stesso tempo migliore e peggiore della mia vita. L’ipotesi di Eli si era rivelata realtà. Non avevo più dubbi. Darren scopava da Dio. La sua abilità a letto era degna della sua perfezione fisica. Era lontano anni luce da tutti gli altri su quel frangente. Fare paragoni sarebbe stata una completa perdita di tempo.
Forse dentro di me lo avevo sempre saputo. Incredibile. Da mandarmi fuori di testa. Da orgasmi multipli.
Soltanto che, in fondo, si trattava di puro e semplice sesso, nient’altro.
Conoscevo quella sensazione. L’avevo provata altre volte. Certo, era passato del tempo, ma non ero nuova a esperienze da una notte e via. Sapevo cosa significasse lasciarsi trasportare dall’attrazione fisica per poi guardare in faccia la realtà, appena finito tutto. Tra le varie sensazioni spiccavano quella di essere stata usata e di essersi venduta senza tanti complimenti.
Per qualche ragione mi ero illusa che le cose con Darren sarebbero andate in un altro modo. Ma perché avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa? Quell’uomo era il più alto rappresentante delle relazioni senza coinvolgimenti, del sesso occasionale. E chi ero io per lui, se non l’ennesima conquista?
Avevo avuto più di un orgasmo. Non mi potevo lamentare, ma la conclusione di quella serata mi fece sentire incredibilmente vuota. Fu come se avesse voluto allontanarsi il più possibile dopo essere stati tanto vicini.
Nel mio cuore speravo che non fosse così… insensibile. Rimasi sola, assorta nei miei pensieri, mentre lui si distaccava da me. Sentii il rumore dell’acqua nella doccia dove si era ritirato, da solo. Non c’era lenzuolo profumato che potesse proteggermi da quella spiacevole sensazione. Non avrei potuto scappare da quella stanza più in fretta di quanto non feci.
Anche se avrei trascorso il resto della serata a pentirmene.
«Mi stai ascoltando?»
«Cosa?». Sbattei le palpebre diverse volte, quindi riuscii a mettere a fuoco il viso di Eli.
«Ti ho chiesto se hai intenzione di portarti una borsetta alla cerimonia, oppure preferisci che tenga io le tue cose, dato che ho i pantaloni con le tasche».
Scossi il capo. «Porterò la borsa. Ti ringrazio lo stesso».
Stavo reggendo l’abito di chiffon mentre Eli cercava di tirare su la zip cucita su un lato. Il vestito da damigella aveva un taglio sottoveste senza spalline che arrivava fino al ginocchio. Leggero e traspirante, perfetto per un matrimonio su un’isola. Olivia era accanto a me occupata a truccare la sposa. Maya indossava soltanto la biancheria intima sotto una comoda vestaglia di raso. Quel completino di pizzo bianco, senza troppi fronzoli, sarebbe stato di sicuro apprezzato dal futuro marito quella notte.
Eli stava benissimo con la sua camicia bianca e la giacca di lino. Aveva fissato i capelli col gel, in maniera tale da tenere a bada i boccoli neri che altrimenti gli si sarebbero caduti sugli occhi. Era in piedi fra me e Maya. Aveva una mano posata su un fianco. «Hai l’aria stanca. Devi applicare una dose generosa di copriocchiaie. Hai dormito ieri notte?»
«Non molto», mormorai.
Mi porse un tubetto. Ne stesi un po’ sotto gli occhi, nel tentativo di coprire anche le numerose efelidi che mi erano spuntate nel giro di soli due giorni.
Eli diede una rapida occhiata a Maya e Olivia per poi tornare a guardare me. «Darren?».
Lo disse a bassa voce, gliene fui grata. L’ultima cosa che desideravo era che Olivia scoprisse che avevo passato la notte con suo fratello. Ero certa che, se l’avesse saputo, la notizia sarebbe giunta all’orecchio dell’adorabile mamma in un baleno.
Annuii.
«È vero o no che è uno stallone?».
Mi strinsi nelle spalle. Non sapevo come rispondere a quella domanda. Era stato fantastico. Epico. Avrebbe potuto essere ancora più bello se avesse mostrato un briciolo di affetto dopo aver compiuto il suo lavoro. Invece quando ero uscita dalla sua stanza mi sentivo esattamente come mi aspettavo che mi sarei sentita se avessi ceduto alle sue avance: una puttana.
Qualcuno bussò. Andai ad aprire di corsa per sfuggire all’interrogatorio di Eli. Scoprii che dietro quella porta c’era proprio Darren. Mi sentii avvampare in una frazione di secondo. Era vestito come Eli, la camicia e la giacca bianche contrastavano a meraviglia con l’incarnato olivastro e i capelli scuri.
Stupida. Ero stata una stupida a permettermi di provare quelle emozioni. Avrebbe potuto avvertirmi perfino il papa in persona, avrei comunque seguito quello che mi diceva il mio stupido cuore, gettandomi fra le braccia di un playboy affabulatore.
«Ho un regalo per la sposa». Mi porse un cofanetto lungo e stretto.
«Oh, grazie. Glielo darò». Presi il pacchetto e cercai di non guardarlo negli occhi.
«Posso parlarti un minuto?»
«Be’, in realtà ci stiamo preparando». Fissai con attenzione la moquette fantasia del corridoio per evitare di incrociare il suo sguardo. Perché diavolo avevo passato la notte con lui poche ore prima del matrimonio?
«Sei bellissima».
«Grazie», risposi in un tono appena percepibile.
«Vanessa, per favore. Concedimi soltanto un paio di minuti».
Mi prese per mano, mi trascinò lungo il corridoio verso la hall, in quel momento deserta. Mi chiusi la porta alle spalle e rivolsi un’occhiata fugace all’uomo che mi aveva fatta impazzire e disturbato il sonno per tutta la notte. Si era rasato, la pelle era abbronzata, ma comunque non pareva a suo agio. Aveva la mascella contratta e le labbra serrate. Sembrava teso quasi quanto me. Aveva un aspetto impeccabile, ma appariva nervoso e in imbarazzo.
Mi morsi il labbro prima di dire: «Di cosa volevi parlarmi?»
«Perché ieri sera sei andata via…?».
A quelle parole il mio cuore sobbalzò, al solo pensiero che gliene fosse importato qualcosa. Ma finsi di non essere turbata. «Ero stanca. Non credevo che mi volessi ancora lì». In parte era vero.
Scosse il capo, la mia risposta non sembrò consolarlo. «Mi dispiace».
«Per cosa?»
«Sono stato un idiota, lo sai anche tu. Smettila di far finta che non ti importi, Vanessa».
Lo scrutai, avrei voluto credergli. In realtà mi sforzavo affinché non mi importasse. Non lo volevo. Ma forse era arrivato il momento di arrendersi.
«Darren… è stata colpa mia. Sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare da te, invece mi sono lasciata trasportare dai sentimenti».
Esitò abbastanza da farmi pentire di quella confessione. Avrei dovuto continuare a far finta che non ci fossi rimasta male. Gli avevo già permesso di entrare nel mio corpo. Perché concedergli di entrare anche nel cuore e mostrargli in modo chiaro che non ero il tipo di ragazza con cui avrebbe voluto passare più di una notte?
Mi strinse le dita, mi si accese la speranza.
«Ho fatto una stronzata. Okay? A me importa di te, e non sono abituato a tenere alle donne con cui passo la notte. Questa sensazione mi ha colto di sorpresa, inoltre mi ha colpito in un periodo strano della mia vita, così non ce l’ho fatta. Volevo che restassi, sul serio. Io…».
Fece una smorfia.
«Cosa?», sussurrai. Il mio cuore era resuscitato, speranza e sentimenti inaspettati nei confronti di Darren offuscarono la delusione provata durante la notte appena trascorsa.
Questa volta distolse lo sguardo. «Ero dispiaciuto quando ho trovato il letto vuoto, l’unica cosa che volevo era tornare da te. Ma soprattutto ero arrabbiato, perché sapevo di aver meritato quel trattamento». Portò la mia mano alla bocca, baciandomi sul dorso. «Che tu ci creda o no, non voglio essere un bastardo dal cuore di pietra».
«Va tutto bene», commentai mentendo.
«No, non va bene. Ieri notte è stato fantastico. Non avevo mai desiderato tanto una donna, ma poi…». Esitò. «Forse non è stato lo stesso per te».
Scossi il capo. «Non avevo mai provato quello che ho provato per te ieri notte. Ti ho detto la verità».
«Dammi un’altra possibilità, Vanessa. Te lo sto chiedendo, ma ormai dovresti conoscermi abbastanza bene da sapere che sono un gran testardo. Non ti lascerò scappare tanto facilmente, e non ho intenzione di distruggere quello che sta nascendo tra noi».
«E cosa potrebbe mai esserci, tra noi?»
«Quello che vogliamo».
«Non è possibile che tu voglia…». Non riuscii a finire la frase. Mi si bloccarono le parole.
«Credimi, lo voglio».
Poi mi baciò, mettendo a tacere ogni dubbio e colmando lo spazio che c’era fra noi con la tensione feroce che mi aveva tormentato per giorni. Si scostò di colpo, lasciandomi col fiato corto e sconvolta.
«Io voglio tutto», affermò.
Cercai di riprendere fiato, la serietà del suo sguardo mi atterrì.
«Ci vediamo stanotte».
Poi si dileguò nel corridoio.
Darren
Fu un matrimonio perfetto, niente andò storto. Guardare Maya e Cameron scambiarsi la loro promessa al tramonto fu come una cartolina. Non ero mai stato un tipo romantico, ma non riuscii a negare la bellezza di quello scenario.
A cerimonia finita, gli invitati si affollarono nella hall. Mi fermai a parlare con alcuni parenti, cugini e amici che non incontravo da tempo. Sentivo un’insolita energia dentro di me. Forse perché avevo visto mio fratello fare una promessa d’amore alla donna della sua vita. O magari era per via della speranza che avevo letto negli occhi di Vanessa qualche ora prima, quella che le avevo fatto perdere durante la notte con il mio comportamento da stronzo. Ancora non capivo perché mi sentivo tanto strano. Quella donna aveva fatto nascere in me sentimenti sconosciuti.
Non appariva disperata. Neanche lontanamente. Altre volte mi era capitato di dovermi liberare di una ragazza che non mi interessava, ma non di lei. Era come se non volesse desiderarmi quanto mi desiderava. Le avevo permesso di allontanarsi per istanti preziosi la notte precedente, quando ero dentro di lei, quando la stavo facendo mia, regalandole sensazioni che non avrebbe potuto non ammettere di aver provato. Il contatto fisico mi aveva fatto perdere la testa, portato a crederle quando ammise che provava gli stessi sentimenti per me. C’era chimica fra noi, ormai era innegabile.
I miei pensieri vorticavano tutti intorno a Vanessa, ai giorni appena trascorsi. Ed ecco la mia vita, più facile se vista da fuori, in un posto come quello in cui mi trovavo. Un’oasi avulsa dal mondo reale.
Il sole al tramonto tinse la sabbia e il cielo di rosa. Cam e Maya danzavano sulla pista, l’uno con lo sguardo perso nell’altra. Maya sorrideva, e che il diavolo mi fulmini se non notai Cam sorridere tutto il giorno. Come al solito non le staccava le mani di dosso, d’altro canto perché avrebbe dovuto cambiare proprio quel giorno?
Non avevo mai visto un uomo innamorarsi alla follia e restare con la stessa donna tanto a lungo. Avevano passato momenti difficili, due proposte di matrimonio andate male, avevano perfino superato tutti i fantasmi che ossessionavano Maya. L’amore che provava per lei era sempre stato incomprensibile ai miei occhi, ma lo ammiravo. Altrettanto incomprensibile era l’invidia che mi attanagliava in quel momento. Invidia e una sensazione sempre più pressante di non avere più molto tempo.
Non che mi importasse di cosa pensassero gli altri, ma leggevo gli sguardi della gente intorno a noi. Non ero forse io quello che ci si aspettava che sarebbe capitolato per primo? Ero il fratello maggiore, ma Cameron mi aveva battuto sul tempo.
Mettere al primo posto la persona amata e fidarsi ciecamente che l’altro avrebbe fatto lo stesso… Non era così che ci avevano cresciuti. Sarei mai stato capace di amare incondizionatamente?
Non riuscivo neanche a sopportare di avere una donna nel letto dopo averci fatto l’amore, se “amore” si poteva definire.
Forse questo discorso valeva in passato. Sentii di avere un legame con Vanessa appena mi rivolse quello sguardo che mi tolse il respiro. Era come se i nostri corpi fossero fatti per accogliersi, per farci provare sensazioni che nessun altro sarebbe stato in grado di scatenare in noi. Poi, d’un tratto, la mia mente impostò il pilota automatico e quel guizzo di magia svanì per trasformarsi in voglia di scopare. Alla fine avevo fatto sesso con Vanessa come con molte altre donne. Come se non significasse nulla.
Invece lei significava qualcosa.
Trascorsi gran parte della mattinata da solo, assorto nei miei pensieri, nel tentativo di capire quello che mi passava per la testa e farmi un’idea su cosa dire durante il ricevimento. Io, tra tutta quella gente, soffrivo d’amore.
Il tempo era scaduto.
Avvicinai il coltello al bicchiere e lo feci tintinnare. Mi schiarii la voce e guardai il foglio di carta sul tavolo, davanti a me, per un istante. Appena mi alzai per fare il discorso, la sala piombò nel silenzio.
«Non so cosa sia venuto in mente a Cameron quando mi ha scelto come testimone di nozze. Credo che gli dèi dell’amore ci stiano guardando dall’alto e si stiano sbellicando, domandandosi cosa potrebbe mai dire questo scapolo incallito per rendere onore alla sacralità del matrimonio».
Gli invitati scoppiarono a ridere.
«Tuttavia, farò del mio meglio perché questa coppia lo merita».
Non mi ero mai sentito in imbarazzo ogni volta che mi era capitato di dover fare un discorso. Mi divertivo, ma ora che dovevo parlare di matrimonio e legami affettivi ero bloccato. Le parole da dire le avevo messe nero su bianco.
Fallo e basta, Darren.
Mi sforzai di proseguire.
«Ultimamente ho pensato a quanto sia difficile trovare l’amore. In alcuni casi il vero amore non si trova per anni e anni, nonostante lo si cerchi e si provi ad aggirare qualsiasi tipo di ostacolo, imposto dagli altri o perfino da se stessi. Ho l’impressione che le persone siano in grado di riconoscere questo sentimento, ma di dimenticare la magia che esso racchiude».
Intercettai il viso di mia madre in mezzo alla moltitudine di invitati. Mostrava la solita espressione impassibile e garbata. Dura e fredda, come il suo cuore. Tra lei e Frank era come se noi, i loro tre figli, fossimo condannati.
Il fatto che Cameron, a differenza mia e di mia sorella, avesse incontrato la sua anima gemella era un miracolo.
Guardai altrove, non avevo voglia di indugiare sull’unione priva d’amore dei nostri genitori e sull’essere cresciuti senza il giusto affetto.
«Quello che hanno Cameron e Maya… è qualcosa che non mi era mai capitato di vedere. Sono due metà di un corpo unico. Due cuori destinati a trovarsi. Il loro è un amore profondo che durerà per tutta la vita. È un amore da proteggere, per il quale combattere, da tenere stretto nella consapevolezza di essere stati fortunati a ricevere un dono tanto prezioso».
La mia voce si fece roca, venni pervaso da una strana sensazione che mi strinse alla gola. Stavo combinando un disastro? Appena notai una lacrima rigare il viso di Maya capii che non stavo andando male. Poi vidi Vanessa, accanto a lei, che pareva rapita dall’emozione. Deglutii a fatica. «Comunque lo si veda, è un dono delicato. Qualcosa da custodire come un tesoro, una volta trovato. Sono certo che Cameron e Maya coltiveranno l’amore che provano l’uno per l’altra con molta cura».
Sorrisi e sollevai il calice.
«Cin cin, a una coppia fortunata. Vi auguro tanta felicità».
Vanessa
Forse era merito dello champagne rosé, ma ora che tutte le formalità erano finite mi sentivo più leggera… sollevata. Anche se avvertivo ancora un senso di vertigine per il discorso di Darren. Non credevo che delle parole tanto sentite fossero frutto di una ricerca di spezzoni di discorsi presi dalla rete. Quell’istante di esitazione, di rivelazione in cui i nostri sguardi si incrociarono ancora mi perseguitava.
Una parte di me aveva voglia di credere che il tempo trascorso insieme gli avesse regalato l’ispirazione per alcune di quelle parole, ma la realtà era che avevamo condiviso soltanto pochi giorni durante il lungo tragitto delle nostre vite.
L’amore ha bisogno di tempo per crescere. A volte non bastano anni interi. Avevo l’impressione che anche lui la pensasse allo stesso modo.
Maya si girò sulla sedia verso di me. Il traffico incessante fra i tavoli del ricevimento andava diminuendo a poco a poco. Volevo chiederle se avesse parlato con Cameron, ma fino ad allora non ne avevo avuto la possibilità.
«La famiglia di Cameron ti ha già fatto il terzo grado?».
Scoppiò a ridere. «No, in realtà mi fa piacere conoscere un po’ tutti. Per fortuna non sono come Diane». Bevve un sorso d’acqua.
«Hai parlato con Cam?».
Mi rivolse un gran sorriso, aveva uno sguardo felice. «È venuto nella mia stanza ieri notte. Avevi ragione, come al solito. Era al settimo cielo. Non avrei mai immaginato di vederlo tanto contento».
Quella notizia mi emozionò una seconda volta. Mi avvicinai e l’abbracciai. «Sono così felice per te, Maya. Davvero».
Si scostò e mi prese per mano. «Grazie, Vanessa. Per la tua amicizia, per tutto. So di non esserci stata molto ultimamente».
«È comprensibile. E poi, per la cronaca, non andrò da nessuna parte».
«Spero che tutto questo succeda anche a te». Fece un cenno con la mano per indicare la sala colma di persone in festa per lei e Cameron. «Un giorno».
Sorrisi e abbassai lo sguardo verso il pavimento. Anch’io lo volevo, ma ci sarebbe stata parecchia strada da fare.
«Eli mi ha detto di Darren», sussurrò.
Alzai gli occhi al soffitto, infastidita. Per fortuna tra noi tre riuscivamo a mantenere ben pochi segreti.
«Non ti arrabbiare. Gliel’ho chiesto io. Mi ha detto che stamattina non sembravi la stessa. Va tutto bene?».
Sospirai. «Va tutto bene. Ma non so cosa aspettarmi. C’è chimica fra noi. Non lo nego. E poi dice delle cose… A volte ho l’impressione che si possa trattare di qualcosa di più importante di una storia passeggera. Però non mi fido ancora di lui».
«So che non ha una buona reputazione da quel punto di vista. Ma forse dovresti concedergli una possibilità».
Non aveva idea di quanto lo volessi anch’io, soprattutto dopo averlo rivisto quel pomeriggio. Prima che potessi aggiungere altro, si avvicinò Cameron. La sua figura era imponente davanti a noi. Lei lo guardò. Le brillavano gli occhi, sprizzava amore da ogni poro.
«Posso rubarti alla tua amica per un ballo?». Le prese la mano.
Senza parlare, si alzò. «Certo». Poi mi disse: «Ci vediamo dopo».
La salutai con un cenno della mano e bevvi l’ultimo sorso di champagne che rimaneva nel bicchiere. Ero pronta a buttarmi in pista per distrarmi dai tanti pensieri che avevo e per divertirmi. Gli invitati iniziavano ad andare via, anch’io me ne sarei andata di lì a poco.
Diane venne verso di me appena mi tirai su. «Ti stai divertendo?»
«Sì. È una bellissima giornata».
Si voltò verso Cam e Maya che ballavano. Lui le stava sussurrando qualcosa all’orecchio mentre le accarezzava la pancia leggermente prominente. Mi scoppiava il cuore dalla felicità a guardarli.
«Immagino che sapessi già della gravidanza». Diane non fece granché per mascherare una smorfia. «Cameron ci ha dato la notizia stamattina. Ora capisco perché avevano tanta fretta di sposarsi».
«Credo che ne avessero intenzione già da tempo».
«Sì, certo. Sono anni che è innamorato perso di quella ragazza. Devo confessarti che non ho mai compreso il motivo della sua infatuazione».
La maniera in cui disse “quella ragazza” mi innervosì. Come si permetteva di parlare di Maya in quel modo, soprattutto nel giorno in cui era entrata a far parte della sua famiglia? Non riuscivo proprio a capirla.
«Penso che loro due siano le uniche persone a cui debba interessare. Si tratta della loro relazione». Cercai di rivolgermi a lei con educazione, anche se dentro di me ribollivo dalla rabbia.
Ridusse gli occhi a due fessure, poi si rilassò. Accennò un ghigno malevolo, quindi osservò Darren seduto all’altro capo del lungo tavolo del ricevimento.
«Darren non farà mai un simile errore. Non è come Cameron».
«Cosa intende dire?». Non potei nascondere l’irritazione nel tono di voce. In qualche maniera la conversazione stava assumendo una connotazione personale.
E se Darren si fosse innamorato? E se si fosse innamorato di una come me? Quella strega mi avrebbe guardata come guardava Maya? Cosa ne sarebbe stato di tutte le sue speranze?
«Lui non si è mai lasciato fregare».
«Non vuole che suo figlio sia felice?»
«Credimi, un matrimonio non lo renderebbe felice». Subito dopo si girò e si allontanò.
Mi sentii sollevata e allo stesso tempo infastidita. Un giorno una donna avrebbe reso felice Darren. Che problema c’era se, nel frattempo, alimentavo le mie fantasie pensando che quella persona potessi essere io? Desideravo che Darren trovasse l’amore, anche se fosse stato con qualcun’altra. Non avevo idea di cosa o chi avesse indurito il cuore di sua madre, ma se uno dei fratelli Bridge avesse avuto problemi a trovare l’amore, e a coltivarlo, senza dubbio sarebbe stata anche colpa dell’esempio che quella donna aveva dato loro nel corso della vita.
Con rinnovato coraggio, andai da Darren. Finì di conversare con l’uomo che ci aveva interrotti dal bacio che ci stavamo per scambiare sulla spiaggia e mi guardò, ancora seduto sulla sedia. Pregai il Signore nella mia mente, perché soltanto vederlo mi faceva formicolare la pelle.
Mostrava un accenno di sorriso mentre il suo amico gli parlava, e tutto il piacere provato durante la notte appena trascorsa sembrò filtrare dai suoi bellissimi occhi castani. C’era stato qualcosa tra noi che andava al di là dell’eccitazione del momento. Qualunque cosa fosse, ci aveva travolto e lasciato sconvolti. Finché saremmo rimasti su quell’isola, insieme, avevo intenzione di vivere appieno quella sensazione.
“Ti va di ballare?”, mimai con la bocca per non intromettermi in una chiacchierata che pareva essere tenuta viva soltanto dal suo amico.
Si girò verso di lui. «Ehi, Jeffrey. Lei è Vanessa».
Quell’uomo aveva gli occhi grandi e un sorriso sincero. «Piacere di conoscerti, Vanessa. Stai facendo rigare dritto questo ragazzo?»
«Faccio del mio meglio. Ma non è facile».
Scoppiò a ridere. «Lo credo bene».
«Posso rubartelo per qualche minuto?»
«Ma certo». Gli diede una pacca sulla spalla e mi fece l’occhiolino prima di lasciarci soli.
Darren si alzò e mi prese per mano, tirandomi con delicatezza a sé. «È un lento. Sai cosa significa, vero?».
Sollevai un sopracciglio.
«Significa che per l’intero brano ti metterò le mani addosso, e non garantisco che mi comporterò da gentiluomo». Dal modo in cui mi guardò dedussi che stesse scherzando solo in parte.
Gli feci scivolare un dito lungo la cravatta di lino e sorrisi. «Be’, non siamo più alle scuole medie. Credo che tu possa palparmi senza incorrere in conseguenze gravi».
Affondò i denti nel labbro inferiore, poi mi avvolse con un braccio la vita. Chiusi gli occhi per un istante, ero tentata di saltare la parte del ballo per passare direttamente alla fase “non garantisco che mi comporterò da gentiluomo” nella sua stanza.
Ma tanto avevamo ancora tutta la serata.
Lo presi per mano e lo guidai verso la pista da ballo piena di invitati. «Forza, Casanova. Balliamo».
Appena messo piede sulla pista mi strinse forte. Mi sciolsi in quell’abbraccio, avevo l’impressione che stessi sviluppando una dipendenza dal contatto con lui. Gli appoggiai la guancia contro il petto duro come la roccia e inalai il suo profumo. Quella fragranza inconfondibile, fresca e virile, mi riempì i polmoni e mi risvegliò un sesto senso. Ero senza dubbio attratta da quell’uomo, a un livello primordiale e incontrollabile.
Sentivo le sue mani percorrermi la schiena, sull’orlo del vestito di seta che lasciava spazio alla pelle nuda. «Bel discorso», mi sussurrò all’orecchio.
«Grazie, anche il tuo mi è piaciuto. Da dove hai preso ispirazione?»
«Per il discorso?». Sollevò un sopracciglio e accennò un sorriso di intesa. «È stata tutta farina del mio sacco. Credimi, perfino io ne sono rimasto sorpreso».
«Mi hai colpita. L’amore non è un argomento facile da trattare davanti a una platea, a mio avviso. Ma è stato bellissimo».
«Grazie, rossa».
Abbassò il capo per guardarmi negli occhi, facendomi battere forte il cuore, come succedeva sempre quando gli ero vicina. Mi sarebbe mai passato? Sarebbe arrivato il giorno in cui mi sarei ritrovata accanto a lui senza provare quell’emozione? Non contava quanto il cervello mi mettesse in guardia, il mio corpo lo desiderava. Avvertii una sensazione magica e sconosciuta sotto la pelle, che mi spinse a dargli una possibilità.
Cominciò un altro brano, la nostra danza lenta sembrò all’improvviso fuori luogo. Darren mi fece volteggiare per poi farmi avvicinare di nuovo. Iniziammo a ballare a un ritmo più veloce. Ridacchiai, allegra perché mi sentivo viva.
A essere sincera, non importava se la mia storia con Darren sarebbe durata soltanto un’altra notte. Avevo deciso di non lasciar passare neanche un secondo senza ricavare il più possibile da quella vacanza. Chi poteva sapere cosa ci avrebbe riservato la vita reale una volta tornati a casa? Per la prima volta, dopo tanto tempo, ero felice.
Danzammo fino allo sfinimento, non sentivo più le ossa a forza di stargli dietro. Alla fine ci prendemmo una pausa, così andai a prendere dell’acqua al bar. Lui si allentò la cravatta, io mi diedi una sventolata.
«Sei un bravo ballerino, Darren Bridge». L’acqua fresca mi scivolò lungo la gola arsa.
«Cosa posso dirti, mi ispiri».
Scoppiai a ridere, a quanto pareva non riuscivo a trattenere quelle risate da sciocca.
«Dico davvero. Sei una donna straordinaria, Vanessa». Si avvicinò e sfiorò delicatamente i fiori che avevo fra i capelli. Leggevo tante emozioni nei suoi occhi castano chiaro. «Non voglio che questa vacanza finisca».
Chiusi gli occhi, perché non volevo mostrargli che anch’io desideravo lo stesso. Scattai un’istantanea nella mia mente. La musica, le risate e le chiacchiere degli ospiti dell’hotel, il rumore delle bevande versate nei bicchieri dal barista dietro di noi. Avevo voglia di fermare il tempo. Volevo che quel giorno durasse per sempre. Che durasse abbastanza per capire se la storia con Darren fosse destinata a svanire o a mettere radici.
«E poi, odio l’idea di aver perso la tua fiducia ieri sera. Ti dimostrerò che posso essere meglio di così. Ho sbagliato. Sappi che ogni tanto mi capita».
«E io cosa dovrei fare? Perdonarti ogni volta che ti comporti da stronzo?», scherzai nel tentativo di mantenere il tono leggero della conversazione. La notte appena trascorsa sembrava un lontano ricordo, e più tempo passavamo insieme, più mi sentivo pronta a concedere alla nostra storia un’altra possibilità.
Il suo sguardo si incupì appena. Si chinò e mi diede un bacio poco casto. Feci un respiro profondo e il profumo fresco della sua acqua di colonia mi riempì i polmoni.
«Ci stanno guardando».
«Tu non sei il mio piccolo, sporco segreto, rossa. Non mi importa se tutto il mondo scopre che stasera sarai mia».
«Chi ha detto che sarò tua?». Quell’atteggiamento di sfida era alquanto infondato, perché non desideravo altro. Essere reclamata, posseduta, anche solo per una notte.
Mi baciò di nuovo, un bacio più delicato, sentii il suo alito aromatizzato dalla nota dolce dello champagne contro le labbra. «Lo dico io. E non accetto un no come risposta».
«Mi avevi chiesto una notte, Darren».
«Ora te ne chiedo un’altra».
Ogni notte passata a letto insieme mi avrebbe portata più vicina a innamorarmi di lui. Eppure neanche quello mi impediva di accettare. «E allora?»
«E allora concedimi anche stanotte», sussurrò. «E quella dopo. Dammi pure del matto, ma in questo momento voglio ogni notte».
Parole bellissime e tentatrici. «Sono certa che sia tutta colpa dello champagne».
«No». Scosse il capo, poi mi guardò con determinazione. «Stento a crederci anch’io, ma ti desidero come non ho mai desiderato nessuna prima d’ora. Non posso prometterti che sarà per sempre, ma non riesco nemmeno a tirarmi fuori».
«Voglio crederti».
«Posso provare a dirti tutto quello che vuoi sentirti dire in questo momento. Potrei cercare le parole giuste e sperare che siano sufficienti a convincerti quanto questo desiderio che ho di te mi stia logorando dentro. Ma oggi non ce la faccio. Tutto quello che voglio fare è toccare… assaggiare…», sussurrò sulle mie labbra per poi baciarmi ancora. «Voglio sentire e scopare. Sono pronto a portarti di sopra e mostrarti cosa mi stai facendo, finché il sole non sorgerà».
Il suo sguardo voglioso non lasciava dubbi.
«Allora portami di sopra».