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Anche se fossimo stati tutti riposati e in perfetta forma, sarebbe stato difficile tirare su il corpo di Jane dal precipizio. Ora, con le continue scosse e con tutti noi esausti per la mancanza di sonno e di cibo, era impossibile. Luke suggerì di lasciarla dov'era caduta, offrendosi di coprirla di sassi fino all'arrivo dei soccorsi.

Questa operazione, necessaria per proteggere il corpo dagli uccelli da preda, richiese un tempo che parve lunghissimo. Osservai Luke strisciare sui fianchi ripidi del precipizio, raccogliendo i sassi a uno a uno per poi posarli delicatamente sul corpo di Jane fino a coprirne ogni centimetro... Ogni centimetro, cioè, tranne la terribile lacerazione prodotta dal legno che le era penetrato nel petto. Luke si muoveva pesantemente, tradendo la stanchezza che si rifletteva sul suo viso cinereo. Tutte noi avremmo voluto aiutarlo, ma lui fu irremovibile nel rifiutare.

«Se qualcuna di voi cadesse... non credo che potrei farlo di nuovo!» ci gridò dal basso, scuotendo la testa.

Osservammo in silenzio, tenendoci per mano, mentre Jane, una donna che conoscevamo appena, e di cui pure sentivamo già la mancanza, scompariva a poco a poco sotto i sassi. Dana pregava ad alta voce, e penso che quello fu il primo momento in cui fummo sicure che la stessa cosa sarebbe potuta succedere a chiunque di noi.

Eravamo state più fortunate di coloro che erano morti durante il terremoto... probabilmente migliaia. Eravamo più fortunate di Lucy o di Jane. Ma vivevamo un tempo preso a prestito. Quanto poteva durare?

Dopo, seduti al tavolo di cucina a Thornberry, ci guardammo l'un l'altro in silenzio. Ciascuno era riluttante a parlare per primo. Quando eravamo arrivati, avevo preso da parte Timmy e le avevo spiegato che cos'era accaduto a Jane. Lei era impallidita ed era uscita. Da quel momento, era rimasta seduta accanto alla tomba della povera Lucy, come piegata sotto il peso del dolore, con le labbra che si muovevano in quella che immaginai essere una preghiera.

Gabe Rossi, il nuovo arrivato, era fuori a riparare il recinto delle capre, nel caso gli animali tornassero. Noi eravamo entrati dalla porta principale, e non avevamo ancora parlato con lui.

Finalmente, io espressi a parole quello che avevo pensato fin dal momento in cui avevamo trovato Jane.

«Dobbiamo prendere in considerazione l'ipotesi che la caduta di Jane non sia stata accidentale.»

Contai gli occhi stupiti che si rivolsero verso di me, cercandone almeno un paio che sembrassero meno sorpresi degli altri. Non ne vidi.

«Ma... ma è una pazzia, no?» balbettò Dana. «Chi poteva voler fare del male a Jane?»

«Non lo so. Ma in tanti anni di professione, ho visto le scene di una quantità di delitti. Ho imparato a notare certe cose.»

«E...?» chiese Luke.

«E sull'orlo del precipizio c'era qualcosa che mi è sembrato familiare, qualcosa in cui mi ero imbattuta in un delitto di qualche anno fa. Solo, non ho avuto il tempo di rifletterci sopra, mentre eravamo là.»

«Che cos'era?» chiese Kim.

«Il terreno sul margine del precipizio. Era tutto calpestato, come se ci fosse stata una colluttazione. Se Jane fosse semplicemente caduta... diciamo, se avesse perso l'equilibrio durante una scossa... il terreno non avrebbe avuto quell'aspetto.»

«Ma eravamo là in molte, prima che tu e Luke arrivaste» sottolineò Dana. «Io, Grace, Kim. Probabilmente abbiamo calpestato il terreno guardando oltre l'orlo per vedere Jane.»

«Non credo. Il margine era come arrotondato, non a spigolo vivo. Se aveste smosso tanto terriccio così vicino all'orlo, probabilmente sareste scivolate anche voi. No, perché il terreno fosse così sconvolto dev'esserci stata una colluttazione.»

«Ha ragione» intervenne Kim. «Ricordo di essermi tenuta indietro rispetto al ciglio perché era arrotondato, come dice Sarah, e ho pensato che se non stavo attenta rischiavo di scivolare.»

La voce di Timmy, flebile e malferma, ci giunse dalla porta di cucina.

«State dicendo che pensate che Jane sia stata spinta? Da qualcuno di noi?»

Sussultai, come se non avessi preso seriamente in considerazione l'ipotesi che qualcuno che era seduto attorno a quel tavolo avesse assassinato Jane.

«Io... no» risposi. «Credo di avere pensato che doveva esserci qualcun altro, sull'isola.»

«Dieci piccoli indiani» mormorò Kim.

«Come?»

«Il libro di Agatha Christie... E poi non rimase nessuno. Tranne che qui succede il contrario. Anziché sparire gente, continua ad arrivarne.»

«Sembra piuttosto un gioco di bambini» osservò Grace. «Quel gioco in cui tutti si tengono per mano cantando una filastrocca e poi uno, poverino, rimane fuori.»

«Scommetto che tu eri sempre quella che restava fuori» commentò Kim, ma il suo tono era più scherzoso che offensivo.

Grace non ribatté, e per la prima volta da quando avevamo trovato Jane, Dana sorrise.

«Avete mai notato quante filastrocche per bambini parlano di cibo? Mamma Hubbard andò alla credenza... Il piccolo Jack Horner mangiava il dolce di Natale...»

«Per non parlare di Peter il mangiatore di zucche» rincarò Kim.

Dana si nascose il viso fra le mani.

«Oh, Dio! Ucciderei per un taco

Per qualche ragione, tutte noi trovammo buffa quell'uscita... perfino Grace, che scoppiò a ridere assieme a noi. Immagino che a quel punto dovevamo essere sull'orlo dell'isterismo. In effetti, ci fece bene allentare un po' della tensione che avevamo portato a casa con noi dopo il terribile avvenimento di quel pomeriggio.

«E va bene» dissi, quando ci calmammo. «La prima cosa che dobbiamo chiederci è: Chi non si trovava con qualcun altro quando è successo? Chi era da qualche parte da solo?»

«Io» rispose per primo Luke. «Per un certo tempo, almeno.»

«Anch'io» aggiunsi. «Per un certo tempo.»

Ci guardammo.

Grace fissò su di noi uno sguardo tagliente.

«Quindi, vi siete incontrati nei boschi? Così, solo per caso?»

«Sì, per caso» ribattei.

In quel momento, non ero dell'umore giusto per le sue insinuazioni.

«Gabe Rossi è rimasto qui solo per un po'» osservò Kim.

«Chi è Gabe Rossi?» chiese Luke.

«L'avevo dimenticato» dissi io. «Tu non l'hai ancora conosciuto. È comparso qui ieri notte, dopo che tu eri andato via. È il proprietario di uno dei capanni lungo la costa.»

«E non sapete dov'era nel momento in cui Jane dev'essere caduta nel precipizio?»

«Amelia mi ha detto che è tornato al suo capanno a prendere qualcosa. È così?»

Amelia, che stava curando la distorsione alla caviglia di Dana in un catino d'acqua che aveva scaldato lei stessa sul fuoco acceso all'aperto, annuì.

«È andato al suo capanno a prendere degli utensili.»

«Credevo che non ci fosse niente nel suo capanno» commentai. «Ci ha spiegato che rimane vuoto, durante l'inverno.»

«Be', per essere giusta penso che alludesse al cibo» intervenne Dana. «Non ricordo di avere visto là degli utensili, ma quel giorno avevamo fretta di raggiungere te e Kim a Ransford. Non abbiamo guardato in tutti i cassetti, ma solo in quelli che pensavamo potessero contenere cibo, o torce elettriche, o radio. E forse c'è un ripostiglio esterno che non abbiamo visto, come nella casa di Luke.»

«Odio dirlo...» cominciò Kim, poi si interruppe.

«Che cosa?»

«Be', se Gabe è stato via per un po' di tempo, allora ha lasciato sole Timmy e Amelia. Una di voi... una di voi ha lasciato sola l'altra?»

Nessuna delle due rispose, sulle prime, e credo che il resto di noi fosse stupefatto, tanto l'idea era assurda.

«Non starai per caso suggerendo che Timmy e Amelia potrebbero avere ucciso Jane?» mi azzardai a chiedere alla fine.

Kim scosse la testa.

«No. Non seriamente. Ma, come hai detto tu stessa, dobbiamo prendere in considerazione tutti... non lasciare fuori nessuno.»

Mi metteva a disagio avere suscitato dei sospetti su quelle due donne. Non sapevo se era a causa della loro età o perché provavo una sincera simpatia per entrambe. Tuttavia dovetti ammettere che non sarebbe stato giusto, e neppure intelligente, escluderle del tutto.

Guardai Timmy e dissi: «So che è ridicolo, ma una di voi ha lasciato l'altra sola oggi pomeriggio?».

«Solo per andare nell'orto» rispose Timmy.

«Non abbiamo mai lasciato Thornberry» aggiunse Amelia in fretta.

Troppo in fretta? La risposta di Amelia sollevava dei dubbi, ma decisi di soprassedere, per il momento.

«Be', allora che ora era, approssimativamente, quando Gabe Rossi è uscito per andare al suo capanno?»

Amelia guardò Timmy, che scosse la testa e distolse lo sguardo.

«È stato poco dopo che eravate partite» rispose Amelia. «Ed è tornato un po' prima di voi.»

«Perciò potrebbe essere stato lui» osservò Grace. «Può avere preso qualche scorciatoia ed essersi trovato al suo capanno quando vi è arrivata Jane. Potrebbe averla portata dietro la casa, dove Dana non poteva vederli, poi averla condotta alla gola e spinta nel precipizio.»

«Ma perché?» chiese Dana. «Perché mai avrebbe dovuto uccidere Jane? Non riesco a immaginare che costituisse una minaccia per chiunque.»

«Forse ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere» suggerii.

Seguì un breve silenzio.

«E forse Gabe Rossi non è quello che dice di essere» contribuì Grace.

«Avete ragione, signore» disse lui dalla porta. «Non sono affatto quello che ho affermato di essere. In effetti io sono un assassino. Un assassino a sangue freddo.»

Gabe teneva una mano dietro la schiena, e quando la tirò fuori di colpo credo che tutte facessimo un salto alto un miglio, pensando che potesse avere un'arma. Ma nella mano di Gabe c'era un enorme, radioso mazzo di lillà, e sulle sue labbra aleggiava un largo sorriso.

«Prima di eliminarvi, però, ho intenzione di seppellirvi nei fiori. Che ve ne pare?»

Li posò sul tavolo, e il loro profumo dolce riempì la stanza. Guardando il suo sorriso e lo scintillio dei suoi occhi, non credo che qualcuna di noi avrebbe potuto considerare quell'uomo un assassino.

«E tu devi essere Luke» continuò Gabe, frugandosi nel taschino della camicia. «Timmy mi ha parlato di te.»

Tirò fuori la mano dal taschino e mostrò un perfetto uovo d'uccello, non più grande di una moneta da un quarto di dollaro. «Per me?» Luke sollevò un sopracciglio, guardando prima l'uovo, poi Gabe. «Perché?»

«Be', sembra che le signore ti abbiano scelto come loro protettore» rispose Gabe. «Perciò immagino che tu sia l'uomo giusto per salvare la vita di questo uccellino.»

Luke scosse la testa come se fosse perplesso, ma prese l'uovo che Gabe gli tendeva. Tenendolo sul palmo, vi alitò sopra, e io ricordai qualcosa che, nel corso degli anni, avevo dimenticato: Luke con un uccellino nato da poco, in una scatola da scarpe, che lo nutriva con un contagocce. Aveva tredici anni, a quel tempo, e voleva diventare veterinario. Alla fine, l'uccellino aveva raggiunto l'età per imparare a volare, e Luke e io avevamo fatto una piccola cerimonia per la sua liberazione.

Luke e Gabe si guardarono negli occhi. C'era qualcosa fra loro, una specie di sfida. Forse era solo un fatto ancestrale, due ego maschili che cozzavano l'uno contro l'altro. Notai che Dana e Kim, e perfino Grace, guardavano Luke come se fosse una specie di salvatore. Date a una donna un uomo che è gentile con gli animali, e andrà in solluchero.

Non che non le capissi. Luke aveva senza dubbio dato buona prova di sé, seppellendo Jane e aiutandoci in tanti altri modi, da quando era arrivato sull'isola. A parte questo, aveva un carattere che gli accattivava le donne. Era riservato ma al contempo gentile, deciso, disposto ad ascoltare il punto di vista altrui.

Non era bello in senso classico come Gabe Rossi, però... e avrei scommesso il mio ultimo centesimo che le altre avrebbero preferito la cordialità e il fascino di Gabe.

«Quando sei entrato» spiegai a Gabe, «stavamo esaminando delle possibilità... chiedendoci chi di noi potrebbe essere un assassino, per ridicolo che sembri. Non potevamo escluderti, non più di quanto abbiamo escluso Timmy e Amelia.»

Lui si tolse il giubbotto e si sedette di fronte a Grace, Kim e me.

«Ma signore, non so neppure di che cosa state parlando. Chi dovrei avere ucciso? Chi è morto?»

Ricordai che nessuno gli aveva detto di Jane.

«Una di noi» risposi. «Si chiamava Jane Parrish. L'abbiamo trovata in un precipizio, morta.»

«E credete che ce l'abbia spinta io? Buon Dio, signore! Perché mai avrei dovuto fare una cosa del genere? Non la conoscevo neppure!»

«L'hai conosciuta ieri notte» precisò Grace.

«Be', sì, ma se non vi dispiace che ve lo dica, ero un po' stordito, ieri notte. Qualcuno mi aveva colpito con un bastone.» Gabe mi scoccò uno sguardo preoccupato. «E adesso pensate che abbia fatto fuori la vostra amica? Cioè, che l'abbia spinta in questo precipizio?»

«Come ho detto, stavamo esaminando delle possibilità» tenni a precisare. «Tu eri solo una fra le tante. Niente di personale.»

«Oh, magnifico! Niente di personale, eh? Scommetto che tutte quante dormirete con un bastone, stanotte!»

«Sai» dissi, ignorando il sarcasmo, «non ti abbiamo mai chiesto che cosa fai. Quando sei sulla terraferma, intendo. Che genere di lavoro fai?»

Lui sorrise.

«Si potrebbe dire che sono uno di quei giovani imprenditori delle nuove tecnologie di cui si sente tanto parlare. Immagino che la qualifica giovane non mi si adatti più tanto, visto che ho trentacinque anni, in compenso i ragazzi che lavorano per me lo sono. Ho una ditta di software che crea videogiochi.»

«Davvero?» chiese Kim. «Quale?»

«Dark Kingdom. Probabilmente non ne hai mai sentito parlare. Noi abbiamo esordito con qualcosa di simile a Loom, ma con una grafica migliore. Ha avuto un grande successo, e ora ne stiamo studiando un altro che si chiamerà Bloody Mist

Dana rabbrividì.

«Che nome macabro. Mi dispiace, ma io non vorrei che i miei figli si divertissero con giochi simili.»

«Hai figli?» chiese Gabe.

«No... so solo che non vorrei che crescessero in quel modo. Lo pensava anche Jane. Ne stavamo giusto parlando l'altro...»

Dana si interruppe, abbassando gli occhi.

«Gabe» dissi io, «oggi pomeriggio Jane è andata al tuo capanno. A quanto pare eri là anche tu. Per caso l'hai vista?»

«Temo di no» rispose lui. «E per la cronaca, mi dispiace per la vostra amica. Non crederete sul serio che qualcuno l'abbia spinta, però, vero? Voglio dire, se andava in giro per i boschi da sola, probabilmente è scivolata ed è caduta. Il terreno è traditore, dopo il terremoto e tutta quella pioggia.»

«Sarebbe meglio se qualcuno l'avesse vista scivolare e cadere» sottolineò Grace.

Gabe si strinse nelle spalle.

«Temo di non potervi aiutare. Non ho visto la vostra amica. D'altra parte...» Si interruppe, guardando Luke. «Ho visto te.»

Luke lo fissò, sorpreso.

«Hai visto me? Allora dovevi essere a Ransford. Che cosa ci facevi là?»

«In realtà, io non ero a Ransford. Stavo attraversando i boschi per tornare dal mio capanno a Thornberry. Ti ho visto... ed eri sul ciglio del precipizio e guardavi giù.»

Guardai Gabe, confusa.

«Devi averci visti tutti. Eravamo tutte là con Luke.»

Luke balzò in piedi, respingendo la sedia.

«Stai mentendo! Che cosa diavolo sta succedendo qui?»

«Non sto mentendo» ribatté Gabe, calmo. «Ti ho visto in piedi sull'orlo del precipizio, e guardavi in basso. Avevi le mani sporche di fango e te le stavi pulendo sui jeans, mentre fissavi qualcosa. Ti ho osservato per parecchi secondi.»

Luke impallidì e ci guardò, scuotendo la testa.

«Mente. Da Ransford ho preso un sentiero che non passa neppure vicino alla gola. Mi sono imbattuto in Sarah nei boschi, e non ci siamo mossi fino a quando non vi abbiamo sentite chiamare. Non avrei potuto in nessun modo trovarmi vicino alla gola quando Jane è caduta.»

«E allora, che cosa ci facevi là?» insistette Gabe. «Perché c'eri. Ti ho visto con i miei occhi.»

«È una pazzia!» affermai. «Luke non avrebbe mai fatto del male a Jane. Non farebbe del male a nessuno.»

«Sarah...» cominciò Grace.

«No, è una pazzia, te lo dico io! Conosco Luke da sempre.»

«Posso farti notare che non lo vedevi da anni?» osservò Grace. «Posso anche farti notare che il tuo amico non ha fatto che sparire, da quando lo abbiamo incontrato? E chi sa che cosa è andato a fare?»

Mi voltai verso di lei, rabbiosa.

«Non posso credere che pensi davvero questo, dopo tutto ciò che Luke ha fatto per aiutarci. Santo cielo, Grace, perché dovresti accettare la parola di un uomo che si è presentato qui nel cuore della notte e che nessuna di noi conosce?»

«Che ragione avrebbe Gabe di mentire?» chiese Grace.

«Non lo so. Ma se Luke dice che Gabe mente, allora è così. Inoltre, come ho già detto, Luke e io eravamo insieme.»

«Be', tutto quello che posso dire è che è una bella fortuna che possiate fornirvi un alibi a vicenda. È molto comodo che lui ti abbia incontrata per caso nei boschi. E viceversa.»

«E così, adesso pensi che sia stata io a uccidere Jane?»

Lei incrociò le braccia sul petto.

«E se l'aveste fatto insieme?»

«Per l'amor del cielo, Grace!»

«Quello che sto dicendo, è che non sappiamo niente. Nessuno di noi conosce gli altri, qui. Non sappiamo neppure perché siamo qui, in realtà.»

«Ha ragione» intervenne Dana. «Ci ho pensato anch'io. Voglio dire, io non ho pubblicato niente, e nessuno ha sentito parlare di me.» Guardò Timmy. «Senza offesa, ma mi sono chiesta perché mi hai invitata.»

Timmy sembrava a corto di parole, e Amelia rispose per lei.

«Per prima cosa, non è vero che nessuno ha mai sentito parlare di te, Dana. Molte persone hanno letto i tuoi articoli su Prevention, e qualcuno ci ha raccomandato il tuo nome.»

«Davvero? E chi?»

«Non ricordo esattamente, adesso, ma Timmy e io abbiamo esaminato molte segnalazioni, e tu hai riportato uno dei punteggi più alti.»

«Non capisco» mormorò Dana. «Chi ha scritto queste segnalazioni?»

Amelia si strinse nelle spalle.

«Persone che sono state in contatto con Thornberry nel corso degli anni, e che hanno aiutato Timmy quando ha trasformato il suo bed and breakfast in una colonia di scrittori. Molti erano vecchi amici.»

«E quanto al resto di noi?» chiese Kim.

«Siete state scelte tutte nello stesso modo» rispose Amelia. «Siamo state molto meticolose, vagliando i nomi fino a selezionare i migliori. Timmy voleva delle persone con il più alto potenziale che, in qualche modo, scrivessero su argomenti riguardanti le donne e che avessero qualche esperienza di vita, in modo da conoscere di prima mano i soggetti su cui scrivevano. Donne con delle convinzioni, pronte a battersi per quello in cui credevano.»

Amelia continuò su quel tono, spiegando dettagliatamente il processo di selezione... e a un certo punto cominciai a dubitare della sua spiegazione. Ricordai il vecchio detto secondo cui, quando si vuole mentire su qualcosa, è meglio essere brevi. I bugiardi inesperti di solito entrano in troppi dettagli, pensando di dover dare lunghe spiegazioni perché la loro bugia sia accettata. Amelia, però, forse era andata un po' troppo oltre, con quella storia del grande potenziale.

In tutta modestia, ero disposta ad ammettere che Timmy poteva avere guardato a me in quel senso perché aveva incoraggiato i miei primi tentativi come scrittrice. Potevo anche immaginare che la pensasse allo stesso modo su Kim. Come star del cinema, Kim aveva un'immagine pubblica che poteva portare il suo libro al successo.

Ma Grace? Come poteva Amelia descriverla come una persona di grande potenziale? Non avevo mai visto la minima prova che Grace stesse scrivendo un libro. Anzi, avevo quasi deciso che era là sotto mentite spoglie... una di quelle persone che parlano e parlano, ma non concludono mai niente. Grace ci aveva detto di essere una studentessa che si preparava a una seconda laurea, che viveva di borse di studio e passava da una colonia di scrittori a un'altra per tutto l'anno. Sapevo che c'erano molti aspiranti scrittori che vivevano in quel modo... studenti di professione, in un certo senso. Perlopiù erano tipi intellettuali, che passavano tanto tempo a stilare domande per borse di studio che spesso non avevano più l'energia per scrivere i loro libri.

E poi c'era Jane. Aveva dichiarato che scriveva romanzi rosa, ma nessuna di noi aveva mai visto un manoscritto o l'aveva sentita leggere una riga. L'avevamo attribuito alla sua timidezza, ma mi ero chiesta se davvero intendesse seriamente dedicarsi a scrivere, con tutte le sue preoccupazioni per la famiglia.

Non che per me fosse un problema. Ma da quanto avevo imparato sullo scrivere negli ultimi mesi, avevo capito che era un lavoro a tempo pieno, qualcosa che richiedeva una concentrazione pressoché assoluta. Gli scrittori, avevo appreso leggendo le biografie di quelli famosi, quelli che ce l'avevano fatta, non sono necessariamente delle persone simpatiche, nel senso comune della parola. Tendono a essere degli individui che trascurano la famiglia, si chiudono in una stanza per ore e ore, e spesso non si scomodano neppure a lavarsi.

Decisamente, Jane non era così.

Dubitando di quella povera donna, probabilmente avevo toccato il fondo, quella sera. Se andavamo avanti così, pensai, in breve tempo ci saremmo prese per la gola a vicenda.

Amelia diede voce ai miei pensieri.

«Credo che dovremmo cercare tutti di controllarci, adesso» disse, decisa. «Questo non è il momento di cominciare ad accusarci l'un l'altro. Dobbiamo restare uniti fino all'arrivo dei soccorsi. E senza offesa, Sarah, ma non è possibile che il ciglio di quel precipizio apparisse calpestato per qualche altra ragione? Forse perché Jane aveva cercato di salvarsi dalla caduta?»

Non ci avevo pensato, e ammisi che era possibile.

«Ma se è vero che Gabe ha visto Luke alla gola...» cominciò Dana, lanciando a Luke un'occhiata incerta.

«Se è vero, lo sapremo, prima o poi» la interruppe Amelia. «Nel frattempo, non è di alcuna utilità prendercela gli uni con gli altri in questo modo.»

«Nel frattempo» intervenne Grace, dura, «abbiamo bisogno di guardarci le spalle a vicenda, giusto per prudenza. Suggerisco che nessuno se ne vada più in giro da solo, d'ora in poi.»

Negli ultimi minuti, Luke aveva ascoltato in silenzio la discussione sul fatto che potesse essere lui l'assassino. Ora disse, in tono ragionevole: «Sono d'accordo con Grace. Nessuno di noi conosce realmente gli altri, qui... tranne Sarah e io, ed entrambi conosciamo Timmy. Date le circostanze, tuttavia, è necessario trattare tutti nello stesso modo. Perciò ecco la mia proposta. Io starò con te, Grace, visto che sembri quella che sospetta maggiormente del sottoscritto. A parte Gabe, cioè, e francamente non risponderei delle mie azioni se mi trovassi in coppia con lui».

Gabe si strinse nelle spalle.

«E io di sicuro preferisco non trovarmi in coppia con un assassino.»

Luke strinse le labbra, e Amelia si fece avanti.

«Starò io con Gabe.»

Luke scosse la testa.

«Non credo...»

«Non pensare neppure a discutere» lo interruppe Amelia. «Ti assicuro che sono più che capace di badare a me stessa.»

«Va bene, allora» concluse lui, riluttante. «Dana... tu e Kim sembrate abbastanza compatibili. Restano Timmy e Sarah. Che cosa ne pensate, signore, di passare un po' di utile tempo insieme?»

Non ero troppo convinta di quella soluzione, sulle prime. Essere in coppia con Timmy avrebbe significato passare molto tempo a Thornberry, mentre avrei preferito essere libera di gironzolare per l'isola.

D'altro canto, avrei avuto più tempo per frugare fra le macerie del mio cottage in cerca della scatola Allegra. E stare con Timmy era senza dubbio la migliore situazione possibile. Non c'era alcuna ragione, dopotutto, di sospettare la mia vecchia amica di avere foschi propositi.