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A casa di Frank e Marlene l’aria era tesa.

Quando Nathan e Swanny arrivarono con Rusty, Travis e Cammie, Marlene accompagnò subito i bambini in cucina e offrì loro qualcosa da mangiare. C’era anche Charlotte, che era arrivata solo qualche minuto prima.

Per ultimo arrivò anche Sean, e Donovan lesse sulla faccia dello sceriffo che non c’erano buone notizie.

«Abbiamo trovato la jeep di Rusty,» disse cupo Sean «distrutta, a settantanove miglia dalla città. Da una prima ricostruzione sembrerebbe che sia stata tamponata e sia scivolata nel fossato. Lo sportello del passeggero era aperto. Gli airbag non si sono attivati. La sua borsa era ancora lì, piena del denaro rubato alla ferramenta, qualche gioiello e non molto altro.»

«Che cosa diavolo le hai detto, Donovan?» gridò Rusty, improvvisamente.

Tutti la guardarono, sorpresi. Donovan fu sconcertato dalla rabbia e dalla delusione nel suo tono di voce. Non capiva perché ce l’avesse con lui. Non poteva davvero credere anche lei, come Eve, che l’avesse tradita.

«Tu non l’hai vista né sentita; io sì» aggiunse lei, accigliata.

«Pensava, o meglio, era sicura che tu la stessi per consegnare nelle mani del suo patrigno e avessi una specie di accordo con lui. Diceva che lei era stata solo un mezzo per ottenere quello che volevi davvero, dei bambini, e una famiglia nella quale lei non era inclusa. Ha citato una frase sul tuo conto che tutti noi abbiamo sempre ripetuto negli anni. Che hai un debole per le donne e i bambini, ma specialmente per i bambini. Credeva che fossi interessato solo a loro e che la stessi riconsegnando al suo patrigno. Ha deciso di lasciare Travis e Cammie con te perché, a prescindere dal tuo comportamento nei suoi confronti, era certa che ci tenessi a loro e che li avresti protetti a costo della vita.»

«E come diavolo le è saltata in mente un’idea del genere?» esplose Donovan. «Cristo! Non l’avrei mai trattata così e tu dovresti saperlo!»

«Non so più cosa credere» rispose Rusty, con la voce rotta dal pianto. «Quello che so è che avevo davanti una donna disperata e terrorizzata. Credeva con tutta sé stessa che fosse stata tradita da te, l’unica persona della quale si fidava.»

Donovan era senza parole. Era veramente sorpreso che Eve potesse pensare una cosa del genere, e che un membro della sua famiglia potesse credere, anche solo per un momento, che fosse vero.

«Donovan.»

Ormai molto vicino a esplodere, Donovan si voltò verso Sophie. Aveva gli occhi rossi e umidi. C’erano tutte le mogli ed erano agitate. Lei non voleva accusarlo. Sembrava solo dispiaciuta e preoccupata.

«Penso di sapere cosa è successo» disse mortificata. «Ricordi ieri, quando hai mandato lei e i bambini a casa mia? Avremmo dovuto fare shopping mentre tu e i tuoi fratelli eravate a casa tua per discutere della sua situazione.»

«Sì, mi ricordo» rispose Donovan, impaziente che arrivasse al dunque.

«Era preoccupata e infastidita che non l’avessi invitata all’incontro. Pensava di avere il diritto di essere presente visto che si parlava del suo futuro. Io, tutte noi, lo abbiamo capito. Nella sua stessa situazione non avremmo sopportato di rimanere in disparte mentre altri decidevano il nostro destino. Avremmo voluto almeno sapere a cosa saremmo andate incontro, anche se i piani non ci avrebbero viste direttamente coinvolte. È terribile vivere nell’incertezza. Per Eve era così. Non ha avuto controllo sulla sua vita per molto tempo, e nemmeno possibilità di scelta, soprattutto quando si è trattato dei suoi fratelli. Per loro ha sempre fatto di tutto. Così l’abbiamo incoraggiata a venire da te, per parlarti. All’inizio non voleva, perché temeva che pensassi che non si fidava di te. Le abbiamo detto che avresti capito e che, anche se non ti sarebbe piaciuto, non ti saresti comunque arrabbiato.»

Donovan aveva un nodo alla gola ed era sempre più spaventato.

«Quindi ha deciso venire, ma non è rimasta fuori per molto tempo. Quando è tornata era visibilmente scossa. Ha cercato di nasconderlo nel momento in cui le abbiamo chiesto perché fosse tornata così presto. Ci ha detto solo che aveva cambiato idea e non voleva che pensassi che lei dubitasse di te, anche perché le avevi promesso di parlargliene più tardi.»

«Cristo santo,» sussurrò Donovan con voce roca «deve aver origliato, è l’unica spiegazione. Sarà venuta in cucina e avrà ascoltato parti della nostra conversazione. Fuori contesto, alcune frasi potevano essere fraintese. Ma era un piano, porca puttana. Doveva essere una trappola. Non ho mai avuto alcuna intenzione di consegnare Eve a quel bastardo.»

«Fanculo» disse Garrett.

La situazione era così seria che sua moglie nemmeno lo rimproverò per la parolaccia.

Donovan affondò nel divano, con la faccia tra le mani. Quel bastardo l’aveva in pugno e lei pensava che Donovan fosse pronto a riconsegnarla. Era convinta che lui non l’amasse e che volesse solo Travis e Cammie. Nonostante tutto, aveva scelto di lasciare i fratelli con lui, perché sapeva che non sarebbero stati in buone mani con Walt. Dio, che cosa le avrebbe fatto. Era nelle sue mani. Aveva un nodo alla gola e non riusciva a dare voce alle sue paure. Non riusciva a esprimere il suo senso di impotenza. Se ne stava seduto lì, con le mani che gli tremavano, mentre la rabbia e il dolore facevano a gara per prendere il sopravvento.

«Come può credere una cosa del genere?» riuscì infine a dire. «A prescindere da cosa abbia sentito, come può anche solo pensarlo? La amo, dannazione. Davvero non lo capisce

«Gliel’hai mai detto?» chiese dolcemente Rachel. «Donovan, devi capire la sua situazione. Metti da parte la rabbia e il dispiacere per un momento e calati nei suoi panni. Non si fida più di nessuno. Non se l’è mai potuto permettere. Ricordi com’è stato difficile per te avvicinarla? Con quanta cautela hai dovuto gestire la cosa e quanto è stato difficile per lei decidere di lasciare i suoi fratelli nelle tue mani e trasferirsi a casa tua. Posso solo immaginare quanto si sia tormentata, chiedendosi se stesse facendo la scelta giusta. E adesso, crederà le cose peggiori. Penserà che ha davvero fatto la scelta sbagliata e chissà quanto si sentirà ingannata. Ti ama, Donovan, io lo so. Tutti noi lo sappiamo. Basta guardarla per accorgersi che, nonostante tutte le paure e le riserve che ha, ti ama. L’amore spaventa. Per esperienza personale ti dico che può peggiorare le cose, a volte. Amplifica il dolore quando c’è di mezzo un tradimento.»

Donovan si sentiva frastornato e non riusciva a fare a meno di pensare a tutte le conversazioni che avevano avuto riguardo il futuro. Il loro futuro insieme. Rachel aveva ragione su molte cose. Per un attimo vide un certo senso di disagio negli occhi di Ethan, mentre lei faceva quel discorso appassionato in difesa di Eve. Sì, lui e Rachel avevano sperimentato sulla propria pelle come l’amore potesse diventare una forza oscura e devastante. L’idea che Eve potesse provare anche solo un decimo di quello che lei aveva descritto lo faceva morire dentro. Si mise nei suoi panni, pensò a quello che doveva avere sentito e a cosa stava affrontando adesso, e gli si spezzava il cuore. Non voleva questo per lei. Non avrebbe mai voluto procurarle altro dolore oltre quello che aveva già sperimentato nella vita. Non sopportava il fatto che fosse lui ad averglielo causato.

«Non gliel’ho detto a parole, non volevo sembrare esagerato o andare troppo di fretta, ma avrebbe dovuto capirlo. Come poteva essere il contrario? Non mi sono mai comportato così, con nessun’altra. Poi, quella stronzata che ho una debolezza per le donne e i bambini. Certamente non significa che lei per me fosse solo un caso umano. Avrei voluto che passassimo il resto della vita insieme! Non voglio mai più sentire stronzate del genere. Eve non è una missione. So riconoscere la differenza tra volere una donna e doverla solo aiutare perché si trova in una situazione disperata. Eve è quella giusta per me.»

«Donovan, devi metterti nei suoi panni» disse Shea, facendo eco a Rachel. «Pensa a come ha vissuto fino a oggi. Ricordati che non si è mai potuta fidare di nessuno e che è stata sempre ingannata dalle persone che avrebbero dovuto proteggerla. Prova a immaginare quanto dolore deve aver provato nel sentire le tue parole e quando ha realizzato che l’avresti abbandonata senza farti scrupoli.»

«Io l’ho vista» disse Rusty decisa. «Voi potete solo immaginarlo, ma nessuno ha visto quello che ho visto io. Quello che ho sentito. Era distrutta. L’ho guardata negli occhi e ho capito che aveva accettato il suo destino, ma non si sarebbe arresa senza lottare. Si è rialzata ogni singola volta, cercando aiuto per sua madre, per Travis e per Cammie. Non si è mai arresa. Adesso l’ho vista crollare davanti ai miei occhi, eppure continuava a ripetere che non sarebbe stata lei l’agnello sacrificale. Mi ha detto che non le importava nulla della sua sorte una volta avuta la certezza che i suoi fratelli erano in buone mani, ma nemmeno avrebbe assecondato, senza batter ciglio, i piani di Donovan.»

«Cristo» rispose lui, con lo stomaco contorto. «È nelle sue mani. Le ha già fatto del male, in passato. Ha provato a...» Non riusciva a continuare la frase e così restò in silenzio mentre cercava di mantenere il controllo.

«Vorrà vendicarsi. Vuole farla soffrire. Dannazione, in questo momento l’avrà sotto le mani. Starà passando le pene dell’inferno mentre noi ce ne stiamo qui a parlare. Non serve a niente. È ora di smetterla di analizzare tutto e andare a prendere quel figlio di puttana.»

«La troveremo» disse Sam, deciso.

«Certo che sì, riporteremo a casa la tua ragazza, Van» aggiunse Garrett.

Si udì un mormorio di consensi, nella stanza.

Donovan sollevò lo sguardo. Era determinato e non contemplava alcuna possibilità di fallimento. Avrebbe riportato Eve a casa. Sì, voleva dei bambini, una famiglia, ma più di tutto voleva quelle cose con Eve. Senza di lei, niente aveva senso. Come sarebbe mai potuto essere felice solo con Travis e Cammie, senza di lei? Era l’anima e il cuore della loro famiglia. La sua famiglia. Senza di lei, nessuno di loro sarebbe mai stato completo.

«Sì, la riporterò qui» disse, con un tono che sapeva avrebbe sorpreso i suoi fratelli. Ogni missione significava qualcosa per lui. Aveva un debole per donne e bambini, ma non sopportava più quell’etichetta appiccicata addosso. Quella storia gli si era perfino ritorta contro, ferendo la donna che amava e facendola sentire una delle tante; quando invece, per lui, era ossigeno.

«Quando ci riuscirò, non la lascerò più andare via. Non lascerò che passi un solo giorno senza che lei sappia cosa significhi per me. È tutto il mio mondo!»

«Van, dio mio, Van!»

Tutti si voltarono a guardare Marlene stare in piedi sulla porta del soggiorno, con le mani giunte. Cammie piangeva, in lontananza e si sentiva la voce preoccupata di Charlotte che cercava di rassicurarla.

«Che c’è, ma’?» chiese Ethan.

«Travis. Se n’è andato» rispose Marlene addolorata. «Si è scusato ed è andato in bagno. Era molto agitato e ho pensato che avesse bisogno di riprendersi. Quando mi sono resa conto di quanto tempo fosse passato, mi sono preoccupata e sono andata a controllare. Lui non c’era. Deve essere scappato dal retro o attraverso una delle finestre. Non ne ho idea! Stavo badando alle bambine, cercavo di tenerle occupate.»

Donovan chiuse gli occhi. L’incubo era sempre più terrificante, ogni secondo che passava. La sua famiglia si era distrutta davanti ai suoi occhi senza che lui potesse farci niente.

Fanculo. Eve, Travis e Cammie gli appartenevano. Avrebbe dato la caccia a Walt Breckenridge e lo avrebbe appeso al muro. Non sapeva se avrebbe agito nel pieno rispetto della legge o meno, ma il fine avrebbe giustificato i mezzi.

Alcune cose bisognava risolverle così. Tutti loro lo sapevano bene. Non era né giusto né sbagliato, ma una via di mezzo. Alla fine della giornata, convivevano con le loro scelte e continuavano a fare il loro lavoro.

Per salvare la sua famiglia da un mostro come Walt Breckenridge avrebbe giocato sporco e l’avrebbe sconfitto a qualsiasi costo. Avrebbe mentito, ingannato e rubato per salvarli.