24
«Donovan?»
Eve lo fissava con gli occhi sgranati, pieni di paura. E preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato, quando invece era lui ad avere esagerato. La cosa lo metteva a disagio.
Attento a rimanere immobile e non spingere ancora, le passò una mano tra i capelli e le accarezzò la guancia.
«Perché diavolo non me l’hai detto, piccola?» chiese con dolcezza.
«No... non c’ho pensato» balbettò lei. «Giuro, Donovan. Ero così presa dal momento che non mi è venuto in mente di dirtelo. Voglio dire, ci ho pensato prima, ma ero nervosa e non sapevo come dirtelo. Temevo che non mi avresti voluta se l’avessi saputo, ma giuro che te l’avrei detto. Poi non ho capito più niente. Ti desideravo così tanto. Volevo che facessi l’amore con me, non era mia intenzione ingannarti. Lo giuro, devi credermi!»
Donovan si ammorbidì, vedendola così preoccupata e ansiosa di giustificarsi. Solo la parte di lui che era ancora dentro di lei rimase rigida, e stava molto attento a non causarle altro dolore.
Si affrettò a rassicurarla, perché non voleva che si sentisse in colpa per quello che era successo o per com’era andata. Lui, come lei, aveva perso il controllo. Gli dispiaceva che si fosse spaventata. Non voleva che pensasse davvero che ce l’avesse con lei. Dio, perché avrebbe dovuto? Gli aveva appena regalato una cosa così preziosa.
Le chiuse la bocca con un tenero bacio, godendosi il momento e la consapevolezza che fosse il suo primo amante. Era felice. Non aveva mai dato troppa importanza alla verginità. Non che fosse un primitivo o che non l’avesse mai fatto con una vergine, ma non si era soffermato abbastanza su quanto fosse difficile, per una donna, donarsi per la prima volta. E lui era il primo che l’aveva fatta cedere. Sentiva molte emozioni che non riusciva a descrivere, ma la rabbia? Non avrebbe mai potuto provare rabbia nei suoi confronti.
«Non sono arrabbiato con te, Eve. Semmai dovrebbe essere il contrario. Sono onorato del dono che mi hai fatto. Prima la tua fiducia e poi la tua verginità. Avrei solo voluto saperlo prima, per farti meno male. Ci sarei andato più piano. Sarei stato più gentile. Ti avrei baciata, toccata e stretta tutta la notte. Avrei fatto di tutto per rendere quel momento perfetto per te.»
Lei si avvicinò e gli prese il viso tra le mani, con delicatezza. Donovan strofinò il naso contro il suo palmo, sentendosi profondamente in colpa.
«Sai una cosa, Donovan? È perfetto. L’hai reso perfetto. L’abbiamo reso perfetto» si corresse sorridendo. «Non sarebbe stato così bello con nessun altro. La prima volta è normale che sia doloroso. Come ho detto, ero talmente presa e mi hai fatto stare così bene che mi sono spaventata, e non mi aspettavo di reagire così. Non ho pensato più al fatto che fossi vergine e mi ha fatto male. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era che potevo morire, se non ti avessi avuto dentro di me.»
«Eve, cara. Sei così dolce.»
La baciò di nuovo, incapace di resistere alla tentazione delle sue labbra, morbide e calde. Ricominciò a viaggiare con la mente. Ansimò.
Pulsava dentro di lei. Gli ci volle tutto l’autocontrollo che possedeva per non spingere ancora, e scivolare nel suo calore.
«Avrei potuto fare meglio» si corresse. «Avrebbe fatto comunque male, ma avrei potuto renderlo meno doloroso se non avessi spinto così forte la prima volta. Ero totalmente preso dal momento e ti volevo disperatamente. Ma posso rimediare d’ora in avanti. E lo farò, Eve. Fidati di me.»
«Mi fido di te» sussurrò lei. «Ti prego, non fermarti. Non lasciare che quello che è successo rovini stanotte. Ti voglio. Ti desidero. Non fa più male, Donovan. Ti prego, non fermarti.»
Donovan si lasciò sfuggire un gemito. «Non mi fermerò, tesoro. Non so se ci riuscirò ma cercherò di fare piano e continuare. Okay?»
Eve si agitò sotto il suo corpo e Donovan serrò i denti fino a sentire male alla mascella, per trattenersi dal venire.
«Ci sono, Donovan» disse piano. «Sto bene, davvero.»
Si ritirò di nuovo, guardandola in faccia per capire se provasse qualche tipo di disagio. Poi fece scivolare una mano in mezzo alle gambe e le toccò il clitoride, guardandola mentre il suo corpo si contraeva per il piacere.
Si chinò su di lei. Con la mano libera le accarezzò un seno, giocando con il capezzolo finché non fu di nuovo turgido. Poi lo succhiò delicatamente, mentre anche l’altro raggiungeva la stessa consistenza. Con l’altra mano continuava a toccarla fin dentro la carne.
«Donovan!» gridò, inarcando la schiena.
«Ci sei quasi, tesoro? Stai per venire?»
«Sì!»
Donovan la penetrò piano, con la punta del pene appena dentro di lei. La vide sgranare gli occhi, ma non c’era dolore sul suo viso. Allora spinse ancora, poco alla volta, torturandosi in una lenta agonia. All’improvviso vide il suo sguardo perso, lontano, sognante. Sorrideva, poi chiuse gli occhi e incurvò un’altra volta il corpo verso di lui, per riceverlo.
«Metti le gambe attorno alla mia vita» ordinò lui. «Stringiti a me. Aggrappati alle mie spalle, piccola. Non durerò molto e voglio che veniamo insieme.»
«Ci sono» disse lei senza fiato. «Ci sono quasi.»
Fece come le aveva detto, gli mise le gambe attorno alla vita, incrociando le caviglie sopra il suo fondoschiena. Donovan le afferrò il sedere, come aveva sempre immaginato di fare, posizionandola in modo che fosse più facile penetrarla.
Poi scivolò dentro di lei, fino a toccarle il sedere con i testicoli. Eve ansimò. Non sapeva chi dei due ansimasse di più. Lei sgranò gli occhi, con le unghie conficcate nelle sue spalle, stretta alla sua vita con le gambe.
Donovan si tirò indietro ancora una volta, rimase fermo per un momento e poi spinse di nuovo, senza smettere mai di guardarla negli occhi, per assicurarsi di non farle male.
Lei non sembrava provare altro che un intenso piacere. Emetteva dei piccoli gemiti, così femminili mentre lui andava sempre più veloce. Eve lo assecondava e si muovevano all’unisono, al ritmo di una canzone vecchia come il mondo.
Donovan la prese tra le braccia, stringendola forte in modo che si muovessero solo i suoi fianchi, per uscire ed entrare dentro di lei. I suoi seni erano appiattiti contro il suo petto. I loro respiri fusi in uno solo. La baciava con passione sulle labbra, divorandola mentre arrivava all’orgasmo, quasi accecato dal desiderio.
«Oh!» esclamò lei, bollente attorno a lui. Lo bagnava, col suo dolce miele.
«Dài, piccola. Vieni per me. Voglio che tu venga prima di me.»
«Voglio che tu venga insieme a me» disse lei senza fiato. «Veniamo insieme!»
«Quanto ci sei vicina?»
«Se non ti fermi, ci sono!»
Donovan le diede un bacio profondo con la lingua, mentre entrava dentro di lei. Diventò duro e perse la cognizione dello spazio e del tempo. C’era solo Eve. Bellissima, innocente Eve.
L’amava e sapeva che lei lo ricambiava. Era sua, completamente. Non l’avrebbe mai lasciata.
Eve cominciò a tremare in maniera incontrollabile. Le tremavano le gambe e allentò la presa sulle spalle di Donovan. Ansimava sempre più forte a ogni spinta. Poi si sciolse in un grido prolungato, soffocato tra le loro bocche, mentre respiravano lo stesso respiro.
Donovan la seguì, oltrepassando il limite, e perse rapidamente il controllo. Tutto svaniva attorno a lui. Sentiva il rumore della carne contro la carne come da lontano, e poi all’improvviso il seme risalì il suo sesso ed esplose dentro al preservativo.
Dopo poco si rese conto che Eve lo stava baciando. Sulla guancia, sul collo, sull’orecchio. Sussurrava parole dolci. Gli accarezzava le spalle nello stesso punto dove, poco prima, aveva affondato le unghie.
Le sue gambe erano stanche, leggermente aperte, appoggiate al materasso e lui era ancora lì in mezzo, abbandonato sul suo corpo. Eve sembrava felice di essere lì. Continuava ad accarezzarlo con un’espressione trasognata sul viso.
Sollevò una mano per accarezzargli i capelli e poi la posò sulla sua mascella. Lui la baciò, voleva sentire ancora il suo sapore.
Erano entrambi senza fiato. Poi Donovan si alzò, perché non soffrisse più il suo peso addosso.
Si sedette su un lato del letto per liberarsi del preservativo. Poi tornò da Eve e la prese tra le braccia.
Lei annuì, appoggiando la testa al suo mento. «Benissimo.»
Lui sorrise. «Torno subito, okay? Vado un attimo in bagno a prenderti un asciugamano per pulirti.»
Si accorse che era arrossita e le sorrise. Era così meravigliosamente timida.
A malincuore, si staccò da lei e corse in bagno a prendere un asciugamano. Tornò qualche momento più tardi e pulì delicatamente il sangue dalle sue cosce. Poi lo buttò per terra, lontano, e tornò a letto, abbracciandola di nuovo.
Lei si accoccolò nel suo abbraccio e lo guardò felice. Ma lui era forse più felice di lei. Non ricordava di essersi mai sentito più soddisfatto di quel momento, con la sua donna tra le braccia, calda, morbida e contenta di aver fatto l’amore con lui. Non poteva andare meglio di così!
Immaginò come sarebbero stati da lì a dieci anni, quando avrebbero avuto dei bambini, e una grande famiglia intorno che li amava. Più nipotini. Amore, risate. E poi immaginò loro da lì a vent’anni. Loro per sempre. Sì, sarebbe andata sempre meglio. Ogni singolo giorno con lei sarebbe stato più bello del precedente.
Le accarezzò i capelli, spostandole alcuni ciuffi dal viso.
Poi la prese per il mento e la guardò negli occhi. L’avrebbe guardata per sempre. Non c’era niente di più importante. Pensava che non si sarebbe mai stancato di vederla nel suo letto, coi capelli arruffati per il sesso, e gli occhi assonnati e felici.
«Non voglio più sentirti dire che io ti do tanto e tu prendi e basta, senza darmi nulla in cambio. Quello che mi dai è più prezioso di qualsiasi altra cosa abbia mai avuto. Non riesco nemmeno a descrivere cosa vuol dire per me essere stato la tua prima volta. Vuol dire davvero tanto, Eve. Vuol dire tutto. Porterò sempre con me il regalo della tua verginità e te ne sarò grato.»
Eve aveva le lacrime agli occhi, e le sfumature dorate dell’iride brillarono di più.
«Eve? Solo perché tu lo sappia. Sono stato il primo per te, ma vorrei essere anche l’ultimo.»
Lei sgranò gli occhi mentre lui la baciava di nuovo. Quel bacio durò alcuni secondi, e Donovan assaporò ogni singolo istante. Quando si staccò, i suoi occhi erano di nuovo pieni di desiderio.
Eve gli posò una mano sul petto, le dita sul cuore. «Non puoi dire sul serio, Donovan.»
Lui sollevò un sopracciglio e la guardò con aria di sfida. «Come non posso? Forse non l’hai ancora realizzato, ma il tuo destino è segnato da quando mi hai dato la tua fiducia. A maggior ragione ora che ho ricevuto anche in dono il tuo corpo, la tua verginità. Sono stato il primo. Sì, voglio essere anche l’ultimo uomo con cui farai mai l’amore.»
«Come puoi esserne sicuro?» sussurrò lei.
Donovan la baciò sul naso e le sorrise. «Perché tu sei mia. E io sono molto possessivo se qualcosa mi interessa. Sei mia, Eve. Tu, Cammie e Travis mi appartenete ormai. Siamo una famiglia. Rimarrai con me, e spero con tutto il cuore che provi almeno la metà di quello che provo io adesso per te.»
Eve fece un bel respiro, e non realizzò nemmeno che lo stesse trattenendo finché non cominciò a girarle la testa. Allora fece un altro respiro profondo, sopraffatta da ciò che le aveva appena detto. Era così... sincero e onesto. Poteva credergli? Sarebbe stata pazza a farlo? Avrebbe dovuto dirgli quello che cominciava a provare per lui?
Si era aperto completamente con lei. Niente giochetti. Doveva fare lo stesso con lui.
«Penso che potrei innamorarmi di te, Donovan» sussurrò, così a bassa voce che lui dovette chinarsi verso di lei per sentire. «È una cosa folle. Non dovrei parlare in questo modo. Nemmeno pensare a una cosa del genere. Non posso permettermi di pensare all’amore, a una relazione, o addirittura al futuro quando la mia vita è un casino completo.»
Donovan la prese di nuovo per il mento e le sollevò il viso finché non guardarono l’uno negli occhi dell’altro.
«Sarà meglio che cominci a pensare al tuo futuro, con me. Io sto già immaginando il giorno in cui avremo dei figli e la vita che voglio avere. Travis e Cammie faranno sempre parte della nostra famiglia. Li considero già come dei figli. Ma ne voglio di miei, con te, per riempire la casa. Tanti bambini, tanto amore e risate. Voglio che sia tu a darmi questa gioia. Non vedo l’ora di vedere Travis e Cammie diplomati e poi laureati, sposarci e costruirci una famiglia tutta nostra. Voglio invecchiare con te, amarti e proteggerti. E intendo fare lo stesso con i tuoi fratelli e con i figli che avremo insieme. La nostra famiglia, Eve. La nostra famiglia.»
Eve non riuscì più a trattenere le lacrime. Strariparono oltre il confine dei suoi occhi, per rigarle silenziosamente le guance, finendo sulle dita di Donovan, che cercò di asciugarle.
«Quando dici queste cose, io ti credo. Voglio crederti, ma ho paura. Ho tanta paura che finirà tutto. Ho paura di essere felice perché non potrei sopportare di rimanere delusa. Non voglio perderti.»
Donovan le baciò le lacrime, togliendone ogni traccia dalle sue guance. Poi le sorrise con tenerezza, mentre continuava ad accarezzarle i capelli e il viso.
«Ho tutto il tempo del mondo per convincerti che non andrò da nessuna parte e che nemmeno tu dovrai. Affronteremo qualsiasi tuo e nostro problema a testa alta, insieme. Sarò sempre al tuo fianco, e starò sempre vicino a Travis e Cammie.»