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Donovan svegliò piano Eve. Lei sbatté le palpebre, liberandosi degli ultimi effetti della medicina. L’angoscia non le avrebbe fatto chiudere occhio se non fosse stato per l’iniezione. Aveva fatto bene a cedere, anche se inizialmente non la voleva. Doveva essere lucida quel giorno.

«Come ti senti?» chiese Donovan preoccupato.

Eve gli rivolse un debole sorriso. «Meglio.»

Sapeva che non le avrebbe creduto. Non era brava a fingere. Donovan sembrava riluttante ma determinato. Quella determinazione la spaventava, perché ormai lo credeva senza scrupoli. C’era ancora un barlume di coscienza in quegli occhi? Apparentemente no. Non sarebbe tornato sulle sue decisioni.

«Devo uscire,» disse lui «ma tornerò presto. Rusty sta venendo qui per stare un po’ con te, almeno fino al mio rientro.»

Eve non gli chiese dove stesse andando perché lo sapeva. La paura era un ritmo sordo nel suo petto e dentro le sue tempie.

«Va bene» rispose piano, col cuore sempre più distrutto ogni minuto che passava.

Donovan si chinò per baciarle la fronte, lasciando le labbra contro la sua pelle, per un lungo momento.

«Presto sarà tutto finito, tesoro. Te lo prometto.»

Detto ciò si alzò dal letto, e si allontanò, andando verso la porta.

Eve attese qualche istante prima di alzarsi a sua volta e guardare fuori dalla finestra. Lo vide uscire con l’auto dal comprensorio. Poi andò velocemente in camera sua e riempì una piccola borsa con lo stretto necessario. Qualche cambio d’abito, i pochi soldi che le erano rimasti e i gioielli di sua madre.

Poi si recò in cucina, sapendo che Rusty sarebbe arrivata presto. Prese carta e penna e scrisse in fretta un biglietto per Travis e Cammie. Quando finì, aveva gli occhi rossi, pieni di lacrime. Prese il biglietto e si diresse verso la loro stanza. Dormivano ancora.

Non rimase per molto a guardarli. Faceva troppo male e non voleva che si svegliassero prima che lei fosse uscita. Dopo aver detto loro addio, in silenzio, posò il biglietto sul comodino di Travis, dove era sicura che l’avrebbe trovato. Poi andò a cercare una delle pistole che Donovan teneva nel cassetto della sua stanza.