Ringraziamenti

Questi ringraziamenti sono i più lunghi che io abbia mai scritto. Ma non mi era mai capitato di intraprendere una ricerca che coinvolgesse così tante persone, e così tanta memoria e passioni. Sarò quindi minuziosa fino alla noia.

C’è un motivo se in ogni libro il primo ringraziamento va a mio marito, Jacques Charmelot: il suo eroismo al servizio della causa non conosce confini. Quest’anno, infatti, abbiamo fatto insieme una sola, lunga vacanza. Nel Sudtirolo di inizio Novecento. Non è stata proprio una crociera di tutto riposo, e dall’inizio alla fine Jacques non si è mosso dal mio fianco. Grazie, «Jakob».

Devo ringraziare molto anche la mia famiglia, prima di tutto mia madre Herlinde. Senza il suo aiuto nel ritrovare parenti, dissotterrare ricordi, indagare misteri del passato, e senza il suo appoggio costante al progetto non ce l’avrei mai fatta. Un grazie davvero affettuoso a mia sorella Micki per l’indispensabile e partecipe collaborazione, e a mio fratello Winfried per aver condiviso i suoi ricordi. Una menzione d’onore va a Gerlinde Rizzolli e Graziella Rizzolli, e Hansjörg Rizzolli che nel frattempo purtroppo ci ha lasciato, per avermi aperto le porte della grande casa di Pinzon e aver condiviso con me un tesoro di documenti, lettere, fotografie. Gerlinde ha anche sopportato l’invasione della troupe per un’intera giornata di servizio fotografico, per regalarci l’immagine che compare sul retro della copertina. Davvero il sangue non è acqua. Come hanno dimostrato anche i molti altri membri della famiglia che mi hanno sostenuto, con entusiasmo e generosità, nella mia ricerca: innanzitutto i miei zii Hubert, Norbert e Heinrich Deutsch, e poi Herbert e Hilde Tiefenbrunner, le loro figlie Margaret e Christine che mi hanno accolto al castello di Entiklar; la figlia di Berta, Sigrid Hammerle; il figlio di Hella, Günther Brenner; le figlie di Mariedl, Waltraud e Rosemarie Gruber-Wenzer.

Un libro su cui si lavora per due anni richiede un editore paziente, e tengo a ringraziare la Rizzoli che ha dimostrato grande disponibilità. In particolare Paolo Zaninoni, e l’infaticabile Michela Gallio, molto più di un’editor dal passo alpino. Ma anche tutti i collaboratori di una squadra redazionale splendidamente incurante di orari, domeniche, vacanze. Le due colonne della mia ricerca storica e archivistica, Francesco Casolo e Davide F. Jabès, i due pilastri della traduzione, Chicca Galli e Francesco Peri, e l’architrave del coordinamento redazionale, Silvia Rossetti. E poi il nostro esperto storico-ferroviario Silvio Gallio, la lettrice dal corsivo tedesco Annette Hübner, i traduttori Chiara Voleno, Tiziana Sterza e Patrick Baumann, le eccellenti cure redazionali di Sara Grazioli e dello Studio Littera di Michela Cosili.

Un paragrafo a parte lo meritano gli storici, giornalisti e intellettuali sudtirolesi, tassello fondamentale del mio tentativo di raccontare la storia familiare senza recare offesa alla controversa Storia collettiva sullo sfondo. A Günther Pallaver va un applauso per la dedizione e l’amicizia, oltre che la rapidità, con cui ha letto tutto il libro e mi ha fornito indispensabili consigli e osservazioni. Ma devo anche ringraziare di cuore Leopold Steurer, Federico Steinhaus, Florian Kronbichler, Gerhard Mumelter, Germana Nitz e suo marito Hans Schmieder, e il direttore del «Dolomiten» Toni Ebner. Un ringraziamento un po’ speciale al mio amico Franz Haas per l’impagabile consulenza enologica. Grazie alle persone che ho intervistato e a cui ho chiesto lumi sui diversi aspetti della storia: monsignor Josef Gelmi, l’ambasciatore italiano a Vienna Eugenio D’Auria, la scrittrice Sabine Gruber, la storica Alessandra Tarquini.

Sono stati preziosi i molti volenterosi negli archivi d’Italia, Austria, Germania. Grazie a tutti: il direttore Hannes Obermair dell’Archivio Storico della città di Bolzano e Andrea Di Michele dell’Archivio Provinciale, il direttore Harald Toniatti e Pietro Vezzani dell’Archivio di Stato di Bolzano, Carlo M. Fiorentino dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, Andrea Edoardo Visone e Stefania Ruggeri, dell’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, Niccolò Tognarini degli Archivi Storici dell’Unione Europea, Clemens Mayer Wolthausen del Zentrum für Antisemitismusforschung, Ivan Tognarini dell’Università di Siena, Margherita D’Egidio e Antonino di Bartolo per le ricerche fatte a Vienna.

Grazie anche a Cesare Cicardini, Gianluca Crivellin e Valentina Marzona che per realizzare il servizio fotografico hanno sfidato gli elementi, e a Giorgio Armani che ha messo a mia disposizione le creazioni sartoriali della casa, con la collaborazione di Stella Giannetti.

Ho sicuramente dimenticato qualcuno. Perché è un’intera provincia che dovrei ringraziare. Il Sudtirolo che, mentre lo percorrevo in lungo e in largo per questo lavoro, mi ha restituito legami e memorie.

Eredità
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