Mercoledì 20 agosto, ore 12.30
La notizia era dappertutto. Scomparsa un’altra bambina. La piccola Keira è nelle mani dello stesso assassino di Eileen Simmons? Il rilascio di Derek McGee è stato un errore? La polizia e la giustizia hanno fallito?
Aprì un’altra bottiglia di birra, ne bevve un lungo sorso e si pulì con il dorso della mano. Poi si annusò le mani. Non se le era lavate. Apposta. Odoravano ancora di lei. Un odore sempre più leggero, ma che lui continuava a sentire. E che continuava a eccitarlo.
Poi prese il telecomando e cambiò canale. Una coppia di genitori disperati che lo fissava dallo schermo. La madre era bionda, aveva i capelli legati in una coda e si premeva un fazzoletto contro il viso. Il padre, rasato, indossava un completo e aveva un aspetto calmo. Lesse una dichiarazione, un appello al rapitore, perché lasciasse andare la bambina.
Troppo tardi.
Spense il televisore e guardò l’orologio. Due ore all’inizio del turno. Ma a casa non resisteva più. Una passeggiata, ci voleva una bella passeggiata. Un giretto per il quartiere. Però alla larga dalla foresta, lì no, per nessun motivo, sarebbe stato troppo pericoloso. Così stupido non era.
Presto, infatti, l’avrebbero trovata. Molto presto. Era un posto molto frequentato dalla gente che portava a spasso il cane. Forse proprio in quel momento un Terrier stava annusando la piccola Keira. No, meglio di no. Il cane l’avrebbe leccata. Sporcata. Spostata. Invece doveva rimanere intonsa. Dovevano trovarla come lui l’aveva lasciata. Un angioletto bianco che sarebbe rimasto addormentato per l’eternità, come le principesse delle favole.