Lunedì 11 agosto, ore 11.17
Georg Stadler scorse la pagina fino in fondo ed emise un brontolio d’irritazione. Ancora niente. Erano ore che inveiva contro il motore di ricerca della ViCLAS, la banca dati internazionale dei crimini, in cerca di casi, avvenuti in Germania, in cui le vittime fossero state ritrovate senza dita. Risultati? Zero. A parte un unico omicidio irrisolto risalente a diversi anni prima, che quindi era da escludere: per quale motivo, infatti, un assassino avrebbe dovuto conservare il dito di una vittima per spedirlo alla polizia dopo tutto quel tempo?
Nessun risultato, quindi. Che però non voleva dire nulla. Per il dito mozzato che il commissario aveva ricevuto il venerdì precedente via posta, infatti, potevano esserci tante altre spiegazioni: un incidente con feriti, ma nessun morto; un morto che non era ancora stato trovato; un trafugamento da un obitorio o da un cimitero. Ecco, il problema era che le spiegazioni possibili erano troppe. E comunque la banca dati conteneva solo i delitti recidivi.
In un caso o nell’altro, restava la questione di chi gli avesse spedito quel maledetto dito. L’assassino? E perché? E perché indirizzato proprio a lui e non alla Omicidi di Düsseldorf in generale?
Il commissario si grattò la testa. Venerdì ne aveva parlato con il suo capo e con il pubblico ministero, che aveva deciso di aprire un caso e affidarlo a Stadler.
Sobotta, tuttavia, lo aveva pregato di occuparsi della questione da solo, almeno all’inizio. Così il commissario aveva trascorso il resto del venerdì pomeriggio al telefono, cercando incidenti con dita amputate e chiedendo a ospedali e imprese di pompe funebri se a qualche salma mancasse qualcosa. Anche questa ricerca, però, non aveva avuto successo. Era possibile che qualcuno avesse trovato il dito per caso, per esempio sul ciglio di una strada in seguito a un incidente, e non sapendo cosa fare avesse deciso di spedirlo alla polizia?
Stadler prese in mano la cornetta. Voleva chiedere al medico legale se era già riuscito ad analizzarlo.
«Schreiner» rispose una voce dopo numerosi squilli. Un giovane con cui il commissario finora aveva avuto poco a che fare.
«Stadler, Omicidi di Düsseldorf. Chiamo per il dito che vi ho mandato venerdì.»
«Che dito? Non ne so nulla…» Sembrava irritato.
«Ho bisogno di sapere quando e come è stato staccato dalla mano, e se quando è successo la persona in questione era ancora viva. Il prima possibile» spiegò Stadler in tono autoritario.
«Adesso chiedo» rispose il ragazzo. «Ma non posso prometterle nulla, qui è un inferno. Ci vorranno almeno un paio di giorni.»
«Un paio di giorni?» gli fece eco Stadler indignato.
«Sono tutti in vacanza» replicò Schreiner «siamo a corto di personale.»
Il commissario ringraziò e riattaccò, frustrato. Non gli restava che riprendere in mano l’unico risultato della sua ricerca, ovvero il caso mai risolto. Si chinò sugli appunti e scorse di nuovo le informazioni: un adolescente, i cui resti erano stati trovati cinque anni prima nei dintorni di Erkelenz, mangiucchiati e menomati… senza due dita della mano sinistra, appunto. Forse colpa degli animali. La destra mancava. Nonostante il pessimo stato delle ossa, i medici legali avevano scoperto che gli animali non c’entravano nulla: la mano era stata troncata quando la vittima era ancora viva.