Lunedì 18 agosto, ore 15.46

«Che dite… iniziamo con i giornali? Ho fatto delle fotocopie, ognuno le sfoglia da solo e poi ci confrontiamo» propose Birgit.

Gli articoli erano arrivati via fax dalla redazione della Rheinische Post mentre la squadra era in riunione nella sala conferenze. Erano riusciti a ricostruire anche il ritaglio trovato in bocca a Katharina Wagner.

E finalmente avevano ricevuto, da Heinsberg, dove si trovava il commissariato di competenza, anche una copia del fascicolo relativo al caso di Erkelenz, di cinque anni prima. Una dozzina di cartelline con testimonianze, esami della Scientifica e perizie.

Stadler era dovuto andare via per una questione da chiarire, ma Liz, Birgit e Miguel si erano seduti insieme per esaminare quella montagna di carte.

«Sì, mi sembra un buon piano» concordò Miguel prendendo alcune fotocopie. «Accidenti! Ma sono vecchissime.»

Birgit guardò la data. Le due pagine risalivano entrambe all’estate del 1998, una del 23 giugno, l’altra del 6 luglio. «Già… cosa che aumenta le probabilità che non siano state prese a caso, ma, come dice Liz, abbiano un significato per il nostro uomo.»

«E anche quelle che il caso di Erkelenz rientri nella serie,» aggiunse la psicologa «visto che i giornali sono dello stesso periodo.»

Nella mezz’ora successiva si sentì solo il fruscio delle carte sfogliate. Birgit si segnò qualche appunto, ma non trovò niente che la colpisse particolarmente.

«Io ho finito» disse quindi.

«Anch’io» rispose Liz. «Non so voi, ma io non ho notato niente di insolito.»

«Nemmeno io… nada» disse Miguel.

«Io però mi sono segnata un paio di cose» intervenne Birgit guardando il suo blocchetto. «C’è un articolo sulla cattura di una banda di giovani scassinatori di auto. Forse il nostro serial killer era uno di loro.»

«Sì, l’ho notato anch’io» confermò Miguel. «Anche se negli altri articoli non ho trovato ulteriori riferimenti.»

«Be’, però direi di controllare i nomi ugualmente» disse Liz. «Uno dei membri della banda potrebbe essere la vittima mai identificata di Erkelenz.»

«Ah, non ci avevo pensato» ammise Birgit. E prese un altro appunto. «Per il resto, ho visto solo una rapina irrisolta, che però nel frattempo potrebbe essere stata chiarita, e un incidente nei pressi di un lago, il titolo è Gita scolastica finisce in tragedia. L’ho notato perché i ragazzi erano dell’età che ci interessa. Ma su entrambe le vicende c’è un unico articolo solo su uno dei due giornali.»

«Allora forse sono davvero pagine prese a caso.» Miguel rinfilò le sue fotocopie nella cartellina.

«No, io continuo a pensare di no» replicò Liz. «Forse… se si trattasse di edizioni contemporanee alla data del delitto… ma questa roba risale a sedici anni fa. Qualcosa deve significare.»

«Bene» disse Birgit un po’ scoraggiata. «Lasciamo stare i giornali per ora e guardiamo gli atti della polizia, okay?»

«Non sto nella pelle.» Miguel sbadigliò e guardò la propria tazza. «Vado a prendere altro caffè.»

Si divisero le quattordici cartelline del caso di Erkelenz e cercarono affinità con i casi attuali. Tacquero a lungo finché Birgit d’un tratto esclamò: «Adesso però devo smettere e fare altro, altrimenti impazzisco… Dov’è che hanno trovato, di preciso, il cadavere?».

«In un campo, vicino a Venrath» rispose Miguel. «Un paese a nord-est di Erkelenz.»

Birgit si alzò, prese un pennarello e si avvicinò alla cartina appesa alla parete. Cercò per un po’, poi indicò un punto. «Qui, giusto?»

«Un po’ più a sinistra» disse Miguel alzandosi per raggiungerla. «Ecco, qui, su questo sentiero.»

Birgit disegnò un cerchio. Miguel le era così vicino da sentire il profumo del suo dopobarba quando avvertì un brivido sul collo. Fece subito un passo indietro e si concentrò sulla cartina. Gli altri due luoghi dei ritrovamenti erano già stati segnati.

«Se li collegassimo, si creerebbe una specie di triangolo equilatero, con al centro la zona a sud di Mönchengladbach.»

«Stai dicendo che abita in quella zona?» domandò Miguel scettico.

Birgit guardò Liz in cerca di aiuto.

«Be’, direi che le probabilità che il baricentro del carnefice, cioè il suo domicilio, sia lì sono altissime» confermò la profiler. «Ma solo dando per certo che dietro i tre omicidi ci sia la stessa mano.» Si alzò e raggiunse i colleghi alla cartina. «Anche se in base alle statistiche il punto di contatto è ancora più vicino al domicilio del luogo del ritrovamento.»

«Con punto di contatto intendi il posto in cui il carnefice ha incontrato la vittima?» domandò Birgit.

«Esatto. Su cui purtroppo noi non sappiamo nulla.» Osservò la mappa. «Ma c’è anche un’altra possibilità. Il primo omicidio spesso accade in maniera spontanea, meno programmata. E in un posto più vicino all’ambiente abituale. Quindi, se Erkelenz fa parte della serie, vuol dire che il luogo del ritrovamento di Venrath è più vicino al domicilio dell’assassino rispetto gli altri due. O per lo meno lo era, in base a dove viveva allora.»

«Però il fatto che per ben due volte il delitto sia stato scoperto dopo tanti anni è strano, non trovi? Ha avuto fortuna, no?» osservò Birgit.

«Questo potrebbe essere il motivo per cui, nell’ultimo caso, si è scelto un posto pubblico, una piazza di paese.» Liz tornò a sedersi. «Magari voleva mandare un messaggio più spettacolare. Le menomazioni, il giornale in bocca… ci tiene che qualcuno colga questi segni e li interpreti.»

«Sì, ma per ora non abbiamo alcun indizio che Erkelenz sia collegato ai due casi attuali» ricordò Miguel tornando a sua volta verso la scrivania e riaprendo i fascicoli.

«O forse sì…» disse Liz.

«Cioè?» chiese subito Birgit un po’ ansiosa: sarebbe stata una svolta.

«Sto leggendo il referto dell’autopsia. La causa del delitto è impossibile da stabilire, ma di certo la vittima riportava una frattura alla nuca. Causata da un oggetto pesante, forse un quadrato di due centimetri per due.»

«Cavolo, un martello!» esclamò Miguel. «Come Jonathan Geissler e Katharina Wagner…»

«Già, e aggiungendo le dita mancanti sono già due prove alquanto pesanti che la vittima sconosciuta rientri nella nostra serie.» Birgit si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Finalmente ebbe la sensazione di avere in mano il bandolo della matassa che avrebbe portato alla soluzione dei casi.

«Tre, contando anche la mano mozzata» rettificò Liz. «Perché in tutti i casi, oltre alle dita c’è stata anche un’altra menomazione.»

«Giusto, dobbiamo assolutamente dirlo a Georg.» Birgit guardò Liz. «A proposito, ma dov’è finito? Dopo la riunione è scappato via di corsa, sembrava una questione di vita o di morte.»

«Non ne ho idea, pensavo che voi lo sapeste.»

«Purtroppo no» rispose Birgit. «Adora queste sue uscite in solitaria.»

«Sì, lo so» convenne Liz con una smorfia.

«E se facessimo una lista dei fatti e li confrontassimo?» propose Miguel.

Birgit ebbe l’impressione di cogliere una sfumatura di rabbia nella sua voce, ma lasciò perdere e rispose subito: «Buona idea».

Presero una lavagna portatile e iniziarono a scrivere tutte le informazioni sugli altri due omicidi.

Jonathan Geissler / Katharina Wagner

Pilone telefonico / Betulla.

Orecchie mozzate / Occhi cavati.

Ematomi e bruciature di sigaretta.

Tracce di catene.

Dito indice sinistro tagliato / Dito medio sinistro tagliato.

Pagina di giornale del 23 giugno 1998 in bocca con messaggio scritto a mano / Resti di pagina di giornale del 6 luglio 1998 in bocca con tracce di messaggio scritto a mano.

Colpo di martello alla nuca.

Causa del decesso: dissanguamento per taglio della carotide / Impossibile da ricostruire.

Poi aggiunsero una terza colonna con le informazioni sul caso di Erkelenz.

Mano destra tagliata.

Clavicola rotta.

Mano sinistra con due dita mancanti, indice e medio (animali?)

Colpo di martello alla nuca.

Causa del decesso e altre ferite impossibili da ricostruire.

Per un po’ restarono a osservare la lavagna in silenzio. Birgit ripensò al profilo delle vittime tratteggiato da Liz durante la riunione del mattino. Tutte e tre erano molto giovani. Quella di Erkelenz non aveva un nome, ma l’età era stimata intorno ai quattordici, quindici anni.

«Sì, ci sono dei paralleli» disse. «Ma le vittime sono molto diverse. Almeno per quanto riguarda l’età e il sesso, intendo…»

«Secondo me è diventato più coraggioso» disse Liz picchiettando con le dita sulla lavagna. «O meglio, si prende maggiori rischi. La prima vittima è stato un adolescente di quattordici anni, in base all’autopsia alto un metro e sessantatré, quindi facile da soggiogare. Poi si è scelto una donna. E poi ha osato con un ragazzo più grande, quasi un uomo.»

«Quindi per lui non fa differenza, che si tratti di un maschio o di una femmina?» domandò Miguel.

«A quanto pare no, come anche l’età. Ma fino a un certo limite, ovvio» disse Liz continuando a osservare la lavagna pensierosa.

«Basta che siano dei falliti, giusto?» chiese conferma Miguel giocherellando con la penna.

Birgit lo guardò. «Però falliti in base ai suoi canoni…»

«O meglio, quelli dei genitori.» Miguel lanciò la penna sul tavolo. «Sia i genitori di Katharina che quelli di Jonathan erano delusi, quindi…»

Fu interrotto dallo squillo del telefono. Rispose aggrottando la fronte mentre ascoltava.

«Novità?» domandò Birgit impaziente appena il collega riattaccò.

«Era la Scientifica. Hanno analizzato ancora una volta il pezzo di scotch trovato nella bocca di Katharina e sono riusciti a individuare due parole. A quanto pare scrivendo ha calcato così tanto la mano che alcune lettere sono rimaste impresse nello scotch.»

«Che parole?» domandò Liz.

«“Dio” e “occhio”.» Miguel guardò prima Liz, poi Birgit. «Vi viene in mente qualcosa… che possa aver a che fare con gli occhi cavati?»

Birgit annuì e fu colta da un improvviso brivido di freddo. «Nulla sfugge all’occhio di Dio.»

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