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Frammenti di me

È IL mercoledì dopo il Ringraziamento e mi sto preparando per andare alla mostra di Kerry. La settimana scorsa ho scroccato un passaggio fino a casa mia in Massachusetts a lei e a Esben e, nonostante si capisse che lui avrebbe voluto incontrare Simon e viceversa, non mi sentivo ancora pronta. Al momento, l’idea di mischiare i miei due mondi mi è sembrata strana, però adesso comincio a pentirmene un po’. Magari durante le vacanze natalizie… e non vedo l’ora che Steffi conosca Esben di persona quando verrà da noi per Natale, come fa ogni anno.

Ora siamo nella mia stanza al dormitorio ed Esben è seduto alla scrivania e continua a spostare lo sguardo dalle sue pagine sui social a me. Io mi sto occupando dei miei capelli e sto cercando di mettermi l’eyeliner come mi ha insegnato Steffi, perciò non capisco che cosa ci trovi di tanto interessante in questo spettacolo, eppure continua a fissarmi.

Quando finalmente ho terminato, lui mi osserva con espressione maliziosa. «Stai benissimo», mi dice con un tono che non mi dispiace affatto.

«Grazie.»

«Quel vestito…» Mi scruta dalla testa ai piedi. «È sexy.»

Aggrotto la fronte. «Non è affatto sexy. È un abito a vestaglia con le maniche lunghe.»

Lui allunga una mano e mi accarezza in vita. «Ma ti fascia nei punti giusti. Non vedi quanto sei stupenda?» Sposta le dita alla base della mia schiena e mi tira a sé, facendomi sedere sulle sue gambe. Affonda all’istante la bocca sul mio collo e mi ricopre di baci, accarezzandomi la pelle con le labbra fino alla scollatura.

Reclino la testa. «Dovrei indossare più spesso dei vestiti…»

«E usare il viola. Il viola ti dona moltissimo», mormora lui. «Abbiamo ancora mezz’ora prima di uscire. Pensi che lo troviamo qualcosa da fare?» Scosta l’abito e, con la bocca, scende fin sopra al reggiseno.

Esben non scherzava affatto quando mi ha parlato della vasta gamma di possibilità. Anche se non mi sono ancora tolta i pantaloni con lui, nelle ultime settimane ci siamo dati un gran da fare. Tra la sensazione della sua lingua addosso e il fatto che mi sta baciando, sono piuttosto tentata di liberarmi del vestito in questo preciso istante.

«Certo», annuncio. «Voglio crearmi un account su Facebook, Twitter, Instagram e così via.»

Scoppia a ridere. «Davvero?»

«Sì, sono pronta. E poi credo che sarà divertente.»

«Ovvio che sarà divertente. Potremmo inviarci tweet bollenti e far impazzire i nostri follower.»

«Allora voglio farlo assolutamente. Mi aiuti?»

«Adesso?» mi chiede, percorrendo la scollatura a V con un dito.

«Sì. Ti ringrazierò come si deve dopo la mostra.» Eccome se stasera mi toglierò questo vestito.

«Affare fatto.» Gira di scatto la sedia verso il computer e per poco non cado per terra.

Lo osservo passare da un social all’altro, mentre mi tempesta di domande. Non mi ero mai resa conto di quante cose ci fossero dietro e che non è una semplice questione di password e foto del profilo. Esben sa tutto in fatto di privacy e definizione delle impostazioni e mi spiega brevemente le funzioni di base dei vari siti. Poi mi prende il telefono, scarica le varie app ed effettua il login sui miei profili. A quanto pare, gli ho dato una motivazione per lavorare alla velocità della luce.

«Io sono il tuo primo follower su Twitter», dichiara contento. «Visto che nella memoria sul telefono non hai nessuna foto, te ne scatto una adesso. Siediti lì e resta in quella posa sexy.»

Sono arrossita, ma ubbidisco.

«E siccome sei l’unica persona che conosco che non ha un milione di selfie, sono davvero felice che tu abbia salvato uno screenshot del messaggio che ti ho mandato.» Prima che io possa ribattere, mi fa diverse foto e abbassa il telefono. «Dio, sei bellissima.»

«Esben…»

«Sul serio. Guarda.» Mi mostra la foto.

«Avrai usato un milione di filtri.»

«Neanche uno. Ora dobbiamo trovarti un po’ di follower, okay?»

«Oh, va bene.»

Esben scrive qualcosa sul suo telefono e, un minuto dopo, dal mio arriva un bip. È una notifica di Twitter.

«Sembra che qualcuno mi abbia menzionato in un post.» Mi fingo confusa. «Chissà chi può essere stato?» Clicco sulla notifica e mi ritrovo sul mio nuovo account Twitter.

Ricordate #allison? Ve la ripresento. Ecco #lamiaragazzaallison. È nuova su Twitter, diamole un caloroso benvenuto. E un caffè. Lo adora.

Stupita, vedo il suo tweet inserito tra i preferiti e ritwittato a ripetizione. Nel giro di pochi secondi, i miei follower aumentano. Ancora incollata al telefono, Esben mi spinge fuori dalla camera.

«Dobbiamo andare», mi esorta con una risata.

«Perché tutta questa gente mi segue? Non ho fatto niente.»

«Sei colpevole per associazione, piccola.»

Non riesco a staccare gli occhi dal telefono ed Esben è costretto a guidarmi attraverso il campus fino all’edificio della mostra. «Ho trecento follower e sono passati appena dieci minuti!» Clicco sullo schermo. «E ho… migliaia di richieste di amicizia su Facebook! E un sacco di immagini di caffè… cosa faccio? Devo scrivere un post?»

«Dio, quanto sei tenera.» Mi afferra appena in tempo mentre inciampo sul bordo del marciapiede. «Scatta qualche foto stasera e poi, se vuoi, ti aiuto a postarle.»

Entrando nell’edificio, metto via il telefono. Sembrerà stupido, però, dopo il mio debutto sui social, mi gira un po’ la testa.

La galleria è bellissima e io non avevo nemmeno idea che ci fosse. Se negli ultimi due anni fossi uscita di più dalla mia stanza o avessi fatto qualcosa oltre a studiare, forse avrei saputo della sua esistenza. Saliamo le scale fino al piano della mostra e veniamo accolti da un’illuminazione spettacolare che mette in risalto le opere esposte e crea un’atmosfera sensuale e romantica. Non sono sicura che sia così, ma forse mi sto lasciando influenzare dal mio umore…

«Eccola.» Esben indica Kerry, impegnata a chiacchierare con qualcuno dall’altra parte della stanza. «Sono eccitatissimo. Ho visto soltanto alcuni dei suoi lavori, secondo me lei è davvero brava. Hanno esposto opere degli studenti, e questa mostra inciderà notevolmente sul loro voto per questo semestre.»

Incontra lo sguardo della sorella e la saluta con la mano. Kerry indossa tacchi a spillo, un tubino rosso aderente e scollato che sottolinea il suo bel fisico e ha i capelli raccolti. «Sei venuta!» Allarga le braccia e mi stringe forte.

«Certo! Congratulazioni. È una serata importante per te», replico, abbracciandola a mia volta. «E sei splendida.»

Esben fa una smorfia. «Sei mezza nuda.»

Kerry scoppia a ridere e gli dà un bacio sulla guancia. «Sei così iperprotettivo?»

«Non hai una sciarpa o qualcosa del genere?» chiede lui, seccato.

Lo prendo a braccetto. «Non ha affatto bisogno di una sciarpa.»

«Dài, facciamo un giro e vediamo cosa ne pensate», ci invita lei, facendoci segno di seguirla.

«Credevo che gli artisti se ne andassero in giro con camicioni e pantaloni larghi», borbotta Esben. «Che avessero uno stile più hippy piuttosto che da modella di biancheria intima.»

Scoppio a ridere. «Tua sorella è una bellissima ragazza. Dovrai abituartici», gli sussurro.

Lei ci lancia un’occhiata. «Ehi, sapete se Jason viene? Ha detto che forse sarebbe passato.»

Esben fa un’altra smorfia. «Cosa significa ‘Sapete se Jason viene’?»

Kerry gira la testa di scatto e risponde: «Niente».

Esben si blocca di colpo. «Oh, lo uccido se…»

«Non farai niente del genere. Questa è la serata di Kerry e tu ti comporterai bene» lo ammonisco.

«D’accordo, ma domani lo uccido.» Per fortuna lo dice sorridendo.

Kerry ci accompagna in giro per la mostra e ci indica, oltre ai suoi lavori, anche quelli dei suoi compagni. Ha esposto diverse opere magnifiche, tra cui una serie di schizzi in bianco e nero che adoro. In particolare, però, sono rapita da uno dei suoi quadri astratti. I colori sono accesi e vivaci e si fondono sulla tela con meravigliosa intensità. Incantata da tanta bellezza, mi avvicino al quadro e subito dopo sento il rumore dei tacchi di Kerry che mi raggiunge.

«Ti piace?»

«Tantissimo, Kerry. Sei fantastica. Io riesco a malapena a disegnare un omino stilizzato e qui ci sono un sacco di tue opere che mi hanno lasciato a bocca aperta.»

«Grazie! Che pensiero gentile.» Si sporge verso di me. «Sai se Jason verrà?»

«Per caso voi due…»

«Forse. Non so. Ci siamo divertiti un sacco alla festa di compleanno e lui è molto dolce. Forse sta nascendo qualcosa. Cioè, ma l’hai visto vestito da principessa? E mentre portava Cassie sulle spalle?»

«È stato grandioso con lei, già.»

«L’ho invitato. Ho pensato che magari…» Incrocia le braccia e si morde le labbra. «Non verrà.»

«Sì che verrà.» La costringo a voltarsi. «È già qui.»

Jason è con Esben vicino a una complessa scultura di metallo. È evidente che Esben sta facendo il possibile per impedirgli di allontanarsi. Il povero Jason continua a saettare lo sguardo tra la sala e il suo amico, però al momento la sua attenzione non è certo per Esben.

«Sarà meglio che tu corra a separarli», le dico. «Altrimenti tuo fratello è capace di parlare fino a restare senza fiato e svenire.»

«Be’, non sarebbe così male. Okay, ce la posso fare.» Raddrizza le spalle sicura di sé, eppure non si muove.

«Kerry! Forza! Se avessi un fisico come il tuo e un vestito rosso praticamente cucito addosso, li sfoggerei per tutta la galleria.»

«Okay. Perché stasera non servono alcol? Puah.»

Non appena la avvista, Jason si illumina e, quando Kerry li raggiunge, mi diverto un mondo a vedere Esben che non dà alcun segno di volerli lasciare soli, quindi vado da lui per trascinarlo al tavolo degli stuzzichini nell’altra stanza. A malincuore, accetta.

«Hai fame?» mi chiede, mentre mi passa un piatto.

«Sto morendo. E adoro questi piccoli…» Prendo delle mini pinze per servirmi. «Be’, qualsiasi cosa siano questa specie di salatini. Potrei mangiarmeli tutti.»

Riempio il piatto fin quasi a farlo traboccare e lui scoppia a ridere.

«Ho capito. Resteremo qui e non daremo fastidio a mia sorella.»

«Oh, aspetta! Dovrei scattare una foto al piatto, giusto? Non è così che si fa? Non si postano sempre foto con del cibo?»

Esben si sforza di tenere sotto controllo la ridarella. «Certo. Se vuoi. Cioè, siamo in un bellissimo posto con un milione di potenziali scatti, ma se tu preferisci postare dei salatini unti, non c’è problema.»

«Oh. In effetti, hai ragione.» Abbasso il cellulare. «Oppure potrei fotografare te. Tu sei molto più bello di un salatino.»

«Ne sono davvero lusingato.»

«E fai bene. Sono ripieni di brie e sono deliziosi.» Gli cingo il collo con un braccio e mi sistemo a pochi centimetri da lui. «Preferisco comunque il tuo sapore.» Gli do un bacio, poi lo costringo a mettersi in posa per una ventina di foto.

Passiamo un sacco di tempo a farci selfie e lui mi insegna a postare foto sui miei nuovi profili e a taggare le persone. Invio qualche scatto a Steffi e le annuncio con orgoglio che non sono più una verginella dei social.

Mi risponde quasi all’istante.

Non è il tipo di verginità che speravo perdessi, ma è una figata lo stesso.

Girovaghiamo ancora un po’ per la mostra, poi prendo Kerry in disparte per un aggiornamento su Jason.

«Mi ha invitato a cena questa settimana. In un ristorante italiano! È un buon segno. Romantico, no?»

«Decisamente.»

«Ehi, dov’è finito Esben?» mi domanda.

«Non lo so.»

Perlustriamo la sala e controlliamo la successiva, all’improvviso però Kerry si blocca. Su un lato c’è una piccola stanza in cui non siamo ancora state. Si rabbuia all’istante. «Cavolo.»

«Cosa c’è?» m’informo. Mi avvicino e vedo Esben che osserva un quadro.

È una tela enorme, che occupa quasi un quarto della parete, ma dalla mia posizione non riesco a osservarla bene. Kerry si avvia piano verso il fratello e io faccio per seguirla, poi però decido di restare sulla soglia. Sta succedendo qualcosa, anche se non so cosa.

Esben si volta verso di lei e, dal suo corpo, si sprigiona una grande angoscia. Ha un’espressione terribilmente triste. «Kerry…»

«Questo non fa parte della mostra. Questo locale dovrebbe essere chiuso. Non volevo che lo vedessi.»

Esben si infila una mano in tasca e l’altra tra i capelli. Turbato, scuote la testa e sembra smarrito. «Kerry», ripete. «Mi dispiace così tanto.»

«Non dirlo. Ti prego, non dirlo.»

Con quella che ai miei occhi pare un’estrema tenerezza, Esben la abbraccia e la tiene stretta, accarezzandole la schiena. «Ma è vero. Mi dispiace così tanto.»

Sto assistendo a una scena privata, quindi mi allontano. Per distrarmi, scatto diverse foto e le posto. Questo è sufficiente a tenermi occupata, ma non a farmi dimenticare il viso infelice di Esben. Qui siamo ben oltre il dispiacere di quando legge qualcosa online che lo spinge ad agire. Questa è una cosa personale. Cerco di tenermi impegnata per una ventina di minuti.

La mano di Kerry mi sfiora la spalla. È calma, ma seria. «Ehi.»

«State bene?» Sono davvero preoccupata, sia per lei sia per Esben.

«Sì, però non sapevo che lì ci sarebbe stato quel quadro. Avrei dovuto controllare. L’ho fatto per me e non avrei mai voluto che lui lo vedesse. Vorrei che Esben te ne parlasse. È una storia che riguarda me, ma desidererei che fosse lui a raccontartela, perché è coinvolto.»

«Va bene, ma se è una faccenda privata, soltanto tra voi due…»

«Voglio che tu lo sappia. Ti servirà per capire meglio Esben e poi… sei mia amica, Allison, e mi farebbe piacere che tu la ascoltassi da lui. Gli sarà d’aiuto. Forse dovrai insistere un po’, ma per me è importante. Puoi?»

Nonostante la confusione, annuisco e la abbraccio. Lei mi stringe più forte di quanto mi aspettassi e, anche se in apparenza è tranquilla, inspira a fondo parecchie volte.

«Sto bene, Allison», mi sussurra all’orecchio. «Voglio che tu ne sia informata e che lo faccia capire anche a lui. Fallo parlare con te. Promettimelo.»

Avverto una stretta allo stomaco perché intuisco che qualcosa non va. Mi ritraggo e la guardo dritto in faccia. «Te lo prometto.»

«Bene, ora andrò a godermi il resto della serata.» Mi rivolge un sorriso sincero. «L’aitante Jason è ancora in giro?»

Le indico un punto verso l’ingresso, dove un Jason piuttosto impacciato si slaccia e riallaccia la giacca a ripetizione. «Credo che non se ne andrà tanto presto.»

«Dio, quanto è figo», commenta Kerry.

«E alto», le faccio notare.

«Altissimo. È così sexy.» Ridacchia e si avvia verso di lui. Dopo qualche passo, si volta con espressione solenne. «Allison? Grazie.»

Quando raggiungo Esben, mi piange il cuore. È ancora in piedi davanti al quadro.

Osservando la tela, resto senza fiato. A differenza dell’altra, questa è un urlo di colori e di rabbia. È attraversata da pennellate taglienti con i bordi frastagliati che creano un margine che mi turba. Ogni elemento è alimentato dalla collera. Leggo la targhetta sottostante.

TITOLO: FRAMMENTI DI ME

ARTISTA: KERRY BAYLOR

Esben è immobile. Quando alla fine mi parla, gli trema la voce e riesco a stento a udirlo. «Possiamo andarcene? Voglio andare via.»

«Ma certo.» Però resta fermo dov’è.

Lo prendo per mano. «Esben, guardami.»

Ubbidisce. Nei suoi occhi c’è solo tristezza. Una tristezza estrema.

«Ci sono qui io», gli dico. «Ci sono qui io.»