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Una vasta gamma

SDRAIATA a pancia in giù sul letto di Esben, con un libro aperto su uno dei capitoli più noiosi nella storia dei libri di testo, sto facendo uno sforzo immane per restare concentrata. In questo fine settimana di novembre, il tempo è uggioso, la pioggia tamburella contro la finestra. Una giornata perfetta per rintanarsi in camera a studiare. Esben è seduto su una sedia, con i piedi appoggiati sulla scrivania. È immerso in un volume per uno dei corsi di Letteratura che sta seguendo e in due ore ha a malapena sollevato lo sguardo. Per questo mi coglie di sorpresa quando, tutt’a un tratto, mette giù il libro e si sposta con la sedia vicino al letto.

«Allison?»

Non capisco se è arrabbiato o che altro, ma ha un’espressione confusa che non so decifrare. «Sì?» rispondo con un certo nervosismo.

«Dobbiamo parlare di una cosa», annuncia di colpo.

Esasperato. Ecco cos’è. Esben è esasperato.

Ci siamo. Immaginavo che, qualsiasi cosa ci fosse tra noi, non sarebbe durata. «Va bene.» Chiudo il libro e, piuttosto che guardare lui, fisso la copertina.

«Ti vedi con qualcun altro?» mi chiede.

Per fortuna non sono una tipa che sbuffa, perché è la domanda più ridicola che io abbia mai sentito. Adesso sì che gli punto gli occhi addosso: devo capire se per caso è impazzito. «Cosa?»

«Non… non ne abbiamo mai parlato. Né di noi, o del fatto se ci sia un noi, e…»

Ha ragione, non abbiamo mai affrontato l’argomento. Non sapevo come tirare fuori la questione. O forse avevo paura di farlo.

«Per l’amor del cielo, Esben, se uno di noi due dovesse vedersi con qualcun altro, saresti tu. Sei tu quello a cui metà della popolazione mondiale muore dietro.»

Scoppia a ridere. «Mi pare un po’ esagerato.»

Prendo le sue gambe tra le mie. «Forse un tantino, però sai cosa intendo. Potresti stare con un migliaio di persone diverse da me. E probabilmente con ragazze più… più…» Non voglio doverlo dire a voce alta.

«Più cosa?» mi sprona a terminare la frase.

Nelle ultime settimane, ho trascorso un sacco di tempo con Esben. Studiamo, parliamo, mangiamo insieme. Facciamo praticamente tutto insieme. Ci baciamo, ci abbracciamo – a volte per pochi istanti, a volte più a lungo – e poi ci diamo la buonanotte e ognuno va nella propria stanza in dormitorio.

Se non sta per scaricarmi lui, allora temo proprio che rovinerò tutto io. «Quando la sera mi accompagni nella mia camera, non mi hai mai domandato di restare.»

Un po’ in imbarazzo, sorride. «È vero.»

«Non hai mai… provato a fare niente.» Sono quasi paralizzata da questa conversazione inaspettata.

«È vero anche questo.» Mi stringe una mano. «E sai perché?»

«Perché di solito la sera fai sesso con le tue follower di Twitter che ti seguono fino in questa stessa stanza, e quindi non sei interessato a me?»

Scoppia a ridere di nuovo. «No. Sono attratto da pazzi da te, Allison, e dal giorno che ti ho conosciuta non ho mai nemmeno guardato un’altra.»

«Quindi niente sesso con le tizie di Twitter?»

«No.» Mi prende anche l’altra mano. «Non è un segreto che tu abbia avuto un passato difficile e so quanto sia stata dura per te aprirti con me. Non voglio spingerti a fare niente sul piano fisico. Ho pensato che, quando sarai pronta, me lo dirai tu.»

Prima di rispondere, rifletto un momento. «Ogni volta che mi dai il bacio della buonanotte e poi te ne vai, vorrei chiederti di restare, però al contempo non voglio. Non so se ha senso.»

«Credo di sì, ma va’ avanti.»

«Immagino che tu abbia molta più esperienza di me e probabilmente avrai fatto l’amore ovunque e io non so che cavolo sto facendo. Sono piuttosto sicura che tu non abbia perso la testa per il mio comportamento audace e non mi spiego come mai lo accetti. Come mai non hai provato a… togliermi i vestiti o a palpeggiarmi o…» Libero le mani dalle sue. «Non sono un’esperta in relazioni, però penso valga la regola del tutto o niente, giusto? E, al momento, tu non stai ricevendo niente, quindi mi domando se per caso tu non esca con altre persone e se noi due non siamo solo amici che si baciano ma, se fosse così, allora dobbiamo smetterla di baciarci, perché io non ti considero soltanto come il mio caro amico Esben.»

«Wow, secondo me dovresti prendere un bel respiro.» Con un gesto davvero carino, mi scosta la frangetta dalla fronte. «Temevo di essere io quello insicuro e pieno di domande. Ma chiariamo le cose: prima di tutto, non penso a te come alla mia ‘cara amica’ Allison.»

«Okay.» Già questo mi fa sentire meglio.

«Secondo, a differenza delle tue ridicole fantasie, non ho fatto sesso ovunque.»

«Allora lo hai fatto spesso in un numero limitato di luoghi ben definiti e scelti con cura.» È scioccante la stretta al petto che mi viene all’idea di Esben con un’altra. «Non puoi essere ancora vergine. Sei troppo figo.»

Scuotendo la testa, si accomoda sul letto accanto a me. «Cosa devo fare con te?»

Come risposta, mi gira il viso verso il suo e mi bacia. È un bacio lungo, dettato non dalla passione bensì dall’affetto.

«In realtà», riprende, «sono vergine.»

«Non è vero.»

«Sì invece», risponde, totalmente a suo agio.

«Com’è possibile che il famoso Esben Baylor non abbia mai fatto sesso? Sei pieno di ragazze che ti muoiono dietro.»

Si stringe nelle spalle. «Non sto dicendo di non aver mai fatto altro. Ho avuto degli appuntamenti, ho limonato con delle tipe eccetera. Insomma, ho fatto di tutto tranne il sesso vero e proprio.»

Sono confusa. «Come mai?»

«Non mi è mai sembrato il momento giusto. Il sesso è importante e non sono mai stato con una ragazza con cui desiderassi una simile intimità. E poi, a essere sinceri, non sempre capisco se piaccio per come sono o per la mia attività online. Sono rimasto scottato diverse volte, perciò sono cauto.»

«Okay, però allora sai che quella giusta non sono io e quindi non… non vuoi venire a letto con me?»

È difficile baciarsi mentre si sorride, eppure lui ci riesce. Poi mi risponde: «Al contrario, sciocchina. Te lo dico chiaro e tondo: io voglio venire a letto con te. Lo voglio davvero, davvero tanto. E, a questo proposito, prima hai affermato che sul piano fisico vale la regola del tutto o niente, giusto? Be’, per la cronaca, sappi che ci sono un sacco di cose che si possono fare tra il niente e il tutto, c’è una vasta gamma di possibilità». Il suo sorriso è sempre più grande. «Allison, ogni aspetto di te mi eccita e, semmai verrà il giorno in cui ti sentirai pronta, non mi lamenterò di certo, credimi. Però penso che tu non lo sia ancora. O mi sbaglio?»

«No», confermo sottovoce. «Ma ciò non significa che… che non ci pensi. O che non lo desideri.»

«Ma non adesso, vero? Ci conosciamo appena da qualche mese e tu hai dei comprensibilissimi problemi a fidarti degli altri. Non c’è nessuna fretta.»

Gli stringo di nuovo le mani. «Sei un bravo ragazzo, Esben. Anzi, sei straordinario. Mi serve solo un po’ di tempo.»

«E io ho intenzione di concedertelo, non preoccuparti. E, prima o poi, la smetterai di aspettarti che noi andremo in frantumi.»

«Però… tu sei un universitario con una ragazza che si rifiuta di andare a letto con lui. E se esplodessi?»

All’improvviso sul suo volto compare un’espressione beata.

«Cosa c’è?» gli chiedo. «Intendevo che…»

Mi appoggia una mano sulla nuca. «Ti sei definita la mia ragazza

Oddio. Ha ragione. «Mi è scappato. Non volevo dare per scontato, cioè, che noi due stessimo… che tu sia il mio…» Mi sforzo di respirare. «Non abbiamo mai usato quella parola e non ne abbiamo nemmeno parlato. Mi va benissimo continuare con calma, sono contenta di non aver sclerato e che tu non abbia ancora scoperto che probabilmente ti divertiresti di più con un’altra con un passato che non sia un campo di battaglia pieno di traumi.»

«Voglio che tu sia la mia ragazza. Non dobbiamo più capire se funzionerà tra noi. Abbiamo superato quella fase, e tu me l’hai appena dimostrato.»

Mi sporgo verso di lui e sussurro: «Perciò tu sei il mio ragazzo».

«Sì.»

«È un’altra prima volta per me.»

«E come ti sembra?» Mi sfiora la bocca e, per un secondo, mi passa la lingua sulle labbra.

«Bellissimo.» Gli afferro il colletto e mi abbandono all’indietro sul letto, trascinandolo con me.

Appoggiato sui gomiti e con il petto sopra il mio, Esben è all’altezza perfetta per baciarmi con un’intensità tale che mi lascia quasi senza fiato. Mi infila le dita tra i capelli mentre io mi gusto il suo sapore, e il nostro. D’istinto, sposto le gambe sopra le sue per stare ancora più attaccati e mi rendo conto di essere a mio agio. Mi sento pervasa da un impeto, un calore e un desiderio completamente nuovi. Per un attimo, mi perdo in questa nostra vicinanza e il peso del suo torace e dei suoi fianchi premuti contro di me non mi sembra abbastanza.

Invece me lo faccio bastare. Nonostante mi piacerebbe andare oltre, Esben ha ragione: non sono pronta. Per niente.

Forse mi sono irrigidita o gli ho mandato qualche segnale, ma Esben si sposta su un fianco e, senza staccare la bocca dalla mia, mi rassicura. È lui a dettare il ritmo del bacio, a volte delicato e stuzzicante, altre infuocato come la passione che c’è tra noi, per poi attenuarsi in una deliziosa tortura. Solo perché non ho mai limonato così prima d’ora non significa che non mi accorga di quanto lui sia bravo. Esben mi fa sentire in un posto sicuro.

Da quando lo conosco, questo ragazzo non ha mai avuto la minima esitazione. Da nessun punto di vista. Gli accarezzo il petto, poi saggio i muscoli della spalla e con il palmo scendo lungo il suo braccio, sui braccialetti che non si toglie mai, e, infine, sposto le sue dita sul mio fianco. In questo momento sono come inebriata, un po’ fuori di testa. Mi infilo la sua mano sotto l’orlo della camicia.

Esben sfrega il naso contro il mio. «Allison?»

Inarco appena la schiena, è più forte di me. «Hai detto… hai detto che c’è una vasta gamma di possibilità.»

«È vero.»

«Fammela vedere.»

«Non intendevo che dovevi cominciare a esplorarla due secondi dopo che te ne ho parlato.»

«Lo so.» Gli faccio scivolare la mano sulla mia pancia e poi su, lungo le costole. «Ma questa gamma… significa che potremmo fare certe cose e non altre…»

«Giusto.»

«E tu riuscirai a… a fermarti?»

Sorride. «Certo. Certo, Allison. Qualsiasi ragazzo che non sia un emerito coglione si fermerebbe. Non siamo macchine che, una volta attivate, non si possono più spegnere. Desidero solo che tu sia a tuo agio, okay?»

«Come fai a essere così…» Lo guardo dritto negli occhi. «Come fai a essere così tutto?»

«Be’ non intendo che per me sia una passeggiata, perché tu sei piuttosto sexy e ho una voglia pazzesca di strapparti questi vestiti di dosso e probabilmente prima di sera dovrò spararmi quaranta docce fredde.» Mi rivolge un sorriso, al tempo stesso malizioso e dolcissimo. «Ma lo sai cosa è meglio di qualsiasi contatto fisico?» Mi fissa per alcuni istanti. «La sensazione di innamorarsi di qualcuno come io mi sto innamorando di te.»

Così mi fa morire. Mi sta facendo desiderare e augurare qualcosa che finora non mi ero mai nemmeno concessa di sognare. «Mi sentivo già molto a mio agio con te…»

«Ah sì? Bene.»

«E ora…» Desidero la sua mano sulla mia pelle. «Ora lo sono ancora di più.»

«Doppiamente bene, in ogni caso non dobbiamo affrettare i tempi.» Però non si oppone quando gli metto la mano sul mio seno, anzi abbassa la bocca sul mio collo…

Trasaliamo entrambi per dei colpi alla porta. Colpi che diventano incessanti.

«Esben! Esben!» tuona una voce maschile dall’altra parte dell’uscio.

«Sarà meglio che tu sia lì dentro, Bambino Blu!» aggiunge Kerry a voce alta.

«Abbiamo un problema!» rincara la dose un’altra voce maschile.

Con un sospiro, Esben appoggia la fronte alla mia. «Sta succedendo davvero? Adesso?» sussurra. «Magari se ne vanno.»

Le urla aumentano.

Con una certa riluttanza, gli sfilo la mano da sotto la mia camicia. «Non credo proprio.»

Borbottando, lui mi scavalca e mi dà un rapido bacio. «Sei pronta a conoscere i ragazzi?» mi chiede, prima di andare a controllare che cosa ci sia di tanto urgente.

«Penso di sì.» Mi siedo e mi ravvio i capelli.

Esben apre la porta e sbraita: «Sarà meglio che sia importante, che cavolo».

Kerry e due ragazzi piombano nella stanza. «Ciao, Allison!» mi saluta lei e si accomoda accanto a me, mentre uno dei ragazzi si lascia cadere dall’altro lato del letto.

È grosso, alto e muscoloso, con i capelli neri che spuntano da sotto a un cappellino da baseball e ha un’armonica appesa al collo. Mi sorride e allunga la mano. «Tu sei la famosa Allison, eh? È un piacere conoscerti, finalmente. Io sono Danny.»

Ricambio il sorriso e gli stringo la mano. «Ciao, Danny.»

A quel punto, allunga un braccio e, con delicatezza, mi sistema la camicia, che evidentemente mi era scivolata giù da una spalla. «Scusa per l’interruzione.» Mi strizza l’occhio, poi si porta l’armonica alla bocca e suona qualche nota sensuale.

«Io sono Jason, ciao!» si presenta il secondo ragazzo, che è in piedi accanto alla porta. Mi sforzo di non fissarlo. Anche se non è alto come Danny, è ancora più muscoloso e altrettanto bello. Indossa una maglietta bianca che gli mette in risalto la pelle scura e, a vederlo così, dovrebbe fare il modello invece di studiare all’università.

«Okay, cosa c’è di tanto importante?» Noto che Esben è irritato, e non posso non sentirmi lusingata.

«Ho provato a chiamarti e a mandarti dei messaggi, ma a quanto pare, per una volta in vita tua, hai il cellulare spento.» Kerry gli mostra il suo. «Leggi qua. È un post su Facebook che sta ottenendo un sacco di condivisioni. La donna vive da queste parti.»

Con un gesto piuttosto brusco, Esben afferra il telefono e inizia a leggere a voce alta. «‘La festa di compleanno di Cassie comincerà fra tre ore e nessuno ha dato conferma che parteciperà. Nemmeno una persona. Abbiamo invitato i suoi compagni di classe. Ha sei anni, va bene? Sei.’» Abbassa il cellulare per un attimo e, prima di proseguire, inspira a fondo. «‘Cosa dovrei dirle quando non si presenterà nessuno? Ha una voglia di fragola che le copre metà faccia e una bulla della sua classe ha iniziato a sparlare di Cassie, a dire che è brutta e contagiosa, e così tutti hanno paura di rivolgerle la parola. Non riesco a smettere di piangere. Abbiamo prenotato una sala enorme piena di decorazioni a tema principesse al Bounce Till Dawn, perché è quello che ha chiesto Cassie. Lei è piena di speranze, speranze che verranno infrante perché non ha idea di ciò che sta per accadere. Cosa diavolo dovrei fare? Dovrei annullare la festa e inventarmi una scusa? Scusate lo sfogo…’»

«Oddio», mormoro. Ne so fin troppo di speranze infrante, e di cosa significhi sentirsi rifiutati. Mi viene la nausea.

Esben ripassa il telefono alla sorella. «Dio.»

«Ha sei anni!» commenta Kerry con rabbia.

«Lo so» ribatte Esben.

Danny si infila di nuovo l’armonica in bocca e, al suono di un’unica nota lunga e triste, Esben lo fulmina con lo sguardo.

«Serve della gente che vada alla festa di compleanno di questa bambina. Non puoi permettere che finisca in quel modo», insiste Jason.

«Lo so!» sbotta Esben, visibilmente toccato. «Scusatemi, davvero… Datemi un minuto. Non ho idea di cosa fare.»

Mi guarda e io gli sorrido, tranquilla. «Sì che ce l’hai.»

Lui si gira sulla sedia ed entra in internet mentre noi restiamo in attesa. Il rumore delle sue dita che battono sulla tastiera riecheggia nella stanza.

«Okay. La festa sarà in uno di quei posti con i gonfiabili, gli scivoli e così via, a una ventina di minuti da qui. Ecco quello che faremo. Kerry, scrivi un commento al post per dire alla madre che la festa ci sarà e che dovrà portare la sua bella bambina al Bounce Till Dawn e prepararla per il miglior party a tema principesse che si possa desiderare. Non lasciarla ribattere; assicurale solo che la festa si farà. Fine della storia. Condividi il post e tagga tutte le persone che conosci.» Ci lancia un’occhiata. «Jason, trova la professoressa Donahue. Ha tre gemelle più o meno della stessa età di Cassie. Spiegale la situazione e scopri se riesce a venire. Dille di chiedere anche ad altri genitori. Poi chiama chiunque abbia una macchina e raduna più gente possibile per riempirle. Organizzeremo una specie di corteo. Chi conosciamo del dipartimento di teatro?»

Silenzio totale.

«Chi conosciamo del dipartimento di teatro?» ripete, con più insistenza. «Riflettete!»

«Oh, oh… Jennie Lisbon studia teatro», risponde Danny. «Ed è una super gnocca», aggiunge, fischiettando con l’armonica per sottolineare il concetto.

Esben batte le mani. «Ottimo. Chiedile di saccheggiare il guardaroba e di prendere qualsiasi cosa possa tornarci utile. Ci saranno vestiti da principessa per tutti.»

«Per le femmine», lo corregge Jason.

«No, per tutti. Questa bambina vuole una festa con le principesse, quindi ci travestiremo tutti da principesse. Ti divertirai.»

«Io non mi metto…»

«Chiudi la bocca!» taglia corto Esben, allegro. «Avete interrotto un pomeriggio molto, molto piacevole», mi fa l’occhiolino, «anche se per un buon motivo, e mi avete messo al comando, perciò ti travestirai da principessa. Allison, tu e Kerry ce la fate a trovare un negozio di giochi e a comprare accessori luccicanti, fiocchi e compagnia bella, a tema principesse? Oh, e dei palloncini. Tanti.» Apre un cassetto, estrae un astuccio con cerniera e me lo lancia.

«Che cos’è?»

«Il fondo comune», replica con un sorriso. «Per le emergenze.»

Glielo rilancio. «Ci penso io.» Grazie a Simon, il mio conto in banca è ben rifornito e l’unica cosa per cui spendo soldi è il cibo d’asporto.

«Sei sicura?»

«Sì.»

«Grazie, piccola.»

Riesco a malapena a trattenere un gemito. Nessuno mi ha mai chiamato «piccola» prima d’ora e la naturalezza con cui gli è uscito mi fa sciogliere.

Esben torna al computer e, mentre digita all’impazzata, prosegue. «Preparo un post per dire che riempiremo quel posto di gente che sa che Cassie si merita il miglior compleanno della storia. Questa bambina avrà un mucchio di persone dalla sua parte.» L’espressione determinata sul suo viso mi affascina sempre più. «Ecco.» Si alza. «Okay, ragazzi, diamoci una mossa. Abbiamo i minuti contati.»

Danny svetta su di noi. «Sarò molto più bello di te vestito da principessa, Jase.»

«Aspetta e vedrai. Io farò un figurone.»

In maniera scherzosa, Esben li spinge fuori dalla porta. «Andate, ragazzi.» Il loro battibecco sulle principesse e le note dell’armonica risuonano per il corridoio.

Kerry abbraccia il fratello e recupera le chiavi della macchina. «Ti voglio bene, Bambino Blu. Ci sbrigheremo, promesso.» Si avvia alla porta e tossisce sonoramente. «Vi concedo due secondi, e scusate se vi abbiamo interrotto.»

Esben mi prende una mano e mi tira in piedi. «Io resterò qui per tenere d’occhio i commenti. E per vedere cos’altro possiamo inventarci. Scommetto che a qualcuno verrà un’idea geniale. E chiamerò il locale per avvisarli di quello che li aspetta e per capire se hanno altre sale da metterci a disposizione.»

In questo istante, è elettrizzato, infuocato da un’energia e un impeto smisurati.

Appoggio una mano sulla sua guancia e scuoto la testa, incredula. «Sei come un supereroe, vero?»

Ridacchia. «Non direi. È che non posso permettere che questa bambina sia triste. Non oggi, almeno.»

Le cinque ore successive mi confermano che mi sto innamorando di Esben, proprio come sta accadendo a lui. Non è capace di organizzare soltanto una semplice festa di compleanno, ma una specie di festival. Il locale ci dà tutte le stanze che ci sono e la gente arriva a frotte. Ci sono talmente tanti palloncini, festoni, vestiti, corone e regali che mi va insieme la vista.

Soprattutto, però, ci sono una bambina raggiante per la festa migliore del mondo, e una mamma senza parole.

Quando la festa si avvia alla conclusione, vedo Esben che si sfila il vestito azzurro dalla vaporosa gonna di tulle e gli stringo la mano.

«Sei meraviglioso, lo sai?» sussurro. «Mi avrebbe fatto comodo un tipo come te quando ero più giovane.»

Lui mi rivolge uno sguardo pieno di affetto. «Avrei mosso mari e monti per te, Allison.»

«Ci credo.» Sto per andare alla porta, poi mi volto. «Esben? Niente più tira e molla e niente più prudenza. Sono con te al cento per cento in questa storia. Lo sono stata fin dall’istante in cui hai raccolto i miei cubetti di ghiaccio, solo che non lo sapevo ancora.»