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«Senti,» disse Marian «posso metterlo lì con te?». Era sulla porta del bagno con Roland in braccio. John leggeva il giornale nella vasca.
«Perché?» chiese lui.
«Voglio andare a far due passi. Sto via poco». Marian cominciò a spogliare Roland.
«Dove vai?».
«Fuori, a camminare un po'».
«Che succede?».
«Niente. Ho solo voglia di starmene qualche momento per conto mio».
«Ti senti bene?».
«Ma certo, mi sento benissimo. Vado soltanto a fare due passi».
«Che fanno Lyle e Robert?».
«Riposano, immagino. A porte chiuse».
«Che ore sono?».
«Le cinque e mezzo, più o meno. Gli ho detto che l'aperitivo sarà verso le sette. Sposta le gambe». Marian prese Roland e lo infilò nella vasca. «Ecco, dammi il giornale».
John glielo diede. «Stavo per uscire dall'acqua» le disse.
«Non è vero» gli rispose Marian. «Però se vuoi esci, non sto via molto. Basta che stavolta lo tieni d'occhio».
«Che intendi?».
«Intendo stamattina. Quando sono tornata dalla stazione Roland stava giocando con una delle porte da croquet. Non ci ho visto più».
«Lo tenevo d'occhio» disse John.
«No, non è vero. Se l'avessi tenuto d'occhio davvero non sarebbe stato lì con le porte».
«Lo controllavo, ti dico, lo tenevo d'occhio. Ma è impossibile guardarlo ogni secondo».
«Invece sì».
«Che cosa ti ha scatenato tanta ferocia?» le chiese John.
«Niente,» gli rispose Marian «e poi non mi si è scatenata la ferocia. Che brutta cosa da dire. Allora lo guardi tu al posto mio?».
«Ma certo».
Marian si incamminò per il viale e a un certo punto entrò nel bosco. C'era una piacevole frescura e un sottile miscuglio di odori di decomposizione e secchezza, col sole che entrava a squarci tra la fitta volta delle foglie. Scese verso il fiume e lo costeggiò fino al ponticello di legno dove si trovava la mattina in cui Tony era morto – probabilmente nel momento in cui era morto. Il ponte era ancora intatto, ma il fiume era cambiato: la sua corsa fragorosa s'era ridotta a un placido flusso. Marian s'inginocchiò e vi affondò le dita. Era freddo e limpido; le foglie e le felci apparivano un po' ingrandite, premute contro le pietre sott'acqua, dove nuotavano pigramente degli animali così minuscoli che non si capiva se erano pesci o insetti. Si chinò sempre più vicino, fino a non vedere più il proprio riflesso; il suo respiro increspò la superficie. É molto difficile commemorare i morti, pensò. Evocarne il ricordo senza indulgere al proprio dolore: quasi impossibile. Non li riavremo mai indietro incontaminati dalla nostra sofferenza; non ci è dato di pensarli, vederli in un limpido turbine di sentimenti, ma sempre insieme a questa pena, questo dolore, questo egoista senso di abbandono che riguarda più noi che loro. Detestava commiserarsi per la morte di Tony.
Quando era stata ricoverata Tony era l'unica persona che sopportava di vedere. Con tutti gli altri si sentiva in colpa; con John, con sua madre – perfino con Lyle –, come se dovesse loro delle spiegazioni su quello che era successo, sulla sua incapacità di vivere. Ma con Tony no. Lui le aveva parlato di Dio, benché non vi avesse mai accennato fino ad allora e non lo avesse più fatto in seguito. Le aveva detto che lei aveva bisogno di fede. Una fede, una qualsiasi fede. Se no era troppo facile rinunciare a vivere. Inventati un Dio in cui tu possa credere e poi credigli, e credi che esista qualcosa che ti possa salvare. Non sei obbligata a sapere che cosa sia, ma devi sentire che esiste. Scopri cosa ti dà gioia nella vita e impadroniscitene. Non lasciarla andare, non perderla di vista: fatti crescere degli artigli con cui tenerla stretta.
Questo le aveva detto Tony; e lei aveva risposto che sì, lo sapeva.
E riesci a farlo? le aveva chiesto.
No, aveva ribattuto lei, capisco quel che dici ma non ci riesco. É che… Non è in mio potere, non lo controllo. E come se camminassi lungo una scogliera, alta, a picco sul mare, come in un film. Le bianche scogliere di Dover, metti. La scogliera serpeggia, con rientranze e sporgenze, ma io sono obbligata ad andare dritta, non posso adattare il mio cammino al percorso. Devo continuare per la mia strada e certe volte arrivo molto vicina al precipizio, troppo vicina al precipizio. E non c'è nulla che io possa fare.
Non c'è nulla che io possa fare.
Passò una falena che sbatteva le ali color gesso sulla superficie dell'acqua, in preda al panico. Marian si sporse per salvarla, ma la corrente era troppo veloce. Si sedette sul ponte e guardò l'orologio. Si stava facendo tardi. La luce del sole stava svanendo, ritirandosi in lunghi raggi carichi di pulviscolo. Era ora di tornare. Di tornare a essere sé stessa, la persona che era. Di tornare a vivere.