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C'era un grosso masso a circa trecento metri risalendo il fiume, su una specie di banco di sabbia. Marian arrivò per prima e ci si stese sopra al sole. Appena sentì avvicinarsi Tony si tirò su. «Forza, forza!» gli disse.

«Mi meraviglio di riuscirci» fece lui mentre saliva sul masso. «Se mi tenessi in forma pensa che pezzo d'uomo sarei». Si stese ansimante accanto a lei, a faccia in giù sotto il sole rovente. «E tu come mai sei così in forma?».

«Mica tanto» rispose lei. «Ma nuotare, non so perché, mi viene facile, sono sempre stata una buona nuotatrice. Guarda, fai ciao a Lyle, ci sta salutando».

«Oh, lascia pure che sventoli la mano, così fa un po' di movimento».

Marian lo salutò e si rimise giù. «Che bello arrivare fin qui e sentirsi in questo modo. Non ti pare?».

«Quale modo?» chiese Tony.

«Sfiniti ma contenti, e al caldo dopo aver avuto freddo. Sentirmi sfinita mi piace: vorrei tanto esserlo sempre. Mi addormenterei quasi».

«E tutto il sesso che fai».

«Mmm» fece Marian. Scacciò una mosca che le si era posata sulla pancia.

«Non ti addormentare,» disse Tony «dimmi».

«Cosa?».

«Non so, di tutto il sesso che fai. John è un bravo amante?».

«Sì, ma non dovresti fare domande del genere».

«Perché?».

«Che ti risponderei se non lo fosse? E poi non sono affari tuoi».

«Perché» disse lui «la gente è tanto restia a parlare di sesso?».

«E una questione privata, intima, che le persone tengono per sé». Marian sorrise appena girando il viso al sole, con gli occhi chiusi.

«Quando avevo dieci anni e John qualcuno di più mi ero preso una cotta per lui, il mio virile fratellastro americano. Era come un'ossessione. E ho capito di essere gay».

«Spero che tu l'abbia superata» rispose Marian.

«Sì, è stata solamente una fase. Adesso non lo trovo attraente».

«Io sì. E Lyle? È un bravo amante?».

Tony guardò verso il pontile. Lyle, per proteggersi dal sole, si era messo in testa il prendisole di Marian. «Non credo che il sesso abbia un'alta priorità nella sua vita» disse.

«E per te?» chiese lei.

«Sì, a me effettivamente piace».

«A Lyle no?».

«Non come a me».

«E un problema?».

«Non sul serio».

«E tu sei fedele?».

«Che intendi?».

«Lo sai. Intendo se sei monogamo» disse Marian.

«No,» le rispose Tony «quando sono in viaggio a volte ho… delle avventure».

«E lui lo sa?».

«Sì, anche se non ne parliamo davvero».

«Allora come fa a saperlo?». «Lo sa». Tony si girò a faccia in su. «E lui si vede con altri?». «Lyle? No».

«Ma non ne sei sicuro» disse Marian. «No, perché, a te risulta di sì?». «No, e anche se lo sapessi non te lo direi». «Insieme stiamo bene» disse Tony «e questa è la cosa importante».

«Sì, sono d'accordo».

Tacquero e poi Marian chiese: «Com'è avere delle avventure?».

«In che senso?». «Sì, com'è, come ti senti?».

«Mah,» fece Tony «lo faccio solo certe volte, se proprio incontro qualcuno che mi piace in particolare, e che si mostra interessato». «E ti succede spesso?». «Abbastanza». «E poi vi rincontrate?». «In genere no. Ma può capitare». «E se ti innamori o l'altro si innamora di te?». «Non ci penso» rispose Tony. «Ma se l'amore nasce, non puoi impedirlo…». «Credo di no. Però non succede». «Stai attento, vero, durante queste avventure?». «Che cosa intendi?».

«Hai capito» disse Marian. «Ti proteggi?». «Sì».

«Bene. Io mi preoccupo per te». Tony stette in silenzio per un po', poi disse: «Anche se ormai per quello è troppo tardi». «Come è troppo tardi?». «Sono sieropositivo».

Marian si alzò a sedere. Lui rimase sdraiato, con gli occhi chiusi.

«Mi dispiace» fece lei. Tony tacque.

«Da quanto tempo lo sai?».

«Da un po', quasi quattro anni».

«Quattro anni! Perché non me l'hai detto?».

«Avevo deciso di non dirlo, finché non avessi pensato che era importante. A parte Lyle, s'intende».

«Meno male che l'hai detto a me. Io… sono sconvolta. Mi rattrista, anche se lo so, certo… sì, guarda Granger. É sieropositivo da anni ed è la persona più sana che conosca».

«Sì,» fece Tony «Granger è sano come una quercia. O si dice come un pesce?».

«E tu come stai?» chiese Marian.

«Al solito. Adesso però non parliamone, non so perché ho tirato fuori questo argomento. Non mi piace pensarci, soprattutto in una giornata come questa». Tony si alzò a sedere.

«Va bene. Vuoi che torniamo?».

«Rimango ancora un po'. Di' a Lyle che mi venga a prendere col barchino. Non credo che verrà a nuoto».

«Okay» fece Marian. «Ti mando anche una birra?».

«Sì, sarebbe favoloso».

«Qualcos'altro?».

«No, Lyle, una birra e sono a posto».

Marian si alzò in piedi e rimase immobile a guardare il pontile. Poi si voltò verso di lui. Tony credette di vederla piangere; con la mano si riparò gli occhi per guardarla ma in quel momento lei si tuffò. Sentì qualche spruzzo d'acqua sulla pelle calda.

Marian salì sul pontile. «Tony vuole che tu vada a prenderlo col barchino» disse a Lyle.

«Se è arrivato a nuoto può anche tornare a nuoto» le rispose.

«No». Gli tolse il vestito dalla testa e se lo infilò. «Vai. Prendi il barchino, è nella rimessa. Io salgo a prendergli una birra, così gliela puoi portare».

«Ma che succede?» chiese Lyle. «Da quando in qua siamo al servizio di Tony?».

Marian, dall'espressione, sembrava che volesse dargli una sberla. «Da adesso» rispose. «Fila».