7.
CHI È LÀ?
1 L’espressione citata potrebbe far pensare che, in Spinoza, Dio e la Natura siano la stessa cosa, ma non è esattamente così. Spinoza, infatti, compie una sottile distinzione fra la Natura naturans - la componente generativa della natura, la più vicina alla nozione tradizionale di un Dio creatore - e la Natura naturata, ossia il risultato della creazione. Per una discussione su questo tema, si veda Nadler, Spinoza’s Heresy, cit.
2 Per Spinoza, la salvezza ha luogo a livello personale e privato, ma con l’aiuto di altri membri della società; lo Stato può facilitare lo sforzo individuale e collettivo. La soluzione indicata da Spinoza è uno Stato democratico, «le cui leggi siano fondate sulla retta ragione» (Trattato teologico-politico, capitolo xvi, 195), che consenta agli uomini di vivere liberi dalla paura. Il fatto di aver assegnato alla politica un ruolo ausiliario nel problema della salvezza è una fondamentale differenza rispetto a Hobbes, contemporaneo di Spinoza, e di lui più anziano. (Si veda, a questo proposito, il commento di Ribeiro Ferreira, A Dinàmica da Razâo, cit.). Per Hobbes, un buon sistema di governo doveva assicurare il corretto funzionamento di una macchina statale in cui l’individuo era un semplice suddito. Per Spinoza, doveva agevolare il raggiungimento della salvezza in una comunità di uomini liberi.
3 Lettera di Spinoza a Jacob Ostens; la persona citata è Lambertus van Velthuysen (Epist., xliii, in Spinoza, Epistolario, cit.).
4 Ecco quanto scrive Spinoza nel Trattato teologico-politico (cap. xv, 188): «Prima di passare ad altro argomento, desidero richiamare qui espressamente l’attenzione (cosa del resto già detta) sulla utilità e sulla indispensabilità della Sacra Scrittura, ossia della rivelazione, utilità che io giudico grandissima, perché noi non siamo in grado di capire per mezzo del solo lume naturale che la via alla salvezza è rappresentata dalla sola obbedienza; è la rivelazione soltanto ad insegnarci che tale salvezza si attua per una singolare grazia divina che sfugge all’umana ragione. Perciò la Scrittura ha apportato agli uomini un mezzo di consolazione veramente grande. In tal modo a tutti indistintamente è dato di obbedire, e non solo a quei pochi, pochi a paragone con tutto il genere umano, che riescono ad acquisire, sotto la guida della sola ragione, l'abito della virtù. Se non possedessimo la testimonianza della Scrittura, noi dubiteremmo della salvezza della maggior parte degli uomini».
Questo atteggiamento, profondamente sentito, è in netto contrasto con l’immagine caricaturale di Spinoza come personificazione del male. Negli ultimi anni, infatti, egli raccomandava a coloro che gli stavano intorno - prevalentemente cristiani - di rimanere in seno alla Chiesa. Esortava i fanciulli ad andare a Messa, e ascoltava i sermoni di Colerus, il pastore luterano, suo futuro biografo, che era andato ad abitare nella sua stessa casa in Stille Veerkade, diventando suo amico. Spinoza non credeva nella Provvidenza o nella vita eterna, ma non derise mai la fede degli altri; fu anzi estremamente rispettoso della fede ingenua delle persone più semplici. Discuteva di teologia solo con intellettuali del suo stesso livello. Come abbiamo visto, non autorizzò la traduzione delle sue opere in lingua olandese proprio per evitare l’impatto potenzialmente esplosivo delle sue idee tra persone impreparate a coglierne le implicazioni. In verità, anche fra coloro che lessero i testi originali in latino, ben pochi erano davvero pronti ad accostarsi a lui con serenità di giudizio. Spinoza scelse di non diventare la guida di un movimento intellettuale, cosa che avrebbe potuto benissimo fare, se avesse voluto. Avrebbe gradito un simile ruolo, se non avesse, messo a repentaglio oltre alla libertà, anche la vita? E quanto pensa Pierre Bayle, che lo scrive nella voce a lui dedicata del Dictionnaire (Rotterdam, 1702). Io invece ne dubito, per come mi immagino la personalità di Spinoza. Almeno, quando giunse all ’Aia, egli non nutriva più tali ambizioni.
5 In Modos de Evidência (Imprensa Nacional, Lisboa, 1986) Fernando Gil discute questo processo intellettuale e le sue conseguenze affettive.
La soluzione di Spinoza risente di molte influenze. Un ruolo particolarmente importante potrebbero aver avuto gli stoici greci e romani, come sostiene in modo convincente Susan James ( The Rise of Modern Philosophy, a cura di T. Sorrell, Clarendon Press, Oxford, UK, 1993). L’influsso della tradizione ebraica è palese nell’accento posto sulla vita terrena, più che su quella nell’aldilà, nell’enfasi data alla condotta etica, e nel collegamento fra virtù morali e organizzazione sociopolitica - un aspetto, questo, che ricorre di frequente nel Vecchio Testamento. Non si può escludere la suggestione della tradizione mistica ebraica: Spinoza ne criticava gli aspetti superstiziosi, ma il suo sistema prende effettivamente a prestito dalla Qabbalah la reverenza per un «mistero senza volto», come lo chiama la Ribeiro Ferreira (A Dinamica da Razào, cit.). Anche l’influenza cristiana è evidente. Nel sistema di Spinoza, l' amor intellectualis Dei può fiorire solo in un individuo che si comporti seguendo l’esempio di Cristo: incondizionatamente rispettoso e amante del prossimo, caritatevole con tutti, d’abito modesto e consapevole del significato transitorio della nostra presenza rispetto all’immensità dell’universo e ai suoi eventi. Spinoza aggirò il Cristianesimo ma incluse Cristo nel proprio sistema. Anzi, può darsi che nell’ultima fase della sua vita, avesse preso a modello la vita di Gesù. Egli sembra aver fuso il suo insegnamento con la componente stoica della tradizione dei marrani, raggiungendo una gioia perfetta attraverso la negazione, lungo il cammino, di molte gioie più piccole.
Il filosofo C.S. Peirce riconosce chiaramente questo legame: «Le idee di Spinoza sono essenzialmente volte a influenzare la condotta umana. Se, in armonia con le raccomandazioni di Gesù, dovessimo giudicare le dottrine morali, e la filosofia in generale, sulla base dei loro frutti pratici, non potremmo che considerare Spinoza un’autorità della massima importanza: nessun altro autore moderno, infatti, ha orientato in ugual misura gli uomini verso un modo di vivere elevato. Sebbene la sua dottrina contenga molte cose non cristiane, queste sono tali più da un punto di vista intellettuale che non pratico. Almeno in parte, dopo tutto, lo spinozismo è un particolare sviluppo del cristianesimo; e il suo risultato pratico è decisamente più cristiano di quello di qualsiasi altro sistema teologico attuale» (Charles Sanders Peirce, Spinoza’s Ethic, in «The Nation», 49, 1894, pp. 344-45).
6 Jonathan Bennett, A Study of Spinoza ’s Ethics, Hackett Publishing Company, Indianapolis, 1984.
7 Si veda Barbara Stafford, Device of Wonder. From the World in a Box to Images on a Screen, Getty Research Institute, Los Angeles, 2001.
8 Albert Einstein, La mia visione del mondo, cit.
9 Ibid.
10 Ibid.
11 Richard Warrington Baldwin Lewis, The Jameses, Farrar, Straus & Giroux, New York, 1991.
12 WilliamJames, The Varieties of Religious Experience, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1985, conferenza I, The Varieties of Religious Experience (ed. or. 1902; trad. it. Le varie forme della coscienza religiosa: studio sulla natura umana, Bocca, Milano, 1945).
13 Ibid., conferenza VI.
14 Loc. cit.
15 Per una chiara esposizione delle pecche di tali tentativi, si veda Jerome Groopman, God on the Brain, in «The New Yorker», 17 settembre 2001, pp. 165-68.
16 Dovrei aggiungere che sicuramente esistono molti altri tipi di esperienza spirituale, e non voglio assolutamente essere restrittivo su questo punto. Alcune esperienze spirituali possono essere descritte, più che come un sentimento, come una forma di chiarezza mentale, di attenzione concentrata e disinteressata. In armonia con la nostra discussione sui rapporti fra mente e corpo, d’altra parte, è forse corretto sostenere che la maggior parte delle esperienze spirituali richiede una particolare configurazione del corpo, e dipende effettivamente dalla sintonizzazione attiva di quest’ultimo su una particolare modalità.
17 Etica, III, definizione 12.