5. CORPO, CERVELLO E MENTE
1 In Emozione e coscienza (cit.) ho approfondito la distinzione mente/coscienza e ho anche introdotto i concetti di sé nucleare e di sé esteso o autobiografico.
2 Il problema mente-corpo è stato considerato in grande dettaglio dai filosofi contemporanei della mente, fra i quali ricordo David Armstrong, The Mind-Body Problem: An Opinionated Introduction, Westview, Boulder, Col., 1999; Paul Churchland e Patricia Churchland, On the Contrary, mit Press, Boston, 1998; Patricia Churchland, Brain-Wise, mit Press, Cambridge, Mass., 2002; Patricia Churchland e Paul Churchland, Neural worlds and real worlds, in «Nature Neuroscience Reviews», 2002; Daniel Dennett, Consciousness Explained, Little Brown, Boston, 1991 (trad. it. Coscienza, Rizzoli, Milano, 1993); David Chalmers, The Conscious Mind, Oxford University Press, New York, 1996 (trad. it. La mente cosciente, McGraw Hill, Milano, 1999); Thomas Metzinger, Conscious Experience, Imprint Academic/Schoeningh, Paderborn, Germania, 1995; Galen Strawson, Mental Reality, mit Press, Cambridge, Mass., 1994; Ned Block, Owen Flanagan, Guven Guzeldere, a cura di, The Nature of Consciousness: Philosophical Debates, mit Press, Cambridge, Mass., 1997; e John Searle, The Rediscovery of the Mind, mit Press, Boston 1992 (trad. it La riscoperta della mente, Bollati Boringhieri, Torino, 1994). Dello stesso problema si sono interessati anche filosofi del recente passato: Herbert Feifl, The 'Mental’ and the ‘Physical’, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1958; Edmund Husserl, Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewussteins, Niemeyer, Halle, 1928 ( trad. it. Per la fenomenologìa della coscienza interna del tempo 1893-1917, a cura di A. Marini, Franco Angeli, Milano, 1998); Maurice Merleau-Ponty, Phénoménologie de la perception, Gallimard, Paris, 1945 ( trad. it. Fenomenologia della percezione, Bompiani, Milano, 2003) . Infine, se ne sono occupati anche i biologi moderni, fra i quali ricordoJean Piaget, Biologie et connaissance: essai sur les relations entre les régulations organiques et les processus cognitifs, Gallimard, Paris, 1967 (trad. it. Biologia e conoscenza: saggio sui rapporti fra le relazioni organiche e i processi cognitivi, Einaudi, Torino, 1983) ; Jean-Pierre Changeux, L’uomo neuronale, cit.; Francis Crick, The Astonishing Hypothesis: The Search for the Soul, Scribner, New York, 1994 (trad. it. La scienza e l’anima, Rizzoli, Milano, 1994); Gerald Edelman, Remembered Present, Basic Books, New York, 1989 (trad. it. Il presente ricordato, Rizzoli, Milano, 1991), e Sulla materia della mente, cit.; Francisco Varela, Neurophenomenology: A methodological remedy to the hard problem, in «Journal of Consciousness Studies», 3, 1996, pp. 330-50; Francisco Varela e Jonathan Shear, First-person methodologies: why, when ad how, in «Journal of Consciousness Studies», 6, 1999, pp. 1-14.
3 La Nieuwe Kerk fu una delle prime chiese protestanti costruite in Olanda (1649-1656), ed era davvero nuova, progettata da cima a fondo come una celebrazione della Chiesa riformata. Non si trattava insomma di una chiesa cattolica spogliata dei suoi orpelli. Oggi essa è diventata una delle principali sedi di eventi culturali all’Aia. Il conflitto architettonico salta agli occhi ed è tipico di quell’epoca. In armonia con l’estetica della Riforma, l’edificio doveva simboleggiare il rifiuto dell’ostentazione; d’altra parte, trattandosi di un’affermazione di quella stessa Chiesa, non avrebbe neppure dovuto essere troppo modesto. Una contraddizione analoga è visibile nella sinagoga portoghese di Amsterdam, a cinquanta chilometri di distanza, verso nord-est, un edificio della stessa epoca (fu completato nel 1675), anch’esso diviso fra modestia e orgoglio. Come risultato la Nieuwe Kerk è a un tempo nuda e imponente. Dall’altare rialzato, usato come un palcoscenico, chi è sul podio domina, con lo sguardo, tutto il vasto ambiente.
4 Per la corrispondenza di Cartesio con Elisabetta di Boemia si veda: Oeuvres et lettres, Gallimard, Paris, 1953; come pure le Méditations métaphysiques nei voll. VII e IX dell’edizione nazionale delle Oeuvres de Descartes, in 12 voll. a cura di C. Adam e P. Tannery (fra le varie traduzioni italiane si possono consultare le Meditazioni metafisiche sulla filosofia prima, in Cartesio, Opere filosofiche, a cura di E. Garin, vol. Il, Laterza, Roma-Bari, 1996; oppure l’edizione, con testo a fronte, a cura di C. Urbano Ulivi, Meditazioni metafisiche, Bompiani, Milano, 2001). L’autore cita la seguente traduzione inglese delle Meditazioni: Meditations and Other Methaphysical Writings, Penguin Books, London, 1998 [Nd. T.].
5 Gilbert Keith Chesterton, The Innocence of Father Brown, Dodd, Mead, New York, 1911 (trad. it. L’innocenza di Padre Brown, Rizzoli, Milano, 1989).
6 Il neurochirurgo Wilder Penfield ha studiato questo fenomeno in diversi pazienti epilettici che stava cercando di curare. Probabilmente il processo comincia nella corteccia dell’insula e alla fine prende il sopravvento su altri settori del complesso somatosensitivo: un’idea, questa, compatibile con i nuovi dati discussi nel capitolo 3. Wilder Penfield, Herbert Jasper, Epilepsy and the Functional Anatomy of the Human Brain, Little, Brown, Boston, 1954.
7 L’interpretazione alternativa è che la perdita di coscienza non sia legata ai cambiamenti nella percezione corporea, e che in questo caso avrebbe potuto aver luogo anche in assenza delle modificazioni a carico della percezione corporea. La perdita di coscienza effettivamente ha luogo in vari tipi di attacchi epilettici non accompagnati da aure fisiche. Questo tuttavia è compatibile con l’idea che, in tali attacchi epilettici, la perdita di coscienza abbia luogo perché le afferenze provenienti dal corpo vengono inattivate, prima che altri meccanismi dell’attacco causino ulteriori manifestazioni quali, per esempio, le convulsioni.
8 Oliver Sacks, in A Leg to Stand On, Duckworth, London, 1984 (trad. it. Su una gamba sola, Adelphi, Milano, 1991), e Vilayanur Ramachandran, in Phantoms in the Brain, HarperCollins, New York, 1999, hanno descritto dettagliatamente alcune alterazioni nella percezione degli arti.
9 Una paziente di Sacks soffriva di una perdita della pro-priocezione causata dalla compromissione delle vie nervose che conducevano segnali dalla muscolatura al sistema nervoso centrale. Oliver Sacks, The Man Who Mistook His Wife for a Hat, Summit Books, New York, 1985 (trad. it. L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, Milano, 1986). Esistono anche nuove interessanti conferme della possibilità che le cosiddette esperienze extracorporee vengano innescate dalla stimolazione elettrica diretta delle cortecce somatosensitive dell’emisfero destro, in particolare nel territorio del giro angolare. Una paziente così stimolata raccontava di una separazione fra l’esperienza del proprio corpo e altre attività mentali.
Durante la stimolazione, immaginava di essere trasportata sul soffitto della sua camera da letto, da dove era in grado di osservare parte del suo stesso corpo. Questi dati vanno a sommarsi all’idea che il nostro senso del corpo dipenda da mappe neurali all’interno di un sistema dedicato costituito da numerose componenti. Parti del sistema sono localizzate nella corteccia cerebrale dell’emisfero destro, altre, invece, nelle regioni sottocorticali. Una disfunzione che coinvolga la maggior parte del sistema, a livello corticale, disintegra la percezione del corpo e i processi mentali. Una disfunzione circoscritta a un solo settore darà luogo a sindromi parziali come l’asomatognosia e a strane esperienze, come gli stati extracorporei. Una disfunzione sottocorticale estesa, come avviene nei casi di vaste lesioni al tegmento mesencefalico, tende a disintegrare il sistema in modo massiccio. Si veda Olaf Blanke et al., Neuropsychology: Stimulating illusory own-body perceptions, in «Nature», 419, 2002, pp. 269-70.
10 Su mappe e rappresentazioni si vedano: Antonio Damasio, Hanna Damasio, Cortical systems for retrieval of concrete knowledge: the convergence zone framework, in Large-Scale Neuronal. Theories of the Brain, a cura di Christof Koch, mit Press, Cambridge, 1994, pp. 61-74; Antonio Damasio, Time-locked multiregional retroactivation: A systems level proposal for the neural substrates of recall and recognition, in «Cognition», 33, 1989, pp. 25-62; Antonio Damasio, The brain binds entities and events by multiregional activation from convergence zones, in «Neural Computation», 1, 1989, pp. 123-32.
11 Per una trattazione di questi temi si vedano Francis Crick, The Astonishing Hypothesis, cit.; Giulio Tononi e Gerald Edelman, Consciousness and complexity, in «Science», 282, 1998, pp. 1846-51; e Jean-Pierre Changeux, Paul Ricoeur, La natura e la regola, cit. Il lettore interessato a una discussione dei problemi che l’indagine neurobiologica della coscienza dovrà affrontare veda Antonio Damasio, Emozione e coscienza, cit.
12 L’idea che sia i processi di apprendimento sia quelli della percezione siano basati su «selezioni» di elementi neurali appartenenti a un repertorio preesistente è relativamente recente. Si veda Jean-Pierre Changeux, L’uomo neuronale, cit.; Gerald Edelman, Darwinismo neurale, cit.
13 Hubel, Occhio, cervello e visione, cit.
14 Roger B. Tootell, Eugene Switkes, Michael S. Silverman, Susan L. Hamilton, Functional anatomy of macaque striate cortex. II. Retinotopic organization, in «The Journal of Neuroscience», 8, 1988, pp. 1531-68.
15 Joanna Aizenberg, Alexei Tkachenko, Steve Weiner, Lia Addadi, Gordon Hendler, Calcitic microlenses as part of the photoreceptor system in brittlestars, in «Nature» 412, 2001, pp. 819-22; Roy Sambles, Armed for light sensing, in «Nature», 412, 2001, p. 783.
16 Samer Hattar, Hsi-Wen Liao, Motoharu Takao, David M. Berson, King-Wai Yau, Melanopsin-containing retinal ganglion cells: architecture projections, and intrinsic photosensitivity, in «Science», 295, 2002, pp. 1065-70; David M. Berson, Felice Dunn, Motoharu Takao, Phototransduction by retinal ganglion cells that set the circadian clock, in «Science», 295, 2002, pp. 1070-73.
17 Nicholas Humphrey, A History of the Mind, Simon and Schuster, New York, 1992 (trad. it. Una storia della mente. ovvero perché non vediamo con le orecchie, Instar Libri, Torino 1998).
18 David Hubel, Margaret Livingstone, Segregation of form, color, and stereopsis in primate area 18, in «The Journal of Neuroscience», 7, 1987, pp. 3378-415; Semir Zeki, Vision of the Brain, Blackwell Science Inc., Boston, 1993; R. Wurtz; R. Desimone.
19 George Lakoff, Mark Johnson, Metaphors We Live By, University of Chicago Press, Chicago, 1980 (trad. it. Metafora e vita quotidiana, a cura di P. Violi, Bompiani, Milano, 1998), e George Lakoff, Mark Johnson, Philosophy in theFlesh, Basic Books, New York, 1999; MarkJohnson, The Body in the Mind, University of Chicago Press, Chicago, 1987.
20 Hubel, Occhio, cervello e visione, cit.
21 Anche questa concezione richiede una precisazione a proposito del tipo di riduzionismo di cui ci serviamo in tale esercizio. Il livello mentale dei fenomeni biologici presenta specifiche aggiuntive assenti nel livello delle mappe neurali. Io spero che un giorno una strategia di ricerca riduzionista ci consenta di spiegare le modalità grazie alle quali noi passiamo dal livello delle «mappe neurali» al livello «mentale», sebbene il livello mentale non si possa «ridurre» a quello delle mappe neurali, poiché possiede proprietà emergenti create a partire dal livello delle mappe neurali. Non c’è nulla di magico in quelle proprietà, ma moltissime cose che le riguardano rimangono misteriose, data la nostra enorme ignoranza riguardo alle loro possibili implicazioni.
22 Per una presentazione di questa idea e per una discussione della sua possibile realizzazione neurale, si veda Damasio, Emozione e coscienza, cit.
23 In Behind the Geometrical Method, cit., Edwin Curley offre una lettura del pensiero di Spinoza che sarebbe compatibile con questa posizione. Altrettanto fa Gilles Deleuze in Spinoza: filosofia pratica, cit.
24 L’immortalità dell’anima ha avuto un ruolo singolare e incostante nella storia del pensiero ebraico. All’epoca di Spinoza, la sua negazione era effettivamente un’eresia, sia per i rabbini, sia per i capi laici della comunità, e costituiva un problema per la comunità cristiana che aveva accolto gli ebrei in Olanda. Per una trattazione illuminante di questo tema, si veda Steven Nadler, Spinoza’s Heresy, Oxford University Press, New York, 2002.
25 Simon Schama, Rembrandt’s Eyes, Knopf, New York, 1999 ( trad. it. Gli occhi di Rembrandt, Mondadori, Milano, 2001, p. 385).
26 Per un’interpretazione molto diversa e affascinante di quanto accade nel dipinto, si veda Gli anelli di Saturno di W.G. Sebald. Sebald crede che Rembrandt abbia di proposito sminuita la posizione di Tulp e colleghi - colti nell’atto di profanare un corpo -, illuminando con cura il volto di Aris Kindt, lo sfortunato ladro impiccato poche ore prima, e che certamente non stava partecipando alla dimostrazione di propria spontanea volontà. Sebald però ha torto quando sostiene che Rembrandt fece intenzionalmente un errore nel rappresentare la mano sinistra di Kindt, che invece è perfetta. Winfried Georg Sebald, The Ring of Saturn, New Directions Publishing Corporation, NewYork, 1998 (trad. it. Gli anelli di Saturno, a cura di G. Ravagnati, Bompiani, Milano, 1998).