1. ENTRANO IN SCENA I SENTIMENTI
1 Il principale significato della parola feeling [qui tradotto con sentimento, nel senso di «sentire», «avvertire»] si riferisce a una variante dell’esperienza del dolore o del piacere, così come essa ha luogo nelle emozioni e nei fenomeni affini; un altro significato frequente di feeling fa riferimento a esperienze tattili, per esempio quando si apprezza la forma o la consistenza superficiale di un oggetto. In tutto il libro, a meno che non sia specificato altrimenti, il termine feeling viene sempre usato nella sua accezione principale.
2 La struttura e il funzionamento del sistema nervoso di un essere vivente possono essere studiati a diversi livelli di organizzazione, da quello più semplice e su piccola scala (le molecole microscopiche di cui è costituito un enzima o un neurotrasmettitore) a quello più complesso e su grande scala (i sistemi costituiti da regioni cerebrali macroscopiche e dalle loro interconnessioni, sistemi sul cui funzionamento sono basati il nostro comportamento e il nostro pensiero). La maggior parte delle ricerche descritte in questo libro si concentra su questo secondo livello, quello cioè del sistema su scala maggiore. Obiettivo ultimo dei nostri sforzi è quello di stabilire un nesso fra i dati relativi a tale livello e quelli relativi ai livelli inferiori e superiori. I livelli inferiori comprendono circuiti e vie nervose, come pure le cellule e la trasmissione di segnali chimici. I livelli superiori comprendono i fenomeni mentali e sociali.
Nonostante la grande importanza di alcune regioni nel dispiegarsi dell’uno o dell’altro fenomeno, i processi della mente e del comportamento scaturiscono dalle operazioni coordinate di numerose regioni che costituiscono i sistemi cerebrali, piccoli o grandi che siano. Nessuna delle fondamentali funzioni della mente umana - percezione, apprendimento e memoria, emozione e sentimento, attenzione, ragionamento, linguaggio e movimento - sorge in un unico centro del cervello. La frenologia, l’idea cioè che un unico centro del cervello produca un’abilità mentale fondamentale, appartiene ormai al passato. Tuttavia è giusto riconoscere che le regioni cerebrali sono altamente specializzate per quanto riguarda il loro potenziale contributo alla funzione complessiva di un sistema. Tale contributo è al tempo stesso specializzato e flessibile, soggetto ai capricci delle circostanze e alle influenze dell’intero sistema, un po’ come l’esecuzione di uno strumentista in un’orchestra sinfonica sarà più o meno buona a seconda del suo umore, dell’affiatamento con i colleghi e il direttore, eccetera.
Oltre ai moderni sistemi di scansione che ci consentono di studiare l’anatomia e la fisiologia del cervello, esistono molti altri modi per sondare quest’organo, che spaziano dallo studio dei fenomeni elettrici e magnetici prodotti dalla sua attività allo studio dell’espressione genica in regioni di estensione limitata.
3 Yakov sta raccontando al magistrato ciò che Spinoza significa per lui (Bernard Malamud, The Fixer, Farrar, Straus & Giroux, New York, 1966 [trad. it L’uomo di Kiev, Einaudi, Torino, 1968]).
4 Bento de Spinoza, Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico, trad. it. di S. Giametta, Bollati Boringhieri, Torino, 1992, III, proposizione 13, scolio (ed. or. Ethica ordine geometrico demonstrata, 1677).
5 Ibid., IV, proposizione 7.
6 Ibid., I.
7 Ibid., II, proposizione 13.
8 Jean-Pierre Changeux rappresenta una notevole eccezione, e chiude L’homme neuronal con una citazione di Spinoza (J.-P. Changeux, L’homme neuronal, Fayard, Paris, 1983 [trad. it. L’uomo neuronale, Feltrinelli, Milano, 1993]) . Insieme a Paul Ricoeur, Changeux ha discusso l’importanza di Spinoza per le neuroscienze anche in La nature et la règle, Editions Odile Jacob, Paris, 1998 (trad. it. La natura e la regola: alle radici del pensiero, Cortina, Milano, 1999). Altri autori che hanno osservato un legame fra Spinoza e la psicologia o la biologia moderne sono Stuart Hampshire, Spinoza, Penguin Books, New York, 1951; Errol Harris, The Foundations of Metaphysical Science, Humanities Press, New York, 1965; Edwin Curley, Behind the Geometrical Method: A Reading of Spinoza’s Ethics, Princeton University Press, Princeton, N.J., 1988.
9 Jonathan Israel, nel suo Radical Enlightenment: Philosophy and the Making of Modernity (Oxford University Press, New York, 2001), ha descritto in modo assai efficace il peso che Spinoza esercitò - da una posizione defilata, dietro le quinte - sull’Illuminismo. Il lettore interessato ai commenti su questa influenza spinoziana può consultare anche il sesto capitolo di questo libro.
10 Gilles Deleuze, Spinoza: A Practical Philosophy, City Lights Books, San Francisco, 1988 (trad. it. Spinoza: filosofia pratica, Guerini, Milano, 1991); Michael Hardt e A. Negri, Empire, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 2000 (trad. it. Impero: il nuovo ordine della globalizzazione, a cura A. Pandolfi e D. Didero, Rizzoli, Milano, 2002); Henri Atlan, La science est-elle inhumaine?, Bayard, Paris, 2002.
11 Spinoza, Trattato teologico-politico, a cura di A. Dini, Bompiani, Milano, 2001, capitolo xx, 247 (ed. or. Tractatus theologico-politicus, 1670).
12 Simon Schama, An Embarassment of Riches, Random House, New York, 1987 (trad. it. Il disagio dell’abbondanza: la cultura olandese dell’epoca d’oro, Mondadori, Milano, 1993).
13 Il sottotitolo recita: In cui sono contenute alcune dissertazioni, con le quali si mostra che la libertà di filosofare non solo può essere concessa salve restando la religione e la pace dello Stato, ma non può essere tolta se non insieme alla pace dello Stato e alla stessa religione. La pubblicazione concludeva un lavoro iniziato cinque anni prima. In una lettera del 1665 a Heinrich Oldenburg (Epist. XXX, suo amico e segretario della Royal Society di Londra, Spinoza individuava i motivi che lo avevano spinto a dare, in un trattato, la propria interpretazione delle Scritture: i pregiudizi dei teologi, che egli si proponeva di svelare e di «rimuovere dalla coscienza dei saggi»; l’opinione del volgo, che non cessava di dipingerlo come ateo e che si vedeva costretto a rintuzzare; e infine la libertà di pensiero e di parola, che era sua ferma intenzione difendere «contro i pericoli rappresentati dall’eccessiva autorità e petulanza dei predicatori» [N.d.T.].
14 Epistulae doctorum quorundam virorum ad B.d.S. et auctoris responsiones, ad aliorum ejus operum elucidationem non parum facientes. Sotto questo titolo sono raccolte 74 lettere. L’epistolario spinoziano ne comprende in tutto 86, riportate nel volume IV dell’edizione critica di Carl Gebhardt (Spinoza, Opera, sotto gli auspici della Heidelberger Akademie der Wissenschaften, Winter, Heidelberg, 1925, rist. 1972 (trad. it. Epistolario, a cura di A. Droetto, Einaudi, Torino, 1951, rist. 1974) [N.d.T.].
15 Pare che Cartesio avesse usato quella frase anche in vita. E una citazione tratta dai Tristia di Ovidio: «Bene qui latuit, bene vixit».