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Dopo la colazione, le ragazze salirono di nuovo nelle loro stanze per ri-farsi il letto, poi scesero nell'atrio per recitare le preghiere e infine si di-spersero nelle varie classi.
All'inizio dell'ultima ora di lezione, mentre le ragazze si affrettavano in diverse direzioni, Julia entrò in una classe e ne uscì da una porta posteriore. Corse in camera sua e dopo un paio di minuti era di nuovo nel cortile.
Stringeva con tutt'e due le mani una grossa borsa. Si unì a un gruppo che girava attorno al collegio e s'infilò dietro un rododendro, fece una serie di altre mosse strategiche e arrivò finalmente al muro di cinta dove si trovava un tiglio con grossi rami che scendevano quasi fino a terra. Julia vi si arrampicò non senza difficoltà per via della borsa; si era sempre arrampicata sugli alberi, fin da quando era piccola. Completamente nascosta fra i rami fronzuti, si sedette, controllando ogni tanto l'orologio. Era sicura che per un po' nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Al momento, tutto era disorganizzato, due insegnanti mancavano, e più della metà delle ragazze era andata a casa. Perciò, con tutta probabilità, nessuno avrebbe notato la mancanza di Julia Upjohn fino all'ora del pranzo, e a quell'ora ormai...
Julia guardò di nuovo il suo orologio, scese lentamente dall'albero fino all'altezza del muro, vi saltò sopra e si lasciò scivolare dall'altra parte. A un centinaio di metri c'era la fermata dell'autobus e ne sarebbe dovuto arrivare uno entro pochi minuti. Infatti arrivò puntualmente e Julia vi salì, sempre stringendosi al petto la preziosa borsa.
Scese alla stazione e prese un treno per Londra.
Nella sua stanza, appoggiato sopra il lavandino, la ragazza aveva lasciato un breve messaggio per la signorina Bulstrode.
Cara signorina Bulstrode, non sono stata rapita e non sono fuggita, perciò non preoccupatevi. Tornerò appena possibile.
Rispettosamente vostra,
Julia Upjohn