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Circa due mesi prima del giorno d'apertura del corso estivo a Meadowbank, erano accaduti alcuni fatti che dovevano avere inattese ripercus-sioni in quel famoso collegio femminile.
Nel Palazzo di Ramat, due giovani sedevano fumando e facendo consi-derazioni sull'immediato futuro. Uno era bruno, con un viso dalla carna-gione liscia e olivastra e due grandi occhi malinconici. Era il principe Alì Yusuf di Ramat. Ramat, benché piccolo, era uno degli Stati più ricchi del Medio Oriente. L'altro era rosso di capelli, lentigginoso e più o meno senza un soldo, eccetto il lauto salario che riceveva come pilota personale di S.A.
il principe Alì Yusuf. Malgrado la diversità del loro grado sociale, viveva-no nel più assoluto cameratismo.
Avevano frequentato la stessa scuola e da allora erano sempre stati amici.
«Ci hanno sparato sul serio» confermò Bob Rawlinson.
«E l'hanno fatto con intenzione. Volevano farci fuori» insistette il principe. Poi soggiunse: «Varrebbe la pena di riprovarci?»
«Potremmo non essere altrettanto fortunati un'altra volta. La verità è, A-lì, che abbiamo aspettato troppo. Avresti dovuto andartene due settimane fa. Te l'avevo detto.»
«Non è piacevole scappare. E pensare... dopo tutto il denaro che si è speso per il progresso dello Stato. Scuole, ospedali...»
«L'ambasciata non potrebbe fare qualcosa?» l'interruppe Bob.
«Rifugiarmi nella vostra ambasciata? Questo mai. Con tutta probabilità i ribelli l'assalterebbero. Ne sanno poco, loro, di immunità diplomatica. E
poi, se facessi una cosa simile, sarebbe la fine! Il capo d'accusa contro di me è già di essere favorevole all'Occidente» sospirò. «È difficile da capire» soggiunse pensoso. Sembrava più giovane dei suoi venticinque anni.
«Mio nonno era un uomo crudele, un vero tiranno. Aveva centinaia di schiavi e li trattava senza umanità. Nelle guerre fra tribù, lui uccideva i suoi nemici senza pietà ed escogitava i metodi più orribili. Solo a pronunciare il suo nome, tutti impallidivano. Eppure, "lui" è tuttora ammirato! Ri-spettato! Il grande Achmed Abdullah! E io? Che cosa ho fatto? Ho costrui-to ospedali, scuole, alloggi... tutte le cose che si dice che la gente desideri.
Non le desidera dunque? Preferirebbe un regno di terrore come quello di mio nonno?»
«Penso di sì» rispose Bob. «Sembra assurdo, ma non è così?»
«Ma perché, Bob? Perché?»
Bob sospirò. «Il fatto è che al giorno d'oggi pare che la gente non ap-prezzi chi è dotato di comune buon senso. Io non sono un'aquila d'intelli-genza, tu lo sai, Alì, ma spesso penso che questa sia la sola cosa di cui il mondo ha bisogno: un po' di buon senso.» Posò la pipa e si rizzò a sedere sulla poltrona. «Ma lasciamo andare. L'importante è di farti uscire di qui.
C'è qualcuno nell'esercito di cui puoi veramente fidarti?»
Alì scosse lentamente il capo. «Quindici giorni fa avrei risposto di sì.
Ma ora non so... non posso esserne certo... Ci sono spie dovunque. Anche qui nel Palazzo... ascoltano tutto, sanno tutto. Sento che, se resto, sarò ucciso.»
«Dobbiamo partire in volo verso il nord. Non possono intercettarci per quella via. Ma ciò significa trasvolare le montagne e, in questa stagione...»
Bob scosse le spalle. «Tu mi capisci: è terribilmente rischioso.»
«Se dovesse accadere qualcosa a te, Bob...»
«Oh, non preoccuparti per me, Alì. Non è questo che intendevo. Io non conto. E comunque sono il tipo di persona che dovrà finire ammazzata prima o poi: faccio sempre delle cose pazze. No, si tratta di te, io non voglio influenzarti in nessun modo. Se una parte dell'esercito è leale...»
«Non mi va l'idea di fuggire» dichiarò Alì con semplicità. «Ma non ho voglia nemmeno di diventare un martire ed essere fatto a pezzi dalla folla.»
Tacque per qualche istante. Infine, con un sospiro, soggiunse: «D'accordo, allora. Faremo un tentativo. Quando?» Bob scosse le spalle. «Prima lo faremo, meglio sarà. Dobbiamo portarti all'aeroporto in un modo che non desti sospetti. Che ne diresti di andare ad ispezionare la costruzione della nuova strada nei pressi di Al Jasar? Facciamo questo pomeriggio stesso.
Quando passi davanti all'aeroporto decidi di vedere la strada dall'aereo e fai fermare, capisci? Io avrò l'apparecchio pronto. Prendiamo il volo e via!
Naturalmente non possiamo portare nessun bagaglio. Dev'essere una cosa improvvisa.»
«Non c'è niente ch'io desideri portare con me... eccetto una cosa...»
Il principe Alì sorrise, e a un tratto il sorriso gli mutò il volto, facendone un'altra persona. Non era più il giovane moderno, coscienzioso, occidenta-lizzato; il suo sorriso conteneva tutta l'astuzia e l'antica civiltà della sua razza, doti che avevano permesso a una lunga schiera di suoi antenati di sopravvivere.
«Tu sei il mio amico, Bob» disse Alì. «Devi vedere.» Infilò una mano nella camicia, frugò e tirò fuori un sacchetto di pelle scamosciata.
«Questo?» chiese Bob corrugando la fronte.
Alì slegò il sacchetto e ne rovesciò il contenuto sul tavolino.
Bob trattenne il respiro per un momento e poi emise un leggero fischio.
«Buon Dio! Sono veri?»
Alì aveva un'espressione divertita. «Certo che sono veri. La maggior parte apparteneva a mio padre. Lui ne acquistava dei nuovi ogni anno.
Anch'io. Provengono da vari luoghi, comprati per la nostra famiglia da uomini fidati a Londra, a Calcutta, nel Sud Africa. È una tradizione della nostra famiglia. Averli in caso di necessità. Il loro valore, oggi, ammonta a circa tre quarti di milione.»
«Tre quarti di milione di sterline» precisò Bob emettendo un fischio.
Prese in mano alcune pietre preziose e se le fece rotolare fra le dita. «È
fantastico. Sembra una favola. Devono essere una preoccupazione, per te.»
«Sì» ammise il giovane principe in tono grave. «Gli uomini non sono più gli stessi quando ci sono di mezzo dei gioielli. Compiono atti di violenza, spargono sangue, commettono assassinii. E con le donne è ancora peggio. Per loro non si tratta solo del valore. Di fronte ai gioielli impazzi-scono. Li vogliono e basta. Non mi fiderei di affidarli a nessuna donna. Ma mi fiderò di te.»
«Di me?» Bob lo guardò stupito.
«Sì. Non voglio che questi gioielli cadano nelle mani dei miei nemici.
Non so quando scoppierà la rivolta. Potrebbe essere oggi. Potrei non riuscire a raggiungere l'aeroporto nel pomeriggio. Prendi queste pietre.»
«Ma, io non capisco... Cosa devo farne?»
«Trova il modo per farle arrivare in salvo fuori dal Paese.»
«Vuoi dire che dovrei portarle via io?»
«Se credi. Ma, veramente, penso che avrai qualche idea migliore per far-li arrivare in Europa.»
«Senti, Alì, non ho la più vaga idea di come risolvere un simile problema.»
Alì sorrise, divertito.
«Tu hai del buon senso e sei onesto. Ricordo quand'eri matricola. Avevi sempre delle idee geniali. Ti dirò il nome e l'indirizzo di un tale che si occupa di queste faccende per conto mio, questo... in caso ch'io non dovessi sopravvivere. Non fare quella faccia preoccupata, Bob. Fa' del tuo meglio.
Non ti chiedo altro. Non ti rimprovererò se fallirai. Voglio solo che questi gioielli non vengano trovati sul mio cadavere. Per il resto... sia fatta la vo-lontà di Allah.»
«Tu sei pazzo!»
«No, sono fatalista. Nient'altro.»
«Senti, Alì, hai detto poco fa che sono una persona onesta. Ma quasi un milione di sterline... non pensi che una cifra simile possa travolgere l'onestà di chiunque?»
Alì Yusuf guardò con affetto l'amico. «Potrà sembrarti strano, ma non ho dubbi in proposito.»
La donna al balcone