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«Niente male, ragazzo» borbottò il vecchio Briggs, «niente male.» In tal modo il vecchio esprimeva la sua approvazione al nuovo aiutante che aveva zappato una striscia di terra. «Ora ci metteremo degli astri. A "quella"

gli astri non piacciono, ma io non ci faccio caso. Le donne hanno le loro manie, ma se tu non ci fai caso, dieci contro uno non se ne accorgono neppure. Benché devo dire la verità, quella è il tipo che nota tutto.»

Adam capì che "quella" era la signorina Bulstrode.

«E con chi stavi parlando quando sei andato nel capanno a prendere le canne di bambù?» chiese Briggs con aria sospettosa.

«Oh, era solo una delle ragazze» rispose Adam.

«Ah. Una di quelle sirene, eh? Sta' attento, ragazzo, non metterti nei pasticci. So quello che dico. Devi stare al tuo posto. Quelle ragazze non sono per te. Quella disapproverebbe.»

«Non dicevo e non facevo niente di male. La ragazza mi ha chiesto il nome di qualche fiore.»

«Non dicevo che facessi niente di male, ma sii prudente, ragazzo. Soltanto questo. Ah, ecco quella che arriva. Vorrà qualcosa di complicato, ci scommetto.»

La signorina Bulstrode stava avvicinandosi con passo rapido. «Buon giorno, Briggs» disse. «Buon giorno...»

«Adam, signorina.»

«Ah, sì, Adam. Mi pare che abbiate zappato molto bene quel pezzo. La rete metallica nel campo da tennis più lontano sta crollando, Briggs. Dovreste provvedere.»

«Sì, signorina, certamente. Provvederò.»

«Che cosa mettete qui davanti?»

«Be', signorina, pensavo...»

«Niente astri» ordinò la direttrice senza lasciargli il tempo di finire. «Da-lie Pom Pom» disse, e si allontanò bruscamente.

«Arriva, dà ordini, vede subito se hai fatto il lavoro come si deve»

commentò il vecchio Briggs. «Ricordati quello che ti ho detto, ragazzo, e sii prudente.»

«Se lei trova qualcosa su cui ridire, so subito cosa devo fare» ribatté Adam con aria contrariata. «Faccio presto a trovarmi un altro posto.»

«Ah! Tutti uguali, voi giovani. Io ti dico solo una cosa: sta' attento a quello che fai.»

Sempre con aria accigliata, Adam tornò a curvarsi sul suo lavoro.

La signorina Bulstrode camminava lungo il sentiero in direzione della scuola, con la fronte leggermente aggrottata.

La signorina Vansittart stava giungendo dalla direzione opposta. «Che pomeriggio caldo» commentò.

«Sì, è afoso e opprimente» convenne la direttrice e di nuovo aggrottò la fronte. «Avete notato quel giovanotto... quel giovane giardiniere?»

«No, non in modo particolare.»

«Mi sembra... be', mi sembra un tipo strano» spiegò la signorina Bulstrode con aria pensosa. «È diverso dai soliti giardinieri che si trovano da queste parti.»

«Forse è appena uscito da Oxford e vuole guadagnarsi qualche soldo.»

«È un tipo piacente. Le ragazze lo notano.»

«Il solito problema.»

La signorina Bulstrode sorrise. «Conciliare libertà e stretta sorveglianza... è questo che intendete dire, Eleanor?»

«Già.»

«Ce la caviamo bene» osservò la signorina Bulstrode.

«Sì, veramente. Dovete essere molto felice ed orgogliosa, Honoria, del successo che avete raggiunto.»

«Sì, ho fatto un buon lavoro. Naturalmente le cose non vanno mai esattamente come uno al principio immagina...» commentò la direttrice con espressione assorta. «Ditemi, Eleanor» riprese a un tratto, «se foste al mio posto, quali innovazioni portereste? Non esitate a dirmelo. M'interesserebbe saperlo.»

«Non credo che vorrei fare delle innovazioni» rispose Eleanor Vansittart. «Mi sembra che lo spirito del luogo e l'intera organizzazione siano pressoché perfetti.»

«Volete dire che continuereste nello stesso modo?»

«Sì, certamente. Non credo che ce ne sarebbe uno migliore.»

La signorina Bulstrode tacque per un momento, domandandosi se Eleanor Vansittart non avesse detto quelle parole soltanto per farle piacere.

Chiunque, dotato di una mente creativa, doveva desiderare di fare cambiamenti. Ma forse, parlando così, Eleanor aveva pensato di agire con tatto... E il tatto era molto importante. Lo era con i genitori, con le ragazze, con il personale. Senza dubbio Eleanor aveva del tatto.

«Però occorrono sempre nuovi adattamenti, no?» chiese la direttrice.

«Voglio dire, con i cambiamenti della mentalità e della vita in genere.»

«Oh, questo sì» ammise la signorina Vansittart. «Come si suol dire, bisogna adattarsi ai tempi. Ma è la "vostra scuola", Honoria. Voi l'avete resa quella che è, e le vostre tradizioni ne sono l'essenza. Penso che le tradizioni siano molto importanti, no?»

La signorina Bulstrode non rispose. Era sul punto di pronunciare parole irrevocabili. L'offerta di una società pendeva nell'aria. Benché apparentemente inconsapevole, nella sua correttezza e discrezione, la signorina Vansittart doveva esserne conscia. La signorina Bulstrode non sapeva esattamente che cosa la trattenesse. Forse era il suo intimo desiderio di restare, di continuare a dirigere la sua scuola. Ma era proprio certa che nessuno potesse sostituirla meglio di Eleanor? Era così stimabile, così fidata. Naturalmente, quanto a questo era la stessa cosa per Chaddy... Eppure, non si poteva immaginare Chaddy nelle vesti della direttrice di una scuola tanto importante.

"Ma che cosa voglio?" si domandò la signorina Bulstrode. "Sinceramente, l'indecisione non è stata fra i miei difetti prima d'ora."

Un campanello squillò in distanza.

«La mia lezione di tedesco» disse la signorina Vansittart. «Devo rientrare.» La donna si diresse con passo rapido ma dignitoso verso la scuola. Se-guendola più lentamente, la signorina Bulstrode per poco non urtò contro Eileen Rich che arrivava correndo da un sentiero laterale.

«Oh, scusate, signorina Bulstrode, non vi avevo vista.» I suoi capelli, come sempre, uscivano dalla crocchia scomposta. Come per la prima volta, la direttrice osservò il viso ossuto, non bello, ma interessante, di quella giovane donna, piena di vita e di temperamento.

«Avete una lezione?»

«Sì, inglese.»

«Vi piace insegnare, vero?» le chiese la signorina Bulstrode.

«È una cosa che adoro, è la più affascinante del mondo.»

«Immagino che un giorno dirigerete una scuola tutta vostra.»

«Oh, lo spero» esclamò Eileen Rich. «È il mio desiderio più grande.»

«Avete già delle idee su come si dovrebbe dirigere una scuola, vero?»

«Suppongo che tutti abbiamo delle idee» rispose Eileen Rich. «Certo, molte sono assurde e destinate a far fiasco. Ma bisogna rischiare. Dovrei imparare con l'esperienza... Il guaio è che non ci si può regolare sull'esperienza degli altri, vero?»

«No davvero» rispose la signorina Bulstrode. «Nella vita ciascuno deve fare i propri errori.»

«Già.»

«Se doveste dirigere una scuola come Meadowbank, fareste delle innovazioni, degli esperimenti?»

Eileen Rich parve imbarazzata. «Questa... è una cosa molto difficile da dire.»

«Volete dire che lo fareste» l'incoraggiò la signorina Bulstrode. «Non abbiate timore di dirmi il vostro parere, cara.»

«Credo che ognuno vorrebbe mettere in pratica le sue idee. Non dico che avrebbero successo. Potrebbero fallire.»

«Ma varrebbe la pena di rischiare?»

«Vale sempre la pena di rischiare, no?» chiese Eileen Rich. «Voglio di-re, se ci si sente forti in qualche cosa.»

«Non avete nulla in contrario a vivere un'esistenza pericolosa?»

«Credo di aver sempre avuto una vita pericolosa.» Un'ombra passò sul volto della ragazza. «Devo andare. Mi staranno aspettando.» E corse via.

La signorina Bulstrode la seguì con lo sguardo. Era ancora ferma, assorta nei suoi pensieri, quando la signorina Chadwick venne verso di lei correndo.

«Oh! Sei qui. Ti abbiamo cercata dappertutto. Ha appena telefonato il professore Anderson. Vuole parlarti. Gli abbiamo detto che lo richiami tu.»

«D'accordo» rispose in tono distratto la signorina Bulstrode.

La signorina Chadwick la guardò attentamente. «Sei preoccupata, Honoria.»

«Sì, lo sono. Non riesco a capire me stessa. È una cosa insolita per me e... mi sconvolge. So quello che vorrei fare, ma sento che mettere tutto nelle mani di una persona che non ha l'esperienza necessaria non sarebbe leale verso la scuola.»

«Vorrei che rinunciassi all'idea di ritirarti. Tu appartieni a questo posto.

Meadowbank ha bisogno di te.»

«Meadowbank significa molto per te, non è vero, Chaddy?»

«Non c'è un'altra scuola come questa in tutta l'Inghilterra» disse la signorina Chadwick. «Possiamo essere fiere di noi, tu ed io, per averla creata.»

La signorina Bulstrode posò affettuosamente un braccio sulla spalla dell'amica. «Sì, Chaddy, possiamo essere fiere. Quanto a te, sei il conforto della mia vita. Non c'è niente di Meadowbank che tu non sappia. Meadowbank ti sta a cuore quanto a me. E questo è molto, mia cara.»

La signorina Chadwick arrossì per la gioia. Accadeva raramente che Honoria Bulstrode uscisse dal suo riserbo.

Macabro quiz
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