PROLOGO

Estate 1940

Un fruscio di foglie lontano, nel vento la promessa di un’estate ormai alle porte.

«Guarda, Joséphine: le nuvole sono rosse e grosse come melagrane, stasera.»

Un paio di occhi chiari seguirono l’indice minuto puntato verso l’alto, a una luce che infuocava il cielo di un rosso scarlatto.

«Già. Sembrano proprio melagrane.»

«O pesche mature, come quelle succose che ho messo a macerare nel vino mentre aiutavo suor Anne, stasera. Una delizia, dovresti assaggiarle», disse la ragazzina facendo schioccare la lingua.

«Già», ripeté l’amica con voce opaca.

Poi silenzio, interrotto soltanto dal frinire dei grilli che annunciavano una notte afosa. Una radio lontana, giù al villaggio dei pescatori, cantava la melodia antica di un amore tradito; la voce della donna giungeva come velluto all’orecchio delle due ragazzine, sdraiate sulla terrazza del convento a sognare una nuova estate.

«Joséphine?»

«Sì?»

Edda si girò su un fianco, il braccio puntellato a tenersi in equilibrio. Sul viso l’espressione seria di chi sta per pronunciare parole importanti. «Secondo te è possibile voler bene a qualcuno come una sorella, anche se non è veramente tua sorella? Voglio dire, anche se non si hanno gli stessi genitori?»

L’altra si tirò su a sedere, le braccia strette intorno alle ginocchia doloranti. Sgattaiolare via con Edda durante i vespri era costato loro una punizione esemplare, e un’intera giornata rinchiuse nelle rispettive celle. Separate e a digiuno.

Eppure lo avrebbe fatto di nuovo; da quando Edda era arrivata al convento, non si era più sentita sola.

Arrotolò la manica della veste di cotone e le mostrò la mezzaluna di pelle chiara sul polso. «Certo che si può. Noi due abbiamo un patto, ricordi?»

Edda annuì ed esibì anche lei la sua piccola ferita, mostrandola a mo’ di trofeo. «Amiche per sempre», disse piano, come fosse una formula magica.

«Sorelle per sempre», la corresse Joséphine sfiorandola con una carezza, mentre la sera al villaggio dei pescatori si accendeva di luci.

Pesche al vino

6 pesche gialle, preferibilmente percoche

3 cucchiai di zucchero

10 foglie di menta piemontese

Vino bianco secco

Sbucciare e tagliare le pesche a dadini.

Versarle in una ciotola, unire lo zucchero, mescolare e irrorare con il vino bianco sino a coprirle completamente, aggiungendo in ultimo le foglie di menta.

Lasciare macerare al fresco per almeno un’ora.

Servire in coppette con gelato allo zabaione o panna montata.