18

 

 

 

Dopo un po’ Saul ritornò. Lo feci entrare e lo sistemai nella sala da pranzo. Poco dopo, il campanello suonò di nuovo e io andai ad aprire al marchese di Clivers. Ebbi una deliziosa sorpresa vedendo che aveva con sé il nipote. Evidentemente, quel giorno, il giovanotto non si era messo in mente di dover andare a un matrimonio; aveva un’aria più disinvolta e robusta, con un abito sportivo di flanella ruvida, che gli stava a pennello. Suggerii a Horrocks di accomodarsi nello studio e dissi a Clivers: — Il signor Wolfe vorrebbe vederla di sopra. Ci sono tre piani. Vuole andare a piedi o preferisce l’ascensore?
Il marchese sembrava preoccupato e nervoso. Disse che voleva andare a piedi e io lo accompagnai su nella serra, dopo di che ridiscesi.
Horrocks era rimasto nell’anticamera.
— Se deve attendere il marchese, può accomodarsi nello studio.
— Grazie, però io… ehm, sapete se la signorina Fox…
— Aspetti qui.
Salii le scale di nuovo. Nella camera a mezzogiorno le due donne sembravano essersi calmate. Bussai, entrai e dissi a Clara Fox: — Quel giovane diplomatico è da basso e vuol vederla; posso mandarlo qui? Cerchi di tenerlo occupato. Tra poco avremo molto da fare in ufficio e al solo vederlo io sento che si risveglia in me lo spirito della Guerra d’Indipendenza! Lei si precipitò sul suo portacipria; io scesi nell’ingresso e dissi a Horrocks di salire. Erano le undici e dieci. Non potevo far altro che sedere e succhiarmi le dita. C’era una cosa che avrei desiderato ricordare a Wolfe prima della riunione, ma io stesso non sapevo fino a che punto fosse importante e non avevo idea di come lui intendesse procedere con la rappresentazione. Mi concesse un solo cenno sulle sue intenzioni, quando mi chiamò al telefono interno e mi disse che sarebbe sceso con Clivers, dopo che gli altri fossero arrivati, e che fino ad allora, non dovevo dir nulla della presenza del marchese.
I due contingenti, quello della polizia e quello della American Trade Company, arrivarono a tre minuti l’uno dall’altro. Li feci accomodare. I funzionari della polizia giunsero per primi. Li condussi nello studio dove avevo già disposto alcune sedie. Skinner aveva un aspetto bilioso, Hombert era avvilito e Cramer era moderatamente cupo. Quando il campanello suonò di nuovo, andai ad aprire al secondo contingente.
Muir e Perry erano assieme. Perry mi sorrise a denti stretti e mi augurò il buon giorno, ma Muir non pareva disposto neppure a usare questa cortesia elementare; vidi che gli tremava un po’ la mano mentre appendeva il cappello. Feci cenno ai due di accomodarsi, ma non appena ebbero varcato la soglia dello studio si fermarono di colpo alla vista del terzetto che c’era già. Muir sembrava stupito e furibondo, Perry soltanto stupito e guardò i tre alternativamente, dopo di che si rivolse al sottoscritto: — Credevo… Wolfe ha fissato le undici e mezzo, a quanto ha detto il signor Muir… Se questi signori…
— Accomodatevi, accomodatevi — dissi ridendo. — Il signor Wolfe ha disposto per una piccola conferenza. Conoscete il signor Hombert, Capo della polizia? E l’ispettore Cramer? E il signor Skinner? Il signor Ramsey Muir… Il signor Anthony Perry.
Premetti un bottone del telefono sulla mia scrivania e Wolfe mi rispose. Gli dissi: —Sono tutti qui.
I due gruppi di eminenti visitatori stavano dando un’esibizione di prim’ordine in fatto di cattiva educazione; gli uni non avevano previsto di trovare gli altri. Cramer si guardò attorno ben bene, poi mi fissò con fare malizioso. Hombert stava brontolando qualcosa con Perry. Subito dopo udii il ronzio dell’ascensore. La porta dello studio si aprì e Wolfe entrò, con l’altro visitatore che nessuno dei presenti aveva previsto di vedere.
Wolfe si fermò e fece un inchino col capo.
— Buon giorno, signori. Forse qualcuno di voi conosce già lord Clivers. Lei no, signor Perry? — No.
— Il signor Muir, il signor Skinner, nostro procuratore distrettuale… Desidero ringraziarvi tutti per essere stati tanto puntuali…
Io stavo osservando parecchie cose. Innanzi tutto, Clivers fissava Perry, e questo mi faceva venire in mente il modo in cui Harlan Scovil lo aveva fissato a sua volta, due giorni prima, e inoltre Clivers stesso si era cacciato la mano destra nella tasca laterale della giacca e non l’aveva più tirata fuori. Quanto a Perry, fissava a sua volta il marchese con uno sguardo penetrante e duro. L’ispettore Cramer se ne stava proteso in avanti, come se si preparasse a scattare in piedi.
Io aprii, senza farmene accorgere, un cassetto della mia scrivania, tirai fuori la rivoltella e la posi sul ripiano, a portata di mano. Hombert cominciava a dare in escandescenze. Wolfe, che era andato ad accomodarsi al suo posto, dietro la scrivania, tese la mano aperta verso di lui.
— Signor Hombert, la prego! Credo che sia sempre consigliabile prendere una scorciatoia quando è possibile. Ecco perché ho pregato il marchese di Clivers di farmi un favore. — Guardò il marchese. — Si accomodi, Eccellenza, e ci dica se non ha mai conosciuto il signor Perry prima d’ora.
Clivers, sempre con la mano destra nella tasca della giacca, sedette tra Hombert e me, senza togliere gli occhi di dosso a Perry.
— Sì, l’ho conosciuto in altri tempi — rispose ruvidamente. — Perdiana, aveva ragione! È Coleman… detto Caucciù.
Perry sosteneva lo sguardo del marchese, in silenzio.
Wolfe domandò in tono pacato: — Che ha da dire in proposito, signor Perry?
Si vedeva benissimo che Perry aveva i denti stretti. Il suo sguardo passò a un tratto da Clivers a Wolfe, poi a me, che lo sostenni. Le sue spalle cominciarono a salire mentre lui traeva un lungo sospiro, poi ridiscesero lentamente. Quando il moto ondulatorio fu terminato, Perry guardò di nuovo Wolfe e disse: — Io non parlo… ora. Continui lei.
Wolfe assentì. — Non la biasimo, caro signore. Capisco benissimo come lei sia titubante di fronte alla rivelazione di quel vecchio segreto. — Si guardò attorno. — Signori, ricorderete forse dal racconto fatto ieri sera dalla signorina Fox, che Coleman detto Caucciù era l’uomo che comandava la piccola banda che compì un certo salvataggio quarant’anni fa. Costui era il signor Perry qui presente. Però voi non sapete ancora che, in base all’obbligo contratto a quel tempo, lord Clivers ha pagato nell’anno 1906, cioè ventinove anni fa, la somma di un milione di dollari a Coleman… cioè al signor Perry. E non sapete neppure che questo Coleman-Perry, fino a oggi, non ha mai distribuito la più piccola parte di quella somma, come avrebbe dovuto. Cramer emise una specie di grugnito e si protese in avanti di un altro paio di centimetri. Skinner se ne stava affondato in una poltrona, con i gomiti sui braccioli e le dita intrecciate, mentre il suo sguardo si posava alternativamente su Wolfe, su Clivers e su Perry. Hombert si mordicchiava le labbra e osservava Clivers. Muir strillò a un tratto: — Cos’è tutta questa storia? Che cosa c’entra questo con…
Wolfe lo aggredì: — Faccia silenzio. Lei si trova qui, signor Muir, perché mi è sembrato che il modo più semplice di far venire il signor Perry fosse appunto di farlo condurre da lei e anche perché ritengo che lei abbia diritto di conoscere la verità in merito alla famosa accusa contro la signorina Fox. Se vuole andarsene faccia pure.
Clivers intervenne bruscamente: — La presenza di quell’uomo non rientra nei nostri patti. Wolfe scosse il capo: — Quanto a questo, lasci fare a me. Dopo tutto, lord Clivers, sono io che devo sbucciare la patata bollente per lei e lei può lasciarmi una certa libertà per quanto riguarda il metodo da seguire. — Si volse bruscamente. — Che ha da dire, Perry? Ha avuto un momento per riflettere. Lei è Coleman, non è vero?
— Io non parlo — ripeté Perry e si sforzò di sorridere. — Non è possibile che lord Clivers possa sbagliarsi? Forse tra poco si renderà conto del proprio errore. — Si guardò attorno. — Lei mi conosce, signor Skinner. Anche lei, signor Hombert. Sono contento che siate qui. Posso provare che Wolfe sta cercando di danneggiare la mia reputazione e quella del mio vicepresidente, nonché quella della ditta che dirigo. Il signor Muir può rispondere per me. — Guardò di nuovo Wolfe. — Sono disposto a darle corda finché vuole.
Wolfe si inchinò con aria di approvazione.
— Superlativo — mormorò. — Signori, devo pregarvi di ascoltarmi con attenzione. Potrete valutare le mie conclusioni soltanto quando vi avrò spiegato in qual modo le ho raggiunte. Cercherò di essere conciso.
“La storia è cominciata circa quarantacinque ore fa quando il signor Perry è venuto qui e mi ha pregato di indagare su un furto di trentamila dollari scomparsi dal cassetto della scrivania del signor Muir. Il signor Goodwin si è recato agli uffici della American Trade Company e ha interrogato alcune persone. Vi è rimasto dalle sedici e quarantacinque alle diciassette e cinquantacinque, e per un periodo di trentacinque minuti, cioè dalle diciassette e venti alle diciassette e cinquantacinque, non ha visto né il signor Perry né il signor Muir, perché loro si erano ritirati nella sala delle riunioni. Il caso sembrava presentare delle caratteristiche poco chiare, tanto che noi abbiamo deciso di non occuparcene. Sento il bisogno di bere un po’ di birra.”
Premette il bottone del campanello, poi tornò ad appoggiarsi all’indietro contro lo schienale della poltrona e riprese: — Voi sapete della visita di Harlan Scovil, in questo studio, nel pomeriggio di lunedì. Ebbene, lui vide il signor Perry qui. Non solo lo vide, ma lo fissò come una bestia rara. Voi sapete della telefonata delle diciassette e ventisei, in seguito alla quale il signor Scovil ha lasciato il mio studio per andare incontro alla morte. Lunedì sera, d’altra parte, sono stato messo al corrente della storia che la signorina Fox ha raccontato in presenza del signor Walsh e della signorina Lindquist; quando ho accettato di tutelare gli interessi della signorina Fox, e mi sono trovato quindi nella necessità di indagare sull’assassinio di Scovil, ho esaminato a fondo tutte le probabilità, come si presentavano al momento.
“Partendo logicamente dal preconcetto che l’assassino di Scovil avesse a che fare con la storia della banda di Caucciù, la prima probabilità da considerare era naturalmente che lord Clivers stesso avesse tolto di mezzo Scovil, ma questa probabilità è stata eliminata martedì mattina quando ho appreso che l’assassino era solo sull’automobile. Un articolo del supplemento domenicale del ‘New York Times’, che il signor Goodwin gentilmente mi aveva letto, diceva che lord Clivers non sapeva guidare l’automobile. Martedì stesso, cioè ieri, ho avuto conferma di questo particolare dal mio corrispondente di Londra e nello stesso tempo ho ottenuto altre informazioni riguardanti lord Clivers. La seconda probabilità da considerare era che Walsh fosse l’assassino. Avevo parlato con Walsh, mi ero fatto un’idea della sua personalità e non appariva alcun movente plausibile, ma l’ipotesi rimaneva. La stessa cosa si poteva dire della signorina Lindquist, mentre la signorina Fox era fuori causa, tanto che, dopo matura riflessione, l’avevo accettata come cliente.
Wolfe si versò un bicchiere di birra e lo bevve d’un fiato. Si asciugò le labbra e riprese: — Tra le probabilità note, la più promettente era quella che riguardava il signor Perry. Data la chiamata telefonica che aveva indotto il signor Scovil a uscire, era praticamente certo che l’assassino sapeva che lui si trovava in questo studio, e siccome, per quanto ne sapevo io, il signor Perry era l’unica persona che ne fosse a conoscenza, mi pareva che valesse la pena di andare a fondo. Esaminando i dati biografici di Perry sulle annate di ”Metropolitan Biographies“ e facendo svolgere alcune indagini da uno dei miei uomini, raccolsi elementi atti a escludere l’ipotesi: viceversa ebbi una conferma parlando per telefono col padre della signorina Lindquist che si trova nel Nebraska. Questi ricordava con esattezza la faccia e la corporatura di Coleman e, quantunque fossero passati quarant’anni, i dati fisici mi parvero corrispondere in modo notevole. Dirò anzi che ho domandato al signor Lindquist una descrizione di tutti gli uomini interessati in quella faccenda, pensando che potesse risultare qualche altra complicazione, ma, ripeto, quando mi ha descritto Coleman, ho capito subito che poteva essere Perry. Il secondo passo…
— Aspetti un momento, Wolfe — interruppe Skinner in tono imperioso. — Questo procedimento non è legale. Se ha un’accusa da formulare, ci sono qui io, come procuratore distrettuale, se invece…
Clivers intervenne a sua volta: — Questa cosa mi riguarda direttamente. Lasci che Wolfe continui. — Con la mano sinistra indicò Perry. — Quest’uomo è Coleman, detto Caucciù. E stato Wolfe a scoprirlo, sì o no? E voialtri, invece, che cosa avete combinato? Non avete fatto che procurarmi delle noie!
Perry volse lo sguardo verso il marchese: — Si sbaglia, lord Clivers. Avrà occasione di pentirsi…
Wolfe aveva approfittato dell’interruzione per finire la sua bottiglia e farsene portare un’altra. Riprese: — Voi, signori, vi meraviglierete che il signor Perry, dal momento che non è Coleman, non abbia espresso il suo stupore e la sua indignazione di fronte ai miei discorsi. Oh, lui saprebbe senza dubbio come spiegare il suo atteggiamento. Molto tempo fa, poco dopo essere entrata alle dipendenze della American Trade Company, la signorina Fox gli ha raccontato la storia che voi avete udita da lei ieri sera… sa tutto della banda di Caucciù, da lei, e sa anche degli sforzi compiuti dalla signorina per rintracciare i membri sopravvissuti. E, a proposito della questione dell’identità… Il signor Walsh non le ha telefonato, verso le cinque del pomeriggio di ieri, lord Clivers, dicendo che aveva trovato Coleman detto Caucciù?
Clivers annuì e Wolfe rivolgendosi a Cramer soggiunse: — Come lei stesso mi ha informato, ispettore, subito dopo aver lasciato gli uffici della American Trade Company dove si è recato, a causa della deplorevole diffidenza che nutriva nei riguardi della signorina Fox e di me, dopo la morte di Scovil, il signor Walsh si è servito di un telefono pubblico. Alla compagnia, come si potrà senza dubbio verificare con una inchiesta, lui ha visto il signor Perry. Peccato che non mi abbia messo al corrente della cosa, altrimenti sarebbe ancora vivo; comunque, lui ha telefonato a lord Clivers, col quale aveva già avuto una conversazione nella mattinata. Si era recato infatti all’albergo Portland e là lord Clivers aveva creduto opportuno riceverlo, l’aveva informato del pagamento fatto a Coleman, molto tempo fa, e aveva manifestato la propria intenzione di dare egualmente a Walsh una rispettabile somma di denaro. Ora, apprendendo dal signor Walsh, per telefono, che questi aveva trovato Coleman, lord Clivers ha capito che bisognava agire prontamente ed energicamente per evitare una spiacevole pubblicità e ha detto al signor Walsh che verso le sette di quella sera, prima di recarsi a un pranzo, avrebbe fatto una scappata al cantiere dove lui lavorava. Questi particolari mi sono stati comunicati in quest’ultima ora. Tutto esatto, marchese?
Clivers annuì.— Esattissimo.
Wolfe guardò Perry, ma gli occhi di Perry erano fissi su Clivers. Wolfe disse: — Dunque, per quanto riguarda l’identità, abbiamo le descrizioni del signor Lindquist, la telefonata del signor Walsh e la testimonianza di lord Clivers qui presente. Come mai, dopo quarant’anni, il signor Scovil e il signor Walsh abbiano potuto riconoscere Coleman, detto Caucciù, è facilmente spiegabile, credo. A causa delle circostanze, le loro menti erano in questi giorni piene di vivide memorie di quel periodo lontano. In un altro momento e in altre circostanze avrebbero forse potuto incontrare il signor Perry cento volte, per la strada, senza neppure notare una somiglianza col loro compagno d’un tempo, ma, data la situazione in cui l’hanno visto, comprensibile che l’abbiano riconosciuto. — Guardò di nuovo il presidente dell’American Trade e ancora una volta gli domandò: — Cos’ha da dire, signor Perry?
Perry alzò le sopracciglia e parlò pacatamente.
— Persisto a non parlare. Ascolto. — Improvvisamente, con un moto spasmodico, si protese in avanti e soggiunse in tono meno calmo — Continui pure lei!
Wolfe scosse il capo.
— Lei è un uomo ostinato, signor Perry… Dicevo dunque, che il secondo passo intrapreso da me, ieri nel pomeriggio, è stato un tentativo di mettermi in contatto col signor Walsh per persuaderlo della mia buona fede, mostrargli una fotografia del signor Perry, e ottenere da lui, possibilmente, altri dati probatori della mia tesi. La cosa mi parve doppiamente importante quando lord Clivers venne qui e io appresi da lui del pagamento che aveva effettuato a Coleman nel 1906. Mi venne in mente di chiedere a lord Clivers una descrizione di Coleman e magari di mostrargli una fotografia di Perry, ma preferii soprassedere. In quel momento non ero affatto convinto che lui fosse un uomo scrupoloso e, anche se lo fosse stato, non avrei ritenuto opportuno allarmarlo ulteriormente rivelandogli come fossimo sul punto di smascherare Coleman, cosa che per lui poteva rappresentare il pericolo di una pubblicità indesiderabile. Per prima cosa avevo intenzione di mettermi in contatto col signor Walsh, perciò ho mandato un mio subalterno alla Cinquantacinquesima Strada a fare una ricognizione. ”Naturalmente avevo scoperto altre cose. Per esempio, uno dei miei uomini aveva visitato la sala delle riunioni dell’American Trade e aveva visto che questa sala ha una seconda porta che dà su un corridoio per mezzo del quale si accede a un pianerottolo del palazzo. In tal modo il signor Perry, nel pomeriggio del lunedì, avrebbe potuto benissimo uscire verso le diciassette e venti e ritornare una mezz’ora più tardi, senza che il signor Goodwin, che pure si trovava negli uffici della compagnia, sospettasse che il presidente si era allontanato. Basterebbe interrogare qualcuna delle persone che lunedì nel pomeriggio si sono riunite negli uffici direttivi della compagnia per verificare questa faccenda.
“Completando le osservazioni ottenute, con qualche congettura, sono riuscito ad avere un quadro abbastanza chiaro dell’attività svolta dal signor Perry, da che ha intravisto il pericolo di essere smascherato. Nella primavera del 1934, lui ha letto un annuncio economico su un giornale in cui si chiedevano notizie di Mike Walsh e di Coleman detto Caucciù. Per via indiretta, è riuscito a sapere chi era l’inserzionista; un mese dopo, Clara Fox era alle dipendenze dell’American Trade Company. Finché era sua impiegata, poteva tenerla d’occhio. E così ha fatto. Ha cercato di fare amicizia con la ragazza e ne ha conquistato la fiducia. Quando lei ha trovato Harlan Scovil, poi Hilda Lindquist e più tardi Mike Walsh, lui l’ha saputo. Ha tentato di convincerla che l’impresa aveva scarse probabilità di riuscita, ma invano. Poi, improvvisamente, giovedì scorso ha saputo che la ragazza aveva trovato anche lord Clivers e ha preso subito delle misure per parare il colpo imminente. Forse ha anche considerato l’opportunità di uccidere la ragazza, ma ha preferito un’altra strada. Comunque ha deciso di spedirla in galera come ladra, pensando che questo dapprima le avrebbe fatto perdere del tempo, poi l’avrebbe screditata del tutto. Sapeva che lo spirito d’iniziativa della signorina Fox era l’unica forza attiva che lo minacciasse. E che, tolta di mezzo lei, il pericolo si sarebbe ridotto a nulla. Il caso ha voluto che gli si presentasse un’occasione. Venerdì nel pomeriggio, lui stesso ha preso i trentamila dollari dalla scrivania del signor Muir e ha mandato la signorina Fox nello studio del vicepresidente con un cablogramma da copiare. Non so…” Muir era balzato in piedi e strillava. — Perdiana, io ci credo! Perdiana, giuro che ci credo! E lei non ha fatto altro che manovrare contro la ragazza, fin da principio! Sporco furfante… Cramer intervenne prontamente e pose una mano stilla spalla di Muir: — Calma, calma. Si sieda, lasci che il signor Wolfe continui e forse ci crederemo tutti.
Il vicepresidente si lasciò persuadere e tornò a sedere.
Perry disse in tono sprezzante: — Ora la conosco, Muir. — Si rigirò sulla sedia e c’era nei suoi movimenti qualcosa di felino che mi spinse a metter la mano sulla rivoltella. — Wolfe, dovrà rimangiarsi tutta questa storia che sta inventando! — disse, poi aggiunse lentamente: — Questa è la fine per voi.
— Oh, no, caro signore, gliel’assicuro! — sospirò Wolfe. — Ma continuiamo: non so come e quando il signor Perry abbia nascosto il denaro nell’utilitaria della signorina Fox, ma uno dei miei uomini ha appurato una probabilità che la polizia potrà facilmente verificare. A ogni modo è certo che è stato lui. Questo è importante. Un’altra cosa che lo ha indotto ad agire è stato il fatto che la signorina Fox gli ha detto di aver udito parlar bene delle abilità di Nero Wolfe e di aver deciso di assicurarsi i suoi servigi nell’impresa relativa alla banda di Caucciù. A quanto pare, il signor Perry valutava molto la mia competenza, poiché si è preso il disturbo di venire qui di persona per indurmi a lavorare per l’American Trade, cosa che, naturalmente, mi avrebbe impedito di accettare la signorina Fox come cliente.
“Però proprio qui, nel mio studio, ha avuto una sorpresa spiacevole; stava seduto in quella poltrona, quella che occupa ora, quando un uomo è entrato nella stanza e ha detto: ‘Mi chiamo Harlan Scovil’. Costui ha fissato il signor Perry. Non potrei dire con sicurezza se l’abbia riconosciuto decisamente come Coleman o se Perry abbia soltanto sospettato di essere stato riconosciuto. In ogni caso, l’episodio è stato sufficiente per convincere il signor Perry che era necessario prendere misure più drastiche di una simulazione di furto; era necessario infatti che nessuno al mondo sospettasse lontanamente la più piccola attinenza tra Anthony D. Perry, presidente dell’American Trade Company, consigliere di varie banche, multimilionario ed eminente cittadino, e la banda di Caucciù. Lord Clivers mi dice che, quarant’anni fa, Coleman era violento, cocciuto, e sempre pronto a brandire la rivoltella per un nonnulla. A quanto sembra, ha conservato queste sue caratteristiche, è tornato nel suo ufficio e ha telefonato subito al signor Goodwin di raggiungerlo. Alle diciassette e venti è passato nella sala delle riunioni. Un momento dopo, si è scusato presso gli altri consiglieri, è uscito per la porta secondaria, è sceso al pianterreno e ha telefonato a Scovil; su quel che gli ha detto possiamo soltanto fare delle congetture, ma è fuor di dubbio che gli ha fissato un appuntamento, dopo di che è uscito in strada, si è impadronito di una macchina al posteggio, si recato sul luogo dove aveva dato appuntamento a Scovil e l’ha ucciso abbandonando poi la macchina nella Nona Avenue e rientrando negli uffici direttivi della compagnia per la porta da cui era uscito. L’azione era stata compiuta con una prontezza e un’esattezza ammirevoli e c’era una probabilità su un milione che si scoprisse il colpevole, sennonché la signorina Fox aveva scelto proprio me, perché l’aiutassi a esigere quel suo fantastico credito”.
Wolfe si fermò per aprire un’altra bottiglietta di birra e riempire il bicchiere. Skinner disse: — Spero che abbia qualche elemento probatorio, Wolfe. Lo spero sinceramente, perché in caso contrario…
Wolfe bevve e depose il bicchiere.
— Capisco, conosco benissimo i pericoli che potrebbero minacciarmi… ma continuiamo… arriviamo con la nostra cronistoria a ieri sera. Non ci riguardano i particolari del modo in cui il signor Walsh è riuscito a vedere il signor Perry nel suo ufficio, ieri nel pomeriggio. Ci basta sapere che effettivamente lo ha visto, e lo sappiamo, dal momento che lui ha telefonato a lord Clivers per avvertirlo che aveva trovato Coleman, detto Caucciù. Ebbene, a Perry restava una strada sola da seguire e l’ha seguita. Poco dopo le sei e mezzo, entrato nel recinto del cantiere valendosi di uno dei vari accessi che anche noi conosciamo… forse lui è membro del Circolo Orientale, ma bisogna verificare questo punto… ha preso Walsh alla sprovvista e lo ha ucciso sparandogli un colpo di rivoltella alla nuca e con tutta probabilità ha smorzato il suono della detonazione avvolgendo l’arma nel soprabito o in qualcosa di simile. Ha poi trascinato il cadavere vicino al telefono, o forse era già la e se n’è andato dalla parte donde era venuto. — Aspetti un momento! — intervenne Cramer bruscamente. — Questo non corrisponde ai dati di fatto che conosciamo. Noi sappiamo con esattezza a che ora è stato sparato il colpo… alle sette meno due minuti, quando Walsh l’ha chiamata al telefono… lei stesso ha udito la detonazione. Sappiamo già…
— La prego, signor Cramer — lo interruppe Wolfe. — Non le sto parlando di quello che già sapete; tutto questo per voi è nuovo. Dunque, stavo per aggiungere che il signor Perry, subito dopo, ha preso la macchina ed venuto nel mio studio, arrivando esattamente alle sette. Hombert si raddrizzò sbuffando. Cramer rimase a guardare Wolfe a bocca aperta, scuotendo il capo. Skinner aggrottò la fronte e domandò: — È diventato matto, Wolfe? Ieri ci ha detto di aver udito la detonazione che ha ucciso Walsh alle sei e cinquantotto. Ora dice che Perry ha sparato quel colpo, poi è arrivato al vostro ufficio alle sette. Dunque?…
— Proprio così — fece Wolfe agitando l’indice verso il procuratore distrettuale. — Si ricorda che ieri sera le ho detto di trovarmi di fronte a una difficoltà che dovevo risolvere prima di poter fare il minimo passo avanti? Questa era la difficoltà. Ha messo il dito sulla piaga… Archie, per cortesia, dica a Saul di seguire le mie istruzioni.
Mi alzai e mi affacciai alla sala da pranzo. Vidi Saul e gli dissi: — Ehi, il Capo dice di seguire le sue istruzioni.
Saul passò subito nell’anticamera e lo udii uscire in strada.
Wolfe stava dicendo: — È stata una manovra ingegnosa e ardita da parte del signor Perry quella di disporre in modo che il signor Goodwin e io ci trovassimo nella condizione di fornirgli un alibi, ma naturalmente, freddamente parlando, non era un vero e proprio alibi che lui aveva in mente, era piuttosto una falsa cronologia degli eventi che avrebbero potuto escludere ai miei occhi la probabilità che lui fosse minimamente compromesso nell’assassinio del signor Walsh. C’erano stati due pericoli per lui: anzitutto Harlan Scovil avrebbe potuto parlare col signor Goodwin, tra il momento in cui Perry se n’è andato di qui, lunedì nel pomeriggio, e quello in cui ha telefonato per chiamare lo stesso signor Goodwin nei suoi uffici. Oppure il signor Walsh avrebbe potuto comunicare con me, tra le cinque e le sei di ieri. Ma, dato il nostro atteggiamento passivo, il signor Perry ha avuto motivo di credersi al sicuro; ha quindi disposto… Ah, risponda pure, Archie.
Era il telefono che squillava. Girai sul mio trespolo, presi il ricevitore e riconobbi subito la voce di Panzer. Dissi a Wolfe: — È Saul!
Lui fece un cenno d’assenso e prese un fare sbrigativo.
— Ceda il suo posto al signor Skinner. Sia tanto gentile da prendere quel ricevitore, signor Skinner. Desidero che ascolti qualcosa. E voi, Cramer, prendete il mio… ecco… il filo non è abbastanza lungo… temo che dovrà restare in piedi… tenga il ricevitore contro l’orecchio. Ora, signor Skinner, parli e dica: “Avanti”.
Skinner gracchiò nel mio telefono: “Avanti”.
Quel che segui fu veramente buffo. Il procuratore distrettuale fece un salto e lanciò un’occhiataccia a Wolfe, mentre Cramer, stringendo convulsamente il ricevitore dell’apparecchio di Wolfe, sobbalzava a sua volta.
Wolfe disse: — Riappendete, signori, e sedete. Suvvia, signor Skinner… Questa dimostrazione è stata davvero necessaria. Il rumore che ha udito stato provocato dal mio collaboratore Saul Panzer, da un telefono pubblico nel caffè all’angolo della via. Là, naturalmente, lo strumento è attaccato a una parete. Ora vi mostro quel che ha fatto.
Wolfe si cacciò la mano in tasca e ne trasse una grossa banda di caucciù. Afferrò il ricevitore del suo telefono da tavolo, arrotolò la banda di caucciù attorno al trasmettitore, la tirò, poi la lasciò andare di colpo. Riappese il ricevitore.
— Questo è tutto — annunciò. — Ecco come è stato prodotto il colpo che il signor Goodwin e io abbiamo udito al telefono. Questa fascia di gomma dev’essere alta almeno un paio di centimetri e deve avere uno spessore discreto, come ho constatato stamane grazie a diversi esperimenti.
— Non capisco più niente — mormorò Cramer. — Non capisco più niente. Avrei giurato che fosse una rivoltella.
— Già. — Gli occhi socchiusi di Wolfe erano fissi su Perry. — Devo congratularmi con lei, signor Perry. Non solo la soluzione è stata geniale, ma anche appropriata. Coleman detto Caucciù… la banda di Caucciù… Scommetto che l’idea le è venuta proprio così… ha pensato che ancora una volta la banda di Caucciù potesse fare la sua fortuna. Molto ingegnoso e di una semplicità elementare. Mi piacerebbe sapere chi l’ha aiutata nelle prove, poiché, senza dubbio, deve aver preso la precauzione di fare qualche prova. Se lo confessasse subito, risparmierebbe molto disturbo al signor Cramer.
Una cosa era certa: Wolfe aveva superato un ostacolo. Si era fatto di Skinner, di Hombert e di Cramer tre sicuri alleati. Quando lui aveva cominciato a parlare, i funzionari avevano tenuto lo sguardo per lo più, su di lui, lanciando qualche occhiata di quando in quando a Perry, ma, a mano a mano che lui andava esponendo, uno dopo l’altro, i capi d’accusa, l’attenzione si era fissata su Perry, e ora, pur ascoltando Wolfe, continuavano a scrutare Perry e altrettanto facevamo Muir, Clivers e io. La situazione del Presidente dell’Amcrican Trade era ormai critica. Aveva aspettato troppo a lungo per contrattaccare, e senza dubbio la dimostrazione fatta da Wolfe con la banda di caucciù lo aveva sconcertato. Non aveva certo l’aria affranta di chi sta per scoppiare in singhiozzi, non ne era il tipo, ma si vedeva che era un uomo con le spalle al muro.
Skinner disse con voce da basso profondo: — Ci ha fatto una ricostruzione plausibile, Wolfe. Devo fare una proposta: perché non lasciamo il suo aiutante a intrattenere Perry e non ci ritiriamo in un’altra stanza per consultarci?
— Non ancora, signor Skinner, per cortesia, abbia pazienza. Ora vediamo: vi è chiara la cronologia dei fatti? Alle sei e trentacinque circa, il signor Perry ha ucciso Walsh e ha lasciato il cadavere accanto al telefono; subito dopo ha preso la macchina per venire qui; si è fermato, forse, allo stesso caffè dove il mio subalterno ha appena eseguito l’esperimento, per telefonare a me. Mi ha telefonato alterando la voce e ha simulato lo sparo con la banda di caucciù. Due minuti dopo, era alla mia porta, sicuro che fosse praticamente impossibile che qualcuno sospettasse come erano andate le cose veramente. S’intende che c’era il pericolo che il cadavere venisse scoperto in quel lasso di venti minuti, ma, in ogni caso, non c’era niente che indicasse lui, come colpevole. La fortuna doveva poi assisterlo, poiché, non solo il cadavere non è stato scoperto prematuramente, ma è stato scoperto al momento giusto e proprio da lord Clivers! Ritengo assai poco probabile che il signor Perry sapesse che lord Clivers doveva recarsi al cantiere a quell’ora; si tratta di una coincidenza. Come deve aver esultato ieri sera leggendo i giornali. Non è vero, signor Perry?
Perry sorrise a Wolfe… non era un sorriso molto spontaneo, ma poteva passare. Disse: — Sono ancora tutt’orecchi ad ascoltarla… però mi sembra che abbia quasi finito. Come ha detto il signor Skinner, ci ha fatto una ricostruzione plausibile. — Si fermò e vidi che gli si contraevano i muscoli della mascella, poi riprese: — Naturalmente, lei non si aspetta una risposta da me, invece risponderò, ma non con le parole. Lei sta prendendo parte a un complotto per ricattare lord Clivers, ma questo è affar suo. Io ritornerò ora al mio ufficio, mi metterò in comunicazione col mio avvocato e agirò contro di lei, e anche contro il vostro Goodwin, per ingiurie, diffamazione e associazione a delinquere. Sporgerò anche un’altra denuncia, dietro giuramento, contro Clara Fox, e questa volta, state sicuro che non farò la sciocchezza di ritirarla. È la fine per lei, Wolfe… le dico che è la fine.
— Oh, no — fece Wolfe agitando l’indice verso di lui. — Ha parlato troppo presto, caro signore, e io non ho ancora finito.
Wolfe guardò il procuratore distrettuale.
— Signor Skinner, mi rendo conto di averla esasperata, ma alla fine ritengo che converrà con me che il mio modo di procedere è stato saggio. Innanzi tutto, dopo la deplorevole pubblicità fatta dalla stampa sul conto di lord Clivers e anche per il fatto che lui deve partire per l’Inghilterra tra breve, bisognava agire con la massima prontezza. In secondo luogo, c’era il vantaggio di mostrare al signor Perry quante sono le falle che dovrebbe tappare nella sua fragile scialuppa, poiché, presto o tardi, non potrà a meno di perdere la testa e di fare un passo falso. Lui si era illuso davvero di essere al sicuro. Ora, invece, abbiamo un’infinità di cose su cui siamo in grado di indagare: il fatto che lui sia uscito e rientrato per la porta della sala del consiglio, lunedì nel pomeriggio; il fatto che abbia potuto avvicinarsi all’auto della signorina Fox per nascondervi il denaro; la visita fattagli da Mike Walsh; il fatto che sia entrato e uscito dal cantiere della Cinquantacinquesima Strada; la sua sosta a un telefono pubblico… tutte queste cose e molte altre possono esser chiarite e dimostrate; trovandosi di fronte a un numero simile di problemi che richiedono tutti un’immediata soluzione, lui, senza dubbio, metterà un piede in fallo.
Skinner domandò con aria disgustata: — Intende dire che ci ha già fornito tutti i dati di cui dispone? E per giunta lo fa sapere anche a lui!
— Ma io ho tutto quello che mi occorre — rispose Wolfe sospirando. — Infatti, dal momento che siamo tutti convinti che il signor Perry ha ucciso Harlan Scovil e Mike Walsh, non importa se non può essere legalmente accusato di reità e condannato.
Cramer brontolò: — Mi sembra proprio matto! Skinner e Hombert rimasero a guardare Wolfe, ammutoliti.
Wolfe continuò: — Sicuro, non ha importanza. Lui, in ogni modo, è nell’impossibilità di fare altri guai e anche considerando la legge penale come uno strumento di barbara vendetta, lui pagherebbe lo stesso. Che cos’è che ha tentato tanto disperatamente di difendere, valendosi di ogni astuzia? La sua posizione nella società, la sua alta reputazione tra i propri simili. Ebbene, perderà tutto ciò e questo dovrebbe bastare per qualunque legge. — Allungò una mano. — Posso avere quelle carte, lord Clivers?
Clivers si portò la mano alla tasca interna della giacca e ne trasse una busta che io presi e porsi a Wolfe. Questi l’aprì e ne tolse alcuni fogli che stese sulla scrivania. Disse: — Ho qui un documento datato Silver City, Nevada, 2 giugno 1895, in cui George Rowley si impegna a compensare in un futuro imprecisato certi servigi che gli sono stati resi. È firmato da lui, nonché da Mike Walsh, da Coleman detto Caucciù, come testimoni; ho anche un altro documento della stessa data che porta l’intestazione: “Patto dei Sei” e che contiene un accordo firmato da varie persone. Ne ho un altro ancora, datato Londra, Inghilterra, 11 agosto 1906, ed è una ricevuta per duecentomilasettecentosessantuno sterline, firmata da Coleman, da Gilbert Fox, da Harlan Scovil, da Tartaruga, da Victor Lindquist e da Mike Walsh. Dopo “Tartaruga” appare, in parentesi, il nome: “William Mollen”. Infine ho qui un assegno, per il medesimo ammontare, datato 19 settembre, emesso all’ordine di James Coleman; l’assegno porta la girata di Coleman, che naturalmente costituisce una quietanza.
Lo sguardo di Wolfe si posò alternativamente sui presenti.
— Il fatto è, signori miei, che nessuna di queste persone, eccetto Coleman, ha mai visto questa ricevuta. Lui ha falsificato i nomi di tutti gli altri. — Si volse di colpo a Perry e la sua voce si fece tagliente. — Ebbene, è diffamazione questa?
Perry conservò il proprio equilibrio, ma quando parlò la sua voce era rauca: — Sì… hanno firmato…
— Ah! hanno firmato? Finalmente ha ammesso di essere Coleman!
— Certo che sono Coleman. Ma quella gente ha firmato e ha avuto la propria parte. — Oh, no. — Wolfe puntò l’indice verso di lui e rimase in quell’atteggiamento. — Ha commesso un grave errore, caro signore: non ha ucciso abbastanza persone. Victor Lindquist è ancora vivo ed è in possesso di tutte le sue facoltà mentali. Gli ho parlato ieri per telefono e l’ho messo in guardia contro eventuali tranelli. La sua testimonianza, unitamente agli altri elementi di cui disponiamo già, sarà più che sufficiente per un tribunale inglese. Diffamazione? Ah! — Si volse agli altri. — Vedete dunque che non è tanto importante condannare il signor Perry per i delitti che ha commesso. Ha passato la sessantina. Non so che cosa preveda la legge inglese per un falso, ma senza dubbio lui avrà passato i settant’anni quando uscirà di galera, screditato, demolito, pietoso avanzo…
Tutto si svolse in un lampo; ognuno di noi agì, più che per ragionamento, per riflesso nervoso. Perry tirò fumi una rivoltella, la puntò contro Wolfe e premette il grilletto. Hombert strillò, Cramer balzò in piedi. Io, che avevo già la mano vicino alla mia rivoltella, l’afferrai in men che non si dica e sparai contro Perry. Ne seguì un pandemonio. Perry era stramazzato sulla sua poltrona e i funzionari erano accorsi presso di lui. Io, in due salti, girai attorno alla scrivania e mi precipitai verso Wolfe, il quale se ne stava seduto al suo posto, ma, una volta tanto, aveva l’aria meravigliata e si tastava con la mano destra il braccio sinistro.
Nonostante le sue proteste, strappai la manica della giacca, diedi un’occhiata alla ferita, poi guardai quel diavolo d’uomo e sorrisi.
— Poco più che un’escoriazione. Tanto, quel braccio non lo adopera molto.
Udii Cramer che diceva alle mie spalle. — Morto stecchito.
Allora mi volsi per vedere quel che era successo. Avevano adagiato al suolo lo sciagurato; l’ispettore stava inginocchiato accanto a lui e gli altri erano in piedi. Clivers e Skinner erano intenti a spegnere un incendio. Clivers si dava delle manate alla falda destra della giacca attraverso la quale il proiettile era passato quando il marchese aveva sparato senza togliere di tasca l’arma: e Skinner lo aiutava. Doveva aver colpito Perry un decimo di secondo prima di me.
Cramer si alzò. Disse gravemente: — Una pallottola alla spalla destra e una al cuore. Del resto, se l’è voluta.
Dissi. — Quella della spalla è mia. Ho mirato troppo alto.
— No di certo, Archie — mormorò Wolfe alle mie spalle.
Ci volgemmo tutti a guardarlo; si stava asciugando la ferita col fazzoletto.
— No di certo. Vorrebbe forse veder comparire un’altra fotografia di lord Clivers sul “Gazette”? Dobbiamo proteggerlo. Lei può benissimo sopportare la responsabilità di un omicidio per legittima difesa. Ci sono qui tre amici che penseranno a cavarla d’impaccio.