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Wolfe e l’ispettore si salutarono abbastanza cordialmente.
Cramer sedette, trasse di tasca un sigaro, ne tranciò le estremità
coi denti e finalmente lo accese. Wolfe alzò una mano, si prese il
naso tra il pollice e l’indice e vi impresse un movimento
ondulatorio come se volesse avvertire le membrane dell’aggressione
che stavano per subire. Io stavo sulla mia sedia col taccuino sulle
ginocchia, senza prendermi il disturbo di non far capire che mi
disponevo a prender nota di quanto si sarebbe detto.
Cramer cominciò: — Senta, Wolfe, non si sa proprio da che parte
prenderla… lei è troppo astuto. Stavo riflettendo su un punto che
mi lascia molto perplesso, mentre venivo qui. Sa di che si
tratta?
Wolfe scosse il capo.
— Già, già. Glielo dirò io… Insomma, la faccenda è questa: o lei
sta nascondendo la Fox qui, e cerca di prender tempo e aspetta
domattina per farci qualche scherzo, oppure l’ha già mandata via e
ci sta prendendo in giro per farci credere che è qui, in modo che
non andiamo a cacciare il naso altrove per trovare le sue tracce.
Per esempio, non sarà stato proprio il suo Goodwin a telefonare al
mio ufficio alle undici e mezzo?
— Non lo penserei.
— Sta bene. — Cramer aspirò una lunga boccata di fumo e la soffiò
fuori di nuovo tossendo. — So benissimo che non serve a niente
tentar di giocare a poker con lei, Wolfe. Ho rinunciato già da
qualche anno. Piuttosto, sono venuto per mettere alcune carte in
tavola e per pregarla di fare altrettanto. Anzi il Capo dice che
non le chiediamo nulla… la preghiamo soltanto di collaborare. Non
vogliamo correre l’alea…
— Il Capo della polizia? Il signor Hombert? — fece Wolfe inarcando
le sopracciglia. — Proprio lui. Era nel mio studio quando le ho
telefonato. Le ho ben detto che questa faccenda era assai più
importante di quanto lei non possa pensare. Le assicuro che si sta
impicciando di una faccenda tutt’altro che semplice.
— Che mi sta dicendo? — fece Wolfe sospirando. — Del resto, mi
doveva capitare, presto o tardi.
— Sta bene. — Cramer tirò un’altra boccata e scosse la cenere dal
sigaro. — Ho detto che avrei messo qualche carta in tavola. Devo
partire un po’ da lontano; sulle prime le sembrerà che io stia
divagando, invece le dirò delle cose essenziali. Sa bene com’è la
politica oggi… ogni paese ha da rimproverare qualcosa a un altro e
non ci si capisce niente.
Wolfe fece un cenno d’assenso.
— Senza dubbio ha ragione. Io giro poco. Mi pare che sia una
situazione piuttosto sconcertante.
— Eccome! Tanto per entrare nei particolari, quando qualche
straniero eminente viene qui, dobbiamo sorvegliarlo passo per
passo. Bisogna evitare a ogni costo che si verifichino delle
complicazioni. Chiunque sbarchi in questo posto, oggigiorno, deve
fare attenzione alla sua incolumità.
— Sarebbe meglio che tutti rimanessero al loro paese.
— Già, già, ma questo è affar loro. Comunque, le ho già
tratteggiato la situazione in generale. Ora, un paio di settimane
fa, un certo marchese di Clivers è venuto qui dall’Inghilterra. —
Lo so. Ho letto qualcosa sui giornali.
— Allora sa anche perché è venuto.
— Vagamente. Mi pare si tratti di una missione diplomatica,
riguardante l’Estremo Oriente. — Può darsi. Io non sono un uomo
politico, sono un poliziotto. A quanto mi consta, lo stesso
ministero degli Interni si interessa della sua protezione. Quando è
sbarcato qui, un paio di settimane fa, abbiamo stabilito un
servizio di vigilanza per lui e l’abbiamo scortato fino a
Washington. Quando è ritornato, otto giorni fa, abbiamo fatto
altrettanto.
— Altrettanto? Intende dire che lui è scortato costantemente dai
vostri uomini? — Non costantemente. È scortato soprattutto quando
c’è qualche cerimonia, ma in linea generale cerchiamo di tenerlo
d’occhio il più possibile. Se notiamo qualcosa o veniamo a
conoscenza di qualcosa che ci rende sospettosi, prendiamo subito
dei provvedimenti. È proprio a questo che voglio arrivare. Alle
cinque e ventisei del pomeriggio di oggi, a quattro isolati di qui,
un uomo è stato ucciso a colpi di rivoltella. Aveva in tasca un
foglio…
Wolfe alzò una mano. — So tutto in proposito, signor Cramer.
Conosco il nome della vittima, so che aveva lasciato il mio studio
soltanto pochi minuti prima e so anche che il nome del marchese di
Clivers era segnato sul foglio che gli è stato trovato in tasca. Il
vostro subalterno che è stato qui, Foltz, mi pare, mi ha mostrato
la carta.
— Ah, sì?
— Ebbene… ho visto i nomi che erano scritti su quel foglietto.
C’era anche il mio. Però, come ho spiegato al signor Foltz, non
avevo mai visto quell’uomo. Era arrivato al mio studio senza
preavviso e il signor Goodwin aveva…
— Mi ascolti bene, Wolfe — lo interruppe Cramer — non voglio
giocare d’astuzia con lei, perché so già che rimarrei battuto. Ho
parlato con Foltz e so quel che gli ha detto. Un uomo viene ucciso
a colpi di rivoltella nella strada e su un foglio rinvenuto nella
sua tasca troviamo il nome del marchese di Clivers oltre ad altri
nomi. Naturalmente mi interesserebbe sapere chi ha ucciso Harlan
Scovil, ma il fatto di aver trovato quel nome tra gli altri rende
la cosa assai più importante di un semplice omicidio. Quale
connessione esiste tra il morto e il marchese? Il capo dice che
bisogna scoprirla subito, altrimenti potremmo trovarci in un
bell’imbroglio. C’è già stato qualcuno che ha pensato a complicare
le cose. Da quell’individuo poco intelligente e irriflessivo che è,
il capitano Devore è andato a trovare il marchese di Clivers,
questa sera, senza prima consultare nessuno alla Centrale di
polizia.
— Davvero? Vuole un po’ di birra, signor Cramer?
— No. Il marchese si è limitato a guardare Devore come se fosse un
animale di specie inferiore (e forse non aveva tutti i torti) e ha
detto che probabilmente il morto era un assicuratore e che i nomi
annotati su quel foglio non rappresentavano che l’elenco dei
probabili clienti. Più tardi il Capo stesso ha telefonato al
marchese e frattanto questi si era ricordato che una settimana fa
una donna, di nome Clara Fox, si era presentata a lui, con non so
quale racconto fantastico, cercando di estorcergli del denaro,
tanto che aveva dovuto farla mettere alla porta. Dunque un nesso
c’è, c’è in ballo qualche macchinazione, senza dubbio, e si tratta
di una faccenda grave, poiché qualcuno si è preso il disturbo di
fare la pelle a questo Scovil. Su quel foglio c’era anche il suo
nome. Ora, che cosa sa della connessione che esiste tra Clara Fox,
Hilda Lindquist, Mike Walsh e il marchese di Clivers?
Wolfe scosse il capo lentamente.
— Ecco che non andiamo più d’accordo, signor Cramer. Mi permetta…
Formuliamo la domanda in modo diverso… ecco: che cosa mi è stato
detto riguardo le relazioni che esistono fra quelle quattro persone
che possa o risolvere il problema del delitto di Harlan Scovil
oppure minacciare la sicurezza personale del marchese di Clivers,
oppure ancora procurare delle seccature al marchese stesso? Vuole
accettare questa formula perla sua domanda?
Cramer lo guardò, con le sopracciglia aggrottate. — Sta bene.
— La risposta è semplice: nulla.
— Che cosa? Stupidaggini! Io le domando, Wolfe… Il mio principale
lo fermò con un gesto, e quando parlò, il suo tono era
stizzoso.
— Basta. Per me l’incidente è chiuso. Ammetto il suo diritto di
farmi visita, come cittadino privilegiato della città di New York,
per non intralciare… e magari per facilitare… i suoi sforzi
finalizzati a difendere un distinto straniero contro rischi e
molestie. Tengo conto anche del suo impegno per risolvere il
mistero di un delitto. Però, eccole due fatti interessanti: innanzi
tutto può darsi che le sue degne imprese si rivelino incompatibili
tra loro. Secondo: per quanto mi riguarda, almeno per ora, la sua
domanda deve restare quella da me stesso formulata e la mia
risposta è definitiva. Può darsi che abbia altre domande da
rivolgermi a cui io sia disposto a rispondere. Vogliamo
provare?
Cramer lo guardò mordicchiando nervosamente il sigaro.
— Eccole una domanda: cosa intende dire affermando che le due
imprese possono rivelarsi incompatibili? Crede forse che sia stato
il marchese Clivers a imbottire di piombo Harlan Scovil?
— Confesso che questo sospetto mi è passato per la mente. È una
probabilità che non si può escludere. Ha un alibi?
— Non lo so. Credo che il Capo abbia omesso di domandarglielo. Ha
per caso qualche prova a suo carico?
— No. Nemmeno l’ombra. Però le dirò una cosa: anche a me importa
che il mistero del delitto di Harlan Scovil sia risolto. Mi importa
nell’interesse di un mio cliente. Anzi, nell’interesse di due miei
clienti.
— Oh! Ha parecchi clienti dunque?
— Sicuro. Le ho detto che vi erano parecchie domande alle quali
avrei potuto rispondere se avesse voluto rivolgermele. Per esempio,
sapeva chi stava seduto sulla sua sedia tre ore fa? Clara Fox. E in
quest’altra? Hilda Lindquist. E in quell’altra ancora? Mike Walsh.
Con questo credo che sia completa la lista del famoso foglietto…
eccezion fatta per il marchese di Clivers. Sono dolente di doverle
dire che il marchese era assente.
L’ispettore lo guardò a bocca aperta. Si mordicchiò il labbro
superiore, si tolse una briciola di tabacco dalla punta della
lingua, con le dita, e continuò a fissare Wolfe. Alla fine disse: —
Sta bene. Che cosa posso chiederle ancora?
— Ecco… nulla in merito all’argomento trattato nel corso della
riunione, poiché è di natura privata. Potrebbe domandarmi dove si
trova Mike Walsh ora. Dovrei risponderle che non ne ho un’idea. Non
so neppure dove sia la signorina Lindquist. Se n’è andata un paio
d’ore fa. L’incarico che ho accettato da lei è di natura puramente
civile e non sfiora neppure il campo della legge penale. L’altra
mia cliente è Clara Fox. Il suo caso non è totalmente estraneo alla
legge penale, ma non si tratta di omicidio. Come le ho detto al
telefono, non sono disposto, per il momento, a rispondere ad alcuna
domanda riguardo al luogo dove si trova attualmente. — Sta bene. E
poi?
— E poi mi permetta di rivolgerle una domanda. Dice di voler vedere
questa gente in merito all’uccisione di Scovil e in merito al suo
dovere di proteggere il marchese di Clivers. Però i funzionari che
lei ha mandato e che il signor Goodwin ha ricevuto, in modo
alquanto singolare, avevano un mandato di cattura a carico di Clara
Fox, sotto l’accusa di furto. Si può forse meravigliare che io sia
un po’ scettico sulla sua buona fede?
Wolfe si versò un bicchiere di birra. Cramer scosse il capo.
— Perdiana, lei è proprio in gamba. Lo ammetto. Sa benissimo,
Wolfe, che non m’importava un bel niente del furto. Volevo parlare
con la ragazza, in merito al delitto e in merito a quel maledetto
marchese.
— E dopo l’interrogatorio verrebbe incarcerata?
— Credo di sì. Diavolo, milioni di persone innocenti hanno passato
una notte e anche più in galera.
— Questo non capita alle persone che io m’impegno di tener fuori
dal carcere. Se voleva soltanto parlare con la ragazza, perché il
mandato di cattura? Perché quell’assalto violento? Cramer fece un
cenno d’assenso.
— Quello è stato un errore. Lo ammetto. Le dirò la verità: il Capo
era là, nel mio studio, ed esigeva che si agisse subito con
energia. È arrivata quella comunicazione telefonica. Non so chi
fosse che telefonava. Non solo mi ha detto che Clara Fox era in
casa sua, ma anche che la stessa Clara Fox era ricercata per il
furto all’American Trade. Mi sono messo in contatto con un altro
reparto e ho saputo che nel tardo pomeriggio era stato spiccato
mandato di cattura contro di lei. È stata un’idea del Capo quella
di valersi del mandato di cattura per mandare a prendere la ragazza
qui, seduta stante.
Io continuavo a prender nota sul mio taccuino di quel che diceva
l’ispettore, ma la mia mente era altrove… Pensavo a Mike Walsh. Era
evidente che Wolfe aveva commesso un errore lasciando andare Walsh
per i fatti suoi. Cramer stava dicendo: — Suvvia, Wolfe, sia
indulgente. Sa come sono in generale gli alti papaveri della
polizia. Non sono investigatori. Credono che noialtri funzionari
minori non abbiamo da fare altro che far luccicare la patacca che
teniamo dietro il risvolto della giubba, perché tutti cadano ai
nostri piedi in lacrime. Sia generoso e mi aiuti una volta tanto.
Ho bisogno di vedere questa Fox. Sarà sua cliente, ma non quando
dico che la miglior cosa che può fare per lei, attualmente, è
permettermi di vederla e subito. Non m’importa niente della storia
del furto…
Wolfe lo interruppe: — Importa a lei… importa a me… — Scosse il
capo. — La pratica inerente all’accusa di furto che grava sulla
ragazza è affidata all’ufficio del procuratore distrettuale; lei
non ha alcuna autorità in merito. Io lo so. Quanto al marchese di
Clivers, lui non è in pericolo da parte di Clara Fox e non è il
caso che lei si preoccupi di questo. Per quanto riguarda
l’assassinio di Harlan Scovil, lei ne sa quanto me… anzi, ne sa
ancor meno, poiché non è da escludere del tutto che io conosca
l’assassino.
Cramer lo guardò. Per qualche minuto fumò in silenzio, poi riprese:
— Ebbene, passiamo alla faccenda dell’omicidio. Io sono per
l’appunto il capo della Sezione Omicidi. L’ascolto. — Non ho altro
da dire.
L’ispettore prese un’aria disgustata.
— Non può essere. O ha detto troppo o non ha detto abbastanza. Ha
detto quanto basta per essere considerato un testimone
indispensabile. E lei sa bene quel che possiamo fare coi testimoni
indispensabili, se vogliamo.
— Sì, lo so. — Wolfe sospirò. — Però non può rinchiudermi, poiché
in tal caso non sarei più libero di sciogliere questo imbroglio per
la mia cliente… e per lei. Ho detto che non è da escludere del
tutto che conosca l’assassino. — Si raddrizzò bruscamente sulla
poltrona. — Non è da escludere del tutto, signor mio! Al diavolo
tutti quanti! È passata l’una di notte e io devo alzarmi poco dopo
le sei; il signor Goodwin e io avremo molto da fare. Io ho pieno
diritto di consigliare la signorina Fox sul modo di evitare
qualsiasi fastidio. Se ha bisogno di lei, se la cerchi. Ho già
detto che non sono disposto a rispondere ad alcuna domanda in
merito al luogo in cui si trova, e aggiungerò una cosa: se mai le
venisse in mente di invadere questa casa con un mandato di
perquisizione, non la troverebbe.
L’ispettore pose il mozzicone di sigaro nel portacenere, si
strofinò le mani per un momento, si diede una tiratina al lobo di
un orecchio, poi si alzò. Guardò Wolfe.
— Ho molta simpatia per lei. Lo sa benissimo. Però questa faccenda
non è soltanto nelle mie mani. Questa sera, il nostro Capo ha
parlato per telefono col Ministero della Giustizia. Ecco dunque
quali proporzioni ha preso questa storia. Potrebbe darsi che i miei
superiori decidano di farla arrestare. È un avvertimento amichevole
che le dò, Wolfe.
— Grazie, ispettore. Se ne va? Il signor Goodwin la accompagnerà
alla porta. Così feci. Passai nell’atrio, gli porsi il soprabito e
quando scostai le tendine per dare un’occhiata alla gradinata,
prima di aprire la porta, lui ridacchiò e mi diede un colpetto
sulla spalla. Vidi la sua grossa automobile accostata al
marciapiede, con l’autista al volante; sul marciapiede stesso c’era
uno sconosciuto. A quanto sembrava, avevano dato il cambio al
tenore. Ritornai nello studio, sedetti e sbadigliai. Wolfe stava
riverso all’indietro nella sua poltrona, con gli occhi spalancati,
il che significava che aveva sonno. Ci guardammo. Io dissi: —
Dunque, se gli agenti vengono con un mandato di perquisizione non
la troveranno qui? È incoraggiante. È ancor più incoraggiante il
fatto che Mike Walsh ci offra una così preziosa collaborazione. —
Sbadigliai di nuovo. — Credo che domani rimarrò a letto a leggere e
a far la calza. — Domani no, Archie. Dopodomani, forse. Il suo
taccuino.
Tirai fuori il taccuino e la matita. Wolfe cominciò: — La signorina
Fox farà colazione con me, nel mio salotto, alle sette. Ogni
ritardo sarebbe pericoloso. Non dimentichi il gong. Lei non deve
lasciare la casa. Saul, Fred, Orrie e Keems devono essere mandati
nella mia camera non appena arrivano, ma uno alla volta. Prenoti
questa sera stessa una telefonata per le otto e mezzo, con gli
uffici di Hitchcock, di Londra. Domandi alla signorina Fox dove
abita Walsh e dove è impiegato come guardiano notturno. Il più
presto possibile chiami Morley dell’ufficio del procuratore
distrettuale; gli parlerò io. Mi faccia portare una copia di queste
istruzioni da Fritz, quando mi sveglierà alle sei e mezzo. Ordini a
Saul di chiedere ulteriori informazioni alla signorina Lindquist
riguardo a suo padre; ho bisogno di sapere qual è il suo stato di
salute, se può viaggiare in aeroplano, qual è il suo indirizzo e a
che numero di telefono lo si può chiamare, nel Nebraska. Telefoni a
Murger… l’ufficio apre alle otto e mezzo… ordini tutte le annate
disponibili di “Metropolitan Biographies”. Spieghi a Fritz e a
Theodore la procedura riguardante la signorina Fox come segue…
Continuò con quel mormorio monotono che usava di solito quando mi
dava istruzioni. Io sbadigliavo, ma scrivevo tutto. A giudicare da
alcune delle cose che mi diceva, mi veniva fatto di pensare che
avesse delle allucinazioni o che tentasse di farmi credere che
sapeva delle cose che non sapeva per niente. Smisi di sbadigliare
per sogghignare mentre mi spiegava la procedura riguardante la
signorina Fox.