IL CUSTODE DEI SEGRETI

Devi sputò una boccata di sangue e bile e rotolò sulla schiena, un movimento che gli provocò una fitta di dolore lancinante alla nuca. Lentamente, con cautela, fece l’inventario dei danni. Gli bruciavano tutti i muscoli. Aveva la sensazione che mani e piedi fossero rimasti sotto ghiaccio. Un ronzio assordante gli riempiva le orecchie, non sapeva bene se venisse dall’interno della sua testa o da fuori. E poi uno scricchiolio e uno stridio da lacerare i timpani, come se unghie gigantesche graffiassero le fiancate della nave.

Ram. Era stato Ram a fargli quello.

Qualcosa di morbido gli sfiorò la fronte. La luce gli ferì gli occhi. Una voce: «Devi. Sei sveglio?»

«Dove sono?»

«Nella sala di controllo. Non potevo lasciarti. Sono venuto a cercarti. Non potevo lasciarti, Devi.»

Devi cercò di sollevarsi a sedere, ma i muscoli non volevano obbedirgli.

«Hanno lasciato la nave?» Parlare gli dava l’impressione che la mascella stesse per spaccarsi. «Hanno fatto l’evacuazione?»

Rogelio non gli rispose. «Molti passeggeri se ne sono andati, credo.»

Con uno sforzo immane, Devi costrinse il proprio braccio a muoversi e si toccò la faccia. Era umida. Appiccicosa. «Aiutami ad alzarmi.»

«No, non puoi muoverti.»

Ma doveva farlo. Lui poteva essere ancora a bordo. L’assassino. L’uomo che aveva ucciso Kelly Lewis. Il disco di back-up era stato distrutto per ordine di Ram – o del comandante – e le prove di quello che aveva fatto erano sparite.

Poteva però ancora costringere il proprio corpo a fare ciò che doveva. Scintille luminose gli danzarono davanti agli occhi quando sollevò la testa.

La nave sembrò imbizzarrirsi. Poi ricadde.

Da qualunque prospettiva guardasse i fatti, lui aveva fallito.