Il mau mau esce dalla macchia

 

La seduta del direttivo del KANU decide di mettersi in contatto con il Consiglio di guerra mau mau (mau mau War Council) il cui quartier generale si trova nelle foreste di Aberdare, a cento chilometri a nord di Nairobi. Il direttivo del KANU e il governo di Jomo Kenyatta affidano la missione al viceministro della Sicurezza interna e della difesa, il dottor Munyua Waiyaki, discendente del famoso capotribù kikuyu Waiyaki il Grande, trucidato dagli inglesi nel 1892. La missione di Munyua Waiyaki comprende i seguenti incarichi: 1. Mettersi in contatto con il capo del Consiglio di guerra mau mau, maresciallo di campo Stanley Mathenge, al comando delle truppe mau mau a partire dall'uccisione, avvenuta nel 1958 per mano della polizia britannica, dell'eroe nazionale kenyota, il leggendario partigiano kikuyu detto oggi il "Lumumba del Kenya", Dedan Kimathi.

2. Stabilire le condizioni alle quali i reparti mau mau accetterebbero di lasciare la macchia, deporre le armi e riprendere una vita normale.

Secondo i dati del direttivo del KANU, nei boschi del Kenya vivono oltre cinquemila partigiani mau mau. Si tratta dei reparti che le truppe punitive britanniche, nettamente superiori sia per numero che per armamenti, in dieci anni di operazioni militari non sono riuscite a sconfiggere né a distruggere.

Nel 1960, dopo che la rivolta dei mau mau era stata per lo più soffocata nel sangue dall'esercito britannico, i combattenti per la libertà del Kenya hanno preso due diverse direzioni: una parte ha deciso di proseguire la lotta di liberazione tramite il partito politico (KANU), mentre l'altra ha deciso di continuare la guerriglia e la lotta armata finché il Kenya non avesse ottenuto l'indipendenza.

La spedizione del viceministro Waiyaki parte per le foreste di Aberdare. Vi prende parte un gruppo di eminenti attivisti del KANU, ex veterani dell'insurrezione mau mau e poi prigionieri nei campi di concentramento britannici. Il fatto che la delegazione sia così composta ha le sue ragioni: i mau mau, che rifiutano di parlare con i funzionari, hanno dichiarato di voler trattare soltanto con persone la cui permanenza nelle carceri o nei campi britannici non sia inferiore ai cinque anni. "Si richiede," ha dichiarato il portaordini del Consiglio di guerra mau mau, "che nella delegazione siano compresi individui che hanno perso i denti per mano dei bianchi." Della spedizione del viceministro fanno quindi parte persone sdentate o con le spalle segnate da cicatrici, in modo che i mau mau possano verificare dove si trovassero quando in Kenya è scoppiata la rivolta.

Al limitare della foresta di Aberdare, tradizionale roccaforte mau mau, non lontano dal luogo in cui è morto, ridotto a pezzi sanguinolenti dai gendarmi del generale Erskine, il leggendario partigiano Dedan Kimathi, i membri della spedizione lasciano i Land Rover e montano a cavallo. Addentratisi nella macchia, vengono fermati da un posto di guardia dei rivoltosi. Uno stregone dipinge di rosso ocra (simbolo di pace) le facce del viceministro e degli altri membri e la delegazione viene condotta al quartier generale dei mau mau.

Inizia una conversazione nel corso della quale Waiyaki afferma che il 12 dicembre il Kenya otterrà l'indipendenza, che il traguardo della lotta per la libertà è stato raggiunto e che Jomo Kenyatta propone ai ribelli di uscire dai boschi, consegnare le armi e tornare alla vita normale. Dice che ogni insorto riceverà dal governo della terra o un lavoro e che è giunto il momento di respirare a pieni polmoni, visto che ormai si è instaurata la dolce aria della libertà. Intrisa com'è del sangue dei partigiani, la terra kenyota è pronta a dare ricche messi, ma ha bisogno di braccia. Jomo Kenyatta chiede ai rivoltosi di non restare sordi al suo invito.

Il Consiglio di guerra mau mau accoglie l'appello, ma pone tre condizioni: 1. La libertà del Kenya deve essere una libertà effettiva, cosa che il Consiglio di guerra vuole sentirsi dire da Jomo Kenyatta in persona.

2. Alla cerimonia per l'indipendenza del Kenya dovranno essere presenti i rappresentanti del Consiglio di guerra, in modo da verificare con i propri occhi che la bandiera britannica venga ammainata.

3. I mau mau consegneranno le armi soltanto nelle mani di Jomo Kenyatta.

A nome del governo kenyota Waiyaki accetta le condizioni imposte.

Il premier Jomo Kenyatta riceve nel suo ufficio di Nairobi la delegazione dei marescialli di campo e dei generali membri del Consiglio di guerra mau mau. Per il buon nome del Kenya il premier chiede loro che il Consiglio di guerra mau mau garantisca in tutto il paese il pacifico svolgimento dei festeggiamenti dell'indipendenza kenyota. Il maresciallo di campo Baimungi, capo dei reparti mau mau dei boschi di Mount Kenya, assicura a nome della delegazione che in Kenya regneranno ordine e pace e che tutti i coloni bianchi, polizia britannica compresa, potranno muoversi liberamente per il paese. Jomo Kenyatta invita la delegazione a partecipare alle cerimonie per la festa dell'indipendenza.

L'apparizione nel centro europeo di Nairobi della delegazione delle truppe mau mau è un avvenimento sensazionale.

La delegazione attraversa le vie di Nairobi a bordo di limousine governative su cui sventolano bandiere dello Stato kenyota.

Le macchine si allontanano lungo la strada che costeggia la base militare britannica di Kahawa, in direzione di Nyeri e poi dei boschi di Aberdare.

Nella residenza di forno Kenyatta, a Gatundu, vicino a Nairobi, si svolge l'incontro tra il premier del Kenya e il capo dei mau mau alla macchia, il generale Mwariama. La conversazione verte sull'abbandono dei boschi da parte dei reparti.

In base all'accordo appena concluso, il generale Mwariama si impegna a portare via i suoi reparti il 16 dicembre. Il generale Mwariama, come gli altri marescialli e generali mau mau, indossa una divisa cachi coperta di pelli di animali. Porta alla cintura una pistola fatta a mano e la capigliatura, un artistico intrico di trecce, gli arriva ai fianchi. Come gli altri partigiani mau mau, Mwariama non si taglia i capelli da quando si è dato alla macchia nel febbraio 1953, ossia da quasi undici anni. I mau mau credono che tagliarsi i capelli tolga all'uomo ogni forza. Il generale Mwariama ha dichiarato alla stampa: "Non mi sono tagliato i capelli perché volevo vincere.

Nella Bibbia Sansone si taglia i capelli e perde ogni forza".

Nello stadio Uhuru di Nairobi, a mezzanotte, la delegazione del Consiglio di guerra mau mau osserva dalle tribune un soldato dell'esercito kenyota ammainare, in mezzo al delirio generale, la bandiera britannica, e un altro innalzare al suo posto la bandiera kenyota.

Nel primo giorno di libertà del Kenya, durante un comizio della gioventù a Nairobi, il premier Kenyatta incontra il maresciallo di campo mau mau Kaafote, il quale promette di portare fuori dalla macchia il proprio reparto nella seconda metà di dicembre. Quello stesso giorno un gruppo di alti ufficiali mau mau lascia i boschi, depone le armi e riceve dal governo le nuove divise color cachi che d'ora in poi avranno il diritto di indossare. Il generale a capo del gruppo, Mukuna Mwangi, dichiara: "I mau mau vogliono essere dei bravi cittadini e lavorare fianco a fianco con il governo del Kenya".

Waruhiu Itote (nome di battaglia del generale China), uno dei capi della rivolta mau mau, è uscito dalle prigioni britanniche nel 1962. Rientrato in Kenya dopo alcuni mesi trascorsi all'estero, Itote è stato inviato dal governo nei boschi di Aberdare e di Marok per trattare con i partigiani il loro ritorno alla vita normale. Rientrato a Nairobi, Itote ha dichiarato: "Sono rimasto stupito dal progresso tecnico raggiunto dai mau mau nella produzione delle armi da fuoco. Nei boschi ho visto accampamenti mau mau dotati di un'eccellente organizzazione militare. Ho visto reparti di ragazze armate di carabine, pistole e lance. I mau mau coltivano piccoli appezzamenti, hanno mandrie di bovini, pecore e cani. Inoltre ricevono cibo dagli abitanti dei vicini villaggi kikuyu che dividono con loro tutto quello che hanno. I reparti sono anche dotati di apparecchi radio. Ieri, Giorno della libertà, ho visto i partigiani mau mau ascoltare la radio e ballare la danza della vittoria intorno ai fuochi".

Il "Daily Nation" pubblica un servizio di Dick Dawson sulla spedizione all'accampamento mau mau nei boschi della Rift Valley compiuta da Geoffrey Kamau, sindaco di Nakuru (terza città del Kenya dopo Nairobi e Mombasa): "Siamo stati circondati da un reparto di uomini che ci hanno puntato contro le armi ordinandoci di seguirli. Ogni tanto il capogruppo lanciava due brevi fischi finché non ha uditolo stesso segnale provenire dal bosco. Ci siamo trovati su uno spiazzo gremito di gente. Ho chiesto il permesso, accordato, di scattare qualche foto. Uno dei presenti ha dichiarato di chiamarsi generale Kurimathahu (Colui che non si può uccidere).

Aveva in testa una bustina rossa e in mano un mitra di precisione.

Il sindaco ha preso la parola assicurando i mau mau che potevano uscire senza timore dal bosco. Rivoltosi a me, ha detto: `Sono sospettosi, non sono convinti che una volta usciti dal bosco resteranno liberi'. Il giorno dopo, durante i festeggiamenti allo stadio di Nakuru, sono venuti ventotto uomini del reparto al quale Kamau aveva rivolto il suo appello, ma senza il generale Kurimathahu. Il reparto ha sfilato sulla pista dello stadio al suono dell'orchestra dell'organizzazione giovanile del KANU e poi si è seduto sul tappeto erboso.

A quel punto un gruppo di anziani kikuyu è andato verso i partigiani e, prendendoli per le mani, li ha fatti alzare e li ha invitati a entrare nelle loro case: è il loro tradizionale gesto di saluto. Uno dei partigiani mi ha detto: `Non abbiamo mai rubato per mangiare. Ci nutrivamo di carne di animali selvatici, di miele e di verdure".

I quotidiani kenyoti pubblicano il seguente comunicato del governo del Kenya, firmato dal viceministro, il dottor Munyua Waiyaki: COMUNICATO

I partigiani di Narok, Aberdare, Mount Kenya e di tutte le altre zone sono pregati di lasciare i boschi lunedì 16 dicembre e di recarsi nei più vicini punti di raccolta da dove verranno trasportati allo stadio Ruringu di Nyeri. I partigiani sonò cortesemente pregati di presentarsi il più rapidamente possibile ai punti di raccolta con le armi e con le attrezzature per la produzione di armi e munizioni.

Gli ex membri della Kikuyu Central Association (il partito rivoluzionario del Kenya prima della guerra), i veterani i membri degli ex Consigli di guerra mau mau di tutti i distretti sono invitati ad andare incontro ai partigiani mau mau e a fornire loro ogni aiuto nel trasferimento a Nyeri.

Anche la popolazione dei vari distretti è pregata di dare aiuto ai partigiani mau mau, specie per quanto riguarda mezzi di trasporto, soldi e viveri. I soldi raccolti per i partigiani mau mau dovranno essere consegnati agli ex Consigli di guerra mau mau locali e agli attivisti di partito del KANU.

La stampa potrà incontrarsi con i partigiani mau mau allo stadio di Nyeri. Tutti i membri del parlamento, del senato e delle associazioni regionali sono pregati di prendere parte all'incontro con i partigiani mau mau, al quale interverranno anche i ministri del governo kenyota.

Mi trovo allo stadio di Nyeri, a centottanta chilometri a nord di Nairobi. Nyeri era il punto strategico dal quale l'esercito britannico conduceva le operazioni militari contro la rivolta mau mau. Il posto di polizia di Nyeri è l'edificio più grande e moderno della città.

Lo stadio, decorato con le bandiere nazionali del Kenya, è gremito: ci sono oltre cinquantamila persone. Sul tappeto erboso orchestre popolari e gruppi di danzatori. Da Meru, Embu, Rift Valley, Aberdare e Nayandarua arrivano camion carichi di reparti partigiani mau mau armati. Ogni reparto viene salutato con boati di applausi, rulli di tamburi e selvagge nenie di pifferi.

Arriva una colonna di limousine: il premier Jomo Kenyatta, ministri del governo kenyota, membri del parlamento.

Nuova ondata di entusiasmo.

Parla per primo il segretario della propaganda del comitato del KANU di Nyeri, Kenneth Kingori. In mezzo allo stadio in delirio dichiara che le ossa del capo mau mau, il maresciallo Dedan Kimathi trucidato dai colonialisti, sparpagliate per tutto il Kenya, devono essere riunite dal popolo e solennemente bruciate in una pubblica cerimonia perché tali sono le onoranze dovute ai grandi eroi.

Parla poi la vedova di Dedan Kimathi che lancia un grido ripreso in coro da tutto lo stadio: UHURU NA MAU MAU! (Libertà e mau mau.) Il suo è un discorso teso e drammatico: "Il sangue dei partigiani mau mau di cui sono impregnati i boschi del Kenya ha portato a tutti noi la libertà. Adesso il governo dovrebbe confiscare e restituire ai mau mau la terra rapinata a questa gente dagli invasori britannici". La moglie di Dedan Kimathi si rivolge quindi a Kenyatta: "Mostrami, Jomo, la tomba di mio marito, mostrami dove giacciono le sue membra torturate". Termina il discorso invitando la nazione a stare sempre in guardia contro la "minaccia dell'imperialismo nero" e di coloro che cercano di fare carriera fingendo di essere stati con il movimento mau mau.

Prende la parola Jomo Kenyatta: "Le nostre carceri," dice, "erano piene di gente colpevole semplicemente di dire la verità. Innanzitutto ho liberato diecimila persone che marcivano in prigione per amore della libertà. Poi mi sono rivolto a coloro che soffrivano il freddo nei boschi e ho detto loro: venite fuori, siete liberi. Così fa il nuovo governo del Kenya. Vogliamo che tutti lavorino insieme. La maggior parte di coloro che stavano in prigione non aveva rubato niente.

Quelli che stavano nei boschi sono stati perseguitati come bestie feroci, eppure combattevano solo per la libertà della patria".

Finito il discorso, i partigiani mau mau hanno cominciato a deporre le armi davanti a Kenyatta. Il primo a consegnare il mitra è stato il generale Kahonoki. Kenyatta gli ha messo una mano sulla spalla e ha detto alla folla: "Quando il Kenya era governato dagli imperialisti quest'uomo non poteva girare liberamente. Appena fosse uscito dal bosco, sarebbe stato impiccato. Adesso è libero". La folla lancia grida di gioia.

Depone quindi le armi una donna una partigiana dal grado di maresciallo di campo , Muthoni Nyatha, con addosso una giacca di pelle e una cartucciera a bandoliera. Con Nyatha è venuto anche íl figlio di sette anni, nato in un accampamento mau mau nei boschi di Meru. Kenyatta ha dichiarato che il governo distribuirà delle borse di studio per l'istruzione di tutti i figli dei partigiani mau mau nati alla macchia.

Poi hanno deposto le armi gli altri partigiani. Verso la fine della cerimonia, in onore degli insorti sono stati sgozzati alcuni buoi offerti dalla popolazione locale.

Quello stesso giorno: A Londiani ha consegnato le armi il reparto partigiano del generale Daniel Njuguna.

A Elburgon ha consegnato le armi un reparto di sessanta partigiani.

Alla Rift Valley ha consegnato le armi anche il reparto del generale Sabwa, che nel 1955 dal Kenya attraversò l'Uganda fino alla giungla del Congo, dove risiede dall'anno scorso.

Stadio Ruringu di Nyeri. Sul tappeto erboso sono schierati i reparti mau mau, in tutto ottocento persone. E il gruppo dei boschi di Meru, comandato dal maresciallo di campo Gachori. Alla cerimonia il premier Kenyatta è rappresentato dal ministro degli Affari panafricani, Peter Mbiyu Koinange, veterano del movimento di liberazione del Kenya. Nel suo discorso rivolge un omaggio ai partigiani mau mau per la loro abnegazione che ha donato al Kenya l'indipendenza. "È giunto il momento," dice Koinange, "di deporre le armi ai piedi della bandiera del Kenya per la quale avete così a lungo combattuto." Su ordine del maresciallo Gachori i reparti depongono uno dopo l'altro armi e munizioni. "Le vostre armi e le vostre munizioni," dice ora Koinange, "verranno conservate in un museo in modo che, guardandole, le generazioni future si rendano conto di che cosa sia il patriottismo." Koinange ha poi invitato i partigiani che avevano consegnato le armi a recarsi nei rispettivi villaggi. Nei distretti verranno creati dei comitati di protezione dei partigiani composti da ex membri dei Consigli di guerra mau mau e da attivisti del KANU.

In un appello radio il segretario generale del KANU di Nairobi, Sammy Maina, dichiara che l'esperienza e l'addestramento militare dei capi mau mau non devono andare sprecati.

"Bisogna invogliare queste persone a creare un regolare esercito kenyota e ad addestrarlo alla tattica della guerriglia," propone Maina. Secondo lui bisogna mettere a disposizione dei capi mau mau una parte della base militare britannica di Kahawa, vicino a Nairobi.

A Nyeri si svolge la seduta dei membri dell'ex Consiglio di guerra mau mau, dei capi dell'ex Kikuyu Central Association e dei membri dell'ex Kikuyu Home Guards (che collaborava con la polizia nella lotta contro i mau mau). Dopo una lunga discussione viene accolta una risoluzione in cui i presenti dichiarano che "la divisione della tribù kikuyu in mau mau e Home Guards è opera degli imperialisti britannici" e che attualmente "tutti i kikuyu devono collaborare uniti e di comune accordo, senza tenere conto di ciò che è avvenuto in passato".

Durante la seduta il generale mau mau, Ndungu Gicheru, rivolge alla stampa la seguente dichiarazione: "Desidero precisare che le affermazioni di certi quotidiani inglesi, secondo le quali i partigiani mau mau sarebbero usciti dai boschi per arrendersi, sono assurde. Il movimento mau mau ha vinto la sua guerra e ha accolto l'invito del premier Jomo Kenyatta a sospendere la lotta. Il mau mau non si è arreso: il mau mau ha vinto. Il Kenya è libero! ".

"92" Il ministro degli Interni del Kenya, Oginga Odinga, scrive sulle colonne del quindicinale "Pan Africa": "Se non fosse stato per l'insurrezione mau mau, oggi il Kenya sarebbe un secondo Sudafrica".

Il pubblicista Joe Akili, sulle colonne del settimanale "Reporter": "Sappiamo tutti che se non fosse per l'insurrezione mau mau, l'indipendenza del Kenya sarebbe ancora il pio desiderio di qualche dissidente politico".