Riuscirà l'Africa a salvare la propria indipendenza?
È una domanda che ricorre con sempre maggiore frequenza.
L'Africa è entrata in una fase inquieta della sua evoluzione.
Nel cielo africano si addensano nuvole scure e l'atmosfera si fa tesa.
È significativo che quanto più fitte sono le nuvole, tanto più l'interesse internazionale per l'Africa diminuisce e decade.
Basta paragonare la stampa mondiale del 1960 con quella del 1966: una differenza abissale. A quel tempo l'Africa riempiva le prime pagine dei principali quotidiani del mondo, l'ONU ferveva di questioni africane e il Congo faceva presagire la minaccia di un conflitto mondiale.
Oggi in Africa sono in atto una quindicina di guerre civili (Nigeria, Congo, Sudan) nelle quali muoiono migliaia di persone, spariscono villaggi, si spopolano campi e vengono dati alle fiamme interi quartieri urbani, ma la stampa mondiale vi accenna di sfuggita o non ne parla affatto.
Le conquiste della nostra civiltà i mezzi di comunicazione di massa, la rapidità delle comunicazioni, i collegamenti istantanei hanno notevolmente allargato l'orizzonte dell'uomo moderno; tuttavia la pratica dimostra che questo processo di assimilazione di nuovi mondi e nuovi continenti ha dei limiti tuttora invalicabili. Nemmeno gli specialisti sono in grado di dominare appieno le problematiche degli oltre cento Stati e territori in cui si divide il mondo odierno. La consapevolezza europea si è arricchita di nuovi continenti dalle problematiche estremamente complesse ed estranee alla sua esperienza, ma solo in pochi casi questa consapevolezza si è spinta oltre l'epidermide, oltre l'esotismo e il sensazionalismo delle problematiche stesse.
Quest'impressionante diversità, questo straordinario contrasto tra le attuali condizioni di vita in Europa e quelle nel Terzo Mondo è un elemento che, invece di facilitare, ostacola la reciproca comprensione. La complessa, complicatissima questione dei cosiddetti continenti di colore scoraggia indubbiamente la coscienza media europea dal mantenere più stretti contatti con i problemi del Terzo Mondo: quale differenza rispetto alla sfera europea dove il quadro è chiaro, logico, stabilmente assestato nei suoi principi fondamentali e grazie alle sue somiglianze storico-culturali facilmente comprensibile! Ogni tentativo di avvicinarci ai problemi del Terzo Mondo ci pone invece di fronte a difficoltà senza fine.
Perfino il sistema concettuale, l'unico che conosciamo, l'unico che evochi nella nostra immaginazione un quadro comprensibile e valutabile, si rivela imperfetto, non coincidente con quella realtà: le classi non sono classi, i contadini non sono contadini, perfino il proletariato è qualcosa di diverso e le incertezze e i punti interrogativi si moltiplicano all'infinito.
Le conoscenze dell'Europa sul Terzo Mondo e viceversa continuano a essere minime. La consapevolezza umana è monocontinentale, non pluricontinentale, e la cosa vale per l'Europa, l'Africa e l'Asia indipendentemente dagli slogan e dalle dottrine politiche ufficiali.