JOHN

«Entrambe le squadre sono pronte?» grida Malcolm dalla Cattedra.

Le due fazioni sono schierate a una decina di metri di distanza, al centro della sala conferenze. Mi guardo intorno: tutti i miei compagni di squadra sembrano molto determinati. Sam ha già iniziato a sudare un po’, e muove nervosamente le dita sull’impugnatura del fucile. Davanti a me, Sarah mi scocca un sorriso innocente imbracciando un altro fucile. Mi batte forte il cuore, ma cerco di non darlo a vedere.

«Pronti!» grido, rivolto a Malcolm.

«Forza, prendiamoli a calci!» grida Nove.

Malcolm preme qualche pulsante sulla Cattedra. Nella stanza si diffonde una successione di ronzii. Alcune parti del pavimento iniziano a sollevarsi, creando barricate dietro cui nascondersi. Un paio di palloni di cuoio dondolano da catene appese al soffitto. Dalle pareti fuoriescono rubinetti che emettono zaffate di fumo.

«Iniziate!» strilla Malcolm.

Per un momento, nessuno si muove. Poi il braccialetto comincia a pizzicarmi; lo scudo rosso si attiva appena in tempo per bloccare una raffica di fuoco da uno dei fucili. Mi volto in quella direzione e vedo Sarah che mi sorride: dalla canna del suo fucile esce un po’ di fumo.

«Scusa, amore!» grida, prima di mettersi al riparo dietro una delle barricate.

Al mio fianco, Sei svanisce nel nulla. Dall’altra parte, Sam indietreggia verso la nostra bandiera. Tutti si muovono, e all’improvviso sembra una vera battaglia.

È il caos.

Nove viene dritto verso di me. È così veloce che faccio appena in tempo ad attivare il Lumen e gettargli contro una piccola sfera di fuoco. Lui la scavalca con un salto e mi atterra addosso. Ricado all’indietro: solo il mio scudo ci separa, ma lui m’immobilizza a terra e prende a pugni lo scudo con tutta la forza che ha. Lo scudo si riempie di ammaccature, ma regge. Irritato, Nove scatta in piedi. Il mio scudo si ritrae immediatamente nel braccialetto; mi rialzo più in fretta che posso, ma l’aggressione, benché frenata dallo scudo, mi ha lasciato col fiato mozzo. Sono troppo lento.

«Tu e i tuoi maledetti gioielli, John», grugnisce Nove. «Rimugino su quel bracciale dall’ultima volta che abbiamo combattuto. Mi ha dato la scossa quando ho cercato di strappartelo con la mano, quindi chissà cosa succederebbe se...»

Sento attivarsi la sua telecinesi. È troppo tardi per reagire.

Mi strappa il braccialetto dal polso e lo getta oltre il bordocampo. «Ah!» strilla, soddisfatto. «E adesso che fai?»

Proprio mentre Nove si avventa di nuovo su di me, il braccio di gomma di Cinque gli cinge la vita e lo scaraventa di lato. Nove si rimette subito in piedi.

Cinque gli sta davanti, facendo ruotare in mano la pallina di gomma e il cuscinetto a sfera d’acciaio. La sua pelle si trasforma di nuovo, da gomma a metallo. «Pronto per un altro tentativo?»

«Non puoi immaginare quanto», ruggisce Nove.