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Mi sveglio di soprassalto non appena Ella inizia a gridare. Stanotte toccava a me stare con lei, e finora era filato tutto liscio. Siamo rimaste sveglie fino a tardi a parlare dei nuovi arrivati e di ciò che Malcolm Goode ci ha detto, a proposito di Pittacus Lore e della possibilità che esistano Mogadorian disposti ad aiutarci. Poi finalmente Ella si è addormentata, e speravo che gli incubi che la tormentano fin dal New Mexico se ne fossero andati per sempre. Non ne aveva più avuti dopo avere aperto la lettera di Crayton. Forse, dopotutto, gli incubi erano provocati dallo stress. Passata l’ansia per quella lettera di cui ignorava il contenuto, le cose potevano tornare alla normalità.

Avrei dovuto immaginare che non sarebbe andata così.

«Ella, svegliati!» grido, chiedendomi se sia il caso di scuoterla. Ho un po’ paura, tanto più perché lei non si sveglia subito. Stringe le coperte tra le dita, affonda i talloni nel materasso e continua a gridare sempre più forte. Si dimena così tanto che quasi cade dal letto. Allungo le braccia per tenerla ferma.

Non appena le tocco la spalla, mi si presenta alla mente un’immagine. Non so bene da dove provenga. È simile a quando Ella mi parla con la telepatia, ma finora non c’erano mai state immagini oltre alla voce.

La scena che vedo è orribile. È Chicago, la stessa area in riva al lago dove io e Otto siamo stati l’altro giorno. Ci sono cadaveri ovunque. Colonne di fumo si levano da una serie di incendi nelle vicinanze. La superficie del lago è coperta da una sostanza nera e vischiosa, simile al petrolio. Sento delle grida. C’è odore di bruciato. Esplosioni in lontananza...

Mi stacco da Ella, boccheggiando. La visione sparisce subito. Ho il fiato mozzo, sono scossa dai brividi, ho la nausea.

Ella ha smesso di gridare. È sveglia e mi fissa con gli occhi sbarrati e pieni di paura. «L’hai visto anche tu?» bisbiglia.

Guardo l’orologio e mi rendo conto che Ella ha gridato per meno di un minuto. Annuisco, non sapendo bene come rispondere, né tantomeno come descrivere ciò che ho appena visto. Com’è possibile che io sia entrata nel sogno di Ella?

Bussano alla porta e, senza aspettare risposta, la aprono. Sono Sam e Sarah; sembrano preoccupati. «Va tutto...?»

Prima che la domanda sia completata, Ella fa un gesto improvviso rivolto alla porta, che si richiude con la telecinesi.

«Ella! Perché l’hai fatto?» le chiedo.

«Non devono starmi vicino», risponde lei, ancora col terrore negli occhi.

Qualcuno cerca di aprire la porta, ma è bloccata. Ora sento la voce di John, probabilmente attirato dalle grida e dai rumori: «Marina? Va tutto bene lì dentro?»

«Stiamo bene. Dateci solo un minuto.»

Ella si avvolge nella coperta e si rannicchia sul letto, appoggiandosi alla parete. Ha ancora gli occhi sbarrati, trema come una foglia. Quando cerco di toccarla, si ritrae.

«Non toccarmi! E se ti spedisco di nuovo laggiù?»

«Calmati, Ella», dico in tono rassicurante. «È finita. I sogni non possono farti del male, soprattutto quando sei sveglia.»

Si lascia prendere per mano. Stavolta non ricevo messaggi telepatici, e ne sono felice. Lo strano effetto del sogno sulla telepatia di Ella è svanito.

«Quanto... Quanto hai visto?» mi chiede, facendo saettare gli occhi per la stanza come per paura che qualche altro incubo stia in agguato nell’ombra.

«Non so neppure di preciso cos’ho visto», rispondo. «Era la città. Sembrava che fosse successo qualcosa di terribile.»

«È dopo il loro arrivo. Lui mi ha mostrato cosa succederà dopo il loro arrivo. Mi... Mi ha presa per mano e mi ha portata a vedere.» Ella rabbrividisce e si getta tra le mie braccia.

Vengono i brividi anche a me. Il pensiero di dover visitare il teatro di quella carneficina, mano nella mano con Setrákus Ra, è agghiacciante. Tento di mostrarmi forte per il bene di Ella. «Sstt... Va tutto bene adesso. È finita.»

«Succederà!» grida Ella. «Non possiamo fermarlo.»

«Non è vero», ribatto, stringendola forte. Cerco d’immaginare cosa direbbero John o Sei al posto mio. «Gli incubi sono bugie.»

«Come fai a saperlo?»

«Ricordi quelle pitture rupestri che Otto ci ha mostrato in India? Quella in cui lui moriva? Doveva essere una profezia, ma l’abbiamo spezzata. Il futuro non è scritto, lo costruiamo noi.»

Ella si stacca da me e tira un respiro profondo. «Voglio solo che gli incubi finiscano. Non so perché stia succedendo proprio a me.»

«È Setrákus Ra che cerca di spaventarti, perché ha paura di noi.» Sono contenta di essere riuscita a calmarla, e di esserle sembrata sicura di me, perché in realtà sono in preda al panico.

La luce del sole fa capolino tra le tende, e fuori da quella finestra c’è una bella città piena di persone innocenti che ho appena visto trucidare. Il sogno era così realistico che non riesco a non ripensarci. Cosa succederà se non riuscissimo a impedirlo?