LE BIBLIOTECHE PIÙ
IMPORTANTI DEL MONDO

Alla fine del 2018 a Helsinki è stata inaugurata la biblioteca Oodi, accolta dai media di tutto il mondo come la biblioteca del futuro. Si tratta di un edificio impressionante, disegnato dallo studio di architetti ALA, che ospita una di quelle mediateche che si sono imposte nei cinque continenti come la risposta più adeguata alla domanda che tormenta gli amministratori della cultura: come possiamo far sì che i cittadini continuino a frequentare spazi pubblici e condivisi dedicati ai libri?

Sebbene possieda una collezione di centomila libri e zone dedicate alla lettura in silenzio, nella Oodi privilegiano gli ambiti di formazione, conversazione e incontro: caffetteria, sala proiezioni, zona per famiglie, ristorante, aule di varie dimensioni, spazi per riunioni informali. La sua icona è il Balcone dei Cittadini, una vasta terrazza con tavoli e sedie e vista spettacolare sulla metropoli.

Tutte queste caratteristiche della Biblioteca centrale di Helsinki sono state decise democraticamente. Persino il nome, che significa “ode”. Persino il piano finanziario, che è stato partecipativo.

Ma nulla di tutto questo avrebbe suscitato attenzione a livello globale se la nuova biblioteca non si trovasse in Finlandia e se non fosse fortemente simbolica. Perché i paesi nordici sono sinonimo – persino in questi tempi di deportazioni e xenofobia istituzionale – di innovazione pedagogica e sociale, e l’edificio che ospita questa presunta avanguardia è bellissimo e fotogenico.

Al pari dell’elenco delle migliori librerie del mondo, anche quello delle biblioteche è solito confondere la spettacolarità con l’eccellenza. L’architettura fisica esemplare si può ottenere con il denaro, ma è più difficile creare la struttura emozionale. Le migliori biblioteche del mondo forse non sono situate in edifici ad alto impatto visivo, non possiedono stampanti 3D né compaiono nei telegiornali; ma senza dubbio stanno svolgendo un lavoro per le proprie comunità che è comparabile, se non migliore, rispetto a quello delle biblioteche nordiche.

Non è un caso che gli esempi più scontati di quest’altro genere di istituzione si trovino al sud, sempre meno visibile del nord. Né che si tratti di progetti che lottano, tramite la lettura, lo studio e l’arte, contro la discriminazione, la violenza e la povertà.

La rete di Biblioteche pubbliche mobili della Colombia – che il governo precedente aveva battezzato Biblioteche mobili per la pace – è composta da venti strutture modulari che combinano gli scaffali di libri con i dispositivi tecnologici, lo spazio di lettura con quello di formazione. Venti moduli installati nei punti chiave del paese per lavorare all’alfabetizzazione e alla riconciliazione in comunità particolarmente colpite dalla guerra civile.

Il progetto della Biblioteca nazionale della Colombia, diretto da Consuelo Gaitán, ha adattato alle necessità locali il dispositivo ideato da Philippe Starck per Biblioteche senza frontiere. Dato che l’intenzione segreta di queste invenzioni ipermoderne – definite dal suo creatore come un modulo educativo e centro multimediale mobile e pop up – è stimolare l’ingegno artigianale, la biblioteca di Gallo ha inventato la Canoa Letteraria affinché, attraverso i fiumi, la cultura arrivi nelle comunità periferiche, e con la sua biblioteca mobile, il bibliotecario Víctor Solís Camacho ha avviato il servizio della Muloteca Viaggiatrice, che trasporta dentro due cassoni libri, giochi, tecnologia e materiali per promuovere la manualità.

Le statistiche dimostrano che nei luoghi in cui sono presenti le biblioteche mobili aumenta l’alfabetizzazione e diminuisce la criminalità, i conflitti scemano; gli adulti trovano spazi sicuri per il dialogo e i bambini immaginano futuri che fino a poco tempo fa erano loro negati, come per esempio poter un giorno accedere all’università.

Anche in Honduras troviamo un modello opposto a quello dell’edificio esemplare dai costi multimilionari. Grazie al suo progetto di biblioteche per l’infanzia nel dipartimento di Lempira oggi circolano duecento zainetti da viaggio, partiti da ventitré biblioteche scolastiche e due biblioteche pubbliche che hanno rivoluzionato il mondo infantile proponendo sia la lettura sistematica di storie sia la creazione di storie proprie. Leggere e scrivere sono anch’esse forme del cosiddetto “empowerment”.

È stato tale il successo dell’esperimento, sono così tanti i bambini e le bambine che hanno scoperto alternative alla violenza o al fallimento scolastico, che attualmente il Congresso nazionale honduregno sta discutendo la proposta di adottare questa formula in tutto il paese. Intanto a Lempira stanno costruendo cinque nuove biblioteche e sono stati stanziati fondi per altre dieci. Perché una biblioteca o uno zaino da viaggio pieno di libri non sono soltanto inviti alla lettura e allo studio, ma sono anche palcoscenici di teatro, danza, burattini, mimi e oralità. Stimolano sia l’emancipazione di un individuo sia l’azione di tutti.

In Finlandia possono contare su fondi, volontà politica e dinamiche sociali che consentono di trasformare in una realtà progetti avveniristici come Oodi. Ma questo dato di fatto non deve oscurare l’esistenza di un altro genere di progetti, di base e di rete, che devono superare moltissime difficoltà per raggiungere un analogo successo.

Uno degli ostacoli, la corruzione, è stato approfondito da David Hidalgo nella Biblioteca fantasma, un’impeccabile inchiesta giornalistica sul sistematico saccheggio che ha subìto la Biblioteca nazionale del Perù per troppo tempo. Ed è anche un valido profilo del suo eccellente direttore, l’accademico e bibliotecario esemplare Ramón Mujica, che ha perso la sua battaglia donchisciottesca per smascherare i colpevoli e recuperare i libri.

Rendendo merito a questo eroe dei libri, il cronista e direttore di Ojo-Público ci ricorda un’ovvietà imprescindibile: le biblioteche non sono edifici, sono persone. Quelle del XXI secolo, al pari di quelle di tutti i secoli precedenti dai tempi di Alessandria, non avrebbero senso senza l’impegno di ciascuno di noi. Per secoli sono state uno spazio essenzialmente passivo, dove l’attività riguardava soprattutto la mente dei lettori. In questo cambio di secolo sono diventate dinamiche, scenari performativi. E richiedono più impegno che mai.

I bambini e le bambine di Lempira scrivono recensioni di tutti i libri che leggono e mostrano orgogliosi gli elenchi delle centinaia di letture fatte. L’anno scorso hanno pubblicato un libro – edito da Salvador Madrid e Albany Flores – intitolato El árbol de los libros. Molti di questi racconti parlano della lettura e dei libri. Uno si intitola “Superlettrice” ed è stato scritto da Ariani Alcántara, di undici anni. Si conclude così: “si legge solo per essere felici”.