LE MIGLIORI LIBRERIE DEL MONDO
NON SONO QUELLE CHE CREDI

Mark Rubbo, direttore delle sette filiali della libreria Readings di Melbourne, mi racconta che vendono borse di stoffa con l’immagine della facciata della libreria originaria da almeno vent’anni, ma solo un paio di anni fa hanno puntato sullo slogan “Shop local. Love your community”, perché «è stato allora che è arrivato Amazon in Australia».

A nessuno verrebbe in mente di andare in giro per la città con una maglietta di Amazon, mentre le borse della Readings sono ben visibili nelle vie del centro di questa città cosmopolita. Negli ultimi anni le librerie sono diventate parte dell’identità dei lettori più coscienti del nuovo paradigma. Le librerie adesso sono indossabili, fotografabili, sexy.

La loro crisi globale ha coinciso con l’esplosione dei media digitali, che hanno viralizzato le classifiche top ten, e di Pinterest e Instagram (entrambi lanciati nel 2010), che hanno reso popolare il “bookporn”. Sebbene la rete sia piena di classifiche delle librerie più belle, più famose o addirittura più importanti del mondo, il fatto è che si è imposto un canone privo di qualunque rigore, attraverso una dinamica di elenchi che si copiano tra loro, senza altro criterio che quello dell’accumulazione di condivisioni precedenti e quello della fotogenicità.

Tuttavia, dal 2016 disponiamo di un criterio serio per decidere quali potrebbero essere le librerie più rilevanti del pianeta. Si tratta dei premi all’eccellenza Bookstore of the Year Award della Fiera del libro di Londra.

«Io non ero a Londra, ma alla cerimonia in cui veniva annunciato il verdetto ci sono andati due colleghi della libreria» mi racconta Rubbo. Gli hanno telefonato nel cuore della notte: «È stato il momento più emozionante di tutta la mia carriera». Readings era stata eletta la migliore libreria del mondo.

Non si erano basati su foto o sul numero di follower sui social network, ma sui dati dei suoi trentacinque anni di attività, in cui aveva appoggiato scrittori locali (con costanti presentazioni di libri e un programma di borse di studio assieme al vicino Wheeler Centre) e lavorato per la città (il suo più recente apporto è Reading Kids, una bellissima libreria per l’infanzia illustrata da Marc Martin come se fosse una giungla in cui perdersi).

Nel 2017 è stata la parigina Shakespeare and Company a essere premiata a Londra. E nel 2018 la scelta è caduta sulla The English Bookshop, nella mitica città svedese di Uppsala. Se aggiungiamo a queste tre le sette finaliste, potremmo stilare un possibile elenco delle dieci migliori librerie del mondo: Hoepli (Italia), Rahva Raamat (Estonia), Sanlian Bookhouse (Cina), Exclusive Books (Sudafrica), Time Out Bookstore (Nuova Zelanda), Cărturești (Romania) e Timbooktoo (Gambia). Almeno due particolari mettono in discussione questa lista. Da un lato, il fatto che le tre vincitrici vendano libri in inglese. Dall’altro, che tra le prime dieci non ve ne sia nessuna di area ispanica. Ma, indubbiamente, è la selezione più affidabile che abbiamo al momento.

«Il riconoscimento ha avuto una grossa ripercussione mediatica» dice Rubbo. Ma, anche se ogni tanto, attratto dall’eco del premio, arriva qualche turista da altre città australiane o persino dall’Europa, «quello che più ci importa è che, a partire da quel momento, la libreria è stata apprezzata ancora di più dai nostri clienti».

Le foto della libreria Readings forse non sono diventate virali a livello internazionale sulle riviste online, su Pinterest o Instagram. Ma sono mentalmente virali le immagini dei suoi libri, delle presentazioni e dei librai e delle libraie, che i lettori di Melbourne conservano nella memoria. E questo è ciò che realmente importa.