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2312 – Ora Uno

Silo 17

Il Clamore veniva prima della quiete. Era una Regola del Mondo: gli scoppi e le urla avevano bisogno di silenzio per poter riecheggiare, proprio come i corpi avevano bisogno di un vuoto in cui cadere.

Jimmy Parker era a scuola quando cominciò l’ultimo dei grandi Clamori. Era la vigilia di una Pulizia. L’indomani non ci sarebbero state lezioni. Grazie alla morte di un uomo, Jimmy e i suoi amici avrebbero potuto dormire più a lungo. Suo padre avrebbe fatto gli straordinari giù al reparto IT. E nel pomeriggio la madre avrebbe insistito perché salissero tutti con la zia e i cugini a guardare le nuvole bianche spinte dal vento sopra il limpido panorama delle colline, fin quando il cielo non fosse diventato buio come le ore del sonno.

I giorni di Pulizia erano fatti per starsene a letto e rivedere i familiari. Per arrestare ogni protesta e zittire i Clamori. Così spiegava la professoressa Pearson mentre scriveva sulla lavagna le regole del Patto. Il gessetto ticchettava e strideva tracciando il polveroso elenco di tutti i motivi per cui un uomo poteva venire messo a morte. Educazione civica prima di un esilio. Moniti alla vigilia di un monito ben più severo. Jimmy e i suoi compagni sedevano nervosi e imparavano le regole. Regole del Mondo, che di lì a poco avrebbero perso ogni valore.

Jimmy aveva sedici anni. Molti dei suoi amici avrebbero presto iniziato il loro periodo da Ombra, ma a lui mancava un altro anno di studi prima di seguire la stessa strada del padre. La professoressa Pearson continuò a scrivere sulla lavagna e spiegò l’importanza di scegliersi un compagno di vita e iscriversi come coppia nell’apposito registro, secondo il Patto. Sarah Jenkins si girò e gli sorrise. Educazione civica e biologia che si mescolavano, lezioni sugli ormoni affiancate ad altre sulle leggi che ne regolavano gli eccessi. Sarah Jenkins era carina. Jimmy non la pensava così all’inizio dell’anno, ma adesso se ne rendeva conto. Sarah Jenkins era carina, e appena qualche ora più tardi sarebbe morta.

La professoressa Pearson chiese un volontario per leggere il Patto, e fu in quel momento che la madre di Jimmy entrò in classe. Senza essere annunciata. Una vergogna. La fine del mondo per Jimmy cominciò con le guance arrossate, la faccia in fiamme e tutti che lo guardavano. Sua madre non disse nulla alla professoressa, non si scusò nemmeno per l’intrusione. Si limitò a entrare e passò tra i banchi camminando di gran carriera, come faceva quando era arrabbiata. Strappò via Jimmy dalla sua sedia e lo portò fuori tenendolo stretto per un braccio, mentre lui si chiedeva cosa avesse combinato quella volta.

La Pearson non disse nulla. Jimmy si girò a guardare il suo migliore amico, Paul. Lo vide sorridere con la bocca nascosta dietro una mano e si domandò perché non era nei guai anche lui. Raramente uno dei due finiva nei pasticci senza la compagnia dell’altro. L’unica persona a parlare fu Sarah Jenkins.

«Lo zaino!» gli gridò un attimo prima che sua madre chiudesse con forza la porta dell’aula, e la voce della ragazza venne ingoiata dal silenzio.

Non c’erano altre madri a trascinare i figli lungo i corridoi. Forse sarebbero arrivate più tardi. Il padre di Jimmy lavorava con i computer, e sapeva la verità. Lui sapeva tutto in anticipo. Quella volta, l’aveva saputo solo pochi istanti prima. C’erano già delle persone che correvano per le scale. Il rumore era terribile. Il pianerottolo fuori dal livello delle scuole ronzava per la vibrazione di tutti quei passi lontani. Un bullone in uno dei sostegni della ringhiera si stava allentando rumorosamente. Sembrava quasi che il silo volesse darsi una scrollata, distruggendo tutto e tutti. La madre di Jimmy lo prese per la manica e lo tirò verso la grande scala a chiocciola, come se fosse ancora un bambino.

In un momento di confusione, Jimmy provò a opporre resistenza. Nell’ultimo anno era cresciuto, diventando più grosso di sua madre, grosso quanto suo padre, e fu strano rendersi conto di avere quel tipo di potere, di essere quasi un uomo. Aveva lasciato in classe lo zaino e i suoi amici. Dove stavano andando? Gli schianti provenienti dal basso sembravano sempre più forti.

La madre si girò a guardarlo. Jimmy vide che sul suo volto non c’era rabbia. Niente occhi di brace, niente fronte aggrottata. Gli occhi erano sgranati e umidi, lucidi come quando erano morti il nonno e la nonna. Il baccano che veniva da laggiù era spaventoso, ma fu l’espressione di sua madre a terrorizzarlo per davvero.

«Che succede?» sussurrò Jimmy. Non gli piaceva vederla così sconvolta. Qualcosa di sinistro e sfuggente – come il gatto randagio senza coda che nessuno riusciva ad acciuffare negli appartamenti dei livelli superiori – prese ad artigliargli le viscere.

La madre non rispose. Si voltò e lo trascinò giù per le scale, nella direzione da cui arrivavano quei rumori tonanti, e Jimmy si rese conto che non era l’unico a essere nei guai.

Tutti erano nei guai.

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