Note al capitolo Trent’anni di storia criminale

1 Giovanni Falcone, Cose di Cosa nostra, Bur, Milano, 1991, pp. 103-105.

2 Commissione McClellan, Organized crime and illicit traffic in narcotics, 2 ottobre 1963, p. 264.

3 Ivi, p. 257.

4 Ivi, pp. 261-262.

5 Ivi, 30 luglio 1964, p. 897.

6 Ivi, 25 settembre 1963, p. 6.

7 J. Valachi, The real thing, cit., p. 333g.

8 Commissione McClellan, Organized crime and illicit traffic in narcotics, 27 settembre 1963, p. 89.

9 Commissione McClellan, Organized crime and illicit traffic in narcotics, 8 ottobre 1963, p. 248.

10 Nel 1937 Genovese, accusato di aver ordinato l’omicidio del gangster Ferdinando «Fred» Boccia, era fuggito in Italia per evitare il processo.

11 Peter Maas, La mela marcia, Mondadori, Milano 1972, p. 192.

12 J. Valachi, The real thing, cit., p. 227.

13 Ivi, p. 230.

14 Ivi, p. 286.

15 Il racconto di Valachi coincide con la ricostruzione della cerimonia del giuramento a Cosa nostra fornita anni più tardi dai collaboratori di giustizia in Italia. Ecco come la riportò Falcone: «Al momento dell’iniziazione, il candidato o i candidati vengono condotti in una stanza, in un luogo appartato, alla presenza del rappresentante della famiglia e di altri semplici uomini d’onore. Spesso questi ultimi sono schierati su un lato, mentre gli iniziandi stanno dall’altro. A volte i candidati vengono tenuti chiusi in una stanza per alcune ore e poi sono fatti uscire uno per volta. A questo punto il rappresentante della famiglia espone ai futuri uomini d’onore le norme che regolano l’organizzazione, affermando che quella che viene detta mafia si chiama Cosa nostra. […] Esaurita la spiegazione dei comandamenti, ha quindi luogo la cerimonia del giuramento che consiste nel chiedere a ognuno con quale mano spara e nel praticargli una piccola incisione sul dito indice della mano indicata, per farne uscire una goccia di sangue con cui viene imbrattata una immagine sacra. All’immagine viene quindi dato fuoco e l’iniziato, cercando di non spegnerlo mentre la fa passare da una mano all’altra, giura solennemente di non tradire mai le regole di Cosa nostra, meritando in caso di bruciare come l’immagine». Si veda G. Falcone, Cose di Cosa nostra, cit., pp. 97-98.

16 J. Valachi, The real thing, cit., p. 305.

17 Ibid.

18 Scriverà a questo proposito Giovanni Falcone nel 1991: «L’uomo d’onore deve parlare soltanto di quello che lo riguarda direttamente, solo quando gli viene rivolta una precisa domanda e solo se è in grado e ha diritto deve rispondere. Su tale principio si basano i rapporti interni alla mafia e i rapporti tra mafia e società civile». Si veda G. Falcone, Cose di Cosa nostra, cit., p. 49.

19 J. Valachi, The real thing, cit., p. 306.

20 Ivi, p. 307.

21 Ivi, p. 333e.