Grazie

A Daniela e Luigi Bernabò. Senza la loro maieutica e quella birra di notte, anni fa a Milano, questo libro non sarebbe mai nato.

A Liana Levi, per le stesse ragioni.

Al sostituto commissario Flaviano Iuliano, che nonostante le avversità e le minacce non si è mai piegato. Continua a fare indagini e, attraverso il sindacato, si occupa delle condizioni di lavoro dei colleghi. Migliaia di cittadini devono a lui la loro libertà.

A Pietro Antonicelli, Maurizio Romanelli e Luisa Zanetti per quello che hanno fatto. Anche a loro, migliaia di cittadini devono la libertà.

A Ettore Botti e Paolo Chiarelli, i miei maestri. Senza di loro, il Fortino sarebbe rimasto la fortezza che era.

A Manuela Galbiati, per le ore passate ad ascoltarmi, e a Cristiana Lelli.

Agli avvocati Caterina Malavenda e Domenico Tambasco di Milano e all’avvocato Cristiano Dolce di Palermo.

A Maria Rosa e Savina Pilliu, dimostrazione quotidiana che alla mafia si può resistere.

A Rocco, perché comunque ci ha provato.

A Lirio Abbate, Paolo Biondani, Gianluca Di Feo, Daniela Hamaui, Claudio Lindner, Venanzio Postiglione, Ugo Savoia, Giangiacomo Schiavi.

Ai colleghi dell’«Espresso» e del «Corriere della sera».

A David Gilmour e Roger Waters per Red Sky at Night e Comfortably Numb che hanno accompagnato la scrittura di questo libro.

Ai lettori di Bilal e a Gualtiero Bertelli, Maurizio Camardi, Rachele Colombo, Paolo Favorido, Guido Rigatti e Andrea Zangirolami che hanno portato Bilal a teatro.

A Valeria Esposito e Salvatore Guadagnuolo per la loro testimonianza nelle scuole.

A Barbara e Francesco, sempre.

A quanti non si sono mai tirati indietro.

A tutti i bambini, quelli già nati e quelli che verranno. Perché il loro mondo non conosce la parola mafia.

Questo romanzo è liberamente tratto da una storia che ho vissuto. I nomi di alcuni protagonisti sono stati cambiati perché è passato del tempo, per la loro riservatezza, per la loro sicurezza. Ma soprattutto perché ciò che importa non è come ci chiamiamo ma che cosa siamo e siamo stati. Chiunque si identifichi tra le persone non esplicitamente citate, lo fa per eccesso di fantasia.

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