Il «magico numero 7 più o meno 2»

 

Diversi tipi di esperimenti mostrano che gli esseri umani riescono a memorizzare con facilità per qualche secondo una lista comprendente fino a 7 voci, che possono essere parole, cifre o immagini. Quando il numero degli elementi della lista da memorizzare supera il 7 la maggior parte dei soggetti si trova in difficoltà. È come se nella nostra memoria a breve termine ci fossero non più di 7 caselle. Tutte le voci in eccesso di questo numero tendono a essere dimenticate. Da notare però che si può trattare tanto di 7 lettere, quanto di 7 parole o di 7 frasi.

Quello che conta non è la quantità totale di informazione da immagazzinare ma il numero delle voci diverse. Si capisce quindi come la nostra mente abbia buon gioco nello sfruttare il trucco di raggruppare le cose da ricordare in modo da conservarne la memoria con il minimo sforzo.

E’ solo grazie alla memoria a breve termine che possiamo tenere allo stesso tempo in mente un certo numero di nozioni e ragionarci sopra. Anzi, più alto sarà il numero, più elevata sarà la nostra capacità di ragionare, di risolvere problemi e di risolverci. Più elementi potranno venire a trovarsi contemporaneamente in questo spazio di lavoro, più articolato sarà il ragionamento; sia per quanto concerne la sua lunghezza, cioè in termini di numero di passi che questo può comprendere, che per quanto concerne la sua ampiezza, cioè in termini della vastità e della molteplicità delle comparazioni e dei parallelismi. Gli animali, anche quelli più intelligenti, e i bambini hanno uno spazio molto ridotto nel quale gestire queste nozioni e adulti diversi hanno uno spazio di dimensioni diverse. Di recente ci si è resi conto del fatto che l’efficienza e l’ampiezza della memoria operativa di un individuo sono in stretta connessione con la sua intelligenza. D’altra parte, se una delle componenti salienti dell’intelligenza è la capacità di trovare connessioni fra cose diverse, è abbastanza ragionevole ipotizzare che tale capacità possa essere anche funzione del numero di cose che si possono effettivamente comparare fra di loro e che devono perciò essere presenti nello stesso momento alla nostra mente. Non stupisce quindi che l’efficienza e la potenza della memoria operativa possano essere elementi fondamentali di quella dote dai contorni tanto sfuggenti che è l’intelligenza.

A tutto questo la nostra specie aggiunge la funzione simbolica, cioè la facoltà di creare e di gestire simboli. Ciò equivale a un’ulteriore espansione dello spazio di gestione delle nozioni e dei concetti e ci permette di immagazzinare nel nostro cervello un numero enorme di elementi, tanto transitoriamente quanto permanentemente. La combinazione delle due doti ha avuto e ha enormi conseguenze per le capacità di ragionare, di riflettere e di elaborare strategie e tattiche, ma soprattutto per il possesso di una semantica. Per avere una semantica occorre poter disporre di un vocabolario, cioè di un repertorio di simboli, e godere della possibilità di scegliere di volta in volta la parola o il simbolo da associare a una data immagine o a un dato concetto. Una semantica si basa sulla capacità di scelta fra alternative e non può realizzarsi se non c’è la possibilità almeno potenziale di contemplare un certo numero, non troppo basso, di alternative nello stesso tempo. Con una memoria operativa di ridotte dimensioni non ci può essere una semantica e quindi un linguaggio, né una scrittura né in definitiva un’evoluzione culturale, l’unico fenomeno che può conferire un certo grado di immortalità alle nostre idee.

Quando siamo stanchi o provati stentiamo a “trovare le parole» perché soffriamo di una piccola temporanea riduzione dell’ampiezza della nostra memoria operativa. È la memoria a breve termine infine che ci permette di avere una coscienza, la quale altro non è che la gestione momentanea e integrata delle nostre percezioni del momento e dei nostri ricordi, cioè della nostra realtà. Senza una memoria a breve termine alla quale richiamare di volta in volta alcuni dei nostri ricordi, l’intero patrimonio interiore costituito dai nostri ricordi sarebbe inutile e privo di senso. Possiamo dire anzi che è l’ampiezza dello spazio gestibile dalla memoria a breve termine che costituisce una delle nostre ricchezze come specie ed è l’ampiezza di quello disponibile nei singoli individui che misura l’ampiezza della loro consapevolezza. L’estensione del nostro presente è l’estensione della nostra meritoria operativa.