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A bordo della Goya, Rachel si sentiva girare la testa. La fitta nebbia dell'inganno dalla quale era stata circondata fino a quel momento si stava diradando e la realtà che i suoi occhi mettevano a fuoco la disgustava e la riempiva di vergogna. Guardò l'estraneo davanti a lei senza quasi udire la sua voce. «Dovevamo ricostruire la reputazione della NASA» stava dicendo Pickering. «La sua popolarità era in declino e i tagli al bilancio erano arrivati a livelli allarmanti.» Pickering fece una pausa, fissandola con i suoi occhi grigi. «Rachel, la NASA aveva disperatamente bisogno di un successo.»

 

"Dovevamo fare qualcosa!" pensò Pickering. L'operazione meteorite era stata dettata dalla disperazione. Lui e altri avevano fatto pressioni affinché la NASA venisse incorporata nei servizi di intelligence, dove avrebbe goduto di maggior salvaguardia e finanziamenti più generosi; ma la Casa Bianca, per "miope idealismo", aveva ripetutamente respinto l'idea come un attacco alla scienza pura. Sotto il fuoco delle bordate retoriche di Sexton contro la NASA, Pickering e i suoi potenti alleati nelle forze armate avevano capito di avere poco tempo a disposizione. Bisognava risvegliare lo spirito d'avventura del popolo americano e del Congresso, se si voleva riscattare l'immagine ormai compromessa della NASA e salvare l'ente spaziale dalla messa all'asta. Ci voleva, pensavano, una trasfusione di grandeur, qualcosa di spettacolare, che riportasse alla memoria l'era gloriosa delle missioni Apollo; e Zach Herney avrebbe avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile per sconfiggere Sedgewick Sexton.

"Ho cercato di aiutarlo!" si disse Pickering come per rassicurarsi, e pensò a tutte le informazioni che aveva passato a Marjorie Tench e che Herney si era rifiutato di utilizzare. Non gli avevano lasciato altra scelta che ricorrere a misure più drastiche.

«Rachel» disse «le informazioni che ha trasmesso via fax sono pericolose. Deve capire che, se fossero divulgate, la Casa Bianca e la NASA sembrerebbero in combutta. Il danno sarebbe incommensurabile. Il presidente ed Ekstrom non ne sanno niente, Rachel! Sono innocenti. Credono che il meteorite sia autentico.» Pickering non aveva neanche cercato di coinvolgere i due nella cospirazione. Ekstrom e Herney erano degli idealisti e non avrebbero mai acconsentito a prestarsi all'inganno, neanche per salvare la presidenza di Herney o l'ente spaziale. L'unico peccato di Ekstrom era quello di avere persuaso un capoprogetto a mentire sull'errore nel software del PODS. Un atto del quale indubbiamente Ekstrom si era immediatamente pentito, una volta compreso a quanti esami sarebbe stato sottoposto il meteorite.

Marjorie Tench, frustrata dall'insistenza del presidente nel voler condurre una campagna elettorale all'insegna della correttezza, aveva complottato con Ekstrom, sperando che un piccolo ma significativo successo del PODS avrebbe aiutato Herney ad arginare l'avanzata di Sexton.

"Se la Tench avesse usato le foto e le informazioni sulla corruzione di Sexton, tutto questo non sarebbe successo!"

La sorte del consigliere del presidente era stata presto segnata: la decisione di eliminare Marjorie Tench, benché molto sofferta, era stata presa quando Rachel Sexton l'aveva contattata, lanciando le sue esplicite accuse di frode. Pickering sapeva che la Tench non si sarebbe fermata davanti a nulla, avrebbe indagato a fondo sulle asserzioni di Rachel; ovviamente, lui non poteva permetterlo. Marjorie Tench sarebbe stata più utile al presidente da morta: la sua fine violenta avrebbe suscitato un sentimento di solidarietà verso la Casa Bianca e avrebbe gettato qualche ombra sul partito di Sexton, ormai in difficoltà, che era stato pubblicamente umiliato dalla Tench in televisione.

Rachel, irremovibile, fissava il suo capo con odio.

«Cerchi di capire» disse Pickering. «Se si venisse a sapere la verità sul meteorite, lei si renderebbe responsabile del crollo di un presidente innocente e della distruzione della NASA; non solo, ma insedierebbe un uomo molto pericoloso nello Studio Ovale. Mi dica a chi ha mandato quel fax.»

Mentre lui parlava, il viso di Rachel assunse l'espressione sofferente e inorridita di chi teme di aver commesso un gravissimo errore.

 

Delta-Uno aveva aggirato la prua ed era tornato indietro lungo la fiancata di sinistra. Adesso si trovava nel laboratorio dal quale aveva visto uscire Rachel Sexton mentre atterrava con l'elicottero. Sullo schermo di un computer, un'immagine inquietante: una rappresentazione policroma del pulsante vortice sottomarino, che sembrava sospeso nel nulla, nell'oceano sotto la Goya.

"Un'altra buona ragione per andarsene da qui" pensò, dirigendosi verso il suo obiettivo. L'apparecchio del fax era su un bancone all'altra estremità della parete. Nel contenitore, una pila di fogli, esattamente come previsto da Pickering. Sul primo foglio, una nota di Rachel, due sole righe. Delta-Uno le lesse.

"Molto diretta" pensò.

Sfogliando i documenti, rimase stupito e al contempo costernato: Rachel e Tolland avevano scoperto tutto. Chiunque avesse visto le stampate non avrebbe avuto dubbi sul loro significato. Per sua fortuna, Delta-Uno non ebbe neanche bisogno di premere il tasto di ripetizione della chiamata. Il piccolo display a cristalli liquidi mostrava ancora l'ultimo numero contattato.

"Un prefisso di Washington, DC."

Trascrisse con cura il numero, afferrò tutte le carte e uscì dal laboratorio.

 

Le mani di Tolland sudavano, la mitraglietta puntata al petto di Pickering. Il direttore dell'NRO stava ancora tentando di convincere Rachel a rivelargli il nome del destinatario del fax, e Tolland cominciò ad avere la brutta sensazione che stesse solo cercando di guadagnare tempo. "Perché?"

«La Casa Bianca e la NASA sono innocenti» ripeté Pickering. «Collabori con me. Non lasci che i miei errori distruggano quel po' di credibilità che resta alla NASA. Possiamo metterci d'accordo. Se tutto questo venisse alla luce, l'agenzia spaziale sembrerebbe colpevole. Il paese ha bisogno del meteorite! Mi dica a chi ha spedito il fax, prima che sia troppo tardi.»

«Così ammazza anche lui?» chiese Rachel. «Mi fa schifo!»

Tolland era sbalordito dalla fermezza di Rachel. Sapeva quanto disprezzasse il padre ma, chiaramente, non aveva intenzione di metterlo in pericolo. Purtroppo per lei, il piano di chiedere aiuto al padre le si era ritorto contro. Anche se il senatore fosse andato in ufficio a quell'ora e, letto il fax, avesse chiamato il presidente per denunciare la frode e chiedergli di interrompere l'attacco, nessuno alla Casa Bianca avrebbe capito di che cosa stesse parlando; nessuno, tra l'altro, sapeva dove fossero Rachel e gli altri.

«Lasci che glielo ripeta ancora una volta» tentò Pickering, fissando Rachel con aria minacciosa. «La situazione è troppo complessa perché lei possa comprenderla appieno. Ha commesso un gravissimo errore a mandare quel fax. Ha compromesso la sicurezza del paese.»

Tolland si convinse che William Pickering stesse solo cercando di guadagnare tempo. La ragione stava marciando lentamente verso di loro, quasi passeggiando, lungo il lato sinistro della nave. Una fitta di terrore lo assalì nel vedere il soldato con le stampate e il mitra.

Tolland reagì con una determinazione che sorprese anche lui. Si voltò, puntò la mitraglietta contro il soldato e premette il grilletto.

L'arma produsse un inoffensivo clic.

«Ho trovato il numero di telefono» disse il soldato, consegnando a Pickering un foglietto. «E il signor Tolland è senza munizioni.»

 

La Verità Del Ghiaccio
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