Capitolo 38
“Tenga le orecchie aperte”, le aveva suggerito Burns.
Lucy rifletté su quelle parole, mentre continuava a guidare. Le aveva tenute aperte, le orecchie, da quando Cunningham era sparito. Ma nessuno aveva parlato. Anche se nessuno di quelli che lo conoscevano apprezzava ciò che aveva fatto, non erano pronti a collaborare con la polizia. Aveva parlato al telefono con familiari e amici dell’uomo, aveva fatto domande agli informatori locali e ai piccoli criminali che potevano averlo conosciuto, aveva chiamato le varie divisioni dell’An Garda e del psni dove sembrava che Cunningham potesse nascondersi, chiedendo ai colleghi se l’avessero visto. Ma nessuno era riuscito ad aiutarla.
Lucy sapeva che se Cunningham era tornato a Derry, c’era un solo altro luogo dove cercarlo. Non dovette neanche controllare il sistema per recuperare l’indirizzo dell’uomo. Come per la casa della nuova famiglia di Joe Quigg, aveva trascorso più di una serata parcheggiata lì fuori, sperando di vederlo comparire. Non aveva ancora deciso con certezza cosa gli avrebbe fatto quando l’avesse trovato.
La casa era quella centrale di una fila di tre villette. Era su due piani, e le finestre sul davanti avevano tutte le tende tirate. La luce si vedeva attraverso il tessuto sottile. La porta era in pesante mogano, e aveva un pannello di vetro smerigliato.
Lucy parcheggiò di fronte e spense il motore, lasciando la chiave nel quadro per mantenere acceso il riscaldamento. Si domandò se dovesse andare a suonare alla porta, ma sapeva che in tal caso non solo le sarebbe stato impedito di entrare, ma avrebbe messo in allarme Cunningham. Decise invece di restare in macchina a guardare. Non essendo in una volante, non sarebbe stata riconosciuta come poliziotta.
Mentre aspettava, una coppia di mezza età la oltrepassò, quasi senza guardarla, per poi attraversare e risalire il vialetto della casa dei Cunningham. Lucy si chinò in avanti per avere una visuale migliore dell’abitazione. Vide la porta aprirsi e riconobbe l’uomo che l’aveva aperta come Peter Cunningham, il fratello minore di Alan. Peter era uno spacciatore che era stato più volte in carcere per accuse legate al mondo della droga. Stranamente, nonostante le dichiarazioni dei dissidenti repubblicani che intendevano colpire tutti gli spacciatori di droga della zona, Peter aveva continuato a lavorare indisturbato, mentre diverse sparatorie avevano tolto di mezzo altri suoi pari. Anzi, in realtà doveva aver beneficiato di quelle epurazioni: la rapida ritirata di molti criminali gli aveva lasciato campo libero, nel vuoto che si era creato nei traffici di droga locali. Secondo l’Antidroga, da quel che Lucy aveva sentito, Peter pagava le persone giuste.
La coppia entrò in casa, mentre l’uomo tendeva la mano a Peter, e per un attimo Lucy si domandò se la madre fosse già morta e fosse cominciata la veglia funebre. Si sentì in colpa per la speranza che quel pensiero le fece provare, perché avrebbe significato che Alan Cunningham sarebbe quasi sicuramente tornato a casa. In ogni caso, i due uomini si misero a ridere, e la detective capì di aver sbagliato supposizione.
Tornò ad abbassarsi sul sedile e giocherellò con la radio finché non trovò una stazione che mandava in onda i Villagers, che cantavano di una terra appena scoperta. Poi si appoggiò contro il sedile e chiuse gli occhi, riposandoli per qualche istante.
Sussultò, sentendo qualcuno che bussava contro il vetro del finestrino. Guardò fuori e vide un bambino, forse undicenne, in piedi davanti allo sportello dal lato del passeggero. Picchiò di nuovo contro il vetro.
Lucy cercò di allungarsi per aprire lo sportello, ma la cintura di sicurezza glielo impedì. Allora premette il pulsante per abbassare il finestrino. Il vetro scese e il ragazzino si avvicinò con cautela, quasi posando il mento sulla parte inferiore del finestrino.
«Hai una sigaretta?», le chiese.
«Non fumo, mi spiace», rispose Lucy. «E neanche tu dovresti. Non fa bene».
«Anche il mio insegnante lo dice».
«E ha ragione», commentò Lucy. «Come ti chiami?»
«Perché?», chiese il ragazzino, piegando di lato la testa.
Lucy si strinse nelle spalle. «Così, solo per fare due chiacchiere».
Il ragazzino sollevò appena il mento. «Non posso parlare con gli sconosciuti».
«Hai ragione», confermò Lucy. «Anche questo te l’ha detto il tuo insegnante?»
«Nah», ribatté il ragazzino, sputando vicino alla macchina. «Sono stati quelli come te a dirmelo». Sorrise e scappò via.
Lucy sentì un improvviso sbuffo d’aria fredda, quando lo sportello dalla parte del guidatore fu aperto di scatto. Si girò proprio nell’istante in cui il pugno di Peter Cunningham si abbatteva su di lei. Il movimento fece sì che le nocche dell’uomo le colpissero di striscio la fronte, invece della tempia come lui aveva sperato.
Si infilò nella macchina, cercando di afferrarla. Sentì le dita dell’uomo stringersi sulla sua giacca, per tentare di trascinarla fuori dall’abitacolo, ma la cintura di sicurezza, ancora bloccata, glielo impedì.
Lucy cercò di girare le chiavi nel quadro, tentando di controllare a sufficienza i piedi per premere i pedali e mettere la marcia.
Cunningham continuava a strattonarla. «Stronza», ringhiò. «Mia madre sta morendo». Diede un ultimo strattone, poi, rendendosi conto che era inutile, cercò di colpirla con altri pugni. Il primo colpì Lucy sulla bocca, il secondo la colse appena sotto l’occhio, mentre la testa le si spostava di lato per il precedente impatto.
«Puttana», ringhiò ancora l’uomo. Frustrato dall’inefficacia dei colpi, si scostò e, sollevando la gamba, cercò di tirarle un calcio, appoggiandosi allo sportello per darsi la spinta.
Lucy sentì finalmente la marcia ingranare e il motore rombare. Non cercò neanche di chiudere lo sportello, né controllò la strada. La macchina balzò in avanti sull’asfalto. Cunningham, che ancora stava usando lo sportello per tenersi in equilibrio, scivolò di lato, cadendo all’indietro. Lucy accelerò per qualche centinaio di metri, per poi rallentare quel tanto che bastava a chiudere lo sportello e attivare la chiusura centralizzata della macchina. Sentiva il sapore rugginoso del sangue in bocca, e il calore crescente della pelle intorno all’occhio che si gonfiava.
Girò l’angolo in fondo alla strada e vide il ragazzino che si era fermato accanto alla macchina insieme a un gruppo di coetanei. La guardarono passare, e la salutarono tutti con il medio alzato.