Capitolo 30
La squadra del cid era riunita nella sala operativa di Strand Road, quando Lucy e Fleming arrivarono. Una busta nera dell’immondizia era appoggiata su un tavolo, e sopra di essa si trovava una grossa cassettiera di metallo con un lucchetto sul davanti. Era già stata aperta, e parte del contenuto era stata rimossa.
L’enorme quantità di fotografie già disposte sul tavolo era di Categoria 9 o 10. I soggetti degli scatti che Lucy riuscì a vedere erano ragazzine adolescenti. Gli uomini con loro non erano identificabili, a causa delle angolazioni delle foto.
«Immagino siano sopravvissute all’incendio grazie al metallo della cassettiera, giusto?», commentò Fleming, chinandosi a osservare le foto.
«Sono sopravvissute all’incendio perché erano nel capanno, all’esterno», interloquì una voce. Lucy si girò, notando la madre che entrava nella stanza. «Ispettore Fleming, vorrei vederla un attimo».
Fleming guardò Lucy e sollevò le sopracciglia. Lei immaginava il motivo di quella richiesta. Quella cassettiera era enorme. La detective si domandò come avesse fatto a non notarla, quando aveva detto di aver controllato il capanno degli attrezzi. Sospettava che sua madre volesse sapere la stessa cosa.
Si mise al lavoro col resto della squadra del cid, controllando le foto, facendo del suo meglio per organizzarle in gruppi, ciascuno che riguardava una delle ragazze ritratte.
Dopo pochi minuti, Lucy trovò una foto di Karen Hughes. Non passò molto che un collega gliene passò una che ritenevano fosse di Sarah Finn. Lucy la osservò, cercando di cancellare il contesto e la posizione in cui la ragazzina era ritratta, concentrandosi unicamente sul suo volto. Era piuttosto certa che si trattasse davvero di Sarah. Le fu passato un secondo scatto; questa volta era un primo piano e non ci furono più dubbi sulla sua identità, anche se, pur con il viso rivolto verso l’obiettivo, teneva gli occhi bassi, come se non riuscisse a guardare in faccia chi la stava fotografando. La mano dell’uomo era appena visibile sotto il mento della ragazza, mentre cercava di sollevarle il viso per scattare la foto.
«Detective Black. Il vicecommissario capo vuole vederla», la chiamò in quel momento Burns.
Lucy posò la foto, annuendo per confermare che si trattava di Sarah Finn, per poi allontanarsi dal tavolo, grata per l’interruzione, ed entrare nell’ufficio di Burns.
«Siediti», la invitò lei, non appena fu all’interno della stanza. «Tutto bene?»
«La collezione di foto, lì fuori. È un po’… angosciante».
«Siamo stati fortunati a trovarla, finalmente. Potremo almeno catalogare la lista di violenze di Kay».
«È un po’ tardi, per quello», commentò Lucy. «Considerando che il bastardo è morto».
«Concordo», rispose la madre. «In effetti, era proprio quello che volevo chiederti. Quelle foto sono state trovate nel capanno. Chi l’ha controllato, il giorno che siete stati a casa sua?».
Lucy sostenne lo sguardo della madre. «Non me lo ricordo. Potrebbe essere stato chiunque di noi due».
«Sei stata tu?»
«Non me lo ricordo».
Il vicecommissario capo annuì. «L’ispettore Fleming ha già confermato di essere stato lui a controllare».
«Allora perché me l’hai chiesto?».
La Wilson ignorò la domanda. «E ha anche già ammesso di essersi fatto sfuggire la cassettiera».
«Facciamo tutti degli errori».
«Sicuramente. Ma se l’avessimo trovata ieri, Kay sarebbe ancora in una cella in attesa di un processo. Invece, dobbiamo affrontare quanto è successo, le conseguenze del fatto che sia bruciato vivo in casa sua, e una seconda indagine dell’Ombudsman in due giorni».
Il cellulare di Lucy prese a squillare. Lo tirò fuori dalla tasca e vide il nome di Robbie sullo schermo. Scusandosi, lo silenziò e lo ripose.
«Vorrei sapere più nel dettaglio cosa è successo ieri mattina a casa dell’ispettore Fleming».
«Non sono sicura che abbia alcuna attinenza con quello di cui stiamo parlando adesso», ribatté velocemente Lucy.
Sua madre ritorse: «Sono io che decido cosa ha attinenza con cosa, Lucy. E credo che sia maledettamente importante considerare che ieri mattina Tom Fleming era così stordito dall’alcol che tu abbia dovuto chiamare un’ambulanza per lui. Così ubriaco da non sentire neanche l’allarme di casa sua che suonava. Poi è andato comunque al lavoro e si è lasciato sfuggire una delle più grosse collezioni di foto pedopornografiche che ci sia capitato di trovare da anni. Gene Kay è morto, oggi, perché Tom Fleming era ubriaco, ieri».
«Mi sembra una valutazione ingiusta, nei suoi confronti», controbatté Lucy.
«Molto ingiusta», concordò la Wilson. «Nei tuoi confronti, e nei miei, e in quelli di chiunque altro stia lavorando a questi casi».
Lucy abbassò lo sguardo sulle mani intrecciate in grembo. «A giudicare dalle foto che abbiamo trovato, direi che Kay ha avuto ciò che meritava».
«Non siamo noi a dover decidere certe cose», scattò la Wilson.
Lucy si strinse nelle spalle.
«L’ispettore Fleming sarà sospeso, e sarà aperta un’indagine sul suo conto», dichiarò sua madre.
La detective rialzò di scatto il viso. «Questo è davvero ingiusto. Tom ha bisogno d’aiuto».
«Non sei l’unica che si preoccupa per lui, Lucy».
«Hai uno strano modo di dimostrarlo».
«Ricordo bene la prima volta che ha affrontato tutto questo», ribatté seccamente sua madre. «Ho visto come l’ha ridotto. Ha bisogno di tempo, per rimettersi in piedi. Ed è quello che gli daremo. Pensi che starsene lì fuori a guardare quello schifo gli faccia bene? Che lo aiuterà a smettere di bere? Non è affatto strano che beva troppo».
«Eppure, mi hai assegnato alla ppu quando io avevo chiesto di entrare nel cid», ritorse Lucy. «Comunque, è giusto che io le guardi, quelle foto, dico bene?»
«Lucy, non far girare tutto unicamente intorno a te».
La detective si morse la lingua per non rispondere istintivamente. Sua madre sarebbe stata capace di punirla per insubordinazione. «Cosa dovrei fare, quindi, mentre lui sarà sospeso?»
«Il caso Finn è a quanto pare collegato all’omicidio Hughes», rispose il vicecommissario capo. «Continua a lavorare a quel caso. Risponderai direttamente al sovrintendente capo Burns».
Lucy si alzò senza aggiungere altro.
«Ammiro la tua lealtà, Lucy. Tuttavia, in questo caso a Tom serve qualcosa di più della lealtà dei colleghi».
«Non mi aspetto certo che tu possa capire», ribatté lei. «Dopotutto, la lealtà non è mai stata una delle tue qualità migliori, giusto?».