Capitolo 16
Un camion dei pompieri raggiunse la discarica dopo pochi minuti, con tanto di strumenti per tagliare l’acciaio, in caso fossero stati necessari. Spostarono i resti delle macchine con la massima attenzione, per permettere agli agenti del psni intrappolati di strisciare fuori. A quanto pareva, nel rovesciare le pile di auto rottamate, Shaun aveva intrappolato anche uno dei suoi compagni sotto a una Scenic arrugginita. Lo si sentiva urlare di tanto in tanto, infuriato, mentre gli agenti si prodigavano per salvare i colleghi. Soltanto successivamente andarono anche in suo aiuto.
I membri della gang furono portati alla stazione di Strand Road, dove Tara, prendendosi il merito dell’arresto, fece rapporto a Burns. Lucy fu chiamata nell’ufficio del sovrintendente capo, dopo che ebbe parlato con l’altra detective.
«Da quel che ho capito, ha interrogato uno dei sospetti, è vero?», esordì lui, senza alcun preambolo.
Lucy annuì. «Volevo assicurarmi che stessimo arrestando le persone giuste», rispose. «Mi dispiace. Avrei dovuto attendere».
«Avrebbe dovuto, infatti», dichiarò Burns. «Ma si è fatta dare una descrizione, da quello che so. Cosa ha detto quell’uomo?»
«Quando sono arrivati, hanno visto un uomo anziano, dai capelli grigi, che entrava in un’auto rossa nel parcheggio. Se n’è andato e loro hanno iniziato a recuperare i cavi. Quando si sono spostati lungo le rotaie, hanno visto il cadavere di Karen. Il ragazzo ha detto che non hanno toccato il corpo. Sono scappati appena l’hanno trovato».
«Avrebbe dovuto evitare di fare domande finché non fossero stati portati qui».
«Almeno abbiamo una descrizione, adesso, signore».
«Ma non c’è alcuna garanzia che l’uomo che hanno visto abbia qualcosa a che fare con la scomparsa di Karen».
«Mi sembra strano che un uomo fosse nel parco a quell’ora di notte per un motivo accettabile».
Burns accolse il commento con un cenno secco del capo. «Tuttavia, ci serviva una dichiarazione ufficiale».
«Mi dispiace, signore», ripeté Lucy.
«Ho anche saputo che ha rotto le dita a un altro dei sospetti».
«È stato un incidente. Non mi sono resa conto che gli stavo schiacciando una mano finché non s’è messo a urlare».
«Da quel che ho capito, stava chiedendo al primo sospetto che ha arrestato se aveva rubato la ringhiera della tomba di una bambina. Spero che le due cose non siano collegate».
«No, signore», rispose Lucy, ripensando all’episodio e cercando di ricordare chi l’avesse sentita chiedere a Marcus della tomba di Mary. Poi le tornò in mente.
Quando lasciò l’ufficio di Burns, Tara era seduta alla sua scrivania, nella sala operativa, di fronte a lei. Appena vide Lucy, sollevò vagamente una mano. Lucy le rivolse un cenno secco del capo e si allontanò senza rivolgerle la parola.
Dopo aver lasciato la stazione di Strand Road, Lucy era tornata a Maydown. Fleming era nel suo ufficio, almeno, sebbene con la porta chiusa. La detective pensò di andare a chiedergli come stava, ma poi cambiò idea.
Era appena entrata nel proprio ufficio quando sentì squillare il telefono.
«Sono Dave Cooper, Lucy. Credo che Bradley stia per connettersi».
«Lo dici per una specie di sesto senso, o cosa?».
Cooper ridacchiò. «No. È già online. Ma non con il suo nome. Vieni da me, te lo farò vedere».
L’ufficio di Cooper era ingombro e stipato come il giorno prima. Sullo schermo del grosso iMac sulla scrivania principale c’era il profilo Facebook di Karen Hughes.
«Ho verificato l’account di Bradley, ieri, controllando tutti i suoi amici, per scoprire se stava per caso parlando con altre ragazze», spiegò Cooper. «Ho la sensazione che alcune di queste amicizie siano soltanto delle marionette».
Lucy si strinse nelle spalle. «Che significa?»
«Credo che Bradley abbia creato diversi account, con vari nomi, e poi si è creato da solo una rete di amicizie».
«Ha fatto stringere amicizia ai suoi vari account? E perché?»
«Per far sembrare il suo profilo più normale».
Lucy sollevò un sopracciglio, scettica.
«Pensaci», disse Cooper. «Se ti mandasse una richiesta di amicizia, e avesse solo uno o due amici, lo considereresti un po’ strano. Se invece avesse molti amici, tutti della sua stessa età, e con interessi simili, non sarebbe così sospetto».
«Come fai a sapere che sono finti?»
«Molti dei profili sono praticamente vuoti, oppure hanno contenuti ripetitivi, e lo stesso messaggio viene postato in quattordici o quindici account quasi in una sorta di rotazione. Guarda».
Le mostrò la pagina Facebook di Paul Bradley. Aveva aggiornato il suo stato il precedente sabato, scrivendo: Sabato di riposo =).
«E ora guarda qui», continuò Cooper.
Aprì un secondo profilo Facebook, questa volta quello di un certo “Liam Tyler”. «Ecco».
Il sabato precedente, “Tyler” aveva postato la stessa frase nel suo stato. Una ragazza di nome Annie Marsden aveva commentato il post con un altro smile.
«Pensi che “Tyler” sia sempre Paul Bradley?».
Cooper annuì. «Se Paul Bradley è il suo vero nome, s’intende. Potrebbe essere semplicemente un altro alias».
«Ma uno dei suoi alias è online?».
Cooper ripeté il cenno affermativo. «“Simon Harris” è entrato dieci minuti fa. Guarda».
Indicò un piccolo pannello sulla parte bassa dello schermo, dove c’era la lista degli amici di Bradley che erano online. Un cerchietto verde era accanto al nome di “Harris”. Di colpo, il nome svanì.
«L’abbiamo perso di nuovo?», chiese Lucy.
«Un momento», rispose Cooper. «Se la mia ipotesi è esatta, adesso dovrebbe connettersi con un altro alias, e un altro dei suoi amici dovrebbe comparire online».
Un attimo dopo, il puntino verde comparve accanto al nome “Tom Gallagher”. Cooper indicò lo schermo. «Eccone un altro».
«Quanti ne ha in tutto?»
«Credo siano circa una ventina», ribatté Cooper. «Ma dobbiamo aspettare che si connetta come Paul Bradley; Facebook ha acconsentito a darmi l’isp di Bradley non appena si connetterà di nuovo. Ma non possiamo chiederlo anche per tutti gli altri account, a meno che non possiamo dimostrare senza ombra di dubbio che appartengono tutti alla stessa persona».
«In ogni caso, aggiornerò Burns», disse Lucy, uscendo dalla stanza e telefonando al cid. Mentre spiegava a Burns quello che Cooper le aveva detto, lo stesso Cooper comparve, quasi incapace di trattenere l’entusiasmo.
«Mi hanno chiamato! Bradley è appena entrato. Ho controllato l’indirizzo isp che mi hanno fornito. È un ristorante nel centro commerciale di Foyleside».