Quello che contrasta aiuta

Dato che le storie su Gesù sono state ovviamente modificate in base al Bart D. Ehrman

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punto di vista, alla visione del mondo e agli interessi di chi le ha raccontate, come la mettiamo con le informazioni su di lui contenute nelle nostre fonti e contrarie al punto di vista, alla visione del mondo e agli interessi di questi narratori? È ovvio che tradizioni di questo tipo, in apparente contrasto con ciò che i cristiani avrebbero voluto dire di Gesù, non possono essere tradizioni inventate; di conseguenza, sono particolarmente preziose, poiché sembrano descrivere eventi realmente accaduti nella vita di Gesù.

Per esempio, fonti indipendenti (Marco e Giovanni) attestano che Gesù era originario di Nazaret. Questo contrasta con ciò che i cristiani avrebbero voluto dire di lui, poiché il messia sarebbe dovuto venire da Betlemme (ecco perché, secondo alcune storie, nacque là). Perché mai, quindi, avrebbero dovuto dire che era originario di Nazaret? Prima dell’avvento del cristianesimo, Nazaret era un paesino minuscolo che la quasi totalità delle persone non aveva mai nemmeno sentito nominare. I cristiani che narravano le storie di Gesù non traevano alcun vantaggio dall’affermare che veniva da un villaggio tanto minuscolo, sconosciuto e infausto, sperduto in Galilea. Le storie che collocano Gesù a Nazaret, quindi, sono probabilmente autentiche, quello era davvero il suo luogo d’origine.

Prendiamo in considerazione il battesimo di Cristo da parte di Giovanni: i primi cristiani si rendevano conto che, nel rito del battesimo, chi battezza è spiritualmente superiore a chi viene battezzato. Perché mai un cristiano avrebbe dovuto inventarsi che Gesù fu battezzato da un altro? Questo non avrebbe dato adito all’interpretazione che Giovanni fosse superiore a Gesù? I cristiani che lo riverivano non avrebbero inventato una storia simile, quindi è probabile che sia successo veramente.

Il contesto è (quasi) tutto

Gli esperti, infine, prendono molto seriamente la conclusione cui sono ormai giunti tutti quelli che studiano la figura storica di Gesù: Gesù era un ebreo e visse in Palestina nel I secolo. Quasi certamente, le storie su ciò che disse e fece non compatibili con quel contesto non sono esatte dal punto di vista storico (in fondo, lo stesso Langford si appella a qualcosa di simile a questo criterio storico quando afferma che, con tutta probabilità, Cristo non era un ebreo celibe). Le parole di Gesù che risultano più sensate in un contesto diverso probabilmente derivano da quel contesto, non dalla Bart D. Ehrman

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vita vera di Gesù.

Certi detti contenuti nel Vangelo di Tommaso e in altri scritti della biblioteca di Nag Hammadi, per esempio, hanno un tono chiaramente gnostico. Il problema è che non abbiamo prove che lo gnosticismo esistesse già nei primi due decenni del I secolo, soprattutto in una regione rurale come la Galilea. Questi detti gnostici devono quindi appartenere a tradizioni successive, messe in bocca a Gesù in qualche altro contesto (nel II secolo, per esempio, in un luogo come l’Egitto o la Siria). Con questo non voglio dire che tutti i detti contenuti in Tommaso debbano essere ritenuti inammissibili. Si è visto che in questo vangelo, per esempio, Gesù racconta la parabola del granellino di senape, riportata (in modo indipendente) anche da Marco. La storia non ha niente di particolarmente gnostico ed è attestata da due fonti indipendenti, una delle quali è molto antica. Conclusione? Può darsi che Gesù l’abbia raccontata.

Questi, quindi, sono alcuni dei principali criteri usati dagli studiosi per analizzare le primissime fonti sulla vita di Gesù. Scoprire ciò che disse e fece non significa semplicemente «credere a qualcuno sulla parola» o accettare ogni cosa (o qualsiasi cosa) si dica su di lui nei vangeli. Ogni detto di Gesù, tutto quello che, secondo le fonti, fece e sperimentò (compreso il presunto matrimonio) deve essere analizzato in base a questi criteri per vedere se può essere attribuito con una certa plausibilità alle circostanze storiche della sua vita. Le parole e le opere di Gesù che non soddisfano tali criteri non possono essere accettate come storiche. In breve, saperne di più su Gesù non è questione di pure congetture, fantasia o pii desideri. È questione di esaminare le nostre fonti a disposizione con occhio critico per stabilire che cosa accadde realmente nella sua vita.

Nel prossimo capitolo prenderemo in considerazione le affermazioni del Codice da Vinci secondo cui Gesù era sposato, aveva una relazione sessuale con Maria Maddalena e voleva che fosse lei a fondare la sua Chiesa. Prima, però, è importante riassumere quello che possiamo sapere della vita di Gesù in termini più ampi, poiché la natura della sua vita in generale giocherà un ruolo saliente nel comprenderne molti dettagli.

Gesù come profeta apocalittico

In più di un’occasione, Leigh Teabing insiste nell’affermare che, prima di Costantino, Gesù era considerato un «profeta mortale», eccetto che nei Bart D. Ehrman

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vangeli del Nuovo Testamento, dove era descritto come un essere divino.

Come abbiamo visto, Teabing è in errore su un paio di punti. Innanzitutto, sbaglia a pensare che il Nuovo Testamento ritragga Gesù solo nel suo aspetto divino; in molti passaggi, infatti, è descritto anche qui come un mortale. In secondo luogo, sbaglia a pensare che il modo di vedere Gesù sia cambiato con Costantino: l’imperatore non ebbe quasi niente a che fare con il diffondersi dell’idea che, accanto all’aspetto umano, Gesù avesse anche un lato divino. Questo avvenne secoli prima di Costantino. Teabing ha però ragione su un punto chiave: in effetti, le fonti più antiche nonché le migliori di cui disponiamo vedono Gesù come un profeta mortale. In realtà, lo vedono più che altro come l’autore di una serie di profezie dettagliate. Come gli Esseni, la comunità che produsse i manoscritti del Mar Morto di cui abbiamo parlato nel capitolo II, Gesù era un ebreo apocalittico, convinto che Dio sarebbe ben presto intervenuto nel corso della storia per sconfiggere le forze del male in questo mondo e fondare un nuovo regno sulla terra, dove non ci sarebbe più stato spazio per dolore e sofferenza. Come dimostrerò in seguito, questa immagine di Gesù come un apocalittico deriva da un’analisi approfondita delle prime fonti a nostra disposizione e rappresenta la chiave per valutare alcune delle affermazioni contenute nel Codice da Vinci, per esempio quelle secondo cui Gesù era sposato e sessualmente attivo.

Nel capitolo II abbiamo visto alcuni aspetti della visione del mondo degli ebrei apocalittici, secondo i quali esistevano due componenti fondamentali della realtà, le forze del bene e le forze del male, con Dio e i suoi angeli da una parte e il Maligno e i suoi demoni dall’altra. Questo dualismo era inserito in uno schema in cui all’attuale epoca dominata dal male ne sarebbe seguita una dominata dal bene, in cui sarebbe venuto il regno di Dio ed egli avrebbe regnato sovrano. All’avvento di questo regno sarebbe scoppiato un cataclisma durante il quale Dio avrebbe sconfitto le forze del male e giudicato gli uomini in base al loro schieramento - con Dio o con le forze del male - durante quest’epoca malvagia. Per di più, gli ebrei apocalittici credevano che tutto questo sarebbe successo molto presto.

Fin dall’inizio del XX secolo, molti studiosi hanno riconosciuto che questa visione era condivisa anche dal Gesù storico. Prove a sostegno di questa tesi emergono dalle prime fonti sulla sua vita (i vangeli cristiani sopravvissuti) a mano a mano che vengono analizzate in base ai criteri Bart D. Ehrman

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sopra esposti.2 Tradizioni che ritraggono Gesù come un apocalittico sono presenti nei primissimi resoconti a nostra disposizione, tra cui Marco, Q, M e L, tutte fonti indipendenti tra loro (non sono invece presenti nei resoconti successivi, come Giovanni e Tommaso). In queste tradizioni, Gesù predice che Dio invierà presto un giudice celeste, per il quale usa l’enigmatica definizione «Figlio dell’uomo», che seminerà distruzione tra le forze del male, sconfiggendo chiunque si opponga a Dio e portando il suo regno per coloro che si sono schierati al suo fianco durante quest’epoca malvagia. Ecco, per esempio, che cosa dice Gesù nelle nostre fonti più antiche (e indipendenti):

Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi … In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza (Mc 8,38-9,1).

In quei giorni, dopo quella tribolazione, e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo … In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute (Mc 13, 24-27.30).

Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno … Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti… Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà (Q via Lc 17, 24; 17, 26-27.30; cfr. Mt 24, 27.37-39).

Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate (Lc 12, 40; cfr. Mt 24, 44).

Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi Bart D. Ehrman

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angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro (M via Mt 13, 40-43).

State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia della terra.

Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo (L via Lc 21, 34-36).

Le nostre tradizioni contengono numerosi detti del genere: questi sono solo alcuni esempi. Va sottolineato che tali detti apocalittici sono tratti dalle primissime fonti di cui disponiamo (perché più antico è meglio è), sono indipendenti tra loro e del tutto credibili dal punto di vista del contesto (come ricorderete, idee simili erano presenti nei manoscritti del Mar Morto, risalenti ai tempi dello stesso Gesù). Inoltre, alcuni di questi detti apocalittici contrastano con quello che i primi cristiani avrebbero scelto di dire se fossero stati loro a mettere le parole in bocca a Gesù.

Prendiamo il seguente passo tratto da Q:

In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi [discepoli] su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele (Mt 19, 28; cfr. Lc 22, 30).

Perché un cristiano non si sarebbe inventato questo detto? Da notare che Gesù si sta rivolgendo a tutti e dodici i suoi discepoli e dice che, con la venuta del nuovo regno, siederanno tutti in trono. È difficile credere che dei cristiani vissuti in epoca successiva avrebbero affermato una cosa simile a proposito dei dodici discepoli dopo la morte di Gesù, sapendo che proprio uno di loro, Giuda Iscariota, lo aveva tradito. Giuda siederà in trono con gli altri nel regno che verrà? Di sicuro, i cristiani non la pensavano così. Allora perché conservarono questo detto secondo cui anche Giuda avrebbe regnato? Evidentemente, Gesù lo disse davvero e i cristiani conservarono il detto così com’era, senza modificarlo alla luce Bart D. Ehrman

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delle loro idee.

Gli insegnamenti apocalittici di Gesù

Più avanti vedremo qual è il collegamento tra il messaggio apocalittico di Gesù e le affermazioni su di lui contenute nel Codice da Vinci. Ora, invece, vorrei vedere un po’ più in dettaglio che cosa hanno stabilito gli studiosi a proposito della sua predicazione. Ci tengo a ricordare che non sto semplicemente riassumendo quello che i vangeli dicono di Gesù. Gli autori dei vangeli più recenti avevano un’idea di lui un po’ diversa, poiché si basavano su tradizioni orali rimaste in circolazione per decenni prima che loro stessi le mettessero per iscritto. A me interessa quello che il Gesù storico disse e fece realmente, cosa che richiede un’analisi critica delle primissime fonti in base ai criteri sopra esposti. Le tradizioni presenti nelle fonti più recenti - per esempio, le affermazioni contenute nel Vangelo di Giovanni secondo cui Gesù si definì divino - non sono presenti nelle prime fonti e non contrastano affatto con quello che i primi cristiani avrebbero voluto dire di lui. Di conseguenza, non sono storicamente attendibili. Le nostre tradizioni, però, contengono anche materiale attendibile, ed è proprio questo materiale che voglio riassumere.

È chiaro che il Gesù storico parlò della venuta del regno di Dio. Il suo insegnamento è riassunto nel più antico dei vangeli sopravvissuti, quello di Marco:

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo (Mc 1, 15).

Quando Gesù parla dell’imminente regno di Dio, in questo versetto come in altri detti che possono tranquillamente essere attribuiti a lui, l’impressione è che stia parlando non di un regno spirituale (o dell’ascesa al cielo dopo la morte), ma di una vera e propria presenza fisica di Dio qui sulla terra. Come dice in Q:

Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio (Q via Lc 13, Bart D. Ehrman

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28-29; cfr. 8, 11-12).

Simili riferimenti a un regno di Dio fisico, reale sono presenti in tutte le fonti più antiche. Come altri apocalittici vissuti prima e dopo di lui, Gesù evidentemente pensava che Dio avrebbe esteso il suo dominio dal regno dei cieli, dove risiede, alla terra. Sarebbe stato un regno fisico, reale; un mondo paradisiaco in cui Dio stesso avrebbe regnato sui fedeli, dove si sarebbe mangiato, bevuto e parlato e dove degli uomini (i dodici discepoli) avrebbero regnato, seduti in trono, mentre gli altri banchettavano.

La venuta di questo regno avrebbe comportato un giudizio universale, come Gesù afferma in molte sue parabole, tra cui la seguente, che compare, con qualche piccola differenza, sia in Matteo che in Tommaso: Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti (Mt 13, 47-50).

O in M, la fonte speciale di Matteo:

Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro (M via Mt 13, 40-43).

Come abbiamo visto, questo giudizio imminente sarà un evento cosmico, scatenato da quello che Gesù definisce il Figlio dell’uomo: In quei giorni, dopo quella tribolazione, e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed Bart D. Ehrman

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egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo (Mc 13, 24-27).

Ma chi sono questi eletti che sopravvivranno e saranno ammessi nel regno di Dio? Dato che l’epoca in cui viviamo è dominata dalle forze del male, saranno i grandi e i potenti di oggi a essere giudicati quando verrà il Figlio dell’uomo. Gli umili, i perseguitati e gli oppressi, invece, erediteranno il nuovo regno dominato dal bene. Dio è infatti dalla parte di coloro che lo difendono e perciò sono oppressi dalle forze del male che regnano in questo mondo. Come dice Gesù:

E verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi (Lc 13, 29-30; può essere Q, si veda Mt 20, 16).

Ecco perché Gesù si schierò con gli emarginati durante il suo ministero.

Sarebbero stati loro a ereditare il regno di Dio; tale regno non sarebbe venuto per i ricchi e i potenti, ma per i poveri e gli umili. Per questo Gesù esortò i suoi seguaci a non inseguire ricchezza e prestigio, ma a dedicare la vita agli altri, perché gli umili sarebbero stati i primi nel nuovo regno.

Secondo la nostra fonte più antica, Gesù disse:

Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9, 35).

E anche:

Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti (Mc 10, 42-44).

Torneremo su queste parole quando, nel prossimo capitolo, prenderemo in considerazione il modo in cui Gesù vedeva le donne. Perché ai suoi Bart D. Ehrman

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tempi le donne erano tra i soggetti considerati umili; secondo gli standard attuali, erano oppresse come persone di seconda categoria, costrette a sottostare all’autorità degli uomini (padri o mariti) che dovevano comandare nel mondo di allora. Secondo Gesù, però, il nuovo regno sarebbe stato ereditato dai deboli.

Il tema del capovolgimento viene sviluppato in alcuni degli insegnamenti più conosciuti di Gesù, le cosiddette Beatitudini, che tendono purtroppo a essere estrapolate dal loro originale contesto apocalittico da coloro che le citano. Le Beatitudini sono detti attribuiti a Gesù in varie fonti, in cui egli benedice certi gruppi di persone (il termine deriva infatti dal latino beatus, «benedetto»), I più famosi sono contenuti nel Discorso della montagna di Matteo, che comincia così: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Mt 5, 3-6).

Quello a cui molti lettori non hanno fatto caso sono i tempi verbali. Essi descrivono quello che certi gruppi di persone stanno vivendo nel presente e quello che vivranno in futuro. In futuro? Quando? Non in qualche vago, remoto e imprecisato momento, un giorno o l’altro, in cielo. Accadrà con la venuta del regno di Dio, quando gli umili, i poveri e gli oppressi saranno ricompensati.

Molti di questi detti presenti in Matteo sono di fatto tratti da Q. È

interessante notare che nella versione di Luca tendono a sottolineare più le privazioni fisiche che le lotte interiori. Per esempio, invece di benedire i

«poveri in spirito», in Luca Gesù dice «Beati voi poveri» (nel senso letterale del termine). Invece di parlare di coloro che «hanno fame e sete della giustizia», dice «Beati voi che ora avete fame». Ci sono fondati motivi per ritenere che, in questi casi, la versione di Luca sia più vicina alla realtà. In primo luogo, una versione molto simile di questi detti è contenuta nel Vangelo di Tommaso, una fonte indipendente: Gesù disse: «Beati i poveri perché vostro è il Regno dei Cieli!»

(Vangelo di Tommaso 59)

Beati coloro che sono affamati, perché il loro ventre sarà saziato Bart D. Ehrman

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a volontà! (Vangelo di Tommaso 76)

Gesù disse: «Beati voi quando siete odiati e perseguitati, perché non si troverà il Luogo dove perseguitarvi» (Vangelo di Tommaso 74).

È interessante notare che nella versione di Luca delle Beatitudini le varie benedizioni apocalittiche sono seguite da una serie di maledizioni apocalittiche:

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.

Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti (Lc 6, 24-26).

Questi particolari giudizi apocalittici non sono attestati da altre fonti indipendenti, ma di certo sono in linea con i temi principali già visti in questo capitolo. Gesù predicava che il giorno del giudizio era vicino; sarebbe arrivato con il Figlio dell’uomo, che avrebbe portato un capovolgimento radicale: i ricchi sarebbero stati condannati e i sofferenti benedetti. Questo messaggio apocalittico racchiudeva un avvertimento di imminente distruzione per tutti coloro che non tenevano conto delle parole di Gesù e non si convertivano a Dio come egli desiderava.

Quando avrebbe avuto luogo tutto questo? Quando sarebbe giunto il Figlio dell’uomo? Quando sarebbe venuto il regno di Dio? Nel lontano futuro, a distanza di anni, decenni, secoli o millenni? Al contrario. Come la maggior parte degli ebrei apocalittici del suo tempo, Gesù sembrava convinto che la venuta del regno di Dio fosse imminente. Come afferma nel più antico dei vangeli sopravvissuti:

«Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza» (Mc 8, 38; 9, 1; corsivo dell’autore).

In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che Bart D. Ehrman

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tutte queste cose siano avvenute (Mc 13, 30; corsivo dell’autore).

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! (Mc 13, 33-37)

O, come dice in Q:

Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate (Lc 12, 39-40; cfr. Mt 24, 43-44).

L’imminenza della fine di quest’epoca sarà importante anche nel prossimo capitolo, poiché vedremo come sembra aver influito sul modo in cui Gesù intendeva i rapporti sociali nel presente (nonché la famiglia e il matrimonio). Prenderemo in considerazione la vita stessa di Gesù e cercheremo di fare chiarezza sul fatto che fosse o meno sposato e avesse una relazione di tipo sessuale.

In breve, da un’analisi critica delle fonti più antiche risulta che, come i membri della comunità dei manoscritti del Mar Morto prima di lui (e come Giovanni Battista, di cui non abbiamo parlato, ma che fu a sua volta uno dei primi apocalittici) e come molti suoi seguaci di prima generazione dopo di lui (per esempio, l’apostolo Paolo), Gesù fu un profeta apocalittico e predisse che Dio sarebbe presto intervenuto nel corso della storia per sconfiggere le forze del male e portare sulla terra il suo regno utopico.

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