e gli altri vangeli
Il cristianesimo primitivo e il ruolo di Costantino Nonostante la trama intricata, Il Codice da Vinci è sostanzialmente una storia in cui si fronteggiano giustizia e ingiustizia, bene e male. Quindi non sorprende che i personaggi corrispondano alle due tipologie. Dei buoni fanno parte, senza dubbio, Robert Langdon e Sophie Neveu, puri di pensiero e intenzionati solo a scoprire la verità. Un personaggio buono ma ambiguo è il capo della polizia giudiziaria francese, Bezu Fache, figura burbera le cui azioni arroganti spesso sembrano servire a interessi personali, ma che alla fine si scopre essere dalla parte del bene. Da quella dei cattivi, invece, troviamo - con grande sorpresa - Leigh Teabing (il
«Maestro», prima di rivelarsi, sembra stare dalla parte di Langdon e Neveu); Rémy, lo chauffeur e spia di Teabing; e il monaco albino Silas, che uccide su commissione per raggiungere quello che giudica un bene più alto.
Non solo i personaggi del romanzo, comunque, ma anche le personalità storiche su cui si basa la narrazione possono essere schierate dalla parte del bene o da quella del male. Gesù e Maria Maddalena, ovviamente, sono figure buone appartenenti al passato. D’altro canto il cattivo archetipico è Costantino, l’imperatore romano del IV secolo: si dice infatti che sia responsabile di molti dei mali che hanno afflitto la religione cristiana dai suoi tempi in poi. Secondo Leigh Teabing (e in una certa misura anche secondo Langdon), fu Costantino ad alterare per sempre l’aspetto del cristianesimo, mettendo l’accento sulla mascolinità, demonizzando la femminilità, attribuendo una natura divina a Gesù, profeta ma uomo; Bart D. Ehrman
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eliminando quindi i primi vangeli, che ne celebravano l’umanità, e canonizzando testi che lo presentavano come divino. Ma si tratta di un ritratto veritiero?
La cristianità di Costantino
In particolare, apprendiamo da Teabing che Costantino in realtà non si convertì mai al cristianesimo ma rimase pagano per tutta la vita; si limitò a sfruttare il cristianesimo per i suoi fini politici. Si dice che nell’anno 325
d.C. abbia convocato il concilio di Nicea nel tentativo di unificare i cristiani, costringendoli a riconoscere in Gesù un essere divino e non, come lo consideravano fino allora, umano. Quindi creò la Bibbia che conosciamo oggi, una Bibbia da cui l’elemento femminile è escluso e in cui quello maschile è esaltato, e dove l’uomo Gesù è proclamato Dio.
Quanta parte di queste affermazioni su Costantino è realtà e quanto invece è volo della fantasia, invenzione a sostegno della narrazione ma priva di fondamenti storici?
Partiamo dal problema della fede personale di Costantino. È vero che rimase pagano per tutta la vita e che non si convertì mai fino in fondo al cristianesimo?
Riporto di seguito una conversazione chiave tra Sophie e Leigh Teabing su questo punto:
«Pensavo che Costantino fosse cristiano» commentò Sophie.
«Niente affatto» rispose Teabing, con un’alzata di spalle. «È
stato un pagano per tutta la vita ed è stato battezzato sul letto di morte, quando era troppo debole per opporsi… Tre secoli dopo la crocifissione di Gesù Cristo, i suoi seguaci si erano moltiplicati in modo esponenziale. Cristiani e pagani cominciavano a litigare e il conflitto saliva a tali proporzioni da minacciare di spaccare Roma.
Costantino allora pensò di prendere provvedimenti. Nell’anno 325
decise di unificare Roma sotto una sola religione, il cristianesimo.»
Sophie era sorpresa. «Perché un imperatore pagano avrebbe dovuto scegliere come religione ufficiale il cristianesimo?»
Teabing rise. «Costantino era anche un ottimo uomo d’affari.
Vedendo che il cristianesimo era in ascesa, si è semplicemente Bart D. Ehrman
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limitato a puntare sul cavallo favorito.» (p. 272) Gli studiosi riconosceranno una parte di verità in queste affermazioni, che però nel complesso sono più immaginarie che reali. Il primo elemento da tenere in considerazione è il percorso storico del cristianesimo che ha portato alla famosa conversione di Costantino.
Le lotte tra cristiani e pagani
Non è corretto affermare, come fa Teabing, che «cristiani e pagani cominciavano a litigare e il conflitto saliva a tali proporzioni da minacciare di spaccare Roma». Significherebbe dare troppo credito alla forza dei cristiani prima della conversione dell’imperatore, lasciando intendere che fossero numerosi almeno quanto i pagani e impegnati in continui attacchi e contrattacchi. La realtà era ben diversa. Prima di Costantino, i cristiani dell’inizio del IV secolo erano una piccola minoranza all’interno dell’impero e venivano perseguitati dalle maggioranze, pagani o autorità di governo che fossero.
È meglio dedicare qualche parola alla definizione dei termini. «Pagano», in questo contesto, non è un termine negativo ma designa semplicemente gli aderenti a una qualsiasi delle religioni politeistiche dell’impero, cioè religioni i cui seguaci adoravano molti dèi. E poiché, con l’eccezione di ebrei e cristiani, tutti i sudditi imperiali ne adoravano molti, la definizione include la grande maggioranza della popolazione.
Si adoravano divinità di ogni sorta. C’erano i «grandi dèi» della mitologia greca e romana, per esempio i greci Zeus, Ares e Atena o le loro controparti romane Giove, Marte e Minerva. Ma c’erano anche dèi per ogni località e ogni funzione: quelli che risiedevano nelle città piccole e grandi di tutto l’impero e le proteggevano (dèi diversi per luoghi diversi), quelli della famiglia e dei domestici, le divinità delle foreste, dei ruscelli e dei campi, dèi che svolgevano funzioni diverse (facevano crescere le colture, mantenevano fertile il bestiame, proteggevano le donne durante il parto, portavano salute, ricchezza e pace, facevano piccoli favori a chi li chiedeva).
Durante quel periodo dell’impero romano ci fu in effetti un movimento che concepiva un dio al di sopra degli altri, il Dio supremo. Si sapeva che Costantino stesso, prima di diventare cristiano e anche dopo la Bart D. Ehrman
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conversione, adorava il «Sole invincibile» (in latino Sol Invictus). A volte l’imperatore, come altri, sembrava identificare la divinità con il dio Apollo, pure associato al sole. Ma sembra che, convertitosi al cristianesimo, Costantino abbia cominciato a pensare che in realtà si trattasse del Dio cristiano.
In ogni caso, i seguaci delle religioni pagane dell’impero adoravano molti dèi nei modi che sembravano loro appropriati. È importante capire questo per dare un senso alle interazioni tra cristiani e pagani a cui si riferisce Leigh Teabing quando dice che «cominciavano a litigare» gli uni con gli altri. Di fatto non andò proprio così. Ci furono sì lotte violente, ma storicamente furono quasi del tutto unilaterali. Fu la maggioranza pagana a ingaggiare la lotta contro la minoranza cristiana, nel tentativo di spazzarla via.
Il cristianesimo era stato perseguitato praticamente fin dall’inizio.1 Era nato, infatti, con la tortura e l’esecuzione del suo fondatore, Gesù. E dopo la sua morte un certo numero di suoi seguaci andò incontro allo stesso destino. A volte furono gli ebrei a perseguitare i primi cristiani, perché agli occhi di molti di loro erano colpevoli di bestemmiare chiamando Gesù il Messia. Ma con il passare del tempo le persecuzioni furono opera, in misura sempre maggiore, dei pagani romani e delle autorità amministrative.
Le ragioni per cui i pagani odiavano i cristiani erano legate alla concezione pagana degli dèi, di coloro che fornivano le cose buone della vita: salute, prosperità, amore, pace, fertilità e così via; e che facevano questo solo in cambio dell’adorazione, cioè il sacrificio di un animale o di cibo e preghiere recitate in loro onore. Gli dèi non erano gelosi gli uni degli altri e non insistevano perché i fedeli partecipassero ai riti di uno solo di loro. Erano tutti dèi e tutti meritavano di essere adorati. Ma che cosa accadeva quando non veniva tributato loro il riconoscimento dovuto?
Potevano adirarsi, e quando succedeva erano guai. Gli dèi si vendicavano con calamità «naturali» di ogni sorta: pestilenze, carestie, siccità, terremoti. La spiegazione più semplice di questi eventi era che fossero stati gli dèi a causarli per la mancanza di attenzioni appropriate. Ma chi rifiutava di adorare gli dèi nel modo che richiedevano? I cristiani, i quali insistevano nel dire che c’era un solo Dio, il Dio di Gesù, e che bisognava adorare solo lui.2
Quando città o intere regioni erano colpite dal disastro, nel II e III secolo Bart D. Ehrman
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dopo Cristo, era facile credere che la colpa fosse dei cristiani. A volte questa convinzione portava a sommosse violente contro di loro e, quando la situazione sfuggiva di mano, le autorità romane erano costrette a intervenire e fare pressione sui cristiani perché rinnegassero il credo nell’unico Dio e adorassero gli dèi pagani come si addiceva loro. Se i cristiani rifiutavano, venivano puniti, a volte anche con la tortura e la morte.
Ecco la reale situazione dei rapporti tra cristiani e pagani nell’impero.
Non si trattava, come sostiene Teabing, di due fazioni in lotta. Si trattava invece della persecuzione della minoranza cristiana da parte della maggioranza pagana. Le persecuzioni dei cristiani erano giunte a un punto critico proprio prima dell’ingresso in scena di Costantino. Il suo predecessore, Diocleziano, governava sulla parte orientale dell’impero, mentre la sovranità su quella occidentale toccava al coreggente Massimiano. Diocleziano decise che si doveva trovare una volta per tutte una soluzione al problema dei cristiani, allora probabilmente in un numero corrispondente al 5-8 per cento della popolazione dell’impero. E così, nell’anno 303 dell’Era comune (definizione temporale che oggi gli storici usano invece di «dopo Cristo»), con la collaborazione di Massimiano, diede avvio alla persecuzione in tutto l’impero (le prime persecuzioni erano state soprattutto eventi locali, non su larga scala). Furono promulgati molti editti imperiali che prescrivevano il rogo dei testi cristiani, la demolizione delle chiese, l’abolizione dei privilegi di classe per i cristiani e infine l’arresto degli alti rappresentanti del clero. Nel 304 d.C. un ennesimo editto stabilì che tutti i cittadini romani facessero sacrifici agli dèi, pena la morte o la condanna ai lavori forzati. I cristiani, ovviamente, non potevano adeguarsi senza scendere a compromessi con la loro fede. Questa, che fu chiamata «grande persecuzione», continuò tra alti e bassi per quasi dieci anni.
Nel riassunto di Leigh Teabing è Costantino a porre fine al conflitto tra pagani e cristiani nell’anno 325 d.C. Anche questo è inesatto. Costantino proclamò la sospensione delle persecuzioni nel 313 d.C, l’anno dopo la sua conversione. Per capire come ciò sia avvenuto, è necessario considerare proprio la conversione, che fu un affare piuttosto complesso. E
inconfutabile, comunque, contrariamente all’affermazione di Teabing, che Costantino non rimase un pagano convinto per tutta la vita. A detta dello stesso imperatore, la conversione coincise con un momento decisivo, sul Bart D. Ehrman
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campo di battaglia.