18

Alfred Hitchcock, il celebre regista, si appoggiò allo schienale della sedia girevole. Di fronte, nel suo lussuoso studio di Hollywood, sedevano Jupiter, Pete e Bob. Tutti e tre erano tirati a lucido e indossavano i vestiti migliori. Hitchcock aveva in mano dei fogli scritti da Bob, sui quali era riassunta tutta la storia.

I ragazzi aspettavano con ansia la reazione del regista alle loro avventure.

– Ben fatto, ragazzi – brontolò finalmente Alfred Hitchcock. – Davvero un bel lavoro. Vedo che avete liberato la mia amica Agatha dagli gnomi. Nel farlo, avete scoperto un furto ad una banca, recuperato la refurtiva, ritrovato una favolosa cintura d’oro e messo i ladri in mano alla polizia. Quando vi mettete in moto voi, ragazzi, mi aspetto sempre cose di questo genere!

I tre arrossirono dal piacere.

– E così gli gnomi della cara Agatha non erano che dei nani travestiti – proseguì il regista. – D’altronde non poteva essere che così. Ma ditemi, cosa ha detto quando ha saputo che suo nipote Roger era a conoscenza del piano di Rawley per spaventarla?

– Dapprima si è molto dispiaciuta ed arrabbiata – disse

Jupiter. – Roger però non era a conoscenza del progetto del furto alla banca! Quando lo ha saputo ha dimostrato di essere molto rammaricato e dolente, e così la zia ha finito per perdonarlo. Ora si è decisa a vendere la casa e ad andare ad abitare in un piccolo villino sul mare.

– Sono contento – dichiarò Hitchcock, con un mezzo sorriso. – È una donna veramente gentile e simpatica. Bene, penso che sul furto alla banca sia tutto chiaro.

«Era stato però ideato molto bene! Farsi assumere come guardiano notturno di un teatro abbandonato, con lo scopo di scavare una galleria per raggiungere i sotterranei di una banca vicina… forse potrei farne un copione per un mio film.

«Ma ora veniamo alla parte più interessante – proseguì Hitchcock battendo la mano sul manoscritto. – Vi confesso che sono alquanto perplesso e che, in verità, non ho

– capito molto riguardo alla Cintura d’Oro.

«Come è stata rubata? Dove è stata nascosta? Come sei riuscito, Jupiter, a farti attaccare dai ladri per dar modo alla polizia di acciuffarli?»

– Ebbene, signore… – Jupiter inspirò profondamente dato che aveva molto da raccontare. – Sarei dovuto giungere subito alla soluzione quando ho visto che gli gnomi della signorina Agawam erano dei nani travestiti. Avrei dovuto immaginare che se dei nani potevano travestirsi da gnomi, potevano anche farsi passare per ragazzini. Purtroppo sono stato lento a sommare due più due. «Questo, fino a che Bob mi ha detto d’aver visto al museo un “lupetto” con un dente d’oro! Ai bambini cadono i denti da latte, e questi vengono sostituiti dai denti permanenti. Nessuno si sognerebbe di mettere una capsula d’oro a un dente da latte di un bambino!»

– Naturalmente! – disse il regista. – Solo un ragazzo già adulto o un uomo potrebbe avere dei denti d’oro.

– Esatto – rispose Jupiter. – Un adulto di statura piccolissima, cioè un nano che indossava l’uniforme da “lupetto”. Lui e i suoi amici si erano confusi con gli altri “lupetti” e riuscirono perciò a passare inosservati.

«Questi quattro nani sono degli acrobati provenienti dall’Europa Centrale. Qui a Hollywood il lavoro per i nani attualmente scarseggia, e perciò decisero di fare un grosso colpo. In città era arrivata la Mostra dei Gioiellieri di Nagasami, e fu annunciato che vi sarebbe stata una giornata dedicata ai ragazzi. Chi indossava una divisa da scout sarebbe potuto entrare gratuitamente. Questo incoraggiò i nani, dato che altre volte si erano travestiti da ragazzini. Era un’occasione unica per loro. Nello stesso periodo Rawley si mise in contatto con loro perché cercava dei nani disposti a fare da gnomi per il colpo alla banca. «I nani si accordarono con Rawley. Rawley dal canto suo si mise d’accordo con una sua amica, la fece travestire da accompagnatrice e le fece condurre i nani, vestiti da “lupetti”, al museo. La donna telefonicamente ingaggiò il signor Frank, un attore, per creare un diversivo ài momento opportuno. Infatti quando tutti gli occhi dei presenti in sala si posarono su Frank, i quattro nani salirono velocemente le scale e raggiunsero inosservati la balconata. «Un attimo dopo venne tolta la corrente; sono certo che questa è stata opera di Rawley, che voleva così ricambiare il favore che i nani facevano a lui. Si limitò a tagliare il cavo e poi se ne andò. Nel frattempo nella sala buia s’era creato il caos. I nani – proseguì Jupiter – avevano con loro una sottile corda di fibra sintetica. Stando sulla balconata, tre di essi tennero la corda ben salda mentre uno si calava. Arrivato sulla bacheca, il nano con un calcio ruppe il vetro, prese la Cintura d’Oro e quindi fu tirato su.» – Sì – ammise il regista. – Sono degli acrobati. Possono aver impiegato meno di trenta secondi. Ora capisco perché hanno preferito rubare la Cintura d’Oro invece dei Gioielli dell’Arcobaleno. La bacheca dei gioielli era in mezzo alla sala e quindi fuori dal loro raggio d’azione. Con il loro piano potevano rubare solo quanto era sotto la balconata, e cioè la Cintura d’Oro. Senza dubbio avevano in mente di rivenderla per una grossa cifra alla Compagnia di Nagasami.

– Non lo hanno voluto confessare – disse Jupiter. – Ma anche Saito Togati, il detective, la pensa così.

«Bene, dopo aver preso la cintura dovevano però nasconderla nel museo poiché sapevano che non sarebbero riusciti a portarla fuori. E così, in fretta, la nascosero. Al buio poi ridiscesero la scala. Nella confusione generale, uscirono. Nessuno sospettò del loro travestimento e perciò furono lasciati andare.»

– Mmm! – fece Alfred Hitchcock. – Dici che hanno nascosto la cintura nel museo. Ma il museo è stato frugato dappertutto. Perché non è stata trovata?

– Perché la polizia e i custodi non hanno guardato nel posto giusto – disse Jupiter. – I nani avevano scelto un ottimo nascondiglio ed erano sicuri che non sarebbe stata trovata. In attesa di un’occasione propizia per portar fuori la Cintura d’Oro, cosa che probabilmente avrebbero fatto durante l’ultima giornata della mostra, quella dedicata ai ragazzi, i nani si dedicarono al colpo alla banca.

– Ho capito – affermò Hitchcock.

– La polizia non era stata in grado di arrestare i nani per il colpo alla banca poiché avevano presentato dei solidi alibi. Pensai perciò che se fossi riuscito a farmi attaccare e a fare intervenire la polizia, si sarebbe potuto arrivare al loro arresto.

– Potevi almeno dirci che cosa avevi in mente! – si lamentò Bob a questo punto. – Pete ed io siamo mezzo morti dalla paura quella sera, quando sono arrivati i nani armati di coltello nel nostro Quartier Generale.

– La nostra uscita d’emergenza ha funzionato alla perfezione – proseguì Jupiter – e così tutto è finito bene. Tornando al racconto, signor Hitchcock, le dirò che sono corso al museo dove ho trovato il padre di Taro Togati, capo della sicurezza. Lui, Taro ed io abbiamo trovato la cintura e quindi me la sono messa sotto la giacca…

– Ma dove era? – lo interruppe Pete.

– Arrivo subito al punto – dichiarò Jupiter. – Dunque, ho messo la cintura sotto la giacca e poi sono andato alla pensione dove alloggiavano i nani. Sembrava che fossi solo, ma in effetti ero seguito da agenti in borghese dato l’inestimabile valore di quello che portavo addosso. Mi sono rivolto al nano dal dente d’oro, poiché ero certo che faceva parte della banda. Naturalmente voleva darmi da intendere di non saper nulla di quanto stavo dicendo, invece sapeva benissimo che ero proprio io quello che aveva mandato a monte il colpo di Rawley. «Gli ho detto che ero dispiaciuto di non aver accettato l’offerta di collaborare con Rawley, dato che ora avevo urgente bisogno di soldi. Gli ho poi detto che ero in possesso della Cintura d’Oro, ma che non sapevo come sbarazzarmene; ero disposto a venderla per la cifra che Rawley aveva dato loro, e cioè quarantamila dollari. Ho quindi aperto la giacca e gli ho fatto vedere la cintura. I suoi occhi sono schizzati dalle orbite. Sapeva che la cintura era quella originale, e credeva che io fossi un truffatore, poiché l’avevo con me invece di averla riconsegnata al museo. «Gli ho detto che potevamo aspettare una risposta fino a mezzanotte. Fino a quell’ora io sarei stato con i miei amici nel mio Quartier Generale nella “Bottega del Ricupero” dei Jones. Se volevano fare l’affare sarebbero dovuti venire lì con i soldi, ed io gli avrei consegnato la cintura. Sapevo che lì alla pensione non avrebbero osato farmi nulla. Vi era troppa gente in giro.»

– Ah – esclamò Hitchcock. – Immaginavi che avrebbero tentato di portartela via, invece di comprarla!

– Esatto. Anche se fossero venuti per comperarla, mi avrebbero sicuramente dato il denaro rubato alla banca e le cui serie sono note alla polizia. Una prova schiacciante.

– Ora capisco perché quel giorno ci hai chiesto di entrare ed uscire più volte dagli ingressi segreti – esclamò Bob. – Quei ragazzini con l’aquilone erano i nani travestiti, e tu volevi che vedessero come attaccarci meglio! La prossima volta che metti a repentaglio le nostre vite, per favore, informaci prima! – brontolò Pete.

– Contavo molto sull’Uscita d’Emergenza Uno – ribatté Jupiter – ed era indispensabile che i nani sapessero come entrare. Ho voluto Taro con noi per tranquillizzare suo padre a proposito della cintura; era opportuno però che i nani non lo vedessero, dato che la sua presenza avrebbe potuto destare dei sospetti. Ho avvertito il signor Togati e il capo della polizia Reynolds che ben nascosti si sono appostati fuori. I nani ci hanno attaccato come avevo previsto. Noi siamo riusciti a fuggire e loro sono stati catturati. Il caso si è concluso con pieno successo.

– Certamente! – esclamò Alfred Hitchcock. – Tuttavia hai dimenticato di rispondere a una domanda. Scusa se insisto. Dove era nascosta la Cintura d’Oro, introvabile a tutti?

– Dove nessuno avrebbe mai pensato – rispose Jupiter. – Anch’io ho fatto fatica, poi mi è venuto in mente che avevamo a che fare con degli acrobati. A casa della signorina Agawam si mettevano uno sulle spalle dell’altro per arrivare a picchiare sui vetri di una finestra che era al primo piano. Questo mi ha fatto pensare che forse al museo…

– Un momento, Jupiter – tuonò il regista. – Comincio a scorgere un po’ di luce! Lasciami immaginare il resto. Prese il manoscritto e si mise a sfogliarlo. Trovò la pagina che cercava. La rilesse e scosse la testa.

– Oh, sì – disse. – La risposta è qui a pagina 110, dove si parla dell’interno del museo.

«È chiaro che nelle sale con il tetto a cupola, lungo le

pareti e vicino al soffitto vi sono delle modanature. Quelle fasce una volta servivano per appendervi i quadri. Inoltre, nelle case grandi di una volta, questi stucchi servivano come decorazione e per far sembrare i soffitti più bassi. «Questi stucchi, di notevole spessore, sono di solito vuoti all’interno, e possono aver nella parte alta, vicino al soffitto, una superficie piatta. Penso che i nani, avendo notato questi stucchi, li avessero scelti come luogo dove nascondere la cintura subito dopo il furto. Rubata la cintura, sono balzati uno sull’altro e l’ultimo l’ha posta sullo stucco in maniera che nessuno dal basso potesse vederla. «Per far questo avranno impiegato un attimo, e subito dopo sono fuggiti confondendosi con gli altri ragazzini. A nessuno è venuto in mente di guardare lassù, dato che per arrivarci ci sarebbe voluta una scala e nella sala, al momento del furto, non ve n’era nessuna. È esatto, Jupiter?» Bob e Pete si stavano mentalmente dando dei calcioni per non essere stati in grado di pensare anche loro a questa soluzione. Dopo tutto avevano visto bene quegli stucchi, anche se la sala era piuttosto buia vicino al soffitto. La risposta di Jupiter li fece sobbalzare di gioia.

– No, signore – dichiarò questi ad Alfred Hitchcock. – La sua deduzione non è proprio esatta.

Hitchcock lo guardò accigliato, bofonchiando:

– Davvero? Se avessi fatto un film con questa trama, quello sarebbe stato il nascondiglio che avrei scelto. Dov’era invece la cintura?

– Anch’io ho ragionato come lei – rispose Jupiter. – Ma arrivato al museo e presa una scala, ho trovato che lo stucco era di forma convessa. Non vi era niente di piatto su cui appoggiare la cintura. Ne rimasi molto deluso.

– Lo credo bene – affermò il regista.

– Ma – proseguì Jupiter – mentre stavo sulla scala ho sentito una lieve corrente d’aria che mi soffiava sul viso…

– Ah! – brontolò Hitchcock. – L’aria condizionata!

– Sì, signore – disse Jupiter. – Proprio sotto allo stucco vi era una bocchetta dell’impianto di condizionamento d’aria. Ho tirato la griglia di protezione e questa è venuta via subito. La Cintura d’Oro era appesa con un filo nero all’interno, lungo il condotto dell’aria. La bocchetta era così in alto che nessuno aveva pensato di darle un’occhiata.

– Ottimo! – concluse Alfred Hitchcock. – Ora tutto è chiaro. Avete risolto due casi che erano legati tra loro da quattro nanerottoli delinquenti. È stato un lavoro duro anche per I Tre Investigatori.

I ragazzi si guardarono compiaciuti. Mentre si alzavano per andarsene il regista chiese loro:

– Cosa avete in programma ora?

– Lezioni di nuoto subacqueo – rispose prontamente Pete, e Bob annuì.

– Mi chiedo – affermò invece Jupiter – se non sarebbe più opportuno tenere in esercizio le nostre menti. Hitchcock rise.

– Qualsiasi cosa facciate, voi tre, è sempre interessante! Aspetto il vostro prossimo rapporto.

I ragazzi se ne andarono e il regista tornò al manoscritto.

– Gnomi e un tesoro scomparso – bofonchiò. – Che film fantastico sarebbe!