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Hans sostituì la ruota di scorta il più rapidamente possibile. C’impiegò però almeno dieci minuti. Il camioncino verde s’era ormai allontanato di parecchio. Avevano perso Jupiter e Pete. Bob aveva la strana sensazione che non li avrebbe più rivisti.

– Che cosa facciamo ora? – chiese Hans che si era rimesso al volante. – Avvertiamo la polizia?

– Non ho preso il numero di targa – disse sconsolato Bob.

– Eravamo così intenti a seguirli! Non è molto quello che potremmo dire alla polizia.

– Sono andati in quella direzione e anche noi andremo da quella parte – disse Hans.

Avviò il motore e ripartì verso ovest. Bob pensava. La strada che stavano percorrendo portava verso l’Oceano Pacifico. Da uno svincolo potevano raggiungere la cittadina balneare di Long Beach. Da un altro potevano raggiungere San Pedro, il porto commerciale di Los Angeles. Al radiotelefono la voce aveva menzionato il porto, cioè San Pedro poiché Long Beach non aveva un porto. Inoltre era l’unico porto in quella direzione. .

– Hans, dirigiti verso San Pedro – ordinò Bob. Bene – rispose questi.

Proseguirono la loro corsa alla massima velocità che poteva raggiungere il vecchio camioncino. Bob nel frattempo si stava rompendo il cervello tentando d’immaginare che cosa potesse essere accaduto.

Pete e Jupiter erano partiti alla caccia di gnomi ed erano

finiti chiusi in due sacchi su un camioncino guidato da Rawley, guardiano notturno del Teatro Moresco. Era impossibile per lui immaginare la serie d’avvenimenti che avevano condotto i due in tale situazione. Si rendeva solo conto che i suoi amici erano in seri pasticci, e non vi era alcuno in grado di liberarli se non lui. Pensando a questo, si sentì più che mai incapace di risolvere il problema. Erano arrivati in prossimità di San Pedro. La campagna attorno era piena degli alti tralicci metallici delle pompe petrolifere. Attraversarono la città a velocità sostenuta, e si diressero verso il porto. Questo era pieno di navi da trasporto, attraccate alle banchine o all’ancora nelle sporche acque grigiastre. Ancorati nel porto vi erano anche alcuni pescherecci; delle piccole imbarcazioni invece andavano e venivano incessantemente.

Hans fermò il camioncino e tutti e due si guardarono intorno senza sapere dove dirigersi.

Pete e Jupiter erano senz’altro diretti verso una di quelle navi, o forse verso un peschereccio. Su quale dei tanti, però?

– Dobbiamo dichiararci vinti, Bob – disse Hans. – Come facciamo a trovare quel camioncino? Mi sono guardato bene attorno ma non l’ho visto.

– È su qualche banchina – rispose Bob. – Questo è quanto ho capito ascoltando il radiotelefono. Però di banchine ve ne sono molte; prima che le passiamo tutte… Improvvisamente ebbe un sobbalzo.

– Il radiotelefono! – esclamò. – Li ho sentiti dire che si sarebbero rimessi in collegamento una volta arrivati!

Si era talmente eccitato che quasi non riusciva ad accendere l’apparecchio. Da principio non udì nulla. Ansimando se lo avvicinò all’orecchio: ed ecco che arrivò una voce.

Operazione Tunnel! – diceva. – Abbiamo calato una lancia che vi prenderà a bordo alla banchina n° 37, tra cinque minuti. Tenete pronti per l’imbarco i bagagli e i passeggeri. Passo.

Qui Operazione Tunnel – rispose Rawley. – Vi vediamo. I bagagli e i passeggeri attendono sul camioncino e sono pronti per l’imbarco. Passo.

Molto bene – disse l’altra voce. – Nessun’altra comunicazione. Quando siamo vicini sventolate per tre volte un fazzoletto bianco. Sarà il segnale che tutto va bene. Passo e chiudo.

La conversazione ebbe termine. Bob stava tremando per l’emozione.

– Il camioncino è alla banchina n° 37 – disse ad Hans.

– Abbiamo solo cinque minuti di tempo. Dov’è la banchina n° 37?

Non lo so – rispose Hans. – Non conosco San Pedro.

– Dobbiamo chiedere a qualcuno! – sbuffò Bob. – Ad un agente, se lo troviamo. Parti, Hans, e tieni gli occhi aperti. Hans partì e lentamente percorsero la strada alla ricerca di qualcuno a cui chiedere l’informazione. Ma, essendo domenica, non vi era nessuno in giro. Finalmente videro una macchina della polizia che pattugliava la zona.

Avvicinati a quella macchina – urlò Bob. – Suona il clacson!

Hans si avvicinò suonando a più non posso.

– Per favore, agente! – urlò Bob. – Dov’è la banchi n° 37? È questione di vita o di morte!

– Banchina 37? – l’agente al volante fece cenno dietro di loro. – Tre isolati dietro di voi, prendete la strada verso il porto. No, c’è senso vietato! Tornate indietro di quattro isolati, poi giù verso il porto, tornate ancora indietro di un isolato e…

– Grazie! – urlò Bob. – Seguiteci! Due ragazzi sono in pericolo.

Il camioncino partì di colpo mentre l’agente stava ancora parlando. Fece un’inversione di marcia praticamente su due ruote e volò.

– Ehi, è proibito! – disse l’agente al collega seduto al suo fianco. Avviò il motore, invertì la mancia e li seguì. Hans percorse tre isolati.

– Gira qui! – urlò Bob. – È senso vietato, ma faremo più in fretta; i cinque minuti sono quasi trascorsi!

Un cartello indicava “Banchina 37” e una freccia ne indicava la direzione. Ad un certo punto Hans, con un gemito di disappunto, frenò bruscamente. La banchina 37 era davanti a loro, ma l’entrata era bloccata da un cancello di ferro e rete metallica. Il cancello era chiuso con un lucchetto.

Dietro il cancello potevano scorgere il camioncino verde con la porta blu. Un uomo aveva un piede appoggiato al paraurti anteriore e stava sventolando un fazzoletto bianco. In acqua, a soli cento metri, una lancia a motore si stava dirigendo verso la banchina.

– Siamo chiusi fuori, Bob! – disse Hans. – Ormai non ce la faremo più.

In quel momento la macchina della polizia si fermò dietro di loro.

Siete in arresto! – urlò il poliziotto al volante. – Per inversione di marcia, eccesso di velocità e per transito in direzione vietata. La patente, prego!

– Non abbiamo tempo – urlò Hans. – Dobbiamo arrivare sulla banchina in fretta!

– Non si carica oggi su quella banchina – disse l’altro agente. – La patente, per favore!

– Agente, non capisce? Quegli uomini sul camioncino stanno rapendo due ragazzi! – urlò Bob cacciando la testa davanti ad Hans. – Vi prego, aiutateci a fermarli!

– Storie! Non crediate di passarla liscia raccontando queste fandonie – brontolò l’agente. – Ed ora, signore, mi faccia vedere la sua patente.

La lancia si avvicinava sempre più.

– Hans! – urlò Bob come colto da improvvisa ispirazione. – Parti! Vai contro il cancello!

– Bene, Bob – urlò a sua volta Hans.

Pigiò sull’acceleratore ed il camioncino partì sparato, lasciando i poliziotti a bocca aperta.

Non appena il grosso paraurti colpì il cancello si sentì un rumore simile ad un urlo acuto. Poi il cancello cedette e si spalancò portandosi attaccato il paraurti. Il camioncino proseguì per alcuni metri, poi la rete del cancello, che si era impigliata tra le ruote, lo bloccò a circa cinquanta metri da quello verde e blu.

– Vieni, Bob – gridò Hans balzando fuori e correndo seguito da Bob. Hans si precipitò su Rawley come un toro infuriato.

Rawley, meravigliato, vedendolo arrivare cercò qualcosa in tasca, forse una pistola. Ma aveva appena fatto il gesto che Hans lo avvinghiò e lo sollevò come se fosse stato un bambino, scaraventandolo poi in acqua. Rawley andò sotto e riaffiorò farfugliando e sputando. La lancia che si stava avvicinando si fermò e Rawley fu tratto a bordo.

Ciccia e Trivella, armati di una chiave inglese e di una sbarra di ferro, balzarono dal camioncino e corsero verso Hans.

Hans abilmente li schivò abbassandosi sul corpo, li aggirò e li prese per il colletto della giacca. Li spinse fino all’orlo della banchina e… giù nell’acqua. Nel frattempo Bob si era affrettato ad aprire la porta posteriore del camioncino verde.

– Pete, Jupiter! Siete qui?

– Bob! – era la voce soffocata di Jupiter. – Presto, tiraci fuori da questi sacchi.

– Evviva Bob! – disse Pete con voce ancor più debole, dato che Jupiter gli era rotolato addosso.

La lancia intanto aveva preso a bordo anche Ciccia e Trivella e a gran velocità stava dirigendosi verso un peschereccio ancorato fuori del porto.

Vista la forza di Hans i due agenti gli si avvicinarono con cautela, tenendo in mano la pistola.

– È in arresto! – disse uno dei due poliziotti. – Non so quante infrazioni ha commesso, ma ve ne sono a sufficienza per arrestarla, questo è certo.

– Ah! – sbuffò Hans indicando loro la lancia. – Fermate quella barca, piuttosto. Avrete in mano i veri delinquenti.

Intanto Bob aveva tagliato con un coltellino i due sacchi liberando così Jupiter e Pete. Stava ora tagliando le corde che tenevano loro legate le mani e i piedi. I due ragazzi si rimisero in piedi e si stiracchiarono. Erano scarmigliati e in disordine. Socchiusero gli occhi per riabituarsi alla luce.

Il secondo agente, vistili uscire dai sacchi, andò loro incontro e domandò:

– Ehi, che cosa succede qui? Che cosa facevate in quei sacchi?

Jupiter, con fare dignitoso, estrasse dal camioncino un sacco e, preso il coltellino di Bob, vi fece un taglio. Fasci di banconote si sparsero sulla banchina. Poi, estratto di tasca un biglietto da visita de I Tre Investigatori, lo porse all’agente.

– I Tre Investigatori hanno appena risolto un caso sugli gnomi – disse con tono sostenuto. – Hanno inoltre recuperato il denaro rubato ad una banca. I ladri stanno ora fuggendo, sarà compito delle autorità proseguire le indagini. È tutto!

Pete, Bob ed Hans lo guardarono pieni di ammirazione. Non avevano mai visto uno Jupiter così grande! Nessuno poteva batterlo quando voleva apparire altero e borioso!